CASA
MUSEO SARTORI - CASTEL D’ARIO (Mantova)
Via XX Settembre, 11/13/15
DONNA fonte
ispiratrice d’arte
ispiratrice d’arte
9 Marzo
/ 13 Aprile 2014
Inaugurazione:
Domenica 9 Marzo ore 11.00
Mostra e catalogo a cura di
Arianna Sartori
La Casa
Museo Sartori di Castel d’Ario (Mantova) in via XX Settembre 11/13/15, dal 9
Marzo al 13 Aprile 2014 presenta la rassegna “DONNA fonte ispiratrice d’arte”.
La mostra, che nasce da un’idea e progetto di Adalberto Sartori, è realizzata in occasione
della “Festa della Donna” e gode dei patrocini di Regione Lombardia, Provincia di Mantova, Comune di Castel
d’Ario, Comune di Mantova e Associazione Pro Loco Castel d’Ario.
La mostra “DONNA fonte ispiratrice d’arte” si inaugurerà
Domenica 9 Marzo alle ore 11.00, con interventi di Arianna Sartori curatrice
della mostra e del catalogo, Alessandro
Pastacci Presidente
Provincia di Mantova, Sandro
Correzzola
Sindaco di Castel d’Ario, Nicola
Sodano Sindaco di Mantova, Maria Gabriella Savoia ‘Casa Museo Sartori’ e alla presenza
degli artisti o degli eredi che hanno aderito all’iniziativa.
In
mostra sono esposti 60 opere (dipinti e sculture) realizzati da: Celso Maggio
Andreani • Paolo Baratella • Nevio Bedeschi • Franco Bellardi • Federico
Bellomi • Antonio Bobò • Edi Brancolini • Sabina Capraro • Giovanni Cerri •
Stefano Ciaponi • Rossano Cortellazzi • Luciano Cottini • Walter Davanzo •
Giuseppe De Luigi • Gioxe De Micheli • Isabella Dovera • Franco Dugo • Giovanni
Faccioli • Giuseppe Facciotto • Marina Falco • Renato Galbusera • Giordano
Garuti • Aurelio Gravina • Denis Guerrato • Maria Jannelli • Veronica Longo •
Giovanni Lo Presti • Luca Vernizzi • Bruno Lucchi • Licia Mantovani • Marco
Manzella • Massimo Marchesotti • Patrizia Masserini • Vito Melotto • Elettra Metallinò
• Antonio Miano • Maria Micozzi • Anna Moccia • Giorgio Mori • Ezio Mutti •
Alessandro Nastasio • Sandro Negri • Impero Nigiani • Piero Paoli • Adriano
Pavan • Carlo Previtali • Liberio Reggiani • Giorgio Rossi • Giordano
Scaravelli • Paolo Soragna • Giuseppe Tecco • Saverio Terruso • Luigi Timoncini
• Antonio Tonelli • Giuliano Trombini • Vito Vaccaro • Alberto Venditti • Tono
Zancanaro • Domenico Zangrandi • Carlo Zoli.
(Catalogo: testo
critico di Maria Gabriella Savoia, riproduce le 60 opere, le biografie degli
artisti, 144 pagine, Archivio
Sartori Editore, Mantova)
Orari: Sabato 15.30-19.30 -
Domenica 10.30-12.30 / 15.30-19.00. Ingresso libero.
info: 0376.324260
DONNA
FONTE ISPIRATRICE D’ARTE
In Italia dal lontano 1922, l’8 marzo ricorre la ‘giornata
internazionale della donna’. Casa Museo Sartori ha deciso di festeggiare la
ricorrenza con la rassegna dal titolo “Donna fonte ispiratrice d’arte”, che
riunisce sessanta opere tra dipinti e sculture che interpretano il sentire
artistico di quasi un secolo.
La “donna” da sempre riconosciuta fonte ispiratrice
d’arte, trova raccolte in questa mostra, opere che, a seconda della creatività
degli artisti, rappresentano vari momenti e situazioni del vissuto femminile.
