lunedì 3 febbraio 2025

Nina Carini. Mani come rami che toccano cielo



Dal 6 al 9 febbraio, nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA, Nina Carini presenta la mostra Mani come rami che toccano cielo (2024) all’interno dell’Oratorio dello Spirito Santo di Bologna. In questo splendido gioiello d’arte e di architettura bolognese costruito dai monaci celestini nel tardo Quattrocento, Mani come rami che toccano cielo sembra radicarsi profondamente, come se fosse sempre stata lì, in sintonia con la sua storia e la sua spiritualità. Le braccia, sottili e altissime, si alzano verso l’alto, come a voler toccare qualcosa che non è visibile ma che è sempre presente.

La mostra presenta un’unica opera, ma di grande impatto per la sua carica spirituale, collocata nell’abside della chiesa. Composta da due sculture in bronzo lucidato a specchio, è il risultato di un processo di creazione che ha avuto luogo tra settembre e novembre 2024 presso la Fonderia Artistica Battaglia. Le sculture, con le mani tese verso il cielo, evocano un gesto di metamorfosi e di tensione verso l'infinito, un tema centrale nella ricerca dell’artista.

Nina Carini, partendo da uno schizzo nel suo diario, dà vita a un’installazione che unisce il desiderio di raggiungere l’oltre con la di coltà della realizzazione materiale. Il bronzo, materiale per natura grave, viene qui risolto in una forma aerea che invita il visitatore a riflettere sulla fragilità dell’essere umano e sulla sua tensione verso qualcosa di immenso e eterno.

«I due rami che si protendono verso il cielo, modellandosi in linee morbide, sembrano danzare nell’aria – sottolinea la curatrice, Rischa Paterlini -. Ogni movimento di queste forme naturali riflette un delicato equilibrio tra la materia e l'invisibile, tra il tangibile e il desiderio. L’opera va oltre la semplice forma fisica; è un'energia che si manifesta, raccontando di un cambiamento profondo, di una tensione che spinge oltre la superficie e invita a guardare ciò che è al di là di ciò che vediamo. Quest’opera non si limita a essere una semplice rappresentazione del corpo, ma diventa un’azione che attraversa i confini della percezione, un richiamo a qualcosa di più grande, un’aspirazione che non può essere colta. Questa scultura è una preghiera non verbale, un desiderio di comprensione che attraversa il tempo e lo spazio, senza mai arrivare a una risposta definitiva».

«Ho immaginato queste due braccia molto sottili appoggiate al muro, così da vedere una fessura nello spazio, due linee sottilissime di luce», scrive Carini nel suo diario. Le mani scolpite con precisione – che sono quelle dell’artista - non cercano solo il cielo, ma tentano di a errare qualcosa

6, 7, 9 febbraio: ore 12.00 – 19.00
8 febbraio: ore 12.00 – 24.00

Ogni giorno alle 18.00: Azione poetica Ende beginntdi più vasto, di diventare parte di un tutto che non può essere definito. Le braccia, impossibili nella loro lunghezza, non sono il punto centrale dell’opera, ma il loro slancio, il desiderio di andare oltre, di sfidare il limite umano.

Accanto alla scultura, Nina Carini presenta Ende beginnt, un’azione poetica che invita il pubblico a una riflessione profonda sul tempo. Ogni giorno alle 18:00, un poeta insieme all’artista leggeranno versi tratti dalla bibliografia di Rainer Maria Rilke, incentrati sulla figura dell'Angelo e sul desiderio di metamorfosi. Il pubblico sarà invitato a sperimentare autonomamente l’ascolto e la lettura, creando un momento di contemplazione e introspezione.

La scena poetica bolognese contribuirà all’evento, con la partecipazione di poeti come Riccardo Frolloni, Franca Mancinelli, Diletta D’Angelo, Marilina Ciaco, Eleonora Negrisoli, Giorgio Zavagli, Mariagiorgia Ulbar, Beatrice Magoga e Luciano Mazziotta.

L’esposizione rappresenta un’occasione unica per esplorare il rapporto tra arte, tempo e metamorfosi, dove ogni gesto e ogni parola diventano un invito a superare i limiti del visibile, cercando tracce di infinito nel presente in un luogo intenso permeato da profonda spiritualità.

La mostra è accompagnata dal testo critico di Rischa Paterlini, e Pina De Luca

Si ringrazia l’Ordine di Malta, Fonderia Artistica Battaglia, partner tecnico della mostra e Art Defender.

