martedì 14 ottobre 2025

Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva

opera di Stelio Maria Martini

Palazzo Lombardia – IsolaSET di Milano ospita fino al 31 ottobre la mostra Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva, promossa dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, in collaborazione con Regione Lombardia, con il contributo di Snam e con il patrocinio della Fondazione di Comunità di Milano.

La mostra, ad ingresso libero, è organizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione e realizzata con il supporto tecnico della Galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze.

La Poesia visiva
Quest’esposizione, a cura di Raffaella Perna, intende mettere in luce il carattere innovativo e attuale di una delle correnti più incisive dell’arte del secondo Novecento, evidenziando la forte tensione etica di un indirizzo artistico che si è calato con passione nelle problematiche vive dell’uomo del nostro tempo. Attraverso la sua rassegna di opere significative della poesia visiva, la mostra ripropone perciò allo spazio pubblico tematiche umane di prima importanza come la dignità della persona, il ruolo della parola nella costruzione dell’ethos sociale, la ricerca della pace, la tessitura complessa ma possibile del dialogo, la valorizzazione tanto delle traiettorie personali come della coesione delle comunità, l’apertura a orizzonti di speranza e di senso.

Con circa duecento opere esposte, la mostra offre uno sguardo trasversale sulle diverse sperimentazioni verbo-visive emerse nel secondo dopoguerra, in Italia e all’estero — dalla Poesia Concreta alla Poesia Visiva e alla Nuova Scrittura — con l’obiettivo di evidenziare l’affinità e la coerenza di visione di artisti operanti in diversi contesti geografici, ma accomunati da una forte tensione critica nei confronti della realtà contemporanea. Nell’evidenziare il ruolo cruciale della Poesia Visiva nel dibattito sugli effetti sociali e culturali prodotti dalla società dei consumi e dal boom economico, il percorso espositivo si prefigge di fare emergere, almeno in embrione, una poetica di riscatto dell’umano che coniuga le ferramenta simboliche della parola e dell’immagine nella creazione di nuovi spazi di libertà espressiva e nell’elaborazione di immaginari personali e collettivi non massificati e non omologati, aperti al mistero del soggetto e alla sua rivelazione nella parola.

I temi affrontati
Particolarmente significativo è il modo in cui, fin dagli anni Cinquanta e Sessanta, i poeti visivi hanno assunto una posizione critica nei confronti delle derive del capitalismo, scegliendo di utilizzare linguaggi alternativi, materiali poveri e pratiche non elitarie per formulare un’arte capace di ascoltare il quotidiano e le sue richieste più profonde. Al cuore della Poesia Visiva si trovano temi di stretta attualità: l’attenzione verso l’ambiente e la questione ecologica, la condizione della donna, la critica alle derive antidemocratiche, le istanze pacifiste, l’interesse per gli squilibri economici e sociali prodotti dalla modernizzazione, l’attenzione alla parola umana e il rifiuto della sua degradazione a mero mezzo di comunicazione, nella valorizzazione della sua potenzialità poetica. Si tratta di contenuti che non solo confermano l’impegno politico e sociale di questa corrente, ma che contribuiscono anche al rinnovato interesse critico che la Poesia Visiva sta conoscendo a livello internazionale.

Un movimento transnazionale
La curatrice della mostra ricorda: «Nel 1965, il filosofo tedesco Max Bense scriveva che la poesia concreta “non separa le lingue, ma le unisce, le mescola”. Questa affermazione si rivela oggi più che mai attuale e significativa: fin dall’inizio, infatti, le poetiche verbo-visive hanno conosciuto una diffusione capillare e internazionale, hanno coinvolto autori e autrici attivi in regioni geograficamente distanti come il Brasile, l’Argentina, gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, l’Italia, la Svizzera, il Portogallo, la Cecoslovacchia e il Giappone. In un’epoca segnata dal consolidarsi delle reti di comunicazione globale e dall’espansione dei mass media, la Poesia Visiva ha saputo farsi veicolo di scambio interculturale, strumento di resistenza simbolica e terreno di sperimentazione condiviso, oltre le frontiere nazionali».

Partendo dalle realtà locali dei propri paesi di origine, molti artisti legati a questa ricerca hanno saputo guardare oltre i confini nazionali, affrontando tematiche divenute globali come la guerra o le condizioni di povertà nel cosiddetto “Sud del mondo”.

Un linguaggio ibrido
L’esposizione restituisce la complessità e la ricchezza di una galassia verbo-visuale che ha saputo superare le tradizionali distinzioni disciplinari tra poesia, arti visive, grafica e comunicazione, attraverso l’adozione di un linguaggio ibrido in cui la parola si fa immagine, corpo, suono e spazio. 

Questa tensione verso la sperimentazione linguistica e l’urgenza di decostruire i codici tradizionali della comunicazione mass-mediatica rappresentano una delle cifre distintive della Poesia Visiva, corrente che ha coniugato rigore concettuale e apertura nei confronti dell’immaginario popolare. 

La mostra
In mostra, tale vocazione emerge con forza: circa 200 opere le opere esposte, spesso di piccolo formato e realizzate con mezzi semplici, sono frutto di una pratica artistica votata alla leggerezza, alla diffusione capillare e alla democratizzazione dell’esperienza estetica. 

La mostra Global Visual Poetry vuole documentare una stagione artistica che, attraverso l’attualità del linguaggio verbo-visivo, non smette di interrogare il nostro presente.

Nel percorso espositivo, pensato per la sede di IsolaSET, ampio spazio è dato alle esperienze di artisti nati o attivi a Milano. È questo il caso di Emilio Villa, scrittore, filologo, critico d’arte e poeta visivo nato ad Affori nel 1914, tra le voci più radicali e originali della letteratura del secondo Novecento. Centrali nella sua scrittura sono le origini lombarde e l’uso del dialetto, elementi che contribuiscono alla sua ricerca di una parola poetica capace di attraversare i confini della lingua e del segno. Presente in mostra anche Ugo Carrega: a lui si deve, nel 1971, la nascita del Centro Tool in via Borgonuovo 20, spazio dedicato alla ricerca artistica e letteraria d’avanguardia, che nel 1974 si trasforma nel Mercato del Sale, centro culturale di carattere sperimentale attivo fino al 1990. Proprio al Centro Tool di Milano, nel gennaio del 1972, viene ospitata l’Esposizione Internazionale di Operatrici Visuali, prima mostra interamente dedicata alle poetesse visive, curata da Mirella Bentivoglio, artista e curatrice la cui opera è documentata in mostra. Operano a Milano da decenni anche Giancarlo Pavanello edEmilio Isgrò.