Vengono presentate le significative opere di pittori e
scultori che hanno operato nel secolo passato e quelle realizzate da artisti
contemporanei, appositamente per questo avvenimento.
L’esame delle opere esposte, è risultato quanto mai
complesso, perché il tema è stato liberamente interpretato dagli artisti che
hanno giustamente e con nostra soddisfazione, dato spazio alla fantasia. Ne è
nata una raccolta interessante, curiosa e capace di sorprese inaspettate.
I primi quadri presentati sono di artisti impegnati
con interpretazioni estremamente personali, ricche di estro e fantasia:
Nevio Bedeschi dipinge
con pennellate veloci e ben contrastate “Risveglio…
Donna”, una figura ad alto contrasto, nera, che con passo deciso si slancia verso
il suo futuro, non più vittima predestinata ma autentica interprete della
propria vita. Dietro di lei scritte a caratteri di stampa bodoniani inneggianti
alla donna.
La donna di Stefano Ciaponi è una
giovane ragazza che, piegata davanti ad una sorta di tela, prova indecisa a
scrivere il proprio futuro; colta nell’atto della scrittura, guarda sorpresa
l’osservatore: sceglierà il gioco, l’amore, la propria fisicità? La tela è
ancora bianca, con il tempo la vita deciderà per lei. Il titolo dell’opera “Indicare il volo”.
Anche Giuseppe De Luigi, morto
nel 1982, esponente di rilievo del Chiarismo Mantovanto, è presente alla
rassegna; viene presentata “Ragazza castana
con cappello”. L’artista, per quelle sue caratteristiche peculiari
di eseguire altissime sintesi di disegno e di stendere il colore con raffinate
e monocrome velature, ha maturato uno stile che lo ha reso assolutamente
riconoscibile.
Veronica Longo dipinge
il quadro “L’aura”; il
titolo si presta ad una doppia interpretazione, sarà un’atmosfera o il nome di
una ragazza? In effetti l’artista sceglie di dipingere una giovane donna
nell’atto di sfilarsi una maglia, i capelli castani, lunghi, nel gesto le
ricadono sulle spalle.
“Pensiero
lontano” è il titolo del quadro di Patrizia
Masserini, che sceglie di dipingere con un monocromo rosso, una
donna a busto nudo, seduta o meglio arroccata su un masso in cima, voltate le
spalle all’osservatore, è ferma ad ammirare il paesaggio infinito.
Vito Melotto dipinge “Riflessioni su una lettura”, una
donna, seduta, allontana dagli occhi gli occhiali, nel gesto di distogliersi per
un attimo dall’intima passione della lettura, per una riflessione. I colori del
quadro hanno richiesto una lunga esecuzione all’artista veronese che definisce
lo sfondo dell’opera con un paravento, un gioco di pareti ed un vaso di fiori
sopra un piccolo tavolino.
Maria Micozzi
poliedrica ed estremamente creativa, usa, per realizzare le sue opere qualsiasi
supporto su cui dipinge, incide, incolla, lega, salda, per poter eseguire opere
come “Storie mai scritte”.
Traspaiono velature di colore stratificato su materiali diversi che incolla e
strappa, che fa e che complica, e proprio due mani dipinte in mezzo all’opera
non specificano se e come siano lì, certo avranno uno scopo, sono mani che
accarezzano o che carpiscono violentemente, si leggono alcune frasi,
…riflessioni a bassa voce, …storie mai scritte.
Adriano Pavan, dipinge
un olio su tela intitolato “Sui campi”. Le
figure sono delimitate da lunghi segni neri, il colore è asciutto, steso con
pennellate ravvicinate; un uomo e una donna più distante, sullo sfondo, ma se
dietro l’uomo il cielo è nero e oscuro, dietro la figura femminile si apre un
paesaggio chiaro, fatto di luce, di cielo, di verde e di campi coltivati.
Dell’artista mantovano Giordano
Scaravelli, attivo tra primo e secondo Novecento, psicologicamente
classico e formalmente moderno, viene presentata una delle sue opere più
significativa “Figura rossa”. Il
ritratto è il risultato di una vera ricerca introspettiva, la morbidezza del
segno che pare sparire nella macchia del colore è una qualità formale che
caratterizza la sua forza espressiva.
