martedì 18 novembre 2025

Marcello Maloberti. POESIA

Negli spazi esterni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma – che ha sede nella Villa Rinascimentale voluta da Papa Giulio III, amante delle arti e della bellezza – fino al 6 febbraio 2026, l’artista Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966) presenta POESIA, a cura di Cristiana Perrella, un’installazione luminosa, ideata appositamente per il museo.

Costruita fra il 1551 e il 1553 su progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola, Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammannati, Villa Giulia è la cornice rinascimentale che ospita la grande scritta al neon a luce bianca della parola POESIA capovolta ideata dall’artista. Le lettere, che ricalcano la grafia di Maloberti stesso, appaiono come sospese, sostenute soltanto da una struttura metallica di tubi innocenti, un’architettura temporanea che rimanda all’idea del cantiere, dello scenario urbano, del provvisorio.

L’opera, come un’apparizione, si inserisce silenziosamente nella monumentalità del luogo, illuminando l’architettura con un ribaltamento, una parola capovolta che sembra caduta dal cielo creando una vertigine visiva che invita a leggere la realtà con occhi nuovi. L’arte del resto, come la poesia, agisce come dispositivo di disorientamento e rivelazione.

Nel corso della sua ricerca Marcello Maloberti ha approfondito il binomio arte/vita utilizzando una pluralità di linguaggi – fotografia, video, performance, installazione, oggetti e collage – comunque attraversati da una forte componente performativa e dall’interazione con il pubblico. Andando oltre la quotidianità, con sguardo neorealista, straniante e onirico, e un approccio archeologico alla storia dell’arte, l’artista esplora temi come la dimensione poetica della parola, la sacralità del quotidiano, l’interesse per le trasformazioni del paesaggio urbano.

La mostra sarà anche l’occasione per presentare il nuovo libro di Maloberti, edito da Treccani, anch’esso intitolato POESIA, in cui le sue celebri frasi scritte a mano, conosciute come “Martellate”, si presentano ora come atti poetici. Nel libro l’artista mette in atto una rinnovata modalità di scrittura, affrontando temi legati al sacro, al mistico e al divino, in una continua ricerca dell’Alto. 

Le poesie, come frasi oscure continuamente in cerca di senso e significato, irrompono sulla pagina bianca alternando umori e registri formali differenti. Il volume, in lingua italiana e francese, riporta le traduzioni di Jean-Paul Manganaro.

POESIA di Marcello Maloberti è un progetto di BAM, con il sostegno del Main Partner Istituto Gentili e del PartnerAspesi, con il supporto tecnico di Baioni Comunicazione, MAG e NeonLauro; Follador è sparkling partner. 

Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966) è un artista visivo di base a Milano. È docente di cattedra di Arti Visive alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano. Lavora con la Galleria Raffaella Cortese dal 1999. La sua ricerca trae ispirazione da aspetti propri delle realtà urbane più marginali e minime con particolare attenzione all’informità e alla precarietà del vissuto. La sua osservazione va oltre l’immediatezza della dimensione quotidiana, con uno sguardo neorealista straniante e onirico, combinato a un approccio archeologico alla storia dell’arte. Le performance e le grandi installazioni sonore e luminose, dal forte impatto teatrale, vengono realizzate sia in spazi privati che pubblici prediligendo sempre l’interazione con il pubblico. Questi interventi funzionano come narrazioni contratte, sono atmosfere da vivere ed esperire, temperature emotive da attraversare. Il corpo performante è quello della collettività, capace di produrre un dialogo tra la performance stessa e il suo pubblico. Negli ultimi anni Maloberti ha approfondito il binomio arte/vita utilizzando una coralità di linguaggi sia visivi che sonori – fotografia, video, performance, installazione, oggetti e collage – sempre attraversati e potenziati da una forte performatività.
Marcello Maloberti ha esposto in numerose istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra cui: Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola (2025; 2022; 2020; 2018; 2014); Triennale, Milano (2025; 2022; 2015; 2012); PAC Padiglione d’arte Contemporanea, Milano (2024; 2003); Fondazione Memmo, Roma (2023); MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (2023; 2019); Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste, Vienna (2022); BAB Bangkok Art Biennale, Bangkok (2022); Kestner Gesellschaft, Hannover (2021); Biennale Gherdëina, Ortisei (2020); MACRO, Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2020; 2012); Stazione dell’arte, Ulassai (2019); Haus Wittgenstein – Bulgarisches Kulturinstitut, Vienna (2019); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (2020; 2018; 2000); Manifesta12 - Eventi collaterali 5X5X5, Palermo (2018); MOCAK – Museum of contemporary art in Krakov (2017); Biennale di Pune, India (2017); Quadriennale di Roma, Rome (2016); MuCem –Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, Marsiglia (2016); Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO) (2014); Padiglione Italia 55a Biennale di Venezia (2013); Biennale: 4 – Thessaloniki Biennale (2013); Fondazione Zegna, Trivello (BI) (2013); MAC VAL Museum, Vitry-sur-Seine, Francia (2012); Frankfurter Kunstverein, Francoforte (2012); The 29th Biennial of Graphic Arts, Ljubljana (2011); Nuit Blanche, Paris, in collaborazione con CAC Brétigny

(2011); Generali Foundation, Vienna (2010); Royal Academy of Arts, London (2010); GAMeC − Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo (2009); PERFORMA 09, New York, (2009); Rotonda della Besana, Milano (2008), PAN | Palazzo delle Arti Napoli (2007); Spazio Oberdan, Milano (2007); Villa Manin − Centro d’Arte Contemporanea, Codroipo (UD) (2005); MUSEION – Museo d’arte contemporanea di Bolzano (2005); Collection Lambert – Musée d’art contemporain Avignon (2005); Palazzo Strozzi, Firenze (2005); Premio FURLA, Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2002); SESC Pompeia, San Paolo, Brasile (2001); GAM – Galleria d’Arte Moderna, Bologna (2000).

Marcello Maloberti
POESIA
a cura di Cristiana Perrella
7 novembre 2025 – 6 febbraio 2026

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Piazzale di Villa Giulia 9, Roma

Ufficio Stampa
Lara Facco P&C
Lara Facco | M. +39 349 2529989 | E. lara@larafacco.com
Camilla Capponi | M. +39 366 394 7098 | E. camilla@larafacco.com

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venerdì 14 novembre 2025

Dimitris Kontodimos/ Gabriel Orlowski. Transit Grounds


Venerdì 21 novembre dalle ore 17.00 la Shazar Gallery presenta Transit grounds una doppia personale di Dimitris Kontodimos e Gabriel Orlowski, a cura di Massimiliano Maglione. Transit Grounds riunisce il lavoro di due artisti, Dimitris Kontodimos (scultore greco) e Gabriel Orlowski (fotografo polacco) che mostrano con due differenti linguaggi un continuum di azioni urbane “la città contemporanea appare come archivio di memorie e macchina di consumo, un organismo che accumula rovine mentre produce se stesso, che rinnova incessantemente la propria immagine mentre ne consuma la sostanza. È il consumo a determinare il ritmo del presente, un flusso che trascina con sé materiali, corpi e memorie, risucchiando il tempo nel vortice di una produttività che non conosce tregua” come descritto nel testo critico da Massimiliano Maglione. 