INFORMAZIONI:
Oratorio dello Spirito Santo Via Val d'Aposa 6, Bologna www.artcitybologna.it

ORARI DI APERTURA:
5 febbraio 2025: 15:00 - 21:00 (Opening) 6-7-9 febbraio 2025: 12:00 - 19:00
8 febbraio 2025: 12:00 - 24:00

UFFICIO STAMPA:
Maria Grazia Vernuccio T. 3351282864  E. mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

Nina Carini
Palermo, 1984. Formatasi nelle Accademie di Belle Arti di Verona e Milano e presso l’École nationale supérieure des beaux-arts de Lyon, l’artista ha mosso i suoi primi passi in ambito pittorico, per superare rapidamente la specificità dei singoli linguaggi e per reinventare il senso e lo scopo del medium, che di volta in volta ha utilizzato. Ognuno dei suoi lavori è preceduto da un tempo lungo di preparazione, dedicato alla conoscenza dei fenomeni che sta esaminando. Le sue non sono forme fisse nel tempo, chiuse in sè stesse, varcano, anzi, i propri limiti. Un modus operandi che è stato decisivo per fare arte servendosi di mezzi alternativi a quelli tradizionali e per continuare a sperimentare soprattutto con il suono, le installazioni e il video. Tra le recenti mostre in cui ha esposto le sue opere si ricordano: Straperetana, (Palazzo Maccafani, Pereto, 2024), Materia sonora, (Istituto Italiano di Cultura di Madrid, Madrid, 2024) Premio Cairo, (Museo La Permanenente, Milano, 2023) Aperçues (Basilica di San Celso, Milano, 2023) Meteorite in giardino 13 (Fondazione Merz, Torino 2021), For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon (Casa Testori e Casa degli Artisti, Milano 2020), VIII Premio Fondazione VAF, Passione 12 progetti per l’arte italiana, (MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 2019), Are my eyes distracting my hearing? (NM Contemporary, Monaco 2019). È stata finalista durante l’VIII Premio Fondazione VAF con l’opera Confine (2017) oggi in collezione al MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.


MANI COME RAMI CHE TOCCANO CIELO
NINA CARINI
A cura di Rischa Paterlini

Nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA Press Review: 5 febbraio 2025, 15:00 - 21:00

Oratorio dello Spirito Santo, via Val d'Aposa 6, Bologna
Esposizione: 6 - 9 febbraio 2025

6, 7, 9 febbraio: ore 12.00 – 19.00
8 febbraio: ore 12.00 – 24.00
Ogni giorno alle 18.00: Azione poetica Ende beginnt


giovedì 30 gennaio 2025

Fenomenology Street | Anna Rosati & Giorgio Pierbattista


Giovedì 6 febbraio, alle ore 18.00, nell'ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA, Anna Rosati & Giorgio Pierbattista presentano Fenomenology Street, duplice progetto legato alla street photography e alla visione filosofica dell’immagine, a cura di Azzurra Immediato.

Fenomenology Street è ode visiva all’universo metropolitano, duplice sguardo e proiezione di Anna Rosati e Giorgio Pierbattista. Pensare significa osservare? O il contrario? La strada non è solo passaggio, ma luogo di rivelazioni: ogni immagine un frammento, ogni dettaglio un enigma. Anna Rosati disegna mappe intime a Km 0, dove la città si svela e si dissolve, architetture che celano tracce di un’archeologia ultracontemporanea. Un viaggio che confonde e sorprende, trasformando ciò che è noto in una nuova geografia dell’anima, all’ombra di un ‘sempiterno mutamento’ concettuale ed antropico. Giorgio Pierbattista raccoglie l’urlo silente della semiotica urbana, alfabeti spezzati che interpellano il pensiero. Ogni segno è una voce, ogni muro una pagina da decifrare, un verso che giunge dal basso e si innalza in una olimpica disputa. È il paradosso del visibile: il presente si fa traccia, il significato si nasconde nella sua stessa rivelazione. Entrare in Fenomenology Street è scoprire la strada come esperienza liminale, dentro e fuori porta, un varco verso il fremito sottostante la vita.

La mostra è parte del programma ART CITY BOLOGNA, il progetto di alleanza culturale nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere per affiancare con mostre, eventi e iniziative speciali l'annuale svolgimento di ARTEFIERA e proporre un'originale esplorazione di musei, gallerie e luoghi d'arte in città.

Fenomenology Street sarà aperta al pubblico sino al 16 febbraio, con i seguenti orari:
 Giovedì 6 febbraio, Opening, ore 18.00 - 20.00
 Venerdì 7 febbraio ore 17.00 - 20.00;
 Sabato 8 febbraio, ore 17.00 - 24.00 Art White Night;
 Dal 9 al 16 febbraio dalle 10.00 alle 12.00 | dalle 17.00 alle 19.30;
 E su app.to contattando info@fenomenology.com

CONTATTI

Anna Rosati
info@rosatistudio.it
Instagram: Anna Rosati Photographer - Facebook: Anna Rosati Photographer

