lunedì 30 dicembre 2013

Our best shows of 2013 is coming soon. In the meantime, check out Jerry Saltz's picks.

Mike Kelley’s ‘Deodorized Central Mass With Satellites’ (1991–99)

NY Arts

entra

Special Guest di Rosa Didonna Ancella Klady Scaglione "La ninfa di Verdi e di Wagner" lunedì 6 Gennaio, ore 17.00,



Rosa Didonna approda per la seconda volta alla Reggia di Caserta nel salone di rappresentanza  per un’altra  performance sui due musicisti dal titolo "La ninfa di Verdi e di Wagner".


Nata con un tris di manifestazioni di livello in occasione del duecentesimo anniversario della nascita dei due grandi musicisti 1813 Verdi & Wagner

Nonostante siano passati duecento anni, Verdi e Wagner sono più attuali che mai. In occasione del loro compleanno, tutto il mondo è in fermento per rendere omaggio ai due re del melodramma.
Nati entrambi nel 1813 uno a Le Roncole frazione di Busseto nel parmense e l’altro a Lipsia, hanno visto per molto tempo i propri destini sfiorarsi ma mai intrecciarsi del tutto.
Due personalità simili, ma non uguali, animate entrambe dalla voglia di cambiare le cose, dal sentimento rivoluzionario, dall’amore per la loro terra, dal sogno di una patria unita e dalla passione viscerale per l’Arte

 In occasione della mostra organizzata dalla Pro Loco di Caserta situata nella Reggia di Caserta,

"La ninfa di Verdi e di Wagner"
.
Ninfa  parola greca nymfa “fanciulla futura sposa” La Ninfa Rosy potrebbe essere paragonata ad una dea perché  è  immortale, nella performance"La ninfa di Verdi e di Wagner".
viene rappresentata, come una donna con una voce bellissima, abile nel tessere la lana ,con una spola d'oro, che caratterizza il suo essere mortale e divino.
Possiede un carattere gentile,scherzoso e compressivo, chi gli resta accanto se ne  innamora essendo una creature soprannaturale,circondata da fanciulle deliziose che vive in mezzo alla natura, nel grande giardino della Reggia.
L’obiettivo è di donare  forza vitale a tutti  i visitatori della Reggia,solo  per il piacere di essere  amichevole verso l’umanità .
Essa è dotata dell’immortalità,si presenta elegante, flessuosa,ama festeggiare con le sue ancelle vestite di pizzi e dori  ogni ricorrenza divertendosi con danze e giochi, intrecciando romantiche storie d’amore con gli abitanti del posto, che per ottenere la loro benevolenza,offrono  loro  delicati  fiori dal potere di vedere il futuro di chi li possiede ,inoltre offrono foglie di alloro per guarire e proteggere le donne durante il parto.
Durante una di queste feste invitano a suonare  Verdi e di Wagner perchè la ninfa Rosy era innamorata di entrambi i musicisti che la respinsero subito,  perché ormai vecchia e ammalata, lei  non  riuscendo a sopportare la loro respinta si trasformò in musa ispiratrici per la loro musica tanto che i due composero  tanta musica che non potevano fare ameno di lei
 I due compositori si fermarono con lei per tanto tempo si presero cura di lei .La ninfa Rosy presa da tanto amore diventò giovane e bella
e pregò gli dei di non essere mai più separata da loro li  abbracciò strettamente da trasformarsi in un unico essere scultura vivente che avevano il compito di proteggere la casa, la famiglia i campi ed essere venerati come protettori delle nascite.

La mostra è stata  inaugurata  domenica 22 dicembre alle ore 17.00 nella Reggia di Caserta, salone di rappresentanza della Pro Loco di Caserta, una mostra d'Arte contemporanea dal titolo "1813 Verdi & Wagner"; l'esposizione, curata da Sara Ciccatiello ed allestita da Patrizia Moschese,
presieduta dal critico d’arte prof. Carlo Roberto Sciascia. 
e presenziata dal Sindaco di Caserta dott. Pio Del Gaudio e dal Console onorario dell'Uzbekistan avv.Vittorio Giorgi;sono  intervenuti i responsabili provinciale dell'Unicef prof. Rosalia Pannitti,
il Presidente della Fidapa "Calatia" di Maddaloni prof. Raffaella Carli, il Direttore responsabile della rivista "Albatros" dott. Lucia De Cristofaro. 

Gli artisti partecipanti sono: Elisa Bersani, Renato Botte, Carlo Capone, Luigi Caserta, Alfonso Coppola, Alessandro Del Gaudio, Mrosaria Di Marco, Mattia Fiore, Raffaele Fusco, Fidalma Malferà, Pasquale Monaco, Paolo Naldi, José Nuzzo, Salvatore Nuzzo, Vincenzo Perna, Gabriella Pucciarelli, Silvia Rea, Manuela Ronchi Solfrini, Michele Rosa, Mario Rossetti, Anna Scopetta, Giuseppe Vaccaro. 
Durante la cerimonia si è svolto l’intervento musicale di Francesco Colella (voce e chitarra) su brani dei due musicisti. 
Domenica 28 dicembre, ore 17.00, si è svolto un Concerto di musica lirica di Cristina Patturelli (soprano) e Lucio Maioriello (pianoforte), con brani scelti dai melodrammi dei due grandi protagonisti della musica operistica dell'ottocento.