Artisti in mostra:
Vincenzo Accame, Vincenzo Agnetti, Ruth Aklander, Elvira Alfageme, Alain Arias-Misson, Carlo Belloli, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Julien Blaine, Achille Bonito Oliva, Jean François Bory, George Brecht, Joan Brossa, John Cage, Julio Campal, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Henri Chopin, Herman Damen, Betty Danon, Augusto De Campos, Vicente De Percia, Álvaro De Sá, Paul De Vree, Stanislaw Dróżdż, Jean Dupuy, Pablo Echaurren, Anna Esposito, Amelia Etlinger, Heinz Gappmayr, Klaus Groh, Elisabetta Gut, Graciela Gutierrez Marx, Bernard Heidsieck, Dom Sylvester Houédard, Emilio Isgrò, Motoyuki Ito, Ernst Jandl, Hiroo Kamimura, Katué Kitasono, Etsushi Kiyohara, Annalies Klophaus, Milan Knížák, Jiří Kocman, Jiří Kolář, Maria Lai, Liliana Landi, Maurice Lemaître, Claudio Locatelli, Arrigo Lora Totino, Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Dóra Maurer, Hansjörg Mayer, Eugenio Miccini, Fernando Millán, Magdalo Mussio, Giulia Niccolai, Seiichi Nikuni, Anna Oberto, Martino Oberto, Luciano Ori, Claudio Parmiggiani, Giancarlo Pavanello, Rudolf Pawell, Michele Perfetti, Michael Joseph Phillips, Décio Pignatari, Lamberto Pignotti, Marko Pogacnik, Roland Sabatier, Sarenco, Alain Satié, Greta Schödl, Toshihiko Shimizu, Berty Skuber, Mary Ellen Solt, Adriano Spatola, Chima Sunada, Luigi Tola, Endre Tót, Timm Ulrichs, Franco Vaccari, Emilio Villa, Rodolfo Vitone, Simona Weller, Syoji Yoshizawa, Franci Zagoričnik.

Il catalogo
L’esposizione è accompagnata dall’uscita di un catalogo in italiano e inglese pubblicato dalla Società Editrice Allemandi con testi del Cardinale José Tolentino de Mendonça e della curatrice Prof.ssa Raffaella Perna.

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Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva
Palazzo Lombardia - IsolaSET
a cura di Raffaella Perna
Milano 7 - 31 ottobre 2025

Orari e info
Global Visual Poetry: traiettorie transnazionali nella Poesia Visiva
a cura di Raffaella Perna
7 - 31 ottobre 2025

Palazzo Lombardia - IsolaSET
Milano, Via Luigi Galvani 27
Ingresso libero

da lunedì a venerdì dalle 10:00 alle 19:00
sabato e domenica dalle 10:00 alle 18:00.

Contatti stampa
Davide Milani 
347.15.37.134



Echoes of absence - Oriental art

Xinyue Gao

Il 17 Ottobre dalle ore 20.00 tornano gli appuntamenti del venerdì al Museo Cam, tra mostre e musica di qualità. Gli spazi espositivi accoglieranno Echoes of absence_Oriental art, collettiva di 4 artisti cinesi (Xiaohan Luo, Xinyue Gao, Yuchu Zhao, Chai Han) curati da A4U, associazione per lo scambio artistico e culturale, e con l'organizzazione tecnica di Alma Idrizi.

La mostra propone la possibilità, attraverso linguaggi eterogenei, di confronti e studi sugli sviluppi dell'arte contemporanea internazionale. Tra performance, pittura astratta e installazioni, le opere arricchiscono l'offerta culturale del museo di Casoria nella cui collezione di oltre 2000 capolavori sono già presenti famosi e ormai storicizzati artisti cinesi. 

“Abbiamo un rapporto particolare con la Cina - asserisce il direttore del CAM, Antonio Manfredi – abbiamo esposto tra i nomi più noti del panorama contemporaneo orientale prima ancora che il mercato dell'arte si focalizzasse su di loro facendone alzare i prezzi, anche in questo caso il CAM ha fatto scouting!”

Il processo creativo di Xiaohan Luo inizia spesso con un frammento, una parola, un ricordo che ritorna nella quiete e inizia a prendere forma attraverso video, oggetti e fotografie. Il silenzio, per lei, non è un'assenza, ma uno spazio pieno di tensione che diventa tangibile e che si sposta verso qualcosa di profondamente fisico. 

Xinyue Gao (Remi) è un'artista e fotografa con sede a Londra, il cui lavoro esplora la silenziosa tensione tra presenza e assenza. Tratta la fotografia sia come ricerca che come riflessione, usando l'obiettivo per catturare le persone non come soggetti in posa, ma come energie mutevoli sospese in momenti di vulnerabilità e divenire.

Yuchu Zhao trasforma emozioni e ricordi in astrazioni pittoriche, tra le pieghe del colore evolve il proprio viaggio intimo attraverso l'impressione di un colore liquido e frammentario. L'artista esplora l'intersezione tra narrazione e immagine con un forte interesse per i materiali.

Il lavoro di Chai Han affonda le proprie radici nella tradizione cinese, le forme e le incisioni riportano ad un passato denso di immagini che accompagnano l'osservatore verso un percorso che riesce a trasporre l'antico al contemporaneo.

L'evento proporrà il laboratorio di pittura Painting the Orient ogni ora su 3 turni, alle 21.00, 22.00 e 23.00 mentre la serata musicale dell’EXIT, il Concept Bar del CAM, diretta da Stella Manfredi e Luigi Castiello, vedrà le performance musicali di Fabio Genovese e Min Hui Yun e dalle 23.00 il dj set con i suoni di Mistica Asia e Silk Moon.

Fabio Genovese, percussionista napoletano, inizia gli studi a 10 anni con i Maestri Tony Esposito e Tony Cercola, approfondendo ritmiche afro e sonorità etniche. Ha collaborato con Radio Marte, Radio Kiss Kiss e con DJ come Gigi Soriani, Decibel Bellini e DJ Roby J. Turnista per band e eventi live, oggi accompagna DJ Pappel G con strumenti tradizionali di percussione cinese, fondendo ritmi tribali e musica elettronica.