Le sculture di Dimitris Kontodimos simulano percorsi artificiali attraverso i quali si insinua la cultura consumistica, utilizza oggetti anonimi della civiltà urbana rendendoli rovine contemporanee, reperti fittizi che mettono in crisi la fiducia nella memoria come strumento di verità. Nelle fotografie di Gabriel Orlowski invece la rovina non è più il ricordo di ciò che è finito, ma la forma del presente che si consuma, una distesa di strutture, mezzi e persone che continuano a muoversi pur nella sensazione di essere già relitti, conseguenze della logica consumistica.

Gabriel Orlowski che vive e lavora a Varsavia, è alla sua seconda personale negli spazi di via P. Scura Nel 2018 è stato inserito nella lista dei più importanti giovani artisti polacchi, ha esposto alla Agnes B. Galerie du Jour a Parigi, alla Galeria Leto a Varsavia e Zigutamve a Vienna ed è stato anche protagonista di una mostra durante la Warsaw Gallery Weekend, nello Stroboskop Art Space. 

Dimitris Kontodimos vive e lavora ad Atene ed è alla sua prima personale italiana. In occasione della mostra alla Shazar Gallery ha partecipato a Somma Vesuviana alla residenza artistica “Vesuvio contemporary residency creative stay” organizzata da Tramandars su invito di Massimiliano Maglione. Attivissimo in Grecia ha esposto in molte capitali europee tra cui Praga e Madrid.

Transit grounds rimarrà aperta fino al 17 gennaio 2026 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento.

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8 
80134 Napoli
www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com Instagram: shazargallery – FB: shazargallery
Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

pubblica: 

martedì 11 novembre 2025

ETEROCROMIA. Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale


Curva Pura è lieta di presentare, Eterocromia, mostra bipersonale di Mattia Cleri Polidori e Paolo Vitale, a cura di Laura Catini.
La mostra percorre le ricerche dei due artisti in un elogio del dissimile, dove elementi dissonanti e inattesi compongono e aggiungono profondità, complessità e molteplicità alla percezione. In contrasto con l'uniformità, tra differenza e dissonanza, le due poetiche agiscono oltre il canone della materia pittorica e scultorea, portando in evidenza un universo di immagini ed enigmi tra scienza e onirismo, tra memorie di natura e nuove germinazioni formali. Innumerevoli polimorfismi si espandono colonizzando i territori dell’immaginario, conducendo l’osservatore entro iperboli favolistiche ed ecosistemi simbiotici.

Come scrive Laura Catini nel suo testo critico: «Eterocromia scruta le porte del fenomenico kantiano, immediatamente dato, per aprire a un tracciato noumenico e a una dinamicità atipica che vede l'ἕτερος (eteros) come sinonimico di un dissimile seducente. Si scioglie l'iter formale tradizionale per una dicotomia di visione ed estetica tra oggettualità discrepanti.»

L’esposizione, tra contrasti e antinomie, rivela un equilibrio molteplice, in bilico nell’estremità del confronto che alimenta una genesi continua di artificio-natura e artificio-fantastico. 

Biografie: 
Mattia Cleri Polidori nasce a Roma nel 1987. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2015 e nel 2016 al Wimbledon College of Arts di Londra. Dal 2018 al 2024 presta servizio all’Accademia di Belle Arti di Roma nel dipartimento di pittura. Nel Dicembre 2025 è dottorando presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. È uno dei fondatori dell’artist-run space Rione Placido, inaugurato nel Gennaio 2023 a Roma. Fra i suoi progetti recenti emergono le personali a Mancaspazio, Nuoro, nel 2025, a Cartavetra, Firenze, nel 2024 e 2021, a Blocco 13, Roma, nel 2023, la sua collaborazione con la compagnia DOM nello spettacolo CAMPFIRE – dove comincia l'incendio, al Teatro India di Roma, e le residenze d’artista in Estonia nel 2020 e 2022.

Paolo Vitale nasce a Roma nel 1989. Nel 2009 consegue il Diploma di maturità classica. Nel 2021 consegue la Laurea Specialistica in Pittura. Nel 2023 è tra i fondatori dell’artist-run space Rione Placido, a Roma. Tra le mostre personali, si ricordano: Al Baronato Quattro Bellezze, a Roma (2017); Io scorro, bipersonale con Alice Colacione, presso la Galleria Borghini, a Roma (2022);
Nel 2018 prende parte alla collettiva Save Biennale, presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, a Pescara. Da ottobre 2020 a maggio 2021, espone a Porticato Gaetano XXXII Edizione, rassegna d’arte promossa dal Comune di Gaeta (LT). Nello stesso anno prende parte alla collettiva Ecologicart promossa dalla Galleria La Nica, a Roma. Nel 2022, espone ad Avanguardie Verdi – E luce fu, presso la Galleria 212, a Bologna. Nel 2023, partecipa alla “Rome Art Week 2023” con il progetto Inarrestabili Latitudini dell’Antropocene. Nell’aprile 2024 espone le sue opere alla collettiva Il cielo è nel ghiaccio, presso la Kou Gallery di Roma. Nel 2025 partecipa alla mostra Sei. Antologia del sufficiente insieme ai membri di Rione Placido presso gli spazi del collettivo, a Roma. Nell’estate dello stesso anno le sue opere sono in mostra a Lecce con la collettiva Oro Anacronico, durante la “Lecce Art Week 2025”, e a Ferentino, per la quinta edizione del “Festival dell’Arte Nomadica”. Nel 2012 è vincitore della borsa di studio per l’Istituto Europeo di Design di Roma e nel 2021 partecipa alla XXXII Edizione del Porticato Gaetano ed è vincitore con l’opera Mondo Rosso, acquisita dalla Pinacoteca Comunale di Gaeta (LT). Vive e lavora a Roma

INFO
ETEROCROMIA
Mattia Cleri Polidori Paolo Vitale
a cura e con testo critico di Laura Catini

Opening 13 Novembre 2025 ore 18:30 – 21:30
Fino al 7 Dicembre 2025

Orari: lunedì e giovedì dalle ore 18:30 e su appuntamento - prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura 
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma 
 curvapura@gmail.com - www.curvapura.com

lunedì 10 novembre 2025

Waiting for Palms di Peter Ydeen


La AOC F58 Galleria Bruno Lisi è lieta di presentare Waiting for Palms di Peter Ydeen a cura di Camilla Boemio. 