Il viso delle donne è rappresentato da opere intense:
Antonio Bobò presenta “Profilo”, un profilo di donna eseguito utilizzando una gamma
cromatica estrema, azzuzzi anticati e nero, l’acconciatura raccolta da un
grande cappello si impone per la forma chiusa. Unico elemento contrastante una
linea bianca che taglia trasversalmente l’opera.
Giovanni Cerri, artista
milanese, figlio d’arte, attivo con importanti esposizioni in Italia e in tutto
il territorio europeo, è riuscito a catturare l’attenzione di molti
collezionisti. La sua tecnica mista su carta “Sguardo” ci mostra
il viso di una giovane donna, arricchito da un’acconciatura nera, spiccano gli
occhi neri che riflettono l’anima, che ci guardano, ci chiamano e ci
coinvolgono in un intimo dialogo.
Marina Falco,
milanese, titolare dal 1999 di una delle cattedre di Anatomia Artistica
all’Accademia di Brera, dipinge “Lo sguardo”, un olio
su tela quasi monocromo, la pittura resa trasparente, dilavata, quasi fosse
acquarello, con larghe pennellate liquide, grazie anche a sapienti effetti di
dripping, rende l’opera diafana ma fortemente emotiva.
Denis Guerrato ha scelto
di dipingere “I volti delle
donne”, colti nelle diverse espressioni, nei diversi momenti della vita. Il
dipinto suddiviso in nove riquadri, ci propone nove ritratti, eseguiti ciascuno
in monocromi colori primari.
Paolo Soragna, opera
nel mondo dell’arte come una disciplina personale che gli permette di esprimere
l’esperienza vissuta in rapporto con la propria libera interiorità. Nei
ritratti più che l’anatomia dipinge la personalità interiore del personaggio
con una intensità da grande artista; così nel quadro “Figura incontrata”.
Luigi Timoncini partecipa
alla rassegna con l’opera “La donna della collana”. Lei
dipinta in primo piano, è come se uscisse dal quadro, bella, decisa sicura di
sé e realizzata, certo una donna matura, il suo sguardo volitivo con la bocca
socchiusa e l’acconciatura che raccoglie i capelli neri, non ha bisogno di
avere orpelli, è già splendente di suo. E la collana di perle, non è
necessariamente un arricchimento, piuttosto una scusa, chi brilla di più?
Molte sono le opere dedicate alla bellezza della
donna, così:
Franco Bellardi,
emiliano, raffigura una “Donna che si
spoglia”; un grande disegno policromo, nel quale una ragazza
sta togliendo, (ormai o finalmente) l’ultimo velo. Il suo corpo appare, così,
nella freschezza della gioventù, caratterizzato da movenze gentili e
trasognate. Spostata a destra, la figura si equilibria con in basso a sinistra
un vasetto di ceramica bianco che contiene pochi rametti, senza fiori.
Edi Brancolini dipinge “La sorgente”: una donna avvolta in una veste
rossa, prona, accasciata su una roccia, in atteggiamento di riposo, tiene in
mano una ciotola dalla quale scorre acqua, simbolo di linfa vitale e continuità
di vita. Sullo sfondo, tipico della pittura dell’artista modenese, il paesaggio
dipinto, con la consueta abilità, a quinte.
Gioxe De Micheli
interpreta ironicamente “La donna pesce”, il quadro
presenta in una scatola-vasca piena d’acqua, due realtà bel distinte, la prima,
a livello dell’acqua esce la testa di una graziosa fanciulla con un nastro
rosso tra i capelli; sott’acqua, invece, l’anatomia matura del corpo,
nonostante la visione surreale della situazione, riesce a sorprendere per la
sua bellezza.