Min Hui Yun è un’artista e musicista taiwanese che unisce arti visive e musica tradizionale. Nelle sue opere pittoriche e nelle sue performance con il guzheng, antica cetra cinese, esplora il dialogo tra colore, suono e emozione interiore. Formata tra Asia ed Europa, Min Hui Yun fonde tecniche contemporanee con sensibilità orientali, creando esperienze multisensoriali che invitano alla contemplazione e all’equilibrio.


CAM MUSEUM 
Via Calore sic, Casoria, Napoli 
www.casoriacontemporaryartmuseum.com

ECHOES OF ABSENCE_Oriental art
curated by A4U
17.10.25

ART EXHIBITION | MUSIC | LIVE SET | DJ SET | WORKSHOP

 

Ingresso 5€
Ingresso + laboratorio pittura 15€
Prenotazioni +39 3332972239


Graziella Melania Geraci
Press officer
mob.+39 3475999666 (Italy)
mail pressofficecam@gmail.com

venerdì 10 ottobre 2025

A Venezia la personale di Giuliana Storino: Canto alla durata

Cicàdidi, la cadenza della vita, 2024, acciaio satinato, taglio e saldatura laser 


La galleria 10&zerouno di Venezia presenta Canto alla durata, personale di Giuliana Storino, artista premiata nel 2024 al We Art Open Worldwide di No Title Gallery & CREA Cantieri del Contemporaneo.

La mostra si sviluppa come un viaggio in tre atti e in questa tappa veneziana affronta il tema della durata: la resistenza, la memoria e la trasformazione. Il titolo riprende l’omonimo poemetto di Peter Handke e diventa chiave di lettura per opere inedite che intrecciano biografia e riflessione sul fare arte e sulle dimensioni dell’esistere.

Il progetto è il frutto di oltre due anni di lavoro e ricerca, durante i quali l’artista ha intrecciato la memoria personale – quella di figlia di un macellaio – con la memoria dello spazio che oggi ospita l’esposizione: l’ex macelleria della galleria 10&zerouno.

Al centro del percorso si trovano lavori emblematici come Cicàdidi, installazione scultorea accompagnata da una traccia sonora che diffonde il canto delle cicale nella cella frigorifera, e la nuova versione di Cavalletto a dondolo, scultura oscillante in acciaio specchiante che unisce simbolicamente il mestiere dell’artista e quello paterno di macellaio. Accanto a queste opere, le carte bifronti trasformano il segno in soglia: superfici che si aprono e si richiudono, in cui le sagome del cavalletto e di Cicàdidi emergono in positivo e negativo, restituendo un’esperienza percettiva ambivalente di presenza e assenza.

In mostra anche l’opera Sogni d’acciaio (2025), dove un ricordo d’infanzia – il fragile foglio argentato usato per incartare le carni – diventa lastra incisa, trasformandosi in segno universale della forza poetica dell’arte. Con un linguaggio che attraversa scultura, installazione, suono e carta, Giuliana Storino esplora il tempo come condizione di fragilità e resistenza.

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Giuliana Storino (1986 Manduria TA) vive a Milano e lavora ovunque. 
È docente di Anatomia artistica e tecniche extramediali all’Accademia di Belle Arti di Brera. 
La sua ricerca adotta un approccio interdisciplinare che dall’esplorazione del mondo naturale si estende a tematiche esistenziali esplorando le relazioni tra corpo e spazio, natura e tecnologia. Affronta il tema dell’equilibrio, la resistenza, la memoria e la trasformazione. Intreccia la sua biografia alla riflessione sul fare arte e sulle dimensioni dell’esistere, con un linguaggio che permea l’uso del disegno, la scultura, il suono, la fotografia, la scrittura e l’installazione. 
Giuliana Storino esplora il tempo come condizione dell’esistenza contestualizzando l’esperienza umana nel tempo geologico, nel cambiamento cosmico e nella trasformazione. Nella sua profonda e stratificata ricerca indaga le relazioni tra fragilità e temporalità, visibilità e invisibilità, attingendo alla molteplicità di linguaggi, e alla collaborazione istituzionale e con le aziende. Nel 2025, il suo lavoro è stato selezionato e premiato per rappresentare l’Italia all’Harbin International Ice and Snow Sculpture Festival. Le sono stati conferiti due premi prestigiosi assegnati dalla giuria tecnica e popolare. Storino ha esposto a livello internazionale.
Le sue opere si trovano nelle Collezioni di numerose istituzioni, Fondazioni pubbliche e private, in Italia e all’estero tra le quali: Qingdao Sculpture Art Museum in Cina; Istanbul Galleria comunale di Küçükçekmece; Accademia Nazionale di pittura e incisione a Yinchuan in Cina; Osservatorio Astronomico Merate- INAF; Fondazione OELLE Mediterraneo Antico ETS. Ha esposto in spazi istituzionali e indipendenti in Italia e all’estero, partecipando a programmi di residenza artistica e progetti sperimentali. Tra gli riconoscimenti recenti: ha vinto il Premio Crea Cantieri(2024) Venezia-Land Art. E’ stata presentata alla Quadriennale di Roma, in occasione di Panorama Studio visit (2023) a cura di Lorenzo Madaro.



CANTO ALLA DURATA
Giuliana Storino
con un testo critico di Mara Predicatori

Dal 18 ottobre al 20 dicembre, 2025
Opening sabato 18 ottobre, 18 – 20

10 & zero uno, Castello 1830, via Garibaldi, Venezia

martedì 30 settembre 2025

Marco Tagliafico. Arcipelaghi terrestri


UN PAESAGGIO DI IMMAGINI DA ATTRAVERSARE
Con Arcipelaghi terrestri, Marco Tagliafico usa la fotografia come materia sensibile, luogo di apparizione, campo di tensione tra visibile e invisibile. Le opere della serie Arcipelago nascono da una singola immagine fotografica stampata ai sali d’argento scattata con uno smartphone. Ogni copia è modificata attraverso l’intervento di vetri dipinti a mano, che introducono variazioni cromatiche e percettive, generando così una costellazione infinita di visioni possibili.