Giorgio Pierbattista
giorgio@pierbattista.it

Instagram: fenomenology_hub_coaching_ - Facebook Fenomenology Hub & Coaching
Fenomenology Photo Art Gallery
info@fenomenology.com www.fenomenology.com
Instagram Fenomenology Photo Art Gallery

All Photo Art
Instagram allphotoart - Facebook All Photo Art


Fenomenology Street
Anna Rosati & Giorgio Pierbattista
A cura di Azzurra Immediato

Opening Giovedì 6 febbraio dalle ore 18.00
Dal 6 al 16 febbraio 2025

FENOMENOLOGY PHOTO ART GALLERY
Via Sant’Isaia 43|a, Bologna
nell'ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA
promosso da Fenomenology S.r.l. in collaborazione con All Photo Art

BIO ARTISTI

ANNA ROSATI visual artist e graphic designer, vive e lavora a Bologna. È laureata in Cinematografia al DAMS - UniBo dove ha inoltre conseguito due titoli Accademici di Alta Formazione ‘Docente e carcere’, ‘Educazione estetica per la fruizione delle Arti e dei Musei’. È stata per lungo tempo collaboratrice di Fulvio Roiter, in seguito si è occupata di reportage per progetti di cooperazione internazionale. Nel 2013 dà vita al laboratorio fotografico ‘RI-prendere’, condotto presso l’Istituto Penale Minorile Siciliani di Bologna e in seguito al Montecatone Rehabilitation Institute di Imola. Sue opere fanno parte di collezioni private e sono pubblicate in cataloghi d’arte e magazine internazionali. È specializzata nella fotografia Fine Art, nella sua ricerca si occupa di temi antropologici, sociali, concettuali. Molti suoi progetti hanno ricevuto prestigiosi Premi Internazionali e sono stati esposti in sedi prestigiose in Italia e all’estero. Nel 2023 ha ideato il ‘Premio LILT (Lega Italiana Lotta Tumori) per la Fotografia Contemporanea’ di cui è ideatrice e curatrice artistica.


GIORGIO PIERBATTISTA è avvocato, consulente di direzione ed executive coach e proprietario di Fenomenology Photo Art Gallery e fotografo. Attraverso Fenomenology Srl opera nel campo della formazione manageriale, della consulenza imprenditoriale, della life e corporate coaching e delle arti visive. Le immagini divengono strumenti di ascolto, suscitano domande, indicano riflessioni ed invitano all’azione. Nel coaching e nella consulenza così come nelle sue installazioni. L’installazione ‘La sala dell’Universo’, ideata da Pierbattista presso Paciu Maison Art Factory e resa itinerante nell’ambito di ART CITY Bologna 2024, subisce oggi una ulteriore evoluzione. In tale meta architettura, difatti, le 4 pareti di Ascolto, Domanda, Riflessione ed Azione guidano nel cosmo fino ad una... SCELTA da compiere, vera parola chiave. Scelta che va compiuta da un’umanità sempre più gravata dal ‘giogo della tecnica’, in un Universo che la accoglie con stanchezza e timore. Ciò per riprendere e rivivificare quel fertile ‘lavoro paziente e lento di costruzione nella ricerca di una ragione’ di anceschiana memoria, per andare ‘en avant’.



mercoledì 22 gennaio 2025

Flavia Bucci, CHE COSA SONO LE NUVOLE?


Come possiamo realizzare qualcosa di materialmente definito che racconti invece la non definibilità del processo mentale che ne sta all’origine? Come possiamo trasformare in oggetto finito il continuo scorrere e mutare delle sensazioni? Queste sono alcune delle domande che stanno alla base della ricerca artistica di Flavia Bucci.

Nata nel 1990 ad Atessa, in provincia di Chieti, Bucci vive e lavora a Carrara; nel 2017 ha conseguito a pieni voti il Diploma Accademico di II° Livello presso la Cattedra di Pittura di Gianni Dessì e Fabio Sciortino, presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. 

L’attenzione verso determinate dinamiche sociali mi ha portata a sviluppare una ricerca tesa soprattutto alla comprensione del concetto universale di “tempo” che si dilata e comprime secondo ritmiche sempre differenti, in un parallelo continuo tra la mia sfera quotidiana e una sfera assoluta. Finalista nel 2019 del Premio Nocivelli, nel 2021 ha partecipato alla residenza Equidistanze a cura di Magazzeno Art Gallery. Frequenta il corso di specializzazione della Fondazione “Il Bisonte – per lo studio dell’arte grafica” e nell’estate 2022 partecipa alla residenza Da quassù, a cura di InHabitat/Galassia Mart; nel 2024 è vincitrice del Premio del Disegno (Galleria Scroppo, Torre Pellice, TO). 