                                                                                                                                                          
Per info:Rosa Didonna Art Director 
GLOBALART 
Cell.347/1843201 
Tel. 080/4782863 
GLOBALART Via Ugo Foscolo 29- 70016 Noicattaro (BA) 
info@globalartweb.org 
www.globalartweb.org 
https://www.facebook.com/rosa.didonna.9http://www.facebook.com/
www.youtube.com/user/globalartdidonnawww.rosadidonna.jimdo.com


venerdì 27 dicembre 2013

La deriva del mondo, un universo di poesia


NOTA di GIORGIO BARBERI SQUAROTTI: <<... mi piace moltissimo il Suo nuovo "cantico dei cantici"                               moderno e     prezioso, elegante e gioioso, favoloso e vitale. I nomi sono quelli orientali, 
                    ma ritmo e  immagini sono quelli d'oggi  come lezioni di bellezza e di grazia e di speranza.                                                Splendide sono anche le altre poesie, quelle della seconda parte per la pienezza delle esperienze,                           delle descrizioni, delle visioni, dei sogni.

                    (da una lettera del 5 giugno 2011 ad Antonietta Benagiano)
                    
  

     


Non esiste una satira più tremenda della libertà di pensiero.
Un tempo non si poteva osare di pensare liberamente;
ora ciò è permesso, ma non è più possibile.
Si può pensare soltanto ciò che si deve volere,
e proprio questo viene percepito come libertà.
Oswald Spengler


L’epigrafe da Pierre Reverdy (En vrac) in esergo al nuovo libro di Antonietta Benagiano illumina prima hodierna luce (per dirla livianamente[1]) codesta raccolta di versi: «Le poesie sono cristalli che sedimentano / dopo l’effervescente contatto dello spirito con la realtà». L’autrice pugliese chiarisce subito, con la veemente acribia intellettuale che sempre l’ha contraddistinta, il tema attorno al quale scorrono, articolandosi in diversi Leitmotiv, le sue poesie, talora leggere come ruscelli azzurri di montagna, talaltra impetuose come gorgoglianti fiumi in piena: se il lettore cercherà «parole aulenti di erotici fremiti o di qualsivoglia sentimentalismo, oppure delle mai abbandonate derive simboliste, metta pure da parte codesto libro capitatogli forse per caso tra le mani. Sgorga qui il verso dallo stupefacente infinito problematico dell’esistenza, dal mistero del non conosciuto o non conoscibile, dalla piccolezza del nostro pianeta, degli esseri umani spesso insipienza per meschinità e crudeltà, per sinapsi di follia, solo talora palpito di comunione».
            Si tratta di una poesia nutrita culturalmente dagli autori di riferimento della poetessa: da Robert Maciver a Theodor Geiger a Joseph Stiglitz. Ma sono forse certe parole dello Zygmunt Bauman di Paura liquida a soccorrerci più di tutte nel descrivere la rete ideativa che sottende codesto avvincente volume: «La fiducia si trova in difficoltà nel momento in cui ci rendiamo conto che il male si può nascondere ovunque; che esso non è distinguibile in mezzo alla folla, non ha segni particolari né usa carta d'identità; e che chiunque potrebbe trovarsi a essere reclutato per la sua causa, in servizio effettivo, in congedo temporaneo o potenzialmente arruolabile»[2]. «Le reti di legami umani, un tempo radure ben protette e isolate nella giungla [...], si trasformano in zone di frontiera in cui occorre ingaggiare interminabili scontri quotidiani per il riconoscimento. [...] Complessivamente i rapporti cessano di essere àmbiti di certezza, tranquillità e benessere spirituale, per diventare una fonte prolifica di ansie»[3]. «La guerra moderna alle paure umane, sia essa rivolta contro i disastri di origine naturale o artificiale, sembra avere come esito la redistribuzione sociale delle paure, anziché la loro riduzione quantitativa»[4]. «La comprensione nasce dalla capacità di gestire. Ciò che non siamo in grado di gestire ci è “ignoto”; e l'”ignoto” fa paura. La paura è un altro nome che diamo al nostro essere senza difese»[5]. «La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun'altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza»[6].
È la poesia, quella della scrittrice tarantina, dei sopravvissuti all’ultima guerra per la vita ancóra in corso, in attesa trepidante della catastrofe ormai imminente. «Meno uno e sono sopravvissuto», ripete la poetessa in una raggelante cantilena mortuaria, un solitario peana per la fine del mondo:
E sospira il mondo allo spegnersi del dì
                                                        meno uno e sono sopravvissuto
E più avanti, in Noi:
siamo noi effimeri granelli insipienti
d’un’infinitesima parte di quest’universo bolla
da deformata bolla dell’Universo Padre filiazione.
Infatti, scrive il sociologo e filosofo polacco, «I pericoli che temiamo più sono immediati e dunque è comprensibile che desideriamo rimedi anch'essi immediati: soluzioni “bell'e pronte” che diano sollievo sul momento, analgesici acquistabili anche senza prescrizioni mediche. [...] ci infastidiscono le soluzioni che ci chiedano di prestare attenzione ai nostri difetti e misfatti, che ci impongano – socraticamente – di “conoscere noi stessi”»[7]. «La vera guerra al terrorismo – che può essere vinta – non si conduce devastando ulteriormente le città e i villaggi semidistrutti dell'Iraq o dell'Afghanistan, ma cancellando i debiti dei Paesi poveri, aprendo i nostri ricchi mercati ai prodotti di base di questi paesi, finanziando l'istruzione per i 115 milioni di bambini attualmente privi di qualsiasi accesso alla scuola e conquistando, deliberando e attuando altri provvedimenti simili»[8]. «Chi è insicuro tende a cercare febbrilmente un bersaglio su cui scaricare l'ansia accumulata e a ristabilire la perduta fiducia in sé stesso cercando di placare quel senso di impotenza che è offensivo, spaventoso e umiliante»[9].
Così gli orrori della guerra senza fine e senza luogo nella danza menata dai ‘signori della guerra’ americani e la paura della ‘violenza metropolitana’ della Asphalt Jungle di hustoniana memoria[10] trovano una traduzione poetica nei versi di Antonietta così come ce li hanno raccontati recentemente Bauman:
Retorica
epitaffi consunti
dai vellutati scranni nessuno s’alza
azioni non sono le parole
ed è il corpo per il martirio.
Corpi compaiono martoriati ricompaiono
flash e ancora flash sulla sfigurata materia umana
e l'occhio diviene assuefazione.
A loro difesa non s'arma l’umanità indifferenti
                                     saranno altri corpi martoriati.
«Come un circolo vizioso, la minaccia terroristica si trasforma in ispirazione per un nuovo terrorismo, disseminando sulla propria strada quantità sempre maggiori di terrore e masse sempre più vaste di gente terrorizzata»[11]. «Come un capitale liquido, pronto per ogni genere di investimento, il capitale della paura può essere – ed è – trasformato in qualsiasi genere di profitto, commerciale o politico»[12]. «La paura c'è e satura quotidianamente l'esistenza umana, mentre la deregulation planetaria penetra fin nelle sue fondamenta e i baluardi difensivi della società civile cadono in pezzi»[13].