Le installazioni a terra, realizzate per l’occasione della mostra a CasermArcheologica, ribaltano lo sguardo e ci invitano a “rivolgerci al cielo” restando ancorati al suolo, teli sensibilizzati con liquidi fotosensibili, stesi come rilievi cartografici. In questa alternanza tra immagini sospese e oggetti concreti, tra trasparenze e stratificazioni, si gioca una riflessione poetica sulla fragilità della visione e sul bisogno umano di orientamento, anche in un mondo sempre più rarefatto e immateriale. L’esposizione fa parte del nuovo ciclo espositivo promosso e sostenuto da Fondazione CR Firenze, a sostegno delle pratiche artistiche contemporanee nel territorio toscano, e prosegue la ricerca curatoriale di CasermArcheologica sul rapporto tra arte, spazio e processi di trasformazione collettiva.

La mostra nasce in collaborazione con Arteam, come esito del premio Arteam Cup 2023, che ha visto Tagliafico vincitore assoluto e ospite in residenza presso CasermArcheologica.

CASERMARCHEOLOGICA: UN LUOGO IN DIVENIRE
La mostra si inserisce nel più ampio progetto che CasermArcheologica sta sviluppando con il sostegno della Fondazione CR Firenze, con l’obiettivo di rendere l’arte contemporanea accessibile, vitale e radicata nel territorio. Nata nel 2013 dal recupero di un edificio storico abbandonato — l’ex caserma dei Carabinieri all’interno di Palazzo Muglioni, nel cuore di Sansepolcro — CasermArcheologica è oggi un centro indipendente per la cultura contemporanea, aperto alla sperimentazione artistica, alla pedagogia critica e alla costruzione di comunità. Qui l’arte non è mai solo esposta: è praticata, vissuta, discussa, trasformata. Ogni mostra nasce da un dialogo profondo con il luogo, con chi lo abita, e con le domande che attraversano il nostro tempo. Dopo la residenza dell’artista Lucy Orta nella primavera 2025, la mostra di Marco Tagliafico prosegue questa linea curatoriale che unisce ricerca visiva e responsabilità culturale.

L’ARTISTA
Marco Tagliafico (1985) lavora tra fotografia, installazione e immagine sensibile. La sua ricerca interroga la materia dell’immagine come superficie di apparizione e stratificazione del tempo. Vive e lavora ad Alessandria. Ha studiato lingue orientali e si è formato nel master di Fondazione Modena Arti Visive. Il suo lavoro è stato esposto in diverse mostre tra le quali: Ligne(s) de Mire (Bonisson Art Center, 2025), As Islands (Castel Belasi, 2024), BLA Berlin (Kunstquartier Bethanien, Berlino, 2023) Boiling Projects (Fondazione Oelle Catania, 2020), Da Guarene all’Etna (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Guarene, 2019), 10 years old (Foro Boario Modena, 2017). Nel 2024 vince il premio Arteam Cup, nel 2023 vince il premio MZ Costruzioni ad Art Verona, nel 2021 vince il premio New Post Photography al Mia Fair. I suoi lavori sono presenti in diverse collezioni. Nel 2023 è stato vincitore assoluto dell’Arteam Cup, grazie alla quale ha realizzato diversi di progetti.

 
Marco Tagliafico
Arcipelaghi terrestri, installation view

INFO MOSTRA
Titolo: Arcipelaghi terrestri
Artista: Marco Tagliafico
Sede: CasermArcheologica, Palazzo Muglioni, via Aggiunti 55, Sansepolcro (AR)
Durata: 26 settembre – 29 novembre 2025

Orari di visita: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00, sabato dalle 15.00 alle 19.00

Ingresso libero
CON IL SOSTEGNO DI

Fondazione CR Firenze
IN COLLABORAZIONE CON

Arteam – Arteam Cup 2023


 

lunedì 29 settembre 2025

Olympus Offshore di Lydia Dambassina.


Muratcentoventidue Artecontemporanea presents Olympus Offshore, a solo exhibition by Greek artist Lydia Dambassina.

Born in Thessaloniki and educated between Lyon, Grenoble, and Paris, Dambassina has developed a multidisciplinary practice spanning painting, video, installations, photography, and text. Her work explores key issues of our time: economic inequality, the environmental crisis, identity, the role of women, and migration.Often using found objects poetically transformed, her works create a tension between the intimate and the political, the individual and the collective, shaping a powerful and rigorous visual language. The artist defines her practice as “a collective therapeutic space,” aimed at freeing the mind from the constraints of structural inequalities. 

Since 2004, her work has focused on the global economic and moral crisis, as in the project Party’s over – Starts over. She has exhibited internationally, and her works are included in the collections of the National Museum of Contemporary Art in Athens (EMST) and the Macedonian Museum of Contemporary Art in Thessaloniki (MOMus). In Olympus Offshore (2025), Dambassina revisits the myth of Mount Olympus as a metaphor for today’s new gods — capital and economic power — confronting the fragility of nature and democracy with the strength of lost myths. Installations, photographs, and videos weave together personal memory and universal reflection, evoking desire, resistance, and hope in a fragile and divided world.


OLYMPUS OFFSHORE
Lydia Dambassina

Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari

Opening
Saturday, October 11, 2025, 7:30 PM

Date
October 11 – November 30, 2025

Opening Hours
The exhibition will be open on Wednesdays, Thursdays, and Fridays from 6:00 PM to 8:00 PM
Mondays, Tuesdays, and Saturdays by appointment

Information
3348714094 – 392.5985840







mercoledì 24 settembre 2025

Georgina Spengler. PANDAISÍA

Georgina Spengler, Yellow Poison, 2025, olio su lino, 90 x 80 cm

Maja Arte Contemporanea è lieta di presentare, da giovedì 2 ottobre a sabato 8 novembre 2025, Pandaisía, quarta personale in galleria dell'artista Georgina Spengler, con testo critico di Maria Arcidiacono.

Il titolo – dal greco pan (tutto) e daisía (banchetto sacro) – rimanda a un'idea di abbondanza e condivisione, di festa rituale e traboccante generosità.


In mostra, quindici inediti dipinti su tela compongono un universo in cui il sogno diventa forma e la visione desiderio: un'utopia del pieno, un altare laico dell'immaginazione che accoglie lo spettatore nel cuore di una creazione fertile, luminosa e insieme inquieta.