L’astrazione nel disegno che tenta di fissare situazioni dinamiche della mente si ritrova nella serie “Siderali”, lavori a china e acrilico dove da un singolo elemento circolare nascono e si diramano (come fossero sinapsi) altrettanti cerchi fino a formare un reticolo, informe se visto da lontano, dettagliato e minuto in ogni singola parte se visto da vicino. Nella sua pratica Bucci porta in primo piano il tempo individuale contrapposto al tempo collettivo, andando contro il preconcetto del “tutto, subito, senza sbagli”, cercando invece nella lentezza del lavoro metodico e ripetitivo la vera fonte di conoscenza, nell’errore la vera libertà. Con la mia ricerca voglio provare a forzare quei meccanismi di polarizzazione, di presa di posizione che, in virtù di un eccesso di chiarezza e riconoscibilità, sacrificano ogni sfumatura di senso, relegando nel regno dell’oblio ogni chance di complessità. 

Nei “Notturni” Bucci estremizza la ripetitività del gesto creando strutture tridimensionali che invadono lo spazio. Utilizzando la penna 3D l’artista disegna forme che questa volta si espandono in tutte le direzioni, liberamente e attraverso le trasparenze degli spazi vuoti dialogano l’una con l’altra in un continuum. L’incertezza così come l’indeterminatezza spingono a cercare e definire nuovi spazi e nuovi confini. È un momento sulla linea del tempo in cui ogni cosa può ancora diventare tutto. Mi affascina ragionare su un immaginario incerto, sfocato, perché penso che in esso si celi un grande potenziale molto evocativo. Questo per me riguarda anche i sogni e ogni condizione in cui la vita è indefinita. Il suo continuo bisogno di muoversi e viaggiare ha creato dentro di lei un mappamondo di luoghi attraversati, vissuti e abbandonati, che hanno lasciato delle tracce nella memoria, dei frammenti che influiscono a modificare l’esperienza stessa e la visione del mondo. Nella serie “Cosa resta(?)” Bucci fa tesoro di quelle istantanee mentali, trasportandole nei lavori su carta cotonata come tanti riflessi, linee geometriche dai contorni vividi e coloratissimi. La dinamicità degli accostamenti e gli intrecci di texture ricordano i profili di montagne, laghi, pianure, paesaggi che da reali nel vissuto diventano visioni emozionali nel ricordo. E cosa resta di noi in quei luoghi? 

Paesaggi. Mi ci sono persa e ritrovata centinaia di volte. Pieni, ardui, infiniti. Paesaggi di passaggio, immortalati, congelati. Paesaggi da finestrino, di quelli che una volta superati non esistono più. Paesaggi di letti scomodi, di treni alle sei di mattina. Ne ho gli occhi così pieni che appena li chiudo mi compaiono proiettati all’interno delle palpebre. Paesaggi di pioggia asciugati dal sole, paesaggi di parole spazzate via dal vento. Paesaggi di consapevolezze. Disegno i luoghi dello svolgersi del mio tempo, teatri di incontri e suggestioni. Archetipi del viaggio.Le serie di lavori presentati per BoA Spazio Arte giocano tra gli estremi della linea del tempo dell’artista, tracciando una direttrice immaginaria che dai “Siderali” fino ai paesaggi di “Cosa Resta(?)” racconta un prima e un dopo che le cose accadano, tra gli uni e gli altri c’è l’esperienza, c’è la vita che si svolge. 

Il titolo della mostra è un riferimento diretto all’omonimo cortometraggio di Pier Paolo Pasolini, dove le nuvole rappresentano l’epifania della scoperta del creato, sempre mutevole ed in movimento. Nelle nuvole infatti possiamo riconoscere forme conosciute che però non restano mai le stesse in un continuo ed ineffabile cambiamento. 

Iago: Cosa senti dentro di te? Concentrati bene. Cosa senti? 
Otello: Sì sì, si sente qualcosa che c'è! 
Iago: Quella è la verità. Ma, ssh! Non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c'è più. 

INFORMAZIONI GENERALI 
Flavia Bucci, CHE COSA SONO LE NUVOLE?

Opening: mercoledì 29 gennaio 2025 ore 18-21 

ArtCity white night: sabato 8 febbraio 2025 dalle 10 alle 24 
Finissage: sabato 15 marzo 2025 

Orari: Martedì-Venerdì 10-13 / 16-19 Sabato su appuntamento 

BoA Spazio Arte
di Margherita Maccaferri
via Barberia 24/A 40123 Bologna





martedì 14 gennaio 2025

Songs of the Canaries e Songs of the Gypsies di Jan Fabre

Measuring the neurons, 2024, Carrara marble_Jan Fabre_ph. Pierluigi Di Pietro

Dal 31 gennaio al 1 marzo 2025, Roma si prepara ad accogliere l’arte visionaria di Jan Fabre, uno dei più grandi innovatori della scena contemporanea, con una mostra che, per la prima volta in Italia, raccoglie i due più recenti capitoli della sua produzione artistica:Songs of the Canaries(A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre).