L’artista trevigiano Walter
Davanzo che da sempre trova nell’espressionismo tedesco una
corrente a lui vicina, dipinge “Nudo”, un
essenziale busto di donna, privo di testa; l’opera monocroma è definita da un
unico segno, potente e nero, dipinta a punta di pennello su un vecchio spartito
musicale del nonno, già direttore d’orchestra a Berlino.
Franco Dugo, per
questa occasione torna all’amata tecnica del pastello su carta; “La modella” è presa di spalle, seduta con solo ai fianchi un
lenzuolo che ci mostra il suo corpo giovane e fresco, con un’acconciatura
semplice, due piccole perle come orecchini, una ragazza qualunque. La sua
figura è definita da un forte segno nero, sicuro, senza alcun ripensamento,
Dugo, padrone della forma!
Il dipinto di Giuseppe Facciotto dal
titolo “Nudo disteso col gatto” del 1935
ca., una delle opere più rappresentate e più rappresentative di questo maestro
del Chiarismo Mantovano, raffigura con grande sensualità, il corpo di una
giovane donna distesa, in abbandono, provocante, nuda, con le sole lunghe calze
trasparenti, il suo gatto nero, dorme, accovacciato sullo stesso divano; lei
guarda altrove, i pensieri non si leggono, il suo sguardo è perso nel nulla.
“Alla finestra” è il
titolo dell’opera dell’artista veronese Giovanni
Faccioli; la sua donna avvicinandosi alla finestra, guarda
all’esterno le nuvole che sovrastano un paesaggio grigio e, con un gesto
rilassato si acconcia i capelli. La tavolozza è assolutamente armoniosa e
caratterizzata da bassi toni di colore.
Aurelio Gravina in “Così è lo sguardo della nostra inclinazione (meta)”, dipinge
un busto di donna, molto stilizzato, ermetico, le forme appena accennate
ipotizzano eventuali cambiamenti così palesemente prevedibili da diventare
inquietanti.
“Donna sogno” è una
porcellana bisquit, del 2000, opera dello scultore trentino Bruno
Lucchi. La sua figura femminile è seduta a terra; la testa
mollemente appoggiata sulle ginocchia allungate. La postura è rilassata, lei si
sta coccolando con fare sognante, in un momento di tranquillo e solitario
riposo. La scultura, realizzata con una personalissima ed inconfondibile
tecnica, vede Lucchi accarezzare con segni sottili, i lievi panneggi degli
abiti che accompagnano le forme del corpo, molto castigato, unica frivolezza
una lunga treccia scende lungo la schiena.
“Nudo sulla
poltrona rossa” è il quadro che Massimo
Marchesotti presenta per l’occasione; l’artista dipinge da sempre
nudi femminili che esegue con maestria e grande sensibilità, l’anatomia della
figura umana non ha per lui segreti, sempre perfetta. Il disegno fatto a matita
non rileva alcuna incertezza, anzi, la perfezione del piede, la postura della
mano, i lineamenti del viso, sono elementi di eccellenza.
La scultura in bronzo “Torso” del 1974,
di Ezio Mutti già illustre esponente del Chiarismo Mantovano, è il
frutto della grande ricerca stilistica e di sintesi dell’artista. È doveroso
che le sue sculture siano ricordate e apprezzate, per mantenere viva la memoria
storica di un talento del nostro territorio; nel caso specifico l’opera, è già
stata esposta al Salon de Mai a Parigi nel 1976.
ll valore della quotidianità, degli affetti, della
famiglia:
Licia Mantovani trova
nell’ambito della famiglia il soggetto della sua opera “Tenerezze in famiglia”, una
maternità dolce che vede la madre circondata dalle figure dei suoi cari, fuori
dalla finestra si intravvede una natura che si sta risvegliando dai rigori
dell’inverno.
Il quadro dipinto da Marco
Manzella è dedicato alla “Grande Madre”, una
tempera su tavola, dai caldi colori della natura, verdi il prato e le montagne
lontane, azzurro il cielo, bianche le piccole nuvole, e poi lei, in primo
piano, una dolce figura femminile, piegata ad aggiustarsi una scarpa che
scappa, nel suo abito lungo che le copre il corpo, dipinta con le varie
tonalità delle terre. Ma chi è la Grande Madre a cui si riferisce l’artista?
