domenica 29 giugno 2025

SOPRALUCE di Gianfranco Basso e Elio Castellana

Elio Castellana, Fake Error Landscape


Due artisti salentini, entrambi con solide esperienze artistiche alle spalle e una poetica coerente e stratificata, si incontrano nella mostra SOPRALUCE per dare vita a un dialogo visivo che attraversa la materia del tempo, della memoria e della percezione. Gianfranco Basso e Elio Castellana propongono un’esposizione in cui due linguaggi autonomi si fondono in un gesto condiviso, accomunati da un’idea di stratificazione che si manifesta nei modi più diversi: ottico, emotivo, simbolico.

Il termine 'Sopraluce', mutuato dal lessico dell’architettura, indica un’apertura vetrata posta al di sopra di una porta o parete, atta a permettere il passaggio della luce tra ambienti separati. Metaforicamente, diventa qui la soglia attraverso cui i mondi visivi e simbolici dei due artisti si rifrangono e si compenetrano. Sopraluce è ciò che connette e filtra, ciò che separa ma illumina, una zona di passaggio fragile e luminosa tra oggetto e paesaggio, carta e filo, trauma e rigenerazione.

Gianfranco Basso, con Ricamo su carta, porta avanti una riflessione sul ricamo come gesto simbolico, linguaggio visivo e atto di cura. Le sue opere nascono dall’interazione fra carta e filo: antichi atlanti, pagine di libri, cartamodelli familiari, diventano la base per un processo di ri-significazione. Il filo traccia nuove narrazioni, interrompe il flusso lineare della lettura e genera nuove mappe emotive e politiche. Il lavoro di Basso è un’operazione sul tempo: strappa, cuce, rivela e vela, trasforma l’archivio in sogno e costruisce un lessico visivo intimo e stratificato. Opere come Il mistero delle cose o Peace Piece sono esempi paradigmatici di questa poetica, in cui si uniscono rigore formale, memoria privata e tensione civile.

Elio Castellana, con Fake Error Landscapes, elabora un’indagine raffinata sul tema dell’errore fotografico. A partire da ciò che normalmente verrebbe scartato — sfocature, invasioni di campo, oggetti fuori posto — Castellana costruisce un linguaggio visivo originale e ipnotico. L’errore diventa segno della rottura, della perdita, della morte, ma anche innesco per una nuova costruzione di senso. In questa serie, nata dopo la scomparsa della madre, l’artista mette in atto un processo di rinascita attraverso la collaborazione con il padre e il paesaggio familiare del Salento. Le immagini, potenti nella loro ambiguità visiva, agiscono come epifanie sospese. La teoria dell’errore come strumento critico diventa qui strumento poetico.

SOPRALUCE non è soltanto un titolo, ma un metodo espositivo, una postura poetica: la luce filtrata come metafora di un incontro artistico in cui ogni opera è soglia, ogni immagine è apertura, ogni segno è passaggio. Insieme, Basso e Castellana generano un campo di visione in cui errori, ricami, interruzioni e velature si fondono in una geografia emozionale condivisa e potente. In mostra, queste due poetiche si rispecchiano e si sfidano. Sopraluce è il nome dato a questa intersezione: uno spazio di attraversamento dove immagine e materia, parola e gesto, luce e oggetto, trovano nuove possibilità di coesistenza. Una soglia luminosa tra due mondi che non vogliono fondersi, ma piuttosto restare in tensione creativa, come due stanze separate ma unite da una stessa luce.

SOPRALUCE
Visioni filtrate, memorie ricamate
Doppia personale di Gianfranco Basso e Elio Castellana
2 – 27 luglio 2025

Stills of Peace and Everyday Life – Edizione XII​ ITALIA E COLOMBIA IN DIALOGO SUL ‘GLOBAL FUTURE’


Dal 5 luglio al 7 settembre 2025, ad Atri e a Pescara, la Fondazione ARIA presenta la dodicesima edizione della rassegna internazionale dedicata all'arte e alla cultura contemporanea, in collaborazione con il Comune di Atri e il Comune di Pescara. Attraverso Stills of PEACE, la Fondazione ARIA continua a promuovere il dialogo tra culture attivato dal linguaggio dell’arte contemporanea, che prende forma in mostre, performance, incontri ed eventi culturali. 