“Waiting for Palms” è una serie di fotografie di paesaggi urbani scattate in Marocco ed Egitto, che esplorano i punti in cui le tracce silenziose della tradizione si intersecano con la turbolenza dell'espansione moderna. Le immagini si soffermano sulla quotidianità, ambientate in paesaggi monumentali e costruite da un'accumulazione di piccoli momenti non eroici. Insieme, formano un arazzo di mondi immediati ed enigmatici, intimi eppure sempre sfuggenti, creando un'esperienza di perpetua interpretazione.
Scattate tra il 2016 il 2017 a Essaouira, nella zona di Tafilalet, a Fez in Marocco e dal Cairo ad Assuan in Egitto, le immagini catturano un mondo senza tempo con colori tenui, luci suggestive, geometrie delicate e il ritratto di un popolo riflessivo. È un reportage fotografico che intende mostrare il calore e la dolcezza di una regione spesso misteriosa. 
Questa serie è una sofisticata fotografia di viaggio costruita sulla base dell’approccio dell’autore al paesaggio urbano. Le persone in queste fotografie sono parte integrante del paesaggio stesso, piuttosto che essere ritratti in modi e contesti tradizionali. Il tema centrale esplora come i paesaggi riflettano le gestalt delle comunità che li abitano, ne è l’emblema la fotografia che dà il nome al titolo, che ritrae una donna completamente coperta, in piedi accanto a un murale di palme.
In questa serie è presente una vena sotterranea che riguarda "l'etica della visione". La serie include alcuni scatti influenti: "A Mother, a Baby and a Tree" la fotografia più nota della serie, "Waiting for Palms", che dà il titolo alla serie, "Exhale" che rappresenta il lato egiziano e la foto più pubblicata dalle riviste e dal web. 

“Waiting for Palms” è l'unica serie realizzata da Ydeen che includa costantemente le persone, sebbene tutti i suoi paesaggi urbani in definitiva riguardino le persone, raccontate attraverso i loro ambienti costruiti. In questa serie, esse appaiono spesso in scala ridotta, raffigurate come parti del paesaggio, elementi imprescindibili che riescono ad evocare una profonda lettura del tessuto sociale, storico e urbano. Nell’intervista a The Dreaming Machine mi conferma che “sia unica tra le sue diverse serie nella quale le persone fungono effettivamente da elementi funzionali di scena, come i bambini che tornano a casa da scuola, dove non si tratta affatto di un ritratto, ma di un giocoso raggruppamento che si sposa completamente con i vecchi edifici in pietra e il paesaggio roccioso, diventando un unico pensiero coerente. “Toy Story” è una fotografia simile di Assuan, in cui le due donne vestite in modo tradizionale non sono ritratte in modo statico, ma creano un forte dialogo con i moderni giocattoli di plastica nei negozi, creando una singolare affermazione di come la tradizione interagisca con la modernità.” Il suo approccio alla discussione della serie, e nella pubblicazione del catalogo di prossima uscita negli Stati Uniti, si è arricchita attraverso lo studio di diversi teorici e delle loro pubblicazioni, che sono diventate di riferimento nella realizzazione, tra i quali: il critico di orientalismo Edward Said e la sua argomentazione sulla creazione dei parametri della rappresentazione e degli stereotipi creati dall'occidente; Debra Kapchan nella sua Moroccan Poetry Anthology: Poetic Justice, per come affronta la traduzione e il ruolo della fotografia; arrivando a toccare i problemi della traduzione esposti da Susan Sontag con il suo invito ad andare oltre i limiti. L’allestimento nella galleria è studiato appositamente ed è in dialogo con lo spazio, presentando stampe di formati diversi, cartine geografiche che accompagnano la visita suddividendo la serie nei luoghi visitati nelle due nazioni; spezzano la narrazione tre fotografie doppie appese al soffitto che creano un maggiore impatto estetico ed un racconto in movimento. 

Secondo Boemio: “L'estetica del filone della fotografia documentaristica diviene popolare negli anni '90, soprattutto con soggetti paesaggistici e architettonici. I soggetti di queste fotografie, che spaziavano attraverso una serie di luoghi costruiti, architettonici, archeologici industriali, ecologici e del tempo libero, erano vicini ad essere l'arte perfetta e autoreferenziale per gli imponenti edifici, spesso convertiti da magazzini e fabbriche industriali, in cui ora veniva esposta l'arte contemporanea. Le fotografie documentaristiche, ricche di informazioni visive e con una presenza imponente, si prestavano bene alla nuova sede privilegiata della galleria come luogo per scoprire la fotografia. Il Festival di Arles non era ancora un luogo nel quale “la cultura mangia la cultura”*, ma aveva il primato di essere un contesto inclusivo dove sono avvenuti scambi fondamentali tra i fotografi, sono cresciuti gli appassionati e il mondo della cultura non ostentava, ma anzi si proiettava in un contesto di ricerca. Anche dall’altra parte dell’oceano c’era un mondo da fotografare; Peter è riuscito a raccontarne l’anima dei luoghi con rigore e poesia. Storie sommerse di quella America, che amiamo. Che siano siti archeologici industriali del nord-est o la sua città natale ritratta di notte o la maestosità dei canyon in Utah; ogni sua immagine è una realizzazione perfetta nella quale convergono l’attenzione del luogo, la storia urbana, il paesaggio, con un approccio narrativo che collega passato e presente. Sono racconti nel racconto che svelano l’animo del fotografo; un cercatore errante, un poeta sedotto dall’immagine che evoca lirismo. Questo suo bagaglio intenso, il suo rigore, sono trasferiti nella realizzazione di “Waiting for Palms”. In qualche modo questa serie sviluppa un approccio simile al documentario di Pier Paolo Pasolini “Appunti per un’Orestiade africana”, descrivendo il continente mai in modo convenzionale (come riteneva Moravia), mai pittoresco; anzi attuando un’osmosi, uno stato di grazia nel quale l’autore diventa uno spettatore silenzioso ma partecipe, in grado di raccontare i luoghi con lirismo e originalità” 

*Riferimento all’articolo: E. Ratto, Ad Arles qualcosa è andato storto, Rivista Studio, 12 agosto 2025. 

Peter Ydeen è un fotografo che vive a Easton, in Pennsylvania. Lavora a New York e cattura magistralmente paesaggi urbani con uno sguardo poetico e visionario. Negli ultimi anni Peter si è concentrato sulla fotografia, dove può mettere a frutto i molti anni trascorsi imparando ad assimilare e a osservare. La sua formazione è profondamente legata all’arte; ha frequentato la Skowhegan School dedicandosi alla pittura e alla scultura, seguendo corsi tenuti da Judy Pfaff, Francesco Clemente, Martha Diamond e William Wegman. Quest’anno alla Biennale Architettura di Venezia sono stati esposti i suoi plastici alla mostra ACROS Fukuoka Prefectural International Hall di Emilio Ambasz & Associates. La sua collaborazione con l’architetto Emilio Ambasz è di lungo corso. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive negli Stati Uniti e in Europa, tra le quali ricordiamo: alla LACDA a Los Angeles; Black Box Gallery a Portland, nell’Oregon; a Lancashire in Inghilterra; al Littlefield Performance Center di Brooklyn, a New York; al Copenhagen Photo Festival; al Susquehanna Art Museum di Harrisburg in Pennsylvania; nel 2021 ha avuto la sua prima personale romana “Easton Nights” curata da Camilla Boemio alla AOC F58 Galleria Bruno Lisi; ha partecipato ai Trieste Photo Days nella cornice di eventi fotografici che si svolgono fuori città nel contesto URBAN Photo Awards 2023 all’aeroporto di Trieste; nell’estate del 2024 ha esposto in una doppia personale al TRYST a Los Angeles con la curatela di AAC Platform.