Artista visivo, creatore teatrale e autore, capace di fondere tradizione artistica, filosofia, scienza e spiritualità in un unico personale universo creativo, Fabre porta alla Galleria Mucciaccia di Roma un corpus di opere che attraversano l’essenza del pensiero umano, la fragilità della vita e il potere trasformativo dell’arte, “giocando” con la performatività dei materiali, per esplorare temi esistenziali, spirituali e scientificiattraverso un dialogo costante tra corpo, mente e materia. 

Occasione per immergersi in un viaggio tra simbolismo, innovazione e intimità personale, in un percorso espositivo attraverso il quale Fabre continua a spingere i confini dell’artereinventando antiche metafore per affrontare questioni contemporanee, la mostra è un’esplorazione del rapporto tra materia e spirito, forte di un uso innovativo di materiali come il marmo di Carrara, il Vantablack (la più nera versione esistente del nero) e i colori a matita e tempera. 

Il primo capitolo Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) è un tributo poetico alla fragilità della vita, all'inseguimento dei sogni e alla continua ricerca dell'umanità di comprendere il cielo. Fabre esplora queste tematiche attraverso un’installazione composta da opere meticolosamente scolpite in marmo di Carrara e intimi, sorprendenti disegni a matite colorate su Vantablack. Una serie di sculture raffigura canarini appollaiati in cima a cervelli umani, apparentemente in contemplazione dei meccanismi interni della mente. Dettagli come le piume di un canarino - metafora della libertà e della fragilità - o le vene di un cervello si trasformano in una poesia scultorea che armonizza i suoni del cielo con l’eco dei pensieri umani, attraverso titoli evocativi come Thinking Outside the Cage(2024), Sharing Secrets About the Neurons(2024) e Measuring the Neurons(2024). 

È al centro di questa prima sezione espositiva che si trova la scultura monumentale The Man Who Measures His Own Planet (2024): una figura si erge su una scala, con le braccia tese come a voler misurare l’immensità del cielo. Il cranio aperto rivela una “terra incognita”, quel territorio in gran parte inesplorato che è il cervello, simbolo dell’incessante ricerca dell’artista e dell’uomo per capire l’incomprensibile; il corpo è modellato su quello di Fabre stesso, mentre il volto rimanda al fratello scomparso prematuramente, Emiel, a cui è dedicata la mostra. 

Questo primo capitolo Songs of the Canaries è anche un omaggio a Robert Stroud, detto “Birdman of Alcatraz”, un prigioniero che divenne un rinomato ornitologo, specializzato in canarini. Per poterli studiare, Stroud riuscì a farsi portare in cella centinaia di questi uccelli, creature che anche in cattività trovavano la forza di cantare e ispirare la mente. Quando fu rilasciato, alla domanda dei giornalisti su cosa avesse intenzione di fare per il resto della sua vita, Stroud rispose: “Misurerò le nuvole”.

Il secondo capitolo, Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre), mescola il jazz e l’arte con la vita personale dell’artista, per esplorare la relazione tra fragilità e creazione in opere sorprendenti che uniscono tradizione iconografica e innovazione contemporanea. Il cuore dell’installazione è costituito da tre grandi sculture di marmo di Carrara in cui Fabre raffigura un neonato fuori scala, suo figlio all'età di 5 mesi e mezzo, ma alto come il padre. 

Questa seconda sezione della mostra inizia infatti con una nota personale: Fabre ha chiamato il suo primogenito Django Gennaro, dove Django si riferisce a Django Reinhardt, virtuoso chitarrista gypsy jazz belga, acclamato da musicisti di tutti i generi come geniale e innovativo. Reinhardt era riuscito a eccellere e a inventare un genere musicale personale partendo da un grande svantaggio: una grave menomazione alla mano sinistra dovuta a un incidente da ragazzo.

Jan Fabre ha scelto di omaggiare queste due importanti figure nella sua vita, fonti di ispirazione per la sua arte.

Le delicate forme infantili scolpite incarnano il mistero della nascita e della creazione e sono anche messaggere di partiture musicali jazz, che appaiono sia incise nel marmo sia nei disegni dai colori vivaci, evocando una dimensione giocosa e improvvisata, ispirata alle pitture infantili del giovane Django e ai brani di Reinhardt. Come una partitura musicale multidimensionale che trasporta lo spettatore sulle note dei grandi successi del chitarrista gitano “Minor Swing”, “Nuages”o “Manoir de Mes Rêves”, le opere conducono in un mondo di sogni concreti, di vite fatte d’arte; un lento swing tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, un invito artistico a contemplare la fragilità e lo splendore della condizione umana. La mostra tutta è un inno alla musica, filo conduttore che attraversa entrambe le serie: Fabre intreccia note e immagini, trasformando il gypsy jazz di Django Reinhardt in una colonna sonora visiva, mentre i canarini, simbolo di canto e libertà, diventano messaggeri tra il terreno e il celeste. 