Piero Paoli omaggia
alla donna il quadro “Dopo la pesca” e da
artista raffinato quale è, riesce ancora a colpire l’immaginazione
dell’osservatore per quell’uso di infinite e decise sfumature di colori con i
quali scolpisce le sue figure. Il suo personale linguaggio artistico lo porta a
raccogliere ovunque consensi e successi.
Giorgio Rossi, artista
milanese, con la grande tela “Madre” del 1985,
dipinge con amore figliale la madre che, seduta con una coperta a vivaci
quadrettini stesa sulle gambe, appare ormai anziana e malferma, ma non priva di
uno sguardo vivace e vitale.
Saverio Terruso viene
ricordato con il dipinto “Processione”. Il
maestro scomparso ormai da alcuni anni, dipingeva in processioni le sue donne
siciliane avvolte da grandi scialli. Le figure che portano in mano ceri votivi,
sono così ricche di colore, che riescono a coinvolgere l’osservatore per quello
spirito popolare che le caratterizzano.
Antonio Tonelli che
presenta l’opera “La Carezza”, è stato
interprete del realismo critico-oggettivo degli anni sessanta; da allora
dipinge preferibilmente per cicli tematici. È andato via via affinando tale
tecnica che rimane ancora oggi invariata: uno stile personale, ormai, che fa
riconoscere un suo quadro di primo acchito, proprio per l’immagine limpida,
curata in modi diversi, ma efficacemente unitaria nel risultato finale.
L’artista nato a Palermo Vito
Vaccaro, presente alla rassegna con il quadro “Nonna e nipote” (1945), ha sempre dipinto con
lo scopo di arrivare a descrivere le cose che lo circondavano e che
costituivano il suo orizzonte privato: essenzialmente figure, paesaggi, nature
morte. Nel quadro esposto, viene raffigurato un piacevole momento di vita
famigliare.
Donne vere, capaci di vivere la propria quotidianità:
Federico Bellomi, artista
veronese, scomparso nel 2010, in occasione di una esposizione tenuta alla
Istituto Cultural Español de Santiago in Spagna, nel 1979, eseguiva la bella
opera “Elisa”, una ragazza che con sapienza viene acconciata con
mantiglia, il tipico scialle in merletto nero, tradizionalmente portato sul
capo dalle donne spagnole, sostenuto da un alto pettine infilato nei capelli,
che scende a coprire le spalle e il petto, e ventaglio, i tipici accessori
dell’abbigliamento femminile nella tradizione spagnola.
Rossano Cortellazzi in “Il sogno di Elena” sceglie di
raffigurare la moglie colta in un raro momento di riposo con gli occhi chiusi,
i lineamenti distesi. Dietro di lei lo sfondo è a collage, l’artista usa carte
da parati che ulteriormente dipinge. Intrigante opera che incuriosisce per
questo incarnato fortemente cromatico.
“Barbara”, è il
quadro che Giovanni Lo Presti ha dipinto
per l’esposizione. Un forte ritratto, riprende la donna dall’alto, la posizione
non la trova intimorita, anzi, il suo sguardo è forte, coraggioso, ricco di
aggressività, ed anche i capelli, fulvi, la definiscono indomita. La bravura di
Lo Presti è un dato assolutamente certo.
Luca Vernizzi, in arte Luca, presenta
“Anna a Quarto Oggiaro”, il
quadro di tipo espressionista figurativo lo vede liberare il soggetto di tutti
gli orpelli inutili per definire la figura di questa giovane ragazza che,
vestita in modo casual, si trova così per caso, al centro della scena, anonima
ma già così ricca di personalità.
Anna Moccia scomparsa
già alcuni anni fa, viene rappresentata dal suo giovanile “Autoritratto”, un’opera degli anni
cinquanta, assolutamente moderna, una bella tempera eseguita come fosse un
olio, pennellate veloci, materiche, precise per definire il suo bellissimo
volto.