Nelle tele di Spengler l'opulenza vegetale si dispiega con una ricchezza ornamentale che richiama, per costruzione e ritmo, i motivi floreali e intrecciati di William Morris. Tra foreste rigogliose, fitte di girali e fogliami sontuosi, l'artista innesta presenze più silenziose e fragili: specie botaniche e animali minacciati che affiorano come apparizioni preziose. Non è un caso che molti titoli delle opere rimandino a queste forme di vita a rischio, trasformando ogni dipinto in un archivio poetico e insieme scientifico.

"Una pittura che costruisce mondi, nei quali il suggerimento etico e la citazione colta si contrappongono e si mescolano, confluendo in un insieme armonico [...]" - scrive Maria Arcidiacono. "È come se l'artista volesse generosamente nutrirci di grazia, per poi condurci alla constatazione della ineluttabile realtà – talvolta anche mostruosa – che inesorabilmente vi si annida, minacciandola."

Il risultato è un equilibrio sottile tra incanto e allarme: l'eleganza seducente dei motivi ornamentali convive con la consapevolezza di una possibile perdita, mentre lo sguardo dello spettatore oscilla tra fascinazione e consapevolezza critica. È in questo spazio che la pittura di Spengler vibra, trasformando le ombre in tensione vitale.

Pandaisía è dunque celebrazione e monito, festa visiva e meditazione etica: un banchetto pittorico che intreccia denuncia e joie de vivre, invitandoci a desiderare con forza la sopravvivenza di ciò che nutre l'umanità e dà senso al nostro abitare il mondo.

NOTE BIOGRAFICHE
Georgina Spengler nasce ad Atene (Grecia) nel 1959. All'età di otto anni si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti e successivamente in Olanda, dove nasce il suo interesse per la pittura. A Parigi frequenta per un anno l'École des Beaux-Arts. Tornata negli Stati Uniti studia presso la School of Fine Arts della Boston University (Boston, MA) e la Corcoran School of Art di Washington D.C., dove completa la sua formazione accademica. Nel 1982 si trasferisce stabilmente a Roma, città in cui tuttora vive e lavora. Da allora espone con continuità, prendendo parte a mostre personali e collettive in Italia e all'estero.
Ha partecipato a due residenze d'artista: Artist at Work, organizzata da Artbellwald.ch e dal Canton Vallese (Bellwald, Svizzera, 2021), e Atelier, MacroAsilo presso il MACRO – Museo d'Arte Contemporanea di Roma (2019). 
Nel 2023 ha ricevuto il Contemporary Art Creation Award, conferito dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma.
Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: Enrico Gallian, Roberto Gramiccia, Irmela Heimbacher, Tiziana Musi, Anna Maria Panzera, Lorenzo Pavolini, Rosa Pierno, Ian Rosenfeld, Edith Schloss, Rachel Spence, Enrica Torelli Landini, Shara Wasserman.


Georgina Spengler
PANDAISÍA
A cura di Daina Maja Titonel
Testo critico di Maria Arcidiacono
2 ottobre — 8 novembre 2025

INAUGURAZIONE
Giovedì 2 ottobre 2025, ore 18

Riccardo Monachesi. ALLEGORIE

Riccardo Monachesi, Specchio, 2023
ph. Fabio Santinelli


La mostra di Riccardo Monachesi ALLEGORIE apre mercoledì 8 ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo, presso la Galleria Riccardo Boni a Roma. 

Sono presentate due serie di opere - sculture smaltate e a lustro - ispirate ad oggetti quotidiani, ma non realmente utilizzabili, realizzate con il materiale che Monachesi scultore utilizza da quasi cinquanta anni: la ceramica.

Sono esposti gli Specchi che non riflettono, in parte inediti, e gli Attesi, nuove piccole sculture da parete che ricordano gli appendini da parete che si trovavano negli ingressi delle abitazioni del primo Novecento. Falsi oggetti decorativi dunque che allegorizzano l’impossibilità di vedere realmente sé stessi, proiettando altrettante false aspettative nell’attesa di un ospite che potrebbe colmare la nostra solitudine. Sentimenti ed emozioni mirabilmente espressi dallo scrittore Elias Canetti: “Nego il riconoscere me stesso nello specchio e aspetto lo sconosciuto che non ha ancora un volto.”

Con questa mostra Monachesi svela il sapore più intimo delle sue opere celandosi nel nobile mestiere del semplice ceramista, ma le sue opere in verità sono tutt'altro che semplici: impossibili eleganti oggetti ispirati a quelli di uso quotidiano permeati di una spiritualità non invadente, specchi "vuoti" che non riflettono e piccole sculture da parete di gusto rétro, opere raffinate di un colto glamour contemporaneo.

Ideata da Riccardo Monachesi e Riccardo Boni, l’esposizione è documentata dal catalogo che contiene i testi di Giovanna dalla Chiesa, Simona Ciofetta, Enrico Mascelloni.



Riccardo Monachesi
Nato e cresciuto a Roma, Riccardo Monachesi, dal 1977 utilizza la creta come medium per fare arte. Dopo un apprendistato presso lo studio di Nino Caruso, nel 1980 prende la laurea in Architettura e capisce che l’unica possibilità interessante di progettazione è quella di ‘progettare l’emozione’ e con questa poetica imposta il suo lavoro d’artista. Nel 1981 inizia ad esporre i suoi lavori in galleria, con una mostra a Calcata presentata da Paolo Portoghesi. Nel 1994 una mostra a Roma allo Studio Bocchi, presentata da Walter Veltroni, “sdogana” la ceramica ritornando a considerarla materia d’arte. Seguono poi nel 2009 una personale presso l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna; nel 2011 la Galleria Nazionale di Arte Moderna ha acquisito e collocato presso il Museo Boncompagni Ludovisi 20 ceramiche realizzate a quattro mani con Elisa Montessori; seguono nel 2014 una personale “Terraemota” per Il Comune di Roma, presentata da Maurizio Calvesi, presso il Museo delle Mura e nel 2015 una collettiva presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna. Sempre nel 2015 ha realizzato un’opera site specific per il Museo Archeologico a Lipari ed altri due lavori site specific nell’Ambasciata Italiana di Santiago del Cile. Nel 2017 il Museo della Ceramica di Viterbo gli ha dedicato una personale “Addendi”. Nel 2019 a Roma Presso lo Studio Canova propone un'opera site-specific. Ancora nel 2019 un'importante collettiva di scultura a Napoli presso il Museo della Ceramica Duca di Camastra e nel 2020 una personale Pietra Plasmata presso il Palazzo delle Pietre a Roma. Nel 2021 le collettive Libri d'Artista presso il Museo Boncompagni-Ludovisi, Visioni Contemporanee a Castel Sant'Angelo e Io e Me presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Nel 2022 partecipa a Ethos Keramikos nel Museo di Palazzo Doebbing a Sutri curata da Vittorio Sgarbi. Alcuni lavori sono presenti nello Spazio Field a Palazzo Brancaccio di Roma per la cura di Claudio Libero Pisano e un lavoro al M.A.R.T. di Rovereto a cura di Rolando Giovannini. Nel 2023 partecipa alla 3° edizione della Biennale d'Arte Sacra a Menton (Francia) presentando la Via Crucis e dallo stesso anno inizia la collaborazione con la Galleria Riccardo Boni di Roma. La Direzione regionale Musei nazionali del Lazio nel 2024 ha organizzato “ELEMENTA”, un'antologica dagli anni '90 ad oggi a cura di Simona Ciofetta, presso la Certosa di Trisulti (Collepardo, Frosinone) con oltre 400 opere. Nel 2025 presso la Chiesa di San Rocco a Neive (Cuneo), è stata presentata “Super Omnia” un lavoro site specific a cura di Marzia Capannolo e Galleria Riccardo Boni.