Nato ad Anversa nel 1958, Jan Fabre è un innovatore di spicco e una delle figure più influenti del panorama artistico contemporaneo internazionale. Contribuendo all’arte visiva, al teatro e alla letteratura, è stato il primo artista vivente a tenere grandi mostre personali in istituzioni prestigiose come il Museo del Louvre di Parigi nel 2008e il Museo Hermitage di San Pietroburgo nel 2017. Inoltre, è l’unico artista ad aver ricevuto l’onore della Cour d’Honneur del Festival di Avignoneper tre edizioni consecutive (2001, 2005 e 2006) e ad essere stato incaricato di creare un’opera per la Felsenreitschule al Festival di Salisburgo nel 2007.

La mostra, a cura diDimitri Ozerkov, con contributi di Giacinto Di Pietrantonio, Melania Rossi e Floriana Conte, è accompagnata da un catalogo ricco di analisi critiche e immagini, curato da Melania Rossie Giovanna Caterina de Feo; un approfondito omaggio alla complessità dell’arte del maestro belga, che intreccia temi personali, simbolici e universali.

Jan Fabre
Songs of the Canaries
(A tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud)

Songs of the Gypsies
(A tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre)

Inaugurazione: 30 gennaio 2025 | ore 18.00
Apertura al pubblico: 31 gennaio – 1 Marzo 2025
Sede: Galleria Mucciaccia, largo della Fontanella di Borghese 89, Roma
Orari: dal lunedì al sabato 10.00 – 19.30; domenica chiuso.
Ingresso libero
Informazioni: tel. 06 69923801 - roma@mucciaccia.com

Ufficio Stampa HF4 www.hf4.it
Marta Volterra, Head Press Office - marta.volterra@hf4.it +39 340 9690012
Eleonora D’Urbano eleonora.durbano@hf4.it328.153.53.24

Francesca Di Belardino francesca.diberlardino@hf4.it329. 372.68.86

venerdì 10 gennaio 2025

Meletios Meletiou Sinodós

Meletios Meletiou Sinodós
ph credit: Antonin Roure

Letteralmente “Compagno di viaggio”, nell’antica Grecia il termine “sinodós” (Συνοδός) aveva un’accezione sia pratica che simbolica: indicava la persona con cui si intraprendeva un viaggio, fisico o spirituale – come ad esempio accadeva durante i Misteri Eleusini, dove il sinodós era la guida che accompagnava l’iniziato nel proprio rito di passaggio. Abbracciando la complessità celata dietro i riferimenti e la lingua comune alla propria terra d’origine, Cipro, Meletios Meletiou realizza un’installazione site-specific concepita come un vagabondaggio disorientante tra percezioni e associazioni spontanee.

Un pupazzo di poliuretano termoplastico, cucito a mano e a misura d’uomo, abita sospeso lo spazio come un amuleto o un ingombrante ricordo d’infanzia, dialogando con una serie di sculture pavimentali, il cui pattern richiama il bugnato dell’architettura antica, che interrompono e contaminano l’articolazione dello spazio. Gli elementi apparentemente disconnessi delineano un paesaggio interiore ambiguo e dislocato, dove l’atmosfera raccolta e della dimensione domestica e infantile stride con il riferimento alle cortine esterne di edifici monumentali.

Gioco, affetto, innocenza, nostalgia, familiarità, sicurezza, separazione. Meletios Meletiou costruisce un sistema di contraddizioni e frizioni sulle categorie normalmente associate al pupazzo come oggetto ludico o come figura di sostituzione affettiva, e ai materiali e le forme dell’architettura classica occidentale. La trasparenza del materiale sintetico del pupazzo attiva uno scenario visionario, trasformando l’oggetto in un dispositivo ottico, una lente che plasma e riformula lo spazio circostante. Byung-Chul Han, nel suo saggio La società della trasparenza (2012), ipotizzava l’esistenza di una “dittatura della visibilità”, descrivendo il passaggio dal mondo come teatro e forma di rappresentazione, al mondo come spazio di prossimità assoluto, luogo di pura esposizione dove si annullano i confini tra dentro e fuori, dove “l’intimità distrugge la distanza”, anche quella necessaria al gioco, dove è impossibile delimitare i confini di se stessi. L’installazione di Meletiou rovescia il concetto stesso di trasparenza come elemento di verità, validazione e controllo, suggerendone piuttosto un utilizzo magico e ludico con cui trasformare lo spazio. Nella partitura di luci, ombre e superfici monocrome, l’artista simula il funzionamento della lanterna magica: il pupazzo trasparente e vuoto, attraversato da un fascio di luce ed esposto come unico protagonista su un palcoscenico buio, non proietta la forma di se stesso, ma soltanto la propria texture, simile a quella di un mare mosso. Nella teatralizzazione della trasparenza, a luci spente, tutto accade dentro e attraverso. La transizione tra ambiente diurno e notturno è il viaggio tracciato dall’opera: come un mondo fantastico che si manifesta soltanto al buio, innescando il sistema di proiezione, l’opera rivoluziona lo spazio valicando il confine tra realtà e finzione. Il grande pupazzo-manichino sembra perdere i connotati di riconoscibilità e familiarità, diventando piuttosto una presenza inquietante; le superfici scultoree riecheggiano la pelle di palazzi imponenti, simulano la plasticità e la durezza del cemento nascondendo un’anima di spugna. Intrecciando materiali e scenari diversi, Meletiou offre una nuova declinazione della propria ricerca sul gioco come pratica di percezione e rovesciamento dei codici estetici, e sull’etica ed estetica del decorativismo urbano. In uno spazio privo di altre coordinate e indizi specifici, l’artista intesse un’anti-narrazione basata sull’indicibilità e sull’epifania di una storia interiore.