Camilla Boemio è una scrittrice d'arte, curatrice di ricerca la cui pratica indaga l'estetica contemporanea. Osserva il ruolo svolto dall'attivismo politico e dalle forme di socializzazione influenzate dai media e dall'immagine in movimento; è associata all'AICA (International Art Critics) e all’IKT. Con questa mostra la curatrice celebra il suo ritorno alla fotografia, dopo avere curato negli anni varie mostre di ricerca sulla fotografia in gallerie romane, tenuto interventi per il noto festival britannico FORMAT al museo Quad di Derby e curato Gianpaolo Arena My Vietnam per la XIII edizione di FOTOGRAFIA, Festival Internazionale di Roma, al MACRO Museo D’Arte Contemporanea Roma dedicata al ritratto (2014) e la personale di Antonio Palmieri “TEN YEARS: BSR People 14-24” alla British School at Rome (2024). 


Sede AOC F58 - Galleria Bruno Lisi, via Flaminia 58 - Roma (metro A fermata Flaminio)
Artista Peter Ydeen 
Titolo “Waiting for Palms”
A cura di Camilla Boemio
Sponsor tecnico Birra Morgana
Apertura 1 dicembre 2025 ore 18,00
Periodo dal 1 dicembre al 19 dicembre 2025
Orario dal lunedì al venerdì ore 17,00-19,30
(chiuso sabato e festivi) per appuntamento whatsapp o SMS al 3339652149

Daniele Spanò - Lasciami cadere


Sala 1 è lieta di presentare la mostra Lasciami cadere dell’artista romano Daniele Spanò.

“Il progetto indaga l’ambiguità delle immagini nell’epoca dell’ipertrofia digitale, raccogliendo ricerche e suggestioni degli ultimi due anni, focalizzandosi sull’immagine della caduta e sulla conseguente ricerca di fragili equilibri. L’artista mette in scena un percorso multimediale fatto di installazioni precarie: schermi, sculture e altri sistemi effimeri si mostrano allo spettatore nella propria vulnerabilità, celando, come nel caso dei dispositivi emanatori di immagini, il loro contenuto principale. Le immagini non più visibili allo sguardo si tramutano in tracce luminose; sono – nelle parole dell’artista – “fantasmi che stentano a svelarsi, luci emanate da un corpo che non possiamo vedere”. Qui lo spettatore, privato della possibilità di riconoscere il contenuto della trasmissione, è costretto a fare affidamento su qualcosa che non conosce e non può esperire. Tale circostanza non differisce molto dal rapporto che intratteniamo quotidianamente con le immagini mediali: anche laddove i contenuti si mostrano nella loro apparente oggettività, siamo chiamati a interrogarci sulla loro veridicità e sugli effetti che la loro diffusione provoca su di noi. Le immagini odierne sono infatti spesso definite “operazionali”, contenuti concepiti da macchine per altre macchine, e come tali manipolabili tanto nei fatti quanto nelle intenzioni. La realtà diviene dunque un dispositivo instabile così come appaiono le delicate installazioni di Spanò. L’artista invoca l’azione della caduta come tentativo ultimo di sottrarsi alle complesse condizioni in cui versano le odierne narrazioni. Lasciami cadere è un invito a far cadere il velo delle certezze surrogate e a muoverci come funamboli tra gli intricati strati del reale.”

Daniela Cotimbo

Si ringrazia TPE Teatro Astra per la collaborazione e RE:HUMANISM per il partenariato.

Biografia
Daniele Spanò è un artista visivo, regista e scenografo. La sua ricerca si concentra principalmente in ambito installativo e performativo, distinguendosi per un approccio sperimentale e multidisciplinare, in cui immagine in movimento, luce e suono scambiano costantemente le proprie competenze e concorrono alla creazione di dispositivi ibridi e complessi. Dal 2004 approfondisce sperimentazioni visive in video real-time multicanale, espone quindi le sue opere sia in Italia che negli Stati Uniti in Armenia in Australia e in Russia. 
Nel 2005 entra a far parte del team creativo del celebre videoartista Gary Hill per la realizzazione della grande installazione site-specific Resounding Arches al Colosseo di Roma. Nel 2011 viene selezionato da Takeshi Kitano per rappresentare la scena artistica romana all’interno del format televisivo Takeshi’s Art Beat da lui stesso condotto.
Dal 2012 al 2015 è consulente artistico della Fondazione Romaeuropa e curatore della mostra DigitaLife presso il MACRO / La Pelanda di Roma. Le edizioni da lui curate sono state realizzate in collaborazione con istituzioni internazionali come Le Fresnoy – Studio national des arts contemporains (Francia) ed Elektra / BIAN – International Art Festival & Biennial di Montréal (Canada). Nel 2016, In collaborazione con Luca Brinchi, progetta e realizza lo show multimediale per la presentazione della collezione Gucci al Fashion Week di Milano.
Dal 2020 consolida il percorso di scenografo collaborando con numerosi registi e coreografi in ambito teatrale, coreutico e operistico. I suoi progetti sono stati presentati in importanti contesti nazionali e internazionali, tra cui: Maggio Musicale Fiorentino (Firenze), Théâtre National de Chaillot (Parigi), Piccolo Teatro (Milano), Busan Cinema Centre (Corea del Sud), LAC (Lugano), TPE Teatro Astra (Torino), Théâtre de L’Odeon (Parigi) e molti altri.

Tra gli ultimi impegni si ricorda la regia dell’opera Perseo e Andromeda di Salvatore Sciarrino, produzione della Sagra Musicale Malatestiana e di Forma Sonata (sua anche la drammaturgia) prodotta da ERT Emilia Romagna Teatro.


LASCIAMI CADERE di Daniele Spanò
testo critico di Daniela Cotimbo
Dal 14 novembre 2025 al 24 gennaio 2026
Sala 1 – Centro Internazionale d’Arte Contemporanea – Piazza di Porta San Giovanni 10, Roma

lunedì 3 novembre 2025

SWEET DREAMS di Lucia Simone

Alla Von Buren Contemporary, nel nuovo spazio VBC ArtLab in Via in Selci 56, SWEET DREAMS, la mostra personale della giovane artista italiana Lucia Simone.

Con SWEET DREAMS il sogno diventa protagonista, trasformandosi in portale verso nuovi mondi e in un filtro attraverso cui interpretare l'esperienza del reale. L'esposizione riunisce una selezione di dipinti ad olio che abbracciano sei anni di ricerca artistica. Attraverso una pittura attenta e visionaria, Simone esplora i confini tra veglia e inconscio, memoria e immaginazione, invitando lo spettatore a immergersi in un universo sospeso tra realtà e sogno. SWEET DREAMS si propone così come un viaggio interiore, dove la dimensione onirica si fa chiave d'accesso a nuove percezioni e possibilità di interpretazione del mondo.