Groviera il bel pianeta
le civiltà
occidentale e orientale
stessa sorte aborigeni e tecnologici superstiti
rimpianto eguale il colore della vita.
E sì che, come dice il sociologo, «Possiamo profetizzare che, a meno di essere imbrigliata e addomesticata, la nostra globalizzazione negativa, che oscilla tra il togliere la sicurezza a chi è libero e offrire sicurezza sotto forma di illibertà, renderà la catastrofe ineluttabile. Se non si formula questa profezia, e se non la si prende sul serio, l'umanità ha poche speranza di renderla evitabile. L'unico modo davvero promettente di iniziare una terapia contro la crescente paura che finisce per renderci invalidi è reciderne le radici: poiché l'unico modo davvero promettente di continuarla richiede che si affronti il compito di recidere quelle radici. Il secolo che viene può essere un'epoca di catastrofe definitiva. O può essere un'epoca in cui si stringerà e si darà vita a un nuovo patto tra intellettuali e popolo, inteso ormai come umanità. Speriamo di poter ancora scegliere tra questi due futuri»[14].
A lèggere Nelle macerie ritornano le parole dell’explicit eliotiano della Waste Land:
Ruderi...
sulla storia t’assidi
fra l'ante e il post  il muro poni.
Rullano altrove tamburi assordano violenti
dopo il dolore c'è pace qui
sulle macerie
piove luce
inebria
e una fresia gialla col suo profumo speranza innaffia.
Nel micro vince ancora la vita
e nel macro.
Come negli ultimi dieci versi del mitico poema epocale, della moderna Commedía della modernità al Tramonto dell’Occidente[15], dove «the nymphs are departed», insieme «ai loro amici, gli eredi bighelloni dei direttori di banca della city; / partiti senza lasciare indirizzo»[16]:

I sat upon the shore

Fishing, with the arid plain behind me

Shall I at least set my lands in order?


London Bridge is falling down falling down falling down


Poi s’ascose nel foco che gli affina

Quando fiam ceu chelidon — O swallow swallow

Le Prince d’Aquitaine à la tour abolie

These fragments I have shored against my ruins

Why then Ile fit you. Hieronymo’s mad againe.

Datta. Dayadhvam. Damyata.


      Shantih    shantih    shantih

Sì, «Geronimo è pazzo di nuovo», gli antichi ritmi circadiani del mondo ed il succedersi millenario delle stagioni e dei tempi è stato infranto, lacerato, bruttato, violato per sempre, a dirla pasolinianamente[17], mente ‘il deserto avanza’[18] nel mondo diventato un enorme ‘mercato-fogna a cielo aperto’:

Pure le pulci al banco
e tecnocrati e pragmatici e toghe senza lustro illustri
e d’immagine accattoni di parola e strilloni
e corrotti d’ora prima e seconda
dal nord al sud già pronti tutti con bisacce ampie
tra vincenti e perdenti tacito accordo.