BIO
Meletios Meletiou (Lemesos, Cipro, 1989) vive e lavora tra Cipro e Roma. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea in Arti Visive e Decorazione nel 2016. Tra le mostre personali e collettive: 2024, The Companions no.4, International Short Film Festival di Oberhausen, GE; 2023, Playground, a cura di Panos Giannikopoulos, Eins Gallery, Limassol, CY; 2022, Buffer Zone, a cura di Gaia Bobò, Fondazione Pastificio Cerere, Roma, IT; 2021, Porta Portese, SPAZIOMENSA, Roma, IT; 2020, ReSize To Fit (installazione site-specific), a cura di Giulia Pollicita, Una Vetrina, Roma, IT; 2018, Fenêtre Jaune Cadmium, a cura di Sarah Linford, Istituto Francese di Cultura, Roma, IT; Maps-Spam, a cura di Alessandra Arancio, Società Geografica Italiana/Villa Celimontana, Roma, IT; Developing Cities, a cura di Angelica Gatto ed Emanuele Riccomi, Superstudio, Milano, IT; 2016, Quattro artisti al Castello, a cura di Cecilia Casorati, Castello di Santa Severa, IT. 


 


Meletios Meletiou | Sinodós
a cura di Ilaria Monti
30.11.2024 - 19.01.2025

DISPLAY
Vicolo al Leon d'Oro 4/A,
43121, Parma (Italy)

giovedì 9 gennaio 2025

La settima edizione di The Milky Way

Massimo Bartolini, Loco Tondo, 2024, Inchiostro su carta, 30 x 40,5 cm


PIANOTERRA PRESENTA LA SETTIMA EDIZIONE
DI THE MILKY WAY ALLA GALLERIA CONTINUA DI SAN GIMIGNANO 

Il progetto è nato nel 2014 a Napoli: artisti a sostegno di bambine e bambini vulnerabili e dei loro genitori, in una mostra di raccolta fondi a cura di Damiana Leoni

Acquistando una delle opere in mostra sarà possibile sostenere le attività di Pianoterra ETS 


Torna il 25 gennaio 2025 dalle ore 15, la settima edizione di The Milky Way, una mostra di raccolta fondi a favore di Pianoterra ETS, ideata da Damiana Leoni e promossa dalla Fondazione Beta, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Danimarca.

Dopo le sei tappe precedenti il progetto è per la prima volta in Toscana, presso la Galleria Continua, nella sua sede di San Gimignano.


La settima edizione di The Milky Way
La settima edizione di The Milky Way prende forma da una domanda: Dove sono? Una domanda che dà voce al senso di momentaneo spaesamento che tutti abbiamo sperimentato quando ci ritroviamo in un luogo o in circostanze del tutto nuovi - per molte persone, una condizione persistente, uno stato continuo, quotidiano, di non appartenenza. “Un simile spaesamento”, spiegano i promotori del progetto, “è quello che spesso cogliamo negli occhi e nelle movenze delle persone che varcano la soglia di Pianoterra. Il nostro primo gesto di accoglienza è vederlo e riconoscerlo; riconoscere la complessa mappa di bisogni negati e risorse inespresse attraversando la quale - e forse perdendocisi dentro - sono arrivate da noi. Individuare queste tracce di storia personale, così da poter offrire se non proprio delle vie di uscita, sicuramente delle bussole per ritrovare il filo delle proprie esistenze, ci porta ogni giorno a guardare oltre ciò che viene espresso, oltre il bisogno materiale, e a considerare di pari importanza ciò che, oscurato da necessità più urgenti, resta inespresso”. Con queste premesse, è stato rivolto agli artisti l’invito a scegliere un’opera che rappresentasse questo senso di spaesamento. Hanno risposto affermativamente 42 artisti: Alberte Agerskov, Ai Weiwei, Massimo Bartolini, Pascale Birchler, Barbana Bojadzi, Carlota Bulgari, LETIA-Letizia Cariello, Loris Cecchini, Costanza Chia, Alba Clemente, Michelangelo Consani, Ala D’Amico, Bianca D’Ascanio, Jonathas De Andrade, Matt Dillon, Luca Federico Ferrero, Carlos Garaicoa, Shilpa Gupta, Camille Henrot, Priya Kishore, Andrea Mauti Sabrina Mezzaqui, Seboo Migone, Rudi Ninov, Hans Op De Beeck, Ornaghi & Prestinari, Giovanni Ozzola, Valentina Palazzari, Giandomenico Pellizzi, Tobias Rehberger, Arcangelo Sassolino, Manuela Sedmach, Serse, Bernardo Siciliano, Nina Silverberg, Marta Spagnoli, Tommaso Spazzini Villa, Pascale Marthine Tayou, Eugenio Tibaldi, Giorgio Van Meerwijk, Alejandra Varela Perera.