Riccardo Monachesi
ALLEGORIE
8 ottobre - 15 novembre 2025

Galleria Riccardo Boni
Via in Publicolis 47, Roma

lunedì 22 settembre 2025

TURCATO

Giulio Turcato, Composizione, 1963

Fondazione Giuliani è lieta di presentare Turcato, una mostra personale dedicata a uno degli artisti più inventivi del dopoguerra. Riunendo quasi trent’anni di lavoro, l’esposizione indaga il monocromo in Giulio Turcato inteso non come gesto di sottrazione ma come spazio generativo, terreno fertile in cui il colore e la materia diventano strumenti di scoperta. A partire dai primi anni Sessanta, i monocromi di Turcato diventano luoghi di trasformazione, dove pittura e texture ampliano i confini stessi della pratica pittorica.
Il percorso di Turcato si colloca in una traiettoria che intreccia impegno politico radicale e incessante sperimentazione formale. Nel 1947, insieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo, fonda FORMA 1, movimento che si oppone alla rigida ortodossia figurativa del comunismo, rivendicando l’autonomia del linguaggio astratto. Le opere del primo dopoguerra restituiscono così una tensione irrequieta tra astrazione e realismo, riflesso della ricerca di un lessico visivo personale in un’epoca di profonda trasformazione culturale.
Lo sguardo di Turcato, tuttavia, non si limita all’Italia. Nel 1962, con il suo primo viaggio a New York, entra in contatto con le innovazioni di Robert Rauschenberg e Jasper Johns, la cui radicale apertura ai materiali non convenzionali e alla vita quotidiana risuona con le sue indagini. Non mancano echi con le esplorazioni monocrome di Robert Ryman, e con le sperimentazioni, in Italia, di Alberto Burri ed Enrico Castellani: ricerche che, pur nelle differenze, interrogano la superficie, il bianco, la materia cromatica e acromatica come luoghi di espansione del linguaggio pittorico.
Per Turcato, il monocromo non è mai un approdo definitivo, bensì un inizio. Laddove altri artisti vi hanno cercato purezza spirituale o sospensione concettuale, egli lo trasforma in un campo pulsante di possibilità. La tela cessa di essere mero supporto e diventa rilievo, corpo vivo: superfici scavate, polveri fosforescenti, pillole, monete, carta carbone. Materiali quotidiani, raccolti dal mondo, che si fanno alfabeto sensibile per decifrare la natura. Dai vegetali ai minerali, dalle rovine ai batteri, la sua opera filtra la vita stessa attraverso la lente dell’invenzione artistica. L’arte, per Turcato, è conoscenza: un sistema capace di esprimere attraverso il colore e la forma le strutture profonde del reale.
L’indagine di Turcato su un colore “oltre lo spettro”, dalle serie Fuori dallo spettro del 1962 a Oltre lo spettro negli anni Settanta, si colloca da un lato in dialogo con i monocromi di Mario Schifano, incentrati unicamente sul colore, e dall’altro si spinge nel territorio di una ricerca metafisica: la tensione verso un “colore che non esiste”. Con la serie dei Cangianti questa intuizione si amplifica: i pigmenti reagiscono alla luce e al movimento, alcuni persino diventando visibili nell’oscurità. Le superfici cessano di essere statiche, trasformandosi in campi mobili di luce e riflesso, mutevoli al variare dello sguardo e dello spostarsi dell’osservatore.
Le Superfici lunari degli anni Sessanta evocano l’ignota consistenza di un paesaggio extraterrestre, quasi a prolungare le sperimentazioni spaziali di Lucio Fontana in una dimensione altra, in cui colore, luce e materia diventano veicoli di nuove percezioni. Nei Cangianti, il colore viene lavorato e stratificato fino a farsi quasi immateriale. E tuttavia l’accento sulla materia non scompare mai: anche nei monocromi più radicali resta una densità, una vibrazione cromatica che lega ogni opera al corpo, allo spazio, all’esperienza vissuta.Attraverso il suo costante confronto con il monocromo, Turcato elabora un pensiero pittorico profondo e meditato. Non ricerca dichiarazioni solenni, ma apre varchi silenziosi alla riflessione, invitando lo spettatore a interrogarsi su come colore e forma possano trasformare la percezione del mondo che ci circonda.

La mostra è a cura di Martina Caruso e Adrienne Drake.


TURCATO
OPENING SABATO 11 OTTOBRE
DALLE 10.00 – ALLE 18.00

12 OTTOBRE 2025 – 31 GENNAIO 2026

FONDAZIONE GIULIANI
Via Gustavo Bianchi, 1
00153 Roma
Italia

Claire Lindner. Flaming Wings

Claire Lindner, Heat wave, 2025
gres smaltato, glazed stoneware


Le suggestive creazioni in ceramica di Claire Lindner prendono disorpresa l’osservatore destabilizzando le linee di separazione tra organico e sintetico, animale e vegetale, scienza e finzione. Sono sculture che con la sinuosità dei movimenti e delle loro cromie, che sembrano mutare sotto ai nostri occhi, generano un senso di mistero unito alla meraviglia dellascoperta.