Lucia Simone, nata a Perugia nel 1986, si è formata presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, specializzandosi in pittura e incisione. Le sue opere, di forte impatto emotivo, l'hanno portata a ricevere prestigiosi premi internazionali e ad esporre in rinomate istituzioni culturali. Ha inoltre partecipato a numerose mostre personali e collettive.

VBC ArtLab è il nuovo spazio di Von Buren Contemporary. Un laboratorio d'arte e di idee, è un luogo dinamico dedicato a workshop, presentazioni, incontri ed eventi speciali.

Von Buren Contemporary - VBC ArtLab | Via in Selci 56, Roma
SWEET DREAMS Con le opere di Lucia Simone
Testo critico: Anna Gasperini
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren
la mostra resterà aperta fino al 20 novembre 2025
orari: martedì-sabato 11:00-13:30 e 15:30-19:30

Ufficio stampa

Alessandra Lenzi
+39 320.5621416

Oggettivate il Croma. Pensiero, purezza e intensità dell’opera di Pierpaolo Marcaccio


Sabato 08 novembre 2025, alle ore 18.30 inaugura, negli spazi museali di Palazzo Bracci Pagani della Fondazione Carifano, importante edificio della città databile tra il XVI e il XIX secolo, la mostra Oggettivate il Croma. Pensiero, purezza e intensità dell’opera di Pierpaolo Marcaccio, a cura di Maria Letizia Paiato. Maestro contemporaneo del colore e della luce, raffinato creatore di opere che evocano emozioni e trasmettono un senso di profonda bellezza attraverso il linguaggio universale del colore, Pierpaolo Marcaccio, dopo una pausa decennale dalla scena artistica, ritorna con una personale mostrando al pubblico il suo lavoro più recente. Troviamo qui la serie delle gabbie cromatiche, messe a punto negli anni della pandemia ma iniziate all’incirca un decennio prima, sua opera particolarmente riconoscibile e oggi finalmente osservabile tutta insieme. Ben 150 lavori, fra gabbie piccole e grandi, innovativa, a tratti maniacale, originale classificazione delle tinte pittoriche più famose, comprensive di quelle solitamente e per convenzione escluse dalla tradizionale tavolozza. Un lavoro che è una sorta di viaggio nella storia dei colori, fra terre, ocra, carbone, fino all'uso di pigmenti minerali e che, fra le sale di Palazzo Bracci Pagani, finisce con il creare uno spazio narrativo inedito, un tutt’uno fra architettura e superfice, e ovviamente forma e colore. Oggettivare il Croma si pone pertanto come una sorta di libro aperto dove pratica e teoria s’incontrano nell’idea di concettualizzazione del colore, cui risponde la sua fisicità tangibile, sicché Le gabbie cromatiche non sono semplicemente espressive, seppure sostenute primariamente dall’elemento emotivo, ma la visualizzazione di come il colore può rappresentare sé stesso scevro di tutti gli attributi della composizione, della poetica, di ogni significato simbolico, semplicemente "cosa oggettiva" (M.L. Paiato). Il percorso di mostra non si conclude qui. Vicino alle gabbie cromatiche troviamo anche alcuni dipinti su rotoli, teli di canapa sativa, una selezione di lavori realizzati fra la metà degli anni Novanta e i Duemila, in cui Marcaccio esprime un carattere quasi primitivo della pittura anche nell’originale formato che, come spiega: non richiede un rapporto spaziale ma temporale, poiché si può̀ procedere solo in una direzione: quella orizzontale. Fra opere del passato e quelle più recenti, Pierpaolo Marcaccio con questa personale mostra al pubblico, non solo la sua più intima ricerca ma, come recita il sottotitolo di questo spaccato, il pensiero, la purezza e l’intensità della sua opera, sostantivi che da sempre qualificano la sua visione valoriale dell’arte. La mostra rimarrà aperta fino al 16 novembre 2025.



OGGETTIVATE IL CROMA
Pensiero, purezza e intensità dell’opere di
PIERPAOLO MARCACCIO
a cura di Maria Letizia Paiato
8-16 novembre 2025

FONDAZIONE CARIFANO - PALAZZO BRACCI PAGANI
Corso G. Matteotti 97, Fano (PU)

ORARI di VISITA
tutti i giorni 17-20

INFORMAZIONI
Fondazione Cassa di Risparmio di Fano
61032 Fano (PU) Via Montevecchio n.114

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venerdì 31 ottobre 2025

SBANDIERATA A PASOLINI

 

A cinquant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, Sbandierata a Pasolini restituisce non l’intellettuale canonizzato, ma l’uomo che amava mescolarsi alla vita delle periferie, nei gesti quotidiani e nella autenticità popolare. 

Il progetto nasce dalla suggestione di una bancarella di bandiere al Quadraro — reliquia popolare di un tempo ostinatamente presente. In questo scenario tornano alla mente i versi di Le belle bandiere, dove Pasolini evoca la «santità del popolo» degli umili e dei dimenticati. Da queste immagini nasce l’idea di una processione laica di bandiere: impresse con memorie raccolte nei racconti di chi ha vissuto le periferie del dopoguerra, delle persone che hanno incontrato Pasolini e nelle voci di chi, senza averlo conosciuto, continua a immaginarlo tra noi, capace di leggere il nostro tempo con tale chiarezza da anticiparne le trasformazioni. Le bandiere installate saranno visibili nel corso della giornata nella loro dimensione silenziosa, per poi prendere vita in una sbandierata collettiva tra le vie del Quadraro: un gesto corale dedicato ad un ‘Pasolini minore’ che trasforma la quotidianità in atto di memoria e di presenza. 
Un’azione che evoca lo scorrere dei titoli di coda dei suoi film, da cui le bandiere riprendono visivamente l’estetica: là dove comparivano i nomi degli interpreti, qui emergono parole e frasi che testimoniano l’eredità viva di un Pasolini umano, imprevisto, quotidiano. 


INFORMAZIONI SULLA MANIFESTAZIONE 
Luogo: Quadraro, Roma​
Data: Domenica 2 novembre 2025​
Installazione bandiere: dalle ore 11.00 alle ore 16.00 in via del Mandrione n°438​
Sfilata bandiere: dalle ore 16.00 alle ore 17.00​
(Partenza in via del Mandrione n°438 – arrivo in via dei Juvenci n°11 | info percorso sul sito) 

CREDITI
Progetto a cura di Spazio Y

Ricerca e selezione contributi
Paolo Assenza
Laura Catini

Editing Contributi
Paolo Assenza
Marianna Reggiani

Coordinamento progetto​
Viviana Capasso
Alessia Simonetti

Grafica
Studio Off1c1na
Beatrice Ciotoli

Comunicazione​
Beatrice Ciotoli
Irene Iodice

Documentazione fotografica evento​
Giulia Fornari
Alice Colombo
Clarissa Baratta
Fabia Rodi
Vanessa Caredda 


CONTRIBUTI ALLE BANDIERE
Mattia Andres ‘Tone’ Lombardo, Alessandro Asciutto, Paolo Assenza, Elisabetta Benassi, Rosina Boschi, Luciana Capitolo, Deborah Caputi, Ascanio Celestini, Roberto Chiesi, Augusto Coccia, Giovanni De Angelis, Marco Dionisi Carducci, Lisa Di Pietro, Marisa Facchinetti, Giuseppe Garrera, Laura Luchetti, Irene Maiorino, Enrico Masi, Chiara Morganti, Nello Panzini, Silvio Parrello, Pasquale Polidori, Ludovico Pratesi, Nicola Rotiroti, Nordin Sajot, Salvatore Salmeri, Kairos, Enrico Sorrentino.

RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento speciale a: Giorgio de Finis, Linda Mazzoleni, Sofia Francesca Miccichè, Alfredo Pirri, Ludovico Pratesi, Giuseppe Garrera, Enrico Masi, Roberto Chiesi, Alessandro Dandini de Sylva, Alessandro Luparelli, Maurizio Mattana, Ema Jons, Sergio Minosse, Lo Spizio, Giovanni Prisco, Spazio Kina, Lorenzo Leonetti, Ugo Piccioni.

EVENTI COLLATERALI ALLA MANIFESTAZIONE
Performance sonora ore 16.30 “FIUMANA IN CANTO” di Giovanni Prisco, Moggio
Vineria, via dei Quintili n°51

CONTATTI
Spazio Y​
info@spazioy.com

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martedì 28 ottobre 2025

A Londra CELLS and LOVE – Una mostra che esplora la matrescenza attraverso l’arte

opera di Flora Bradwell 

Cells and Love invita tuttə – a prescindere dal genere o dallo status genitoriale – a un’esplorazione intima di una delle esperienze umane più profonde: diventare madre.

Riunendo opere di artiste contemporanee che sono anche madri, attive nella pittura, scultura, installazione, video, performance e tessile, la mostra indaga l’intersezione tra maternità e pratica artistica. Al centro di Cells and Love si trovano una serie di dualità: creazione e separazione, sé e altrə, autonomia e responsabilità. Questi non sono dilemmi esclusivamente materni: sono esperienze umane universali, che attraverso la lente della maternità assumono nuova profondità e urgenza.

La transizione verso la maternità, conosciuta come matrescenza, è spesso paragonata all’adolescenza per la sua intensità emotiva e fisica. È disorientante, espansiva, brutale. Rimodella l’identità, il tempo e persino il corpo. Eppure, le narrazioni culturali dominanti continuano a rappresentare la maternità in termini ristretti e idealizzati: perfezione, sacrificio, silenzio. Cells and Love si oppone a queste aspettative, offrendo opere che riflettono l’intero spettro dell’esperienza materna: tenerezza e rabbia, gioia e stanchezza, connessione e perdita.

Invece di presentare la maternità come un ruolo fisso o un’identità definitiva, la mostra la abbraccia come un processo vissuto e in continua evoluzione. Per alcune artiste, questo significa lavorare con nuovi materiali, gesti o ritmi; per altre, confrontarsi con la pressione di dover scegliere tra fare arte e crescere figliə. In ogni caso, il materno non è un tema, ma una forza: una forza che trasforma la pratica, la percezione e la produzione artistica.

Crediamo che queste domande vadano ben oltre la genitorialità. In un mondo in cui il lavoro di cura è essenziale ma sistematicamente svalutato, Cells and Love apre uno spazio per riflettere su come intendiamo la creazione, la responsabilità e l’identità. Non parla solo di maternità, ma di cosa significa prendersi cura: degli altri, di sé stessə e dei mondi fragili che abitiamo. Questa mostra sfuma i confini tra arte e vita, tra studio e spazio domestico, tra gioco e pratica. Si svolge nel terreno torbido e generativo in cui maternità e creatività si incontrano – luoghi spesso trascurati o svalutati. Qui, li rendiamo visibili.

Il seme di Cells and Love è stato piantato durante una serie di incontri di un book club per artiste madri. Molte di loro si sono conosciute lì, unite dal bisogno condiviso di spazio, dialogo e cura. Il libro che ha catalizzato la conversazione è stato Matrescence di Lucy Jones, che esplora le trasformazioni emotive, fisiche e psicologiche che le donne attraversano nel diventare madri. Quello che è iniziato come una discussione si è evoluto in un desiderio condiviso: creare una mostra che potesse contenere la complessità di questi cambiamenti, e sostenersi a vicenda nel doppio lavoro di fare arte e fare maternità.

Le componenti del nucleo iniziale includono Farnaz Gholami, Gal Leshem e Michal Raz. Riconoscendo la necessità di una voce curatoriale sensibile sia alla politica della cura che al panorama dell’arte contemporanea, le artiste hanno invitato Paola Lucente a unirsi al progetto come curatrice. Paola è una curatrice indipendente con sede a Londra, con oltre 20 anni di esperienza e una profonda conoscenza della storia dell’arte femminista, della pratica interdisciplinare e delle metodologie collaborative. Ha ampliato il dibattito invitando nuove artiste a partecipare, allineandosi e celebrando l’etica del gruppo.

Cells and Love – Una mostra che esplora la matrescenza attraverso l’arte 
a cura di Paola Lucente

Artiste partecipanti: Anna Frijstein, Charlotte Warne Thomas, Diane Chappalley, Emma Cousin, Farnaz Gholami, Fiona Chambers, Flora Bradwell, Gal Leshem, Hannah Morgan, Lindsay Mapes, Lisa-Marie Harris, Ludovica Gioscia, Michal Raz, Or Lapid, Qian Qian, Sophie Goodchild.

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Paola Lucente (Curatrice) 
Paola Lucente è una curatrice e consulente di arte contemporanea con oltre 20 anni di esperienza nei settori artistici pubblico e privato. Ha conseguito un Master in Psicologia della Gestione Artistica e una laurea in Arti Visive Contemporanee, maturando un’esperienza internazionale grazie a ruoli ricoperti presso il Guggenheim Museum, la Marian Goodman Gallery, le fiere d’arte Scope e Volta di New York, e la Zabludowicz Collection di Londra. 

Dal 2016 al 2019 è stata responsabile delle Arti Visive e della Programmazione presso Spazio Murat a Bari, il primo spazio pubblico della città dedicato all’arte contemporanea, dove ha curato e prodotto numerose mostre e organizzato un Summer Art Camp per 14 artisti internazionali. 

Negli ultimi sette anni, Lucente ha ricoperto il ruolo di Direttrice e Curatrice di Procreate Project, la prima impresa sociale nel Regno Unito dedicata al sostegno di artiste contemporanee che sono anche madri. È inoltre co-fondatrice e co-direttrice di Mother House Studios a Lewisham, dove ha avuto un ruolo chiave nel lancio e nella direzione del primo modello a lungo termine di studio per artisti-genitori nel Regno Unito, fondato originariamente nel 2016 da Dyana Gravina come parte del Procreate Project. 