Lo scultore Carlo Previtali
attraverso una rilettura del mondo figurativo, riesce a dare con la sua
ricerca, le suggestioni adeguate per affrontare il mondo del fantastico. La
conoscenza del mondo classico greco e romano conferisce alle sue opere uno
specifico linguaggio plastico di sicuro valore. Per la mostra dedicata alla
donna, propone il volto di “Roberta”, una
ceramica monocroma bianca.
Per questa esposizione Giuseppe
Tecco presenta il quadro “Nora”. La
figura femminile è dipinta in un ambiente della casa dove le bianche cromie
della coperta del letto si contrappongono al nero assoluto dei suoi capelli e
dell’abito tradizionale valdostano che indossa. Il quadro realizzato a tecnica
mista è completato da preziosismi a collage.
La pittura di Giuliano Trombini è
spontanea, immediata, singolare per i temi costantemente trattati e capace di
destare un generale interesse; per questa mostra, presenta “Irene”
una giovane ragazza ripresa di profilo, con il viso
piegato in avanti, la luce le attraversa i capelli che scendono sulle spalle,
ma il senso dell’isolamento e della solitudine è sempre incombente.
Di Domenico Zangrandi, artista
veronese ormai scomparso da alcuni anni, ma mai dimenticato; viene esposta
l’opera “Mia moglie, tra
una recita e l’altra, attende pensosa la parte seguente…”, il
quadro dipinto con grande somiglianza, rende merito all’artista per saper
esplicitare con grande capacità la poliedrica personalità della moglie.
Oppure donne che vivono le diverse problematiche
sociali:
Celso Maggio Andreani, artista
mantovano scomparso nel 1994, pur prediligendo le case ed il paesaggio, durante
la sua carriera artistica, aveva dipinto anche figure femminili; nella mostra
attuale viene esposto “Operaia”, il
quadro di forte contenuto sociale, riesce ad essere ugualmente dolce, perché
pur se lo sfondo è anonimo e privo di connotazioni paesaggistiche, rappresenta
la figura intera e di profilo, di una giovane operaia della quale evidenzia lo
stato di gravidanza avanzata.
La violenza sulla donne è un problema di grande
attualità, ma è stato problema grave anche negli anni scorsi, lo dimostra
l’opera “Violenza” di Luciano
Cottini del 1971. È un potente disegno, costruito con la
grammatica forte dell’artista bresciano, che raffigura una donna nuda, distesa,
col volto terrorizzato, mentre una belva non identificata si sta avventando su
di lei; la violenza lascia sempre un segno profondo, nella vita di chi la subisce.
“Amazzoni” è l’opera
di Isabella Clara Dovera, la sua grande tela è un dipinto monocromo quasi
nero; si intravedono alcune dettagli di un nudo femminile che ha subito una
terribile amputazione; l’artista, ci parla di quella menomazione fisica che
molte donne purtroppo subiscono a seguito di gravi malattie, che le portano
alla sofferenza fisica ed anche psicologica. “Amazzoni” è anche il nome della
Associazione che si interessa delle donne che sono colpite di queste malattie.
La donna, il lavoro, la casa e il paesaggio sono i
temi di Sandro Negri, artista mantovano
recentemente scomparso. E proprio le mondine sono state le figure femminili che
tanta fortuna hanno portato all’artista. Nell’opera “Mani di mondina”, di robusta costruzione, si
evince quale sia la fatica del lavoro agricolo: la figura femminile è solida,
il suo gesto sicuro, non c’è ritratto, piuttosto un corpo potente, provato dal
faticoso lavoro diventa icona di sicurezza e certezza del futuro.
Liberio Reggiani è sempre
stato, per antonomasia, il pittore della denuncia sociale, del Realismo
Esistenziale, così, nel dipinto del 1977, “Maternità”, prevale
il sentimento della denuncia di una madre con un figlio ‘diverso’, raffigurati
con volti emaciati ed espressioni fortemente drammatiche che esprimono nel
bimbo ignavia e idiozia, mentre nella madre dolore, miseria e forte sofferenza,
con l’unica possibilità loro rimasta di mettersi in comunicazione attraverso lo
stringersi le mani. Insieme, vivono in una città incombente, senza più anima,
dietro di loro, gli imponenti grattacieli sono il simbolo
dell’incomunicabilità.