La mostra Flaming Wings, che segue la personale tenuta in galleria nel 2022, fa quindi riferimento alle varie metamorfosi dinamiche presenti nelle recenti opere dell’artista francese. La forma fiammeggiante suggerisce uno slittamento di tipologia in cui l’organico abbraccia tanto il regno vegetale che quello animale. Il colore subisce modificazioni tonali dall’arancio al ruggine, dal viola al verde, dal giallo all’azzurro. La manipolazione della materia e della forma, la porosità della superficie che assorbe morbidamente la luce, suggeriscono fluttuazionitra diversi periodi di crescita, decadimento e stasi: una simbiosi fiammeggiante che allude alla transizione, all’imprevedibilità della natura e alla visionarietà della creatività umana. 

In questo modo l’artista ci trasporta in un mondo fantastico che occupa ogni spazio, dal pavimento fino alle pareti della galleria, descrivendo creature ambivalenti, bellissime e talvolta lievemente perturbanti. Claire Lindner mette così in scena un mondo che si cela al di là delle nostre aspettative e della nostra percezione immediata. Sono forme arrotondate che si lasciano accarezzare dallo sguardo, che invitano al contatto e che sembrano estendersi nella vita quotidiana provenendo dal regno del sogno e dell’immaginario. 

Una poesia suadente emana da queste sculture dense di movimento e di quiete allo stesso tempo, brulicanti di linee e di cromie, affascinanti e insieme inquietanti, che indagano il senso dell’odierna relazione tra esseri umani e natura. Il gioco plastico tra forma, colore e patina allontana l’osservatore dalle origini dell’oggetto nel mondo quotidiano, per avvicinarlo a un dialogo inedito quanto seducente che coinvolge lo sguardo, lo spazio e il pensiero. 


CLAIRE LINDNER
Flaming Wings
Dal 18 settembre al 14 novembre 2025
Dal lunedì al venerdì | ore 10.30 - 18

MAAB Gallery, via Nerino 3, Milano



pubblica: 

Alessia Armeni. Sospetto di leggerezza


Riss(e) presenta Sospetto di leggerezza, mostra personale di Alessia Armeni (Roma, 1975) a cura di Davide Dal Sasso. Nella sede varesina l’artista dà forma a una riflessione sulle possibilità della pittura basando il suo lavoro su tre elementi imprescindibili per la sua poetica: la luce, il colore, la parate bianca dalla quale può sempre scaturire una immagine. L’esito è nella possibilità di mantenere attiva la pittura lavorando sulla sua sospensione ossia, come propone Armeni, mettere in discussione non solo i risultati che può ottenere dipingendo ma direttamente anche i modi in cui può conseguirli.


R + S / AK, Viale San Pedrino 4, Varese
( Riss(e) + Surplace con AnonimaKunsthalle )
Deposito temporaneo di opere, forme, idee, riflessioni, pensieri, incontri, cose per l'arte contemporanea,
questo luogo collettivo di sensibilità e movimenti, in un linguaggio mainstream si chiamerebbe anche "piattaforma". Ma non si trova sul mare. Per ora.
Il Direttore di AnonimaKunsthalle per il 2025 è Sara Candore

riss(e)
SOSPETTO DI LEGGEREZZA
ALESSIA ARMENI
a cura di Davide Dal Sasso
21 settembre - 31 ottobre 2025
su appuntamento al 3358051151

riss(e), viale San Pedrino 4, 21100 Varese

pubblica: 

sabato 20 settembre 2025

Rosella Restante. Latitudine


Venerdì 3 ottobre 2025, dalle ore 18.00, Hyunnart Studio presenta la personale di Rosella Restante, dal titolo “Latitudine”, con testi poetici di Mimmo Grasso e Marco Palladini.

La mostra si divide in due principali aree tematiche, nelle quali le opere dialogano tra loro secondo un linguaggio analogico.

La prima sezione presenta una serie di disegni su carta Amatruda 70x50, con graffiature e forme geometriche in acrilico. La seconda ospita un'installazione, sulle pareti della galleria, composta da assi orizzontali di legno e un monolite, dipinti entrambi di nero. In entrambe compare il kapok, una fibra vegetale, più leggera della bambagia e della seta, prodotta dai frutti di una pianta gigantesca alla quale la cultura maya affidava la salita al cielo delle anime dei morti. Infine saranno esposti anche due libri d'artista pubblicati con Eos Edizioni.

“Le latitudini di ciascuno”, scrive il poeta Mimmo Grasso, “sono molte [...] la loro misurazione non tiene conto di meridiani e paralleli ma del nucleo della memoria, dunque delle esperienze. Il vissuto non è comunicabile a terzi se non mediante un contagio emotivo, un mutamento di stato di coscienza che chiamiamo tempo. Ed ecco allora, ai fini del contagio, carte salmastre come saline di un campo di concentrazione, un salterio di silenzio [...] enigma che risalta nel biancore di fogli di carta assorbenti con linee fossili di un pentagramma a rilievo, anch'esso partitura del taciuto”.
La visione della ricerca di Rosella Restante, secondo il poeta Marco Palladini, è “un’arte in levare, declinata secondo un lungo percorso imperniato su una essenzialità, su un'economia di segni visivi che senza pose o maniere trapassano dal micro al macrocosmo. Latitudine allora come coordinata geografica ovvero misura di orientamento in uno spazio atopico che è poi la forma specifica dello spaziotempo caosmico in cui si viene a traslare un immaginario artistico lontano sia dal realismo, sia dal mimetismo".


Rosella Restante
Latitudine

testi di Mimmo Grasso e Marco Palladini

3 ottobre – 11 novembre 2025

Inaugurazione venerdì 3 ottobre 2025, ore 18.00


Hyunnart Studio
viale Manzoni 85-87, Roma 00185
orario settimanale: dal martedì al venerdì 16.00/18.30
per appuntamento: 3355477120, pdicapua57@gmail.com

giovedì 18 settembre 2025

Delphine Valli. The Impossible Present. Caleidoscopio

Cementina e pietra Marrakech, 2022 

Dal 25 settembre al 25 ottobre 2025, BUILDING TERZO PIANO presenta The Impossible Present. Caleidoscopio, un progetto site-specific di Delphine Valli a cura di Melania Rossi, che raccoglie una serie di opere e fotografie inedite, testi e installazioni, in una molteplicità di linguaggi. L’esposizione si colloca temporalmente a due anni dalla pubblicazione del libro The Impossible Present, edito da Parallelo42 Contemporary Art, in occasione della residenza di ricercadell’artista a Marrakech, in seguito alla sua vittoria del Grant Italian Council di ricerca nel 2021.