Mother House Studios Lewisham continua oggi a rappresentare uno spazio pionieristico in cui pratiche creative e di cura possono coesistere. Lucente ha curato tre edizioni del Mother Art Prize, un bando internazionale che riceve ogni anno oltre 1.200 candidature da artisti provenienti da 36 paesi. Le mostre da lei dirette sono state ospitate presso Mimosa House (2018), Cromwell Place (2020) e Zabludowicz Collection (2023). Il suo approccio curatoriale si fonda su un profondo impegno verso le pratiche interdisciplinari e le metodologie collaborative, in linea con l’etica di Cells and Love: mettere in primo piano la cura, il lavoro collettivo e il potere trasformativo dell’esperienza condivisa.




Cells and Love – Una mostra che esplora la matrescenza attraverso l’arte
A cura di Paola Lucente


VERNISSAGE (private view): 6 novembre 2025 (dalle 16:00 alle 21:00)
Apertura al pubblico: dal 7 novembre al 6 dicembre
Orari: da mercoledì a sabato (11:00 – 17:00)
Tutti gli altri giorni solo su appuntamento

Luogo:
Gallery 1, 1 Poultry Street, Londra EC2R 8EN

Con il gentile supporto di Hypha Studios e Cheapside Business Alliance


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Dottorato accademico ad honorem al collettivo artistico Studio Azzurro


Il prestigioso riconoscimento del Dottorato accademico ad honorem verrà conferito dall’Accademia di Belle Arti di Macerata al famoso collettivo artistico Studio Azzurro, giovedì 30 ottobre 2025 alle ore 10,30 presso l’Auditorium Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti di Macerata.

Il gruppo di artisti, composto da Leonardo Sangiorgi, Fabio Cirifino (1949-2025), Paolo Rosa (1949-2013), arricchitosi della collaborazione di Stefano Roveda dal 1995 al 2011, viene premiato dall’Accademia su proposta della prof.ssa Lucia Cataldo, Coordinatrice del Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell'arte, per l’attività artistica a livello nazionale e internazionale nell’ideazione e realizzazione di nuove forme artistiche e museali, i “musei di narrazione”, esprimendosi con una notevole varietà di linguaggi. Dopo i saluti delle autorità, seguiranno l’intervento inaugurale del Presidente dell’Accademia Gianni Dessì e la laudatiodella Prof.ssa Lucia Cataldo, del Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte. La cerimonia si concluderà con la lectio magistralis di Leonardo Sangiorgi, uno dei tre artisti fondatori di Studio Azzurro.

Studio Azzurro, nel corso della sua attività, ha realizzato film, percorsi espositivi, musei, videoinstallazioni, ponendo sempre l'accento sul rapporto che viene ad instaurarsi tra opera e fruitore. L'importanza di questa relazione viene esemplificata dai celebri “ambienti sensibili”, introdotti a partire dal 1995, che permettono di annullare la divisione tra reale e virtuale, fungendo da mezzo di racconto partecipato, spesso legato a luoghi e alla memoria del territorio. Ne sono esempio le installazioni e i musei nati in dialogo con le comunità, come il Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo (2000), che ha dato il via ad un genere di musei in cui si fondono tecnologia, racconto e documentazione storica e che consente al visitatore di entrare in contatto diretto con le testimonianze dei protagonisti della Resistenza, attraverso immagini, suoni, gesti e voci che restituiscono la dimensione umana della memoria. Da ricordare, in quasi trent’anni di attività del collettivo, anche il Museo Laboratorio della Mente a Roma (2008), premiato da ICOM Italia, e I luoghi del mercurio all’interno del Parco Minerario di Abbadia San Salvatore (SI), insignito del Premio Silvia Dell’Orso nel 2017. Inserito dal Ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali sui beni culturali, è il Fellini Museum di Rimini (2021), che si propone di omaggiare la vastità delle opere felliniane raccontandone la complessità attraverso l’uso di materiale originale, la rievocazione delle sale di montaggio e un ‘sentiero sonoro’, che guida il visitatore in un’esperienza immersiva. 

Notizia tristissima di questi giorni è la scomparsa di Fabio Cirifino, avvenuta lo scorso 4 ottobre, che lascia un grande vuoto nel panorama artistico internazionale, così come avvenne - oltre un decennio - fa per Paolo Rosa. La cerimonia assume quindi un significato ancora più intenso alla luce di questo lutto, testimoniando come l’eredità artistica, poetica e sociale continui a vivere e a generare progetti grazie alla forza collettiva del gruppo. Con questo riconoscimento, l'Accademia di Belle Arti di Macerata intende onorare un’esperienza artistica e intellettuale che ha saputo superare i confini disciplinari e generare un dialogo profondo tra arte, tecnologia e società.

La cerimonia sarà trasmessa in diretta streaming sul canale Youtube ufficiale dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.




INFORMAZIONI
Accademia di Belle Arti di Macerata
Piazza Vittorio Veneto 5 - Macerata
www.abamc.it

T +39 0733 405150
T +39 339 8453114 mail r.girotti@abamc.it

Auditorium Biblioteca Mozzi Borgetti
Piazza Vittorio Veneto 2 - Macerata

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martedì 14 ottobre 2025

Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva

opera di Stelio Maria Martini

Palazzo Lombardia – IsolaSET di Milano ospita fino al 31 ottobre la mostra Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva, promossa dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, in collaborazione con Regione Lombardia, con il contributo di Snam e con il patrocinio della Fondazione di Comunità di Milano.

La mostra, ad ingresso libero, è organizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione e realizzata con il supporto tecnico della Galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze.

La Poesia visiva
Quest’esposizione, a cura di Raffaella Perna, intende mettere in luce il carattere innovativo e attuale di una delle correnti più incisive dell’arte del secondo Novecento, evidenziando la forte tensione etica di un indirizzo artistico che si è calato con passione nelle problematiche vive dell’uomo del nostro tempo. Attraverso la sua rassegna di opere significative della poesia visiva, la mostra ripropone perciò allo spazio pubblico tematiche umane di prima importanza come la dignità della persona, il ruolo della parola nella costruzione dell’ethos sociale, la ricerca della pace, la tessitura complessa ma possibile del dialogo, la valorizzazione tanto delle traiettorie personali come della coesione delle comunità, l’apertura a orizzonti di speranza e di senso.

Con circa duecento opere esposte, la mostra offre uno sguardo trasversale sulle diverse sperimentazioni verbo-visive emerse nel secondo dopoguerra, in Italia e all’estero — dalla Poesia Concreta alla Poesia Visiva e alla Nuova Scrittura — con l’obiettivo di evidenziare l’affinità e la coerenza di visione di artisti operanti in diversi contesti geografici, ma accomunati da una forte tensione critica nei confronti della realtà contemporanea. Nell’evidenziare il ruolo cruciale della Poesia Visiva nel dibattito sugli effetti sociali e culturali prodotti dalla società dei consumi e dal boom economico, il percorso espositivo si prefigge di fare emergere, almeno in embrione, una poetica di riscatto dell’umano che coniuga le ferramenta simboliche della parola e dell’immagine nella creazione di nuovi spazi di libertà espressiva e nell’elaborazione di immaginari personali e collettivi non massificati e non omologati, aperti al mistero del soggetto e alla sua rivelazione nella parola.