Gran folla al mercato profittatori a schiere 
ciascun l’insegna a maggior lucro sceglie
e sfila intanto gran folla d’affamati inerme
e lacrima la sbrindellata Italia.
È un rimare guittoniano, dal sentire morale risentito, dalle «rime aspre e chiocce»[19], che non di rado ricerca schoenberghiane dissonanze foniche e timbriche, striduli ossimori, infernali metafore e metonimie, incalzanti sineddochi, in un engagement comunque ‘anti-conviviano’, laddove la poetessa è fuggita «de la pastura del vulgo»[20] per spiegare aristocraticamente multa paucis. Ciò non toglie però che la sostanza più profonda di questa poesia resti comunque lirica e sentimentale: è il dolore leopardiano del poeta che ci propone l’altro versante dell’analisi del mondo, quello delle emozioni turbate e della bellezza ferita.
            È una Weltanschauung, quella della poetessa di Massafra, che mira a una conoscenza e a una denuncia della realtà mediante lo strumento della poesia: ovvero l’intuizione, la percezione immediata e immaginosa, l’espressione iconico-verbale petrosa attraverso un universo di poesia che racconti, con accenti accorati – talora sommessi, talaltra rabbiosi – la deriva inesorabile del mondo, la fiamma di un’antica civiltà che nell’inciviltà ed in un esiodeo ritorno al cháos primigenio sta spegnendo – sotto la guida impersonale e imperscrutabile dei fati – per sempre se stessa.

Roberto Pasanisi




[1] Titi Livi, Ab Urbe Condita Libri, I, 16: «Fuisse credo tum quoque aliquos qui discerptum regem patrum manibus taciti arguerent; manauit enim haec quoque sed perobscura fama; illam alteram admiratio uiri et pauor praesens nobilitauit. Et consilio etiam unius hominis addita rei dicitur fides. Namque Proculus Iulius, sollicita ciuitate desiderio regis et infensa patribus, grauis, ut traditur, quamuis magnae rei auctor in contionem prodit. “Romulus”, inquit, “Quirites, parens urbis huius, prima hodierna luce caelo repente delapsus se mihi obuium dedit”». 
[2] ZYGMUNT BAUMAN, Paura liquida, Bari, Laterza, 2009, p. 86.
[3] Ibidem, p. 88.
[4] Ibidem, p. 102.
[5] Ibidem, p. 119.
[6] Ibidem, p. 126.
[7] Ibidem, pp. 142-143.
[8] Ibidem, p. 137.
[9] Ibidem, p. 153.
[10] JOHN HUSTON, The Asphalt Jungle (Stati Uniti, 1950), con uno Sterling Hayden al culmine del glamour e del carisma filmico.
[11] Ibidem, p. 154.
[12] Ibidem, p. 180.
[13] Ibidem, p. 190.
[14] Ibidem, p. 220.
[15] OSWALD SPENGLER, Der Untergang des Abendlandes. Umrisse einer Morphologie der Weltgeschichte, 2 voll., Wien 1918; München 1922; traduzione italiana O. Spengler, Il Tramonto dell'Occidente. Lineamenti di una Morfologia di una Storia Mondiale, trad. di J. Evola, introduzione di S. Zecchi, nuova edizione a cura di Calabresi Conte, Cottone, Jesi, Guanda, Parma, 1995.

[16] «The river’s tent is broken: the last fingers of leaf / Clutch and sink into the wet bank. The wind / Crosses the brown land, unheard. The nymphs are departed. / Sweet Thames, run softly, till I end my song. / The river bears no empty bottles, sandwich papers, / Silk handkerchiefs, cardboard boxes, cigarette ends / Or other testimony of summer nights. The nymphs are departed. / And their friends, the loitering heirs of city directors; / Departed, have left no addresses» (Thomas Stearns Eliot, The Waste Land, New York, W.W. Norton, 2001, III: The Fire Sermon, vv. 173-181).

[17] «Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre…» (Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Milano, Epoca!, 1988 [1975], p. 24).

[18] Metafora nietzscheana e poi severiniana, in uno con la questione del ‘dominio della tecnica’ (del filosofo bresciano cfr., in particolare, Emanuele Severino, Il destino della tecnica, Milano, Rizzoli, 1998; Natalino Irti – Emanuele Severino, Dialogo su diritto e tecnica, Bari, Laterza, 2001; Emanuele Severino, Téchne. Le radici della violenza, Milano, Rizzoli, 2002; e Id., Il nulla e la poesia. Alla fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli, 2005).