The Impossible Present. Caleidoscopio si propone come racconto visivo multiforme, stratificazione di memorie e intrecci tra arte e vita. L’esperienza di residenza artistica nella città rossa presso LE 18, spazio culturale multidisciplinare sito nella Medina, è stata vissuta da Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972) come un viaggio di ricongiungimento con il Maghreb della sua infanzia, con la cultura visiva nella quale è cresciuta fino ai sedici anni di età e che ha plasmato la sua sensibilità artistica.
Oltre l’orizzonte spazio-temporale che separa luoghi ed esperienze, il corpus di lavori presentati in mostra esplora la relazione dialettica tra tangibile e intangibile. La scrittura, presente da sempre nella pratica di Valli, diventa forma essenziale nell’incontro con la calligrafia geometrica araba e la fotografia, che disegna con la luce, rende visibile ciò che è sostanzialmente assente. Le aste disposte nello spazio di BUILDING TERZO PIANO sono la materializzazione dei progetti grafici presentati nel libro e si rapportano al vuoto che le circonda, entrando in relazione con lo stesso.

L’intento della mostra è quello di restituire in modo poliedrico il progetto raccolto nel libro, e al contempo proporre una lettura dei singoli lavori realizzati nel tempo alla luce dell’incontro dell’artista con la cultura visiva islamica. Evidenziando gli aspetti più impercettibili dell’esperienza, The Impossible Present. Caleidoscopio fa leva sul costante rapporto tra materiale e immateriale, tra memoria, visione e creazione.

Delphine Valli. The Impossible Present. Caleidoscopio
a cura di Melania Rossi
25.09.2025 – 25.10.2025

BUILDING 
via Monte di Pietà 23, Milano
martedì - sabato, 10 - 19

Pacifico Silano - Assume the Position


MONTI8 è lieta di annunciare la mostra “Pacifico Silano - Assume the Position”, terza personale dell’artista con la galleria che sarà inaugurata sabato 20 settembre. L’evento si inserisce nell’iniziativa della San Lorenzo Gallery Night, giornata in cui le gallerie del quartiere di San Lorenzo daranno vita a opening condivisi, che avranno luogo dalle 18 alle 20.30. 

Il lavoro di Pacifico Silano è legato a temi che riguardano il mondo omosessuale, indagandone in particolare alcuni aspetti che nella sua ricerca emergono e costruiscono una narrazione che seppur legata alla sessualità, allo stesso tempo la cela. Nel suo ripiegare le pagine nascondendo i dettagli più espliciti, o semplicemente nel rappresentare solo dettagli di corpi, le immagini che ne derivano ci lasciano solamente immaginare cosa ci sia oltre la rappresentazione. Come scrive Roberto D’Onorio nel saggio dedicato alla mostra: “ la sua opera infatti non interviene sull’oggetto del desiderio, ma sulla sua sottrazione. “

In occasione di questa personale, Silano presenta un corpo di nuovi lavori realizzati nel 2025. Nove soggetti inediti, di cui sette focalizzano l’attenzione sul torso, che viene raffigurato vestendo i panni di modelli mutuati dall’universo delle riviste porno gay anni Settanta, dalle quali l’artista muove sempre i suoi passi, e due piccoliclose-up.

“Nato nel 1986 a Brooklyn, in una famiglia cattolica di origine italiana, (Pacifico Silano) studia fotografia a New York, dove dedica la sua formazione artistica al lutto per lo zio, venuto a mancare per complicazioni legate all'HIV. Lo fa intrecciando la necessità di riscattare dall’oblio le memorie e le trasformazioni della cultura LGBTQ+ con la volontà di interrogare l’impatto che il corpo nudo, scandaloso, non normato ha esercitato sulla costruzione dell’immaginario queer.

Arti, busti e dettagli sottratti a cowboy, soldati, marinai e altri archetipi apertamente maschili sono le coordinate con cui compone una corpografia poetica, ispirata alle riviste erotiche gay vintage diffuse dopo i moti di Stonewall (1969) e negli anni segnati dalle perdite causate dalla crisi sanitaria che ha colpito duramente la comunità.

L’itinerario pensato per la Galleria Monti8 si articola all’interno di cornici costruite con la tecnica della fotografia indiretta, adottata dall’artista per la sua capacità di sospendere la percezione del reale e negare la “pura” rappresentazione del soggetto. Si tratta di una scelta condotta con rigore e consapevolezza, capace di restringere ulteriormente il vocabolario visivo e trasformare l’esperienza del vedere in un ponte tra “l’allora” e “l’adesso”, nel mezzo del quale Silanoesplora articolazioni alternative del desiderio, che per Lacan è sempre Désir de l’Autre. Il che significa che non dipende da un bisogno biologico, come la fame o la sete, né ne è condizionato. Il vero desiderio si struttura nei rapporti dinamici con l’Altro, in relazione a ciò che ci sfugge, ci provoca, ci interroga. Insomma, in tutto ciò che ci attraversa senza mai appartenerci del tutto.” (Roberto D’Onorio)

L’inaugurazione sarà seguita da un Artist Reception venerdì 26 settembre dalle 18 alle 20.30, in cui l’artista sarà presente e racconterà il proprio lavoro al pubblico. La mostra sarà aperta fino al 23 ottobre.

BIO
Pacifico Silano è nato a Brooklyn nel 1986. Nel 2008 ha conseguito un BFA in Fotografia presso il College of Art and Design a Lancaster (Pensylvania), e nel 2012 un MFA in Video and Related Media alla School of Visual Arts di New York. Il suo lavoro è stato esposto in diverse gallerie tra cui MONTI8, Fragment Gallery, The Island Gallery, Luis De Jesus, e in numerose istituzioni come lo Houston Center for Photography, il Bronx Museum e molti altri. 
Vive e lavora a New York. 



INFO
Pacifico Silano - Assume the Position
Opening: 20 settembre H 18 - 20.30
Fino al 23 ottobre
MONTI8, Via degli Ausoni 57 - Roma

Testo a cura di Roberto D’Onorio