Alcuni altri si sono ispirati alle donne della cultura
classica, mitologica e religiosa:
Giordano Garuti presenta
la sua “Dafne”, nel momento in cui si trasforma in albero di alloro.
La rigidità del gesto e della movenza sorprende per quelli che conoscono l’arte
di Garuti che per altro dipinge un surreale e bellissimo mantello/tronco.
“Una delle
Caricli?”, è il dipinto ad opera di Alessandro
Nastasio, pittore e scultore milanese di chiara fama, si è
caratterizzato da subito per quel suo modo di lavorare in bidimensionale e di
operare straordinarie sintesi di segni e soprattutto di significati. Nella
mitologia, Cariclo (una ninfa nelle grazie di Atena), si bagnava spesso con la
dea Atena in una sorgente. Un giorno il giovane Tiresia che cacciava nei pressi
della sorgente vide Atena nuda. La dea immediatamente gli coprì con le mani gli
occhi accecandolo. Per consolare Cariclo, disperata per il castigo inflitto al
figlio, Atena gli fece dono della profezia e gli donò anche un bastone di
corniolo, che lo guidasse al posto degli occhi.
Di Elettra Metallinò
presentiamo il dipinto “Eva”, in un
improbabile paradiso terrestre, la prima donna in assoluto, riceve la fatidica
mela da Adamo, di cui si vede solo la mano, ma il suo sguardo smarrito, la
rende certamente consapevole che dal suo gesto partiranno tristezze e nuove
disgrazie.
Giorgio Mori per la
mostra dedicata alla donna presenta “Maddalena
penitente n. due”; la sua storia è nota, ma osservare questo nudo
piegato a terra, che cerca di coprirsi con un telo rosato ci porta a
riflessioni nuove. Dipinto a campiture fortemente chiaroscurali, non evidenzia
una ricerca raffigurativa, quanto piuttosto un risultato, per altro raggiunto,
di tipo emozionale. Lo sfondo non è definito, lei è lì sola, abbandonata.
Il maestro Tono Zancanaro, famoso
anche per le sue figure femminili, donne provocanti, sempre nude e bellissime,
determinate da un segno deciso, fluente, che si muove sul foglio senza pentimenti,
fortemente personalizzato, presenta la china al tratto “Selinuntea”… le donne della famosa cittò greca distrutta da
Annibale.
Carlo Zoli scultore
e ceramista, per l’esposizione ha pensato di esporre una delle ultime opere
“Vedo e Stravedo”. La straordinaria manualità dell’artista gli consente di dare
spazio all’invenzione di nuovi personaggi come questa bellissima veggente che
nella roccia d’argento cattura l’alchimia, e nella sfera dorata legge il
futuro.
Per ultimi parliamo dei ritratti, cioè quelle opere
che gli artisti hanno eseguito, decidendo di rappresentare personaggi entrati
nella storia per diversi motivi culturali, scientifici, politici, artistici.
“Simone Weil”, dipinta
da Paolo Baratella già insegnante a Brera, è un ritratto profondo, giocato
su forti contrasti dei pochi colori usati, magri; di grande impatto emotivo è
il ritratto della filosofa, mistica e scrittrice francese. La sua fama è
legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche
vicende esistenziali, insegnante di filosofia, esponente rivoluzionario, muore
a soli 34 anni in un sanatorio di Harlem, nel 1943.
Sabina Capraro artista
milanese, già docente di Disegno alla Scuola Superiore degli Artefici
all’Accademia di Brera, presenta il superbo ritratto “Una donna per dirimere, decidere, delegare (ritratto
Ministro Annamaria Cancellieri)”, donna legata ai più alti livelli della politica
italiana. L’opera, dipinta con grande rassomiglianza e qualità, ci evidenzia il
personaggio nella sua autorevolezza.