[19] Inf., XXXII, 1.
[20] «E io adunque, che non seggio a la beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a’ piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m’ho lasciati, per la dolcezza ch’io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata, la quale a li occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata; e in ciò li ho fatti maggiormente vogliosi» (Convivio, I, 1, 10).
pubblica:
Massimo Nardi

martedì 24 dicembre 2013

IN FLUXUS in Russia con Franco Altobelli e Oronzo Liuzzi





Dal 24 dicembre 2013 al 20 gennaio 2014 Gallery fluxus Belka & Strelka Garibaldy st., 21 Taganrog, Rostov region Russia 347922 Franco Altobelli – Oronzo Liuzzi IN – FLUXUS
Inaugurazione: 24 dicembre 2013 ore 18.00Открытие: 24 декабря 2013 до 18.00
Franco Altobelli insegue il problema dell’identità e attraverso le sue opere si pone di volta in volta obiettivi differenti per penetrare le singole storie e le singole situazioni. Quella che si avverte è la netta sensazione di osservare dall’interno un luogo proprio e fortemente connotato, prolungamento dell’emotività della persona che lo abita e che decide di destrutturarlo Questa volta l’immagine appare sfocata, i colori sbiaditi, il supporto lacerato e rattoppato, tutto ci lascia pensare ad una situazione di emergenza, ad un relitto della nostra civiltà. Scritte e timbri si sovrappongono all’urlo disperato di bocche spalancate, di visi che hanno perso i loro connotati per apparire esclusivamente nella dimensione del dolore estremo, della rabbia, della rivolta. Identità e identificazione costituiscono esattamente segnali di lato opposto, in quanto l’una sottrae valore all’altra, sottrae significato, sottrae l’umanità stessa della persona. Siamo numeri e codici, siamo cose tra le cose, internati di un mondo civile. E’ come se ognuno di noi non potesse più identificare se stesso in maniera univoca e valida sia riguardo al proprio sé che riguardo agli altri. Tale fenomeno sembra ora estendersi anche al resto della società civile, a passi lenti, seguendo motivazioni pragmatiche e ragionevoli, seguendo lo sviluppo della tecnologia nella persuasione che ciò avvenga per il bene di tutti. Oltre a Franco Altobelli sono innumerevoli gli artisti che avvertono allarmati il lento e inesorabile evolversi di questo processo e che si chiedono se possa esistere una via d’uscita. La struttura stessa della nostra civiltà, infatti, ci fa percepire queste operazioni assolutamente indispensabili in quanto funzionali al nostra sistema di vita individuale e collettiva.
Франко Aлтобелли преследует проблему идентичности и через его работы возникает время от времени разные цели проникнуть в отдельные истории и индивидуальных ситуаций.То, что вы слышите, является отличное чувство наблюдать изнутри свое место и крепко определил, расширение эмоциональности человека, который живет и кто решает деструктурировать.На этот раз изображение размыто, выцветшие цвета, поддержка порвана и исправлена, все из нас думают о чрезвычайной ситуации, для крушения нашей цивилизации.Письменные и штампов перекрывать отчаянным криком открытые рты и лица, которые потеряли свои характеристики появлялся только в измерении сильной боли, гнева, бунта.Идентичность и идентификация сигналов с точностью до наоборот стороны, когда вычитает значение на другом, значение вычитать, вычесть человечества самого человека.Мы номера и коды, вещи между вещами, интернированные в цивилизованном мире.Это как если бы каждый из нас не мог идентифицировать себя в уникальном пути и действует по отношению к самому себе, что о других.Это явление теперь, похоже, распространяется на остальное социальное общество, в медленном темпе, после мотивации прагматичным и разумным, следим за развитием технологий в убеждении, что то, что происходит на благо всех.В дополнение к Франко Aлтобелли бесчисленное множество художников, которые чувствуют тревогу в связи с медленными и неумолимое развитие этого процесса и которые задаются вопросом, не существует ли выход из положения. Сама структура нашей цивилизации, по сути, заставляет нас воспринимать эти операции абсолютно необходимо как функциональная система нашей индивидуальной и коллективной жизни. Francesca Pietracci
Oronzo Liuzzi Esseri pluricellulari formati da 100.000 miliardi di cellule sono gli esseri umani. Da un dato biologico l’artista fasanese elabora la sua ricerca: dall’unione delle cellule l’espressione di vita.
Una ricerca tesa a denunciare l’indifferenza della società odierna dettata da un odio che respinge contrapposta all’amore che unisce così come unite devono essere le cellule per formare tessuti, organi, vita.
Odio che respinge e amore che unisce metafisicamente creano rapporto di distinzione dove le cellule devono vivere insieme e non separate così come dovrebbero vivere gli uomini, in reazione chimica di unione poiché l’ indifferenza, l’ odio, generano solitudine, distacco, cause delle inquietudini umane.
Nelle sue opere Oronzo Liuzzi rimanda continuamente al concetto “luce” come forma di risveglio dell’animo, come “soluzione”. Un mondo davvero singolare il nostro: ci alimentiamo di linguaggi commestibili e spegniamo la luce per accendere le tenebre e vomitiamo la vita e riduciamo l’essere nel totale disfacimento. Macchine schizofreniche represse depresse si fondono con il flusso di un continuo brusio in un mondo caotico arido e senza pietà. “Il cercare stesso è lo scopo” direbbe Heidegger “e, nel contempo, il ritrovamento”.
Многоклеточных существ состоит из 100 триллионов клеток являются человеческими существами. С биологической фазе художник развивает свои исследования: от Союза клетки выражение жизни.Исследований, направленных, чтобы осудить безразличие современного общества продиктовано ненавистью, которая отвергает противоположность любовь, которая соединяет, а также клетки должны быть объединены в тканях, органах, жизнь. Я ненавижу, что отталкивает и любовь, которая объединяет метафизически создать доклад различия, где клетки должны жить вместе, а не отдельные, так и люди должны жить, в химической реакции из-за безразличия Союза, ненависть, порождают одиночество, отрешенность, причины человеческих проблем. В своих работах, Лиуцци Oронзо постоянно речь идет о концепции “Свет” как форма пробуждения души, как “решение”. Поистине уникальный мир нашего: мы пытаемся говорить сьестно и выключить свет, чтобы осветить темноту и быть разорваную жизнь и уменьшить общий распад. Машины репрессированы шизофренической депрессии слияния с потоком непрерывным шумом в хаотическом мире засушливых и без всякой пощады. “Поиск сам по себе является целью” Хайдеггер говорил: «и, в то же время нахождение .” Alexander Larrarte
pubblica:
Massimo Nardi