Nel 2025, la rassegna si concentra sul tema del GLOBAL FUTURE, con la Colombia come paese ospite. 
Un dialogo che attraversa tre sedi espositive selezionate, ponendo al centro il tema della salvaguardia delle risorse vitali del pianeta come condizione necessaria per garantire un futuro equo e condiviso. In un’epoca segnata da profonde trasformazioni ambientali e sociali, la Colombia – simbolo mondiale della biodiversità – diventa emblema e luogo d’ispirazione per un confronto artistico urgente e necessario. 

L’inaugurazione della rassegna avverrà nel corso della consueta Ma.Co. / Maratona del Contemporaneo, tre giorni di eventi tra Atri e Pescara

Sabato 5 luglio, ore 18.00, presso il Cortile di Palazzo Acquaviva di Atri, interverranno il Presidente della Fondazione Aria Giulio Caso, il Sindaco di Atri, la Direttrice Artistica della Fondazione Giovanna Dello Iacono, il team dei curatori, insieme agli artisti invitati e agli ospiti istituzionali. In questa occasione saranno inaugurate le due mostre presso le Cisterne e Sale di Palazzo Acquaviva: Global Future, a cura di Giovanna Dello Iacono e Maria Letizia Paiato, con le opere di Lorenzo Aceto, Aycoobo, Chiara Calore, Rudy Cremonini, Federica Giulianini, Pietro Moretti, Matteo Montani, Mariangela Levita, Luz Lizarazo, Giovanni Paolo Randazzo Mora, Alejandro Sánchez Suárez, María Alejandra Torres e Generazione dalla luce, a cura di Antonio Zimarino e Marta Michelacci con le opere di Juan Eugenio Ochoa, Mozzarella Light, Paolo Scirpa, Natalia Triviño Lozano. 

Domenica 6 luglio, alle ore 18.00, la Maratona si sposterà a Pescara presso lo spazio s.l.m.00 zerozerosullivellodelmare per l’inaugurazione della mostra Forgotten People, a cura di Paolo Dell’Elce con le fotografie di Luz Elena Castro, seguita dall’inaugurazione della mostra collettiva Stills of Peace for Young a cura di Cecilia Buccioni, Giovanna Dello Iacono e Maria Letizia Paiato, con protagonisti Daniele Di Girolamo, McManu Espinosa, Martina Marini Misterioso e Lalula Vivenzi, presso lo spazio YAG/Garage di Pescara. 

Lunedì 7 luglio, sempre ad Atri, alle ore 18.00 nel Cortile di Palazzo Acquaviva, prenderà il via il primo appuntamento di Stills Story, un ciclo di incontri letterari a cura di Giuliana De Petris; a seguire dalle ore 21 l’inaugurazione della rassegna cinematografica CINE COLOMBIA, a cura di P. Federico Ibargüen Ruiz, con proiezioni in lingua originale sottotitolate in italiano, in collaborazione con l’Ambasciata di Colombia in Italia. 

L’edizione 2025 rappresenta il secondo capitolo del progetto triennale della Fondazione ARIA, dedicato all’approfondimento dell’arte contemporanea latinoamericana (Messico – 2024, Colombia – 2025), con l’obiettivo di valorizzare temi comuni alle società dell’America Latina contemporanea e all’arte che vi nasce. L’edizione passata, dedicata al Messico, ha visto la partecipazione di oltre 10.000 visitatori e la collaborazione di importanti istituzioni italiane e internazionali. Anche per l’edizione 2025, il progetto gode del Patrocinio dell’Ambasciata della Colombia in Italia, dell’alto patrocinio della Regione  Abruzzo, del Consiglio Regionale, dei Comuni di Atri e Pescara, dell’Instituto Cervantes di Roma, del Centro per il Libro e la Lettura (CEPELL), della Società Dante Alighieri e dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. La rassegna intende rafforzare i legami tra Italia e Colombia e trasmettere un messaggio universale: l’arte come strumento di pace, consapevolezza e coesione tra culture e generazioni diverse. 