Impero Nigiani ci
presenta la sua nostalgica “Lili Marlen”,
personaggio di una famosissima canzone tedesca, tradotta in innumerevoli lingue
e divenuta famosa in tutto il mondo, durante la seconda guerra mondiale. Questo
di Nigiani è un dipinto caratterizzato da un’atmosfera retrò e sognante, tipica
del pittore toscano.
Renato Galbusera presenta “Valentina T”, il suo dipinto, rende omaggio
all’astronauta sovietica Valentina Vladimirovna (Jaroslavl 1937), la prima
donna a partecipare ad una missione spaziale, con l’astronave Vostok VI, tra il
16 e il 19 giugno 1963; compì 49 orbite intorno alla terra in 71 ore.
Maria Jannelli dedica il
suo dipinto “Frida” alla
pittrice Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón (1907 - 1954), una pittrice
messicana dalla vita travagliata, attivista del Partito Comunista Messicano.
Morta per una polmonite bronchiale, le ultime parole che scrive nel diario sono
state: “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.”
Antonio Miano dipinge
un intenso ritratto di “Simone Weil”. L’opera
trova una forte espressività nell’uso di colori altamente contrastanti fra loro
ma di basso valore cromatico.
Alberto Venditti sceglie di
rendere “Omaggio ad Alda
Merini”, un personaggio con un forte significato per il tema della mostra dedicata
alla donna. La poetessa, in vita ha sofferto molto per le sue ingiuste
vicissitudini umane, ma alla fine ha vinto il suo coraggio e la forza della sua
poesia. Venditti si è incontrato più volte con lei che, in una occasione, gli
chiese uno schizzo del suo volto diventato, in seguito, la copertina
dell’opuscolo “Sogno e poesia”, con riprodotto un breve epigramma per una sua
incisione utilizzata.
Una mostra estremamente poliedrica che speriamo possa
riscuotere il successo che merita.
Viva le donne.
Maria Gabriella Savoia, Mantova,
14 febbraio 2014
PROGETTO
SCIENTIFICO:
Titolo
mostra: DONNA
fonte ispiratrice d’arte
Sede:
Casa Museo Sartori
Luogo:
Castel d’Ario (Mn), via XX Settembre, 11/13/15
Inaugurazione:
Domenica 9 marzo 2014, ore 11.00
Interventi all’inaugurazione:
Arianna Sartori
Alessandro Pastacci Presidente Provincia di Mantova
Sandro Correzzola Sindaco di Castel d’Ario
Nicola Sodano Sindaco di Mantova
Maria Gabriella Savoia Casa Museo Sartori
Durata:
dal 9 marzo al 13
aprile 2013
Idea
e progetto: Adalberto Sartori
Mostra
e catalogo a cura di: Arianna
Sartori
Testo
critico in catalogo: Maria
Gabriella Savoia
Catalogo:
Archivio Sartori
Editore, Mantova
Stampa:
Monotipia Cremonese, Cremona
Progetto
espositivo e allestimento: Stefano Bosi
Organizzazione: Casa Museo Sartori Associazione Culturale, Castel d’Ario
In mostra sono esposti 60 opere (dipinti e sculture)
Con il patrocinio di:
Regione Lombardia nella persona dell’Assessore alle Culture,
Identità e Autonomie Cristina Cappellini
Provincia di Mantova nella figura del Presidente Alessandro
Pastacci
Comune di Castel d’Ario nella figura del Sindaco Sandro
Correzzola
Comune di Mantova nella figura del Sindaco Nicola Sodano
Associazione Pro Loco Castel d’Ario
Partner Sponsor:
ALL FIN Agenzia Leasing - Porto Mantovano (Mn)
Ponti Arredamenti - San Biagio (Mn)
Sponsor tecnici:
Mail Boxes etc - Mantova
Cantine Virgili - Mantova
Parmigiano Reggiano - Mantova
Salumificio Merlotti - Marmirolo (Mn)
Trattoria Al Macello - Castel d’Ario (Mn)