CINQUE MOSTRE 2014

 Catherine Wagner
Rome Works - Angel Specimen (Bernini)
Pigment print 50" x 37"
Museo storico artistico - Tesoro di san Pietro. Basilica di San Pietro in Vaticano,
Courtesy of the Capitolo Vaticano
Photograph courtesy of Stephen Wirtz Gallery and Gallery Luisotti


CINQUE MOSTRE 2014 (SCROLL FOR ENGLISH VERSION)
Mostra: TIME AND AGAIN
Opening: giovedì 30 gennaio, 2014
Orario: la mostra è aperta venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19 fino al 2 marzo 2014
Sedi: Galleria - Criptoportico - Casa Rustica
American Academy in Rome
Via Angelo Masina, 5
www.aarome.org

L’American Academy in Rome è lieta di presentare l’edizione 2014 di CINQUE MOSTRE, allestite in varie sedi dell’edificio McKim, Mead & White building e raggruppate sotto il titolo comune di TIME AND AGAIN. Le mostre, concepite e organizzate dagli attuali Rome Prize fellows e dal critico Christian Caliandro, comprendono una varietà molto ampia di opere in differenti media realizzate da artisti italiani e americani che interrogano le modalità in cui l’arte contemporanea reimmagina il passato, celebra nuovi inizi, evoca un’esperienza viva della storia, e chiama in causa sistemi di conoscenza irrigiditi e cronologie convenzionali. Con iniziative come questa, l’American Academy in Rome dimostra il suo costante supporto a artisti, scrittori e studiosi innovativi, che vivono e lavorano insieme in una dinamica comunità internazionale caratterizzata dal dialogo interdisciplinare.


CONCRETE GHOST, a cura Christian Caliandro
Nanni Balestrini, Anna Gimon Betbeze, Hamlett Dobbins, Tony Fiorentino, Catie Newell, Reynold Reynolds, Giuseppe Stampone, Marco Strappato, Thomas Kelley, Catherine Wagner
Gli artisti riuniti in Concrete Ghost / Fantasma Concreto condensano, ognuno a modo suo, la sensazione diffusa di sospensione che attraversa questo presente. L’idea della mostra è liberamente tratta da un testo di Giorgio Vasta, Italian Affiliated Fellow in Letteratura all’American Academy in Rome. E’ qualcosa di molto preciso, e al tempo stesso inafferrabile, ineffabile, evanescente. È la condizione di un fantasma dotato di corpo, di sensi, di sensualità, di un cervello che comprende. Il fantasma corporeo è l’esatto opposto di un corpo che svanisce: dall’evanescenza, dall’incorporeità, dall’immaterialità esso tende infatti alla concretezza, alla fisicità. Il fantasma concreto è dunque un movimento, una tensione, un meccanismo orientato, un’atmosfera fatta di oscurità controllata e dominata perfettamente.


DANCE MACABRE
Diana Machulina
Dalle rovine alle reliquie nelle chiese ai corpi imbalsamati nelle catacombe, i memento mori sono ovunque a Roma, una città i cui piaceri terreni sono indelebilmente associati a La dolce vita. Roma è soffusa di edonismo e malinconia; i piaceri della vita sono ineluttabilmente intrecciati alla tristezza e all’inevitabilità della morte. Meditazione contemporanea sulla doppia identità di Roma, Dance macabre rivisita i “Dance Diagrams” di Andy Warhol, aggiungendo ad essi partner scheletrici che infestano i passi dei ballerini tracciati sul pavimento.


FOUND REALITIES
Evidenza e commenti di una falsa cultura materiale
Peter Bognanni, Thomas Kelley, Catie Newell
Found Realities è lo studio per una collezione di oggetti domestici e comportamenti irreali che espongono, proiettano, e riflettono su una cultura materiale fantastica e sull’evidenza di un ricercatore finzionale, inaffidabile. Il lavoro è composto da una serie di oggetti bizzarri, dalle descrizioni grafiche del loro uso previsto e della loro sistemazione nonsense, e da elaborate note narrative ‘sul campo’ che espongono queste verità presunte. Ogni cosa, a prima vista, appare ‘fuori’ e anormale secondo le nostre tendenze attuali, sospesa tra associazioni familiari e un apparato documentario che sembra al tempo stesso meticoloso e irreale. Allestiti all’interno di un laboratorio archeologico, gli oggetti misteriosi, i disegni elaborati e le note appassionati traggono spunto da oggetti, documenti e sistemi di annotazioni di siti archeologici, ponendo Found Realities in delicato equilibrio tra equilibrio e verità presunta.