Vi aspettiamo alla Ma.Co. / Maratona del Contemporaneo:
5 luglio ore 18.00 / Cortile di Palazzo Acquaviva – Atri​

Inaugurazione mostre Global Future e Generazione dalla luce
6 luglio ore 18.00 / s.l.m.00 – zerozerosullivellodelmare, Via dei Marrucini 19 – Pescara​

Inaugurazione mostra fotografica Forgotten People​
a seguire: Galleria YAG/Garage, Via Caravaggio 125 - Pescara ​

Inaugurazione mostra Stills of Peace for Young
7 luglio ore 18.30 / Cortile di Palazzo Acquaviva – Atri​

Inaugurazione ciclo di incontri letterari Stills Story​
ore 21.00 Inaugurazione rassegna cinematografica Cine Colombia

ORARI MOSTRE – ATRI​
10.00 – 12.00 / 16.30 – 19.30 / 21.00 – 23.00 (tutti i giorni)

ORARI MOSTRE – PESCARA​
18.00 – 21.00 (dal martedì al sabato)

Programma completo e dettagli: www.stillsofpeace.com
Press Kit: https://www.stillsofpeace.com/press/
UFFICIO STAMPA: press@delloiaconocomunica.com | delloiaconocomunica.com


 
Luz Lizarazo, Mi cuerpo dice la verdad (My Body Speaks the Truth), 2023, photo credit Niko Jacob
Paolo Scirpa, Espansione e traslazione, 1984, photo credit Archivio Paolo Scirpa

 
Luz Elena Castro, Desalojos en Guayaquil, Medellin, photo credit Luz Elena Castro
Lalula Vivenzi, Woman Power | Maria Lai, 2025, photo credit © Marianne Sin-Pfaltzer, Archivio Ilisso




 

venerdì 27 giugno 2025

Elliott Erwitt | Icons


Dal 28 giugno al 21 settembre 2025, Palazzo Bonaparte accoglie lo sguardo più ironico e disarmante della fotografia del Novecento: Elliott ErwittUn’esposizione che è molto più di una mostra: è un invito a osservare il mondo con leggerezza, empatia e meraviglia.

Un evento imperdibile, che racconta – attraverso oltre 80 scatti iconici – la lunga e brillante carriera di un artista capace di cogliere l’anima del Novecento e di trasformare attimi ordinari in immagini indimenticabili, con uno sguardo profondamente umano ma sempre sorprendente.

In mostra a Roma icone di un’epoca, di un modo di guardare il mondo con leggerezza e intelligenza. “Icons” perché ogni scatto di Erwitt è diventato un simbolo, della sua poetica e della nostra stessa memoria collettiva. Erwitt non è solo un fotografo: è il cantore della commedia umana, l’infallibile testimone delle piccole e grandi assurdità della vita, che sa raccontare con un’ironia disarmante, una poesia sottile e una grazia senza tempo. Le sue immagini – celebri, indimenticabili, spesso folgoranti – riescono a essere al tempo stesso leggere e profonde, intime e universali. Sono scatti che fanno sorridere, riflettere, emozionare. Elliott Erwitt è stato – ed è – un protagonista assoluto della cultura visiva del nostro tempo. Le sue immagini, i suoi libri, i reportage, le illustrazioni e le campagne pubblicitarie hanno attraversato i decenni, apparendo su testate internazionali e influenzando generazioni di fotografi e artisti. Questa mostra è un viaggio attraverso la sua opera e insieme un invito a guardare il mondo con occhi nuovi: con leggerezza, con empatia, con meraviglia. Membro dal 1953 della storica agenzia Magnum – fondata tra gli altri da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa – Erwitt ha raccontato con piglio giornalistico gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea, cogliendo gli aspetti più drammatici ma anche quelli più divertenti della vita che è passata di fronte al suo obiettivo.

“Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”.
Con queste parole Erwitt sintetizza lo spirito e la poetica con cui filtra la realtà, la rappresenta con la sua maestria, cogliendone gli aspetti a volte giocosi, a volte irriverenti o quasi