I temi affrontati
Particolarmente significativo è il modo in cui, fin dagli anni Cinquanta e Sessanta, i poeti visivi hanno assunto una posizione critica nei confronti delle derive del capitalismo, scegliendo di utilizzare linguaggi alternativi, materiali poveri e pratiche non elitarie per formulare un’arte capace di ascoltare il quotidiano e le sue richieste più profonde. Al cuore della Poesia Visiva si trovano temi di stretta attualità: l’attenzione verso l’ambiente e la questione ecologica, la condizione della donna, la critica alle derive antidemocratiche, le istanze pacifiste, l’interesse per gli squilibri economici e sociali prodotti dalla modernizzazione, l’attenzione alla parola umana e il rifiuto della sua degradazione a mero mezzo di comunicazione, nella valorizzazione della sua potenzialità poetica. Si tratta di contenuti che non solo confermano l’impegno politico e sociale di questa corrente, ma che contribuiscono anche al rinnovato interesse critico che la Poesia Visiva sta conoscendo a livello internazionale.

Un movimento transnazionale
La curatrice della mostra ricorda: «Nel 1965, il filosofo tedesco Max Bense scriveva che la poesia concreta “non separa le lingue, ma le unisce, le mescola”. Questa affermazione si rivela oggi più che mai attuale e significativa: fin dall’inizio, infatti, le poetiche verbo-visive hanno conosciuto una diffusione capillare e internazionale, hanno coinvolto autori e autrici attivi in regioni geograficamente distanti come il Brasile, l’Argentina, gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, l’Italia, la Svizzera, il Portogallo, la Cecoslovacchia e il Giappone. In un’epoca segnata dal consolidarsi delle reti di comunicazione globale e dall’espansione dei mass media, la Poesia Visiva ha saputo farsi veicolo di scambio interculturale, strumento di resistenza simbolica e terreno di sperimentazione condiviso, oltre le frontiere nazionali».

Partendo dalle realtà locali dei propri paesi di origine, molti artisti legati a questa ricerca hanno saputo guardare oltre i confini nazionali, affrontando tematiche divenute globali come la guerra o le condizioni di povertà nel cosiddetto “Sud del mondo”.

Un linguaggio ibrido
L’esposizione restituisce la complessità e la ricchezza di una galassia verbo-visuale che ha saputo superare le tradizionali distinzioni disciplinari tra poesia, arti visive, grafica e comunicazione, attraverso l’adozione di un linguaggio ibrido in cui la parola si fa immagine, corpo, suono e spazio. 

Questa tensione verso la sperimentazione linguistica e l’urgenza di decostruire i codici tradizionali della comunicazione mass-mediatica rappresentano una delle cifre distintive della Poesia Visiva, corrente che ha coniugato rigore concettuale e apertura nei confronti dell’immaginario popolare. 

La mostra
In mostra, tale vocazione emerge con forza: circa 200 opere le opere esposte, spesso di piccolo formato e realizzate con mezzi semplici, sono frutto di una pratica artistica votata alla leggerezza, alla diffusione capillare e alla democratizzazione dell’esperienza estetica. 

La mostra Global Visual Poetry vuole documentare una stagione artistica che, attraverso l’attualità del linguaggio verbo-visivo, non smette di interrogare il nostro presente.

Nel percorso espositivo, pensato per la sede di IsolaSET, ampio spazio è dato alle esperienze di artisti nati o attivi a Milano. È questo il caso di Emilio Villa, scrittore, filologo, critico d’arte e poeta visivo nato ad Affori nel 1914, tra le voci più radicali e originali della letteratura del secondo Novecento. Centrali nella sua scrittura sono le origini lombarde e l’uso del dialetto, elementi che contribuiscono alla sua ricerca di una parola poetica capace di attraversare i confini della lingua e del segno. Presente in mostra anche Ugo Carrega: a lui si deve, nel 1971, la nascita del Centro Tool in via Borgonuovo 20, spazio dedicato alla ricerca artistica e letteraria d’avanguardia, che nel 1974 si trasforma nel Mercato del Sale, centro culturale di carattere sperimentale attivo fino al 1990. Proprio al Centro Tool di Milano, nel gennaio del 1972, viene ospitata l’Esposizione Internazionale di Operatrici Visuali, prima mostra interamente dedicata alle poetesse visive, curata da Mirella Bentivoglio, artista e curatrice la cui opera è documentata in mostra. Operano a Milano da decenni anche Giancarlo Pavanello edEmilio Isgrò.

Artisti in mostra:
Vincenzo Accame, Vincenzo Agnetti, Ruth Aklander, Elvira Alfageme, Alain Arias-Misson, Carlo Belloli, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Julien Blaine, Achille Bonito Oliva, Jean François Bory, George Brecht, Joan Brossa, John Cage, Julio Campal, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Henri Chopin, Herman Damen, Betty Danon, Augusto De Campos, Vicente De Percia, Álvaro De Sá, Paul De Vree, Stanislaw Dróżdż, Jean Dupuy, Pablo Echaurren, Anna Esposito, Amelia Etlinger, Heinz Gappmayr, Klaus Groh, Elisabetta Gut, Graciela Gutierrez Marx, Bernard Heidsieck, Dom Sylvester Houédard, Emilio Isgrò, Motoyuki Ito, Ernst Jandl, Hiroo Kamimura, Katué Kitasono, Etsushi Kiyohara, Annalies Klophaus, Milan Knížák, Jiří Kocman, Jiří Kolář, Maria Lai, Liliana Landi, Maurice Lemaître, Claudio Locatelli, Arrigo Lora Totino, Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Dóra Maurer, Hansjörg Mayer, Eugenio Miccini, Fernando Millán, Magdalo Mussio, Giulia Niccolai, Seiichi Nikuni, Anna Oberto, Martino Oberto, Luciano Ori, Claudio Parmiggiani, Giancarlo Pavanello, Rudolf Pawell, Michele Perfetti, Michael Joseph Phillips, Décio Pignatari, Lamberto Pignotti, Marko Pogacnik, Roland Sabatier, Sarenco, Alain Satié, Greta Schödl, Toshihiko Shimizu, Berty Skuber, Mary Ellen Solt, Adriano Spatola, Chima Sunada, Luigi Tola, Endre Tót, Timm Ulrichs, Franco Vaccari, Emilio Villa, Rodolfo Vitone, Simona Weller, Syoji Yoshizawa, Franci Zagoričnik.

Il catalogo
L’esposizione è accompagnata dall’uscita di un catalogo in italiano e inglese pubblicato dalla Società Editrice Allemandi con testi del Cardinale José Tolentino de Mendonça e della curatrice Prof.ssa Raffaella Perna.

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Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva
Palazzo Lombardia - IsolaSET
a cura di Raffaella Perna
Milano 7 - 31 ottobre 2025

Orari e info
Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva
a cura di Raffaella Perna
7 - 31 ottobre 2025

Palazzo Lombardia - IsolaSET
Milano, Via Luigi Galvani 27
Ingresso libero

da lunedì a venerdì dalle 10:00 alle 19:00
sabato e domenica dalle 10:00 alle 18:00.

Contatti stampa
Davide Milani 
347.15.37.134