HISTORY RECAST
Fotografia e scultura romana nell’arte contemporanea
a cura di Lindsay Harris
Antonio Biasiucci, Marco Delogu, Milton Gendel, Leonora Hamill, Mimmo Jodice,
David Maisel, Catie Newell, Sara VanDerBeek, Catherine Wagner
History Recast offre un’indagine ravvicinata delle relazioni tra fotografia e la scultura romana nell’arte contemporanea. Riconsiderando la riflessione del critico francese André Malraux, il quale nel 1947 affermò che la storia dell’arte – e in particolare della scultura – era diventata “la storia di ciò che può essere fotografato”, questa mostra esplora i modi in cui gli artisti oggi usano la macchina fotografica non più semplicemente per documentare la scultura. Invece, essi adottano la fotografia per creare nuove visioni di oggetti iconici che mettono in discussione i modi in cui percepiamo il nostro patrimonio, i nostri sistemi di sapere e noi stessi. La mostra si concentra su fotografie e oggetti posizionati a Roma e nei dintorni, nei musei o nelle collezioni della città per gettare una luce nuova sulla Città Eterna come laboratorio in cui scavare il passato e la nostra esperienza viva della storia.

LUMEN
Un’installazione immersiva multidisciplinare
Catherine Wagner, Thomas Kelley, Eric Nathan, Loretta Gargan
Ispirata alla nuova affinità di Papa Francesco con la luce come metafora del cambiamento, LUMEN astrae e ricontestualizza un atto di contemplazione spirituale. Sviluppando una considerazione secolare del palpabile senso di speranza del Papa, LUMEN, un’esperienza interdisciplinare e multisensoriale che sintetizza varie forme artistiche, riconfigura la sensibilità contemporanea riconsiderando l’inginocchiatoio, il sito tradizionale dell’orante. Elementi audiovisivi e piante di timo creano un ambiente immersivo, profumato che rimuove l’inginocchiatoio dal suo contesto archetipico. La reliquia fisica, l’oggetto convenzionale di devozione viene sostituito da una videoproiezione di luce e da una composizione musicale che risponde al movimento del video. Mentre l’inginocchiatoio rimane iconico nella scala e nell’orientamento, non richiede più all’osservatore di riconoscere una fede specifica, ma piuttosto incoraggia una nuova e aperta esperienza contemplativa.

The American Academy in Rome
L’American Academy in Rome è una delle principali istituzioni americane all’estero per lo studio e per la ricerca avanzata nelle arti e nelle discipline umanistiche. Da oltre 118 anni, l’Academy offre ad alcuni dei più promettenti artisti e studiosi americani sostegno economico, tempo, un ambiente capace di ispirare la riflessione intellettuale e un profondo scambio culturale. Ogni anno, attraverso un concorso nazionale (Rome Prize), l’American Academy in Rome mette a disposizione fino a trenta borse di studio nelle seguenti discipline: architettura, architettura del paesaggio, arti visive, composizione musicale, design, letteratura, restauro e conservazione, studi classici, studi italiani moderni, studi medievali, studi sul Rinascimento. L’Academy nomina inoltre alcuni borsisti italiani attivi sia nelle arti che negli studi umanistici. Accoglie inoltre, su invito del direttore, un gruppo di illustri artisti e studiosi da tutto il mondo che partecipano alle dinamiche attività della comunità dell’Academy ospitata nella storica sede del Gianicolo. L’American Academy, fondata nel 1894 e riconosciuta come istituzione privata con un Atto del Congresso del 1905, si sostiene con donazioni di privati cittadini, fondazioni, aziende e con finanziamenti offerti dai National Endowments for the Arts and Humanities. Delle oltre trenta accademie straniere presenti a Roma, l’American Academy è l’unica a non essere sostenuta interamente dal suo governo, dipendendo prevalentemente dalle donazioni private.


CINQUE MOSTRE 2014
Exhibition: TIME AND AGAIN
Opening: Thursday January 30, 2014
Hours: The Exhibition is open on Fridays, Saturdays and Sundays from 4pm to 7pm until 2 March 2014
Venue: Gallery - Cryptoporticus - Casa Rustica
American Academy in Rome
Via Angelo Masina, 5
www.aarome.org

The American Academy in Rome is pleased to present the 2014 edition of CINQUE MOSTRE, five distinct exhibitions in various locations in the McKim, Mead & White building grouped under the overall title TIME AND AGAIN. The exhibitions, conceived and organized by current Rome Prize fellows and Italian critic Christian Caliandro, feature a wide variety of works in different media by American and Italian artists interrogating the ways in which contemporary art reimagines the past, celebrates new beginnings, evokes a lived experience of history, and calls into question entrenched systems of knowledge and conventional chronologies. With initiatives such as this one, the American Academy in Rome demonstrates its continuing support of innovative artists, writers, and scholars living and working together in a dynamic international community characterized by interdisciplinary dialogue.

CONCRETE GHOST, curated by Christian Caliandro
Nanni Balestrini, Anna Gimon Betbeze, Hamlett Dobbins, Tony Fiorentino, Catie Newell, Reynold Reynolds, Giuseppe Stampone, Marco Strappato, Thomas Kelley, Catherine Wagner
The artists gathered together in Concrete Ghost / Fantasma Concreto condense, in various ways, the diffuse sensation of suspension permeating the present moment. The idea is adapted from a text by Giorgio Vasta, Italian Affiliated Fellow in Literature at the American Academy in Rome. It is at once a very specific condition and, at the same time, an elusive and evanescent one. It is that of a ghost possessed of a body, senses, sensuality, and a brain that comprehends. The embodied ghost is the precise opposite of a vanishing body: it is rather immateriality assuming concrete physical form. The concrete ghost entails movement, tension, an oriented mechanism, an atmosphere of perfectly controlled and dominated obscurity.

DANCE MACABRE
Diana Machulina
From ruins to relics in churches and embalmed bodies in catacombs, memento mori are everywhere in Rome, a city whose earthly delights are indelibly associated with La Dolce Vita. Rome is suffused with both hedonism and melancholia; the pleasures of life are ineluctably entwined with the sadness of the inevitability of death. A contemporary meditation upon the Rome’s dual identity, Dance macabre revisits Andy Warhol’s “Dance diagrams,” adding skeletal partners who haunt the dancers’ steps outlined on the floor.

FOUND REALITIES
Evidence and Commentaries on a False Material Culture
Peter Bognanni, Thomas Kelley, Catie Newell
Found Realities is a study collection of unreal domestic objects and behaviors that expose, project, and speculate on a fantastical material culture and the evidence of a fictionalized, unreliable researcher. The work is composed of a series of bizarre objects, drawn depictions of their expected use and nonsensical setting, and elaborate narrative field notes that expose these assumed truths. Everything, at first glance, appears ‘off’ and abnormal to our current tendencies, suspended between familiar associations and a documentation set that feels both thorough and unreal. Staged within an occupied archeological workshop, the uncanny objects, elaborate drawings and passionate field notes take cues from objects, documents, and notational systems from prior archaeological research sites placing Found Realities in a delicate balance between the unbelievable and assumed truths.



HISTORY RECAST
Photography and Roman Sculpture in Contemporary Art
curated by Lindsay Harris
Antonio Biasiucci, Marco Delogu, Milton Gendel, Leonora Hamill, Mimmo Jodice,
David Maisel, Catie Newell, Sara VanDerBeek, Catherine Wagner
History Recast offers a close examination of the relationship between photography and Roman sculpture in contemporary art. Revisiting the claim made by French critic André Malraux in 1947 that the history of art—in particular sculpture—had become “the history of that which can be photographed,” this exhibition explores how artists today no longer use the camera simply to document sculpture. Instead, they embrace photography to create new visions of iconic objects that call into question how we view our heritage, our systems of knowledge, and ourselves. The exhibition focuses on photographs of objects located in and around Rome, the city’s museums, or collections abroad, casting new light on the Eternal City as a laboratory in which to excavate the past, as well as our lived experience of history.

LUMEN
A multi-disciplinary immersive installation
Catherine Wagner, Thomas Kelley, Eric Nathan, Loretta Gargan

Inspired by newly inaugurated Pope Francis’s affinity for light as a metaphor for change, LUMEN abstracts and re-contextualizes an act of spiritual contemplation. In keeping with a secular regard for the Pope’s palpable sense of hope, LUMEN, an interdisciplinary and multi-sensory experience synthesizing various art forms, reshapes contemporary spirituality by reconsidering the pew, a site for conventional prayer. Audiovisual elements and thyme plantings create an immersive, scented environment removing the pew from its archetypal context. The physical relic, or conventional object of devotion, is replaced with a video projection of light and a musical composition responding to the movement of the video. While the pew remains iconic in scale and orientation, it no longer demands the observer to acknowledge any singular beliefs, but rather encourages a new and open contemplative experience.

The American Academy in Rome
Established in 1894 and chartered by an Act of Congress in 1905, the American Academy in Rome is a leading center for independent study and advanced research in the arts and humanities. Situated on the Janiculum, the highest hill within the walls of Rome, the Academy today remains a private institution supported by gifts from individuals, foundations, corporations, and the memberships of colleges, universities, and arts and cultural organizations as well as by grants from the National Endowment for the Arts and the National Endowment for the Humanities. Each year, through a national competition, the Rome Prize is awarded to approximately thirty individuals working in ancient, medieval, Renaissance and early modern; modern Italian studies; architecture, landscape architecture, design, historic preservation and conservation; literature; musical composition; and visual arts. The annual application deadline is 1 November. The Academy community also includes a select group of Residents, distinguished artists and scholars invited by the Director, as well as Affiliated Fellows, and Visiting Artists and Scholars. For more information please visit: www.aarome.org

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