Il ricavato della vendita delle opere in mostra contribuirà a sostenere e rafforzare gli interventi di Pianoterra ETS a favore di famiglie vulnerabili. In particolare, i fondi raccolti saranno impiegati per creare due aree giochi nel nuovo spazio di comunità per famiglie che Pianoterra inaugurerà a Napoli nel 2025, e offrire ai bambini e bambine provenienti da contesti difficili attività educative di qualità a partire dai primi 1000 preziosissimi giorni di vita.

The Milky Way guarda, infatti, al mondo dell’arte contemporanea come parte attiva e vitale di una comunità orientata all’ascolto e alla cura delle sue componenti più fragili ed è stata ospitata in tutte le sue edizioni nelle maggiori gallerie italiane che hanno aperto le porte alle opere che i 242 artisti italiani e stranieri hanno donato nel corso delle sei edizioni precedenti.

Il programma del 25 gennaio: tutti gli appuntamenti
Negli spazi in provincia di Siena di Galleria Continua, tra le più importanti gallerie al mondo (con sedi a San Gimignano, Beijing, Les Moulins, La Havana, Roma, San Paolo, Parigi), si svolgerà sabato 25 gennaio una giornata all’insegna dell’arte contemporanea con un ricco programma di mostre ed appuntamenti. 

Si apre alle ore 15 con The Milky Way (la mostra durerà due settimane, concludendosi l’8 febbraio). Alle ore 16 inaugura invece la mostra dell’artista Marta Spagnoli. Alle ore 18, in relazione con la mostra di Sabrina Mezzaqui, Raccogliere le parole, si svolgerà la performance di Mariangela Gualtieri/Teatro Valdoca, Ruvido umano (versi e voce di Mariangela Gualtieri, live music di Lemmo, regia, scenografia e luci di Cesare Ronconi). Sarà inoltre visitabile la mostra di Jorge Macchi, False Autumn.

Pianoterra ETS
Pianoterra è un’organizzazione no profit che lavora al fianco delle famiglie più vulnerabili a Roma, Napoli e Castel Volturno, concentrandosi soprattutto sulla coppia madre-bambino. Dal 2008 a oggi Pianoterra ha sostenuto e accompagnato più di cinquemila genitori e altrettanti bambini, lavorando per la salute, il benessere ed il protagonismo dei bambini nei diversi contesti di vita, in particolare nella fascia di età 0-6 e fin dalla gravidanza.

The Milky Way è alla sua settima edizione. Le tappe precedenti si sono svolte a Napoli, città protagonista nell’anno 2014 presso la Galleria Lia Rumma; a Roma, presso la galleria Studio SALES per l’edizione 2015; a Milano da Giò Marconi nel 2016; The Milky Way Foto a Napoli di nuovo presso Galleria Lia Rumma nel 2018 con un progetto dedicato alla fotografia; a Torino presso la Galleria Franco Noero nel 2020, ancora a Roma nel 2022, presso la galleria Alessandra Bonomo, con The Milky Way – Vera.

La settima edizione di The Milky Way ha il patrocinio della Reale Ambasciata di Danimarca

Sponsor: 
Podernuovo a Palazzone

The Milky Way – settima edizione
Inaugurazione: 25 gennaio 2025 ore 15
fino all’8 febbraio 2025

Galleria Continua / San Gimignano 
Via del Castello 11, 53037 San Gimignano (SI)
Tel. +39 0577 943134 | sangimignano@galleriacontinua.com

Silvia Pichini, responsabile comunicazione Galleria Continua, press@galleriacontinua.com, cell. +39 347 45 36 136

Press The Milky Way: Santa Nastro +39 3201122513 snastro@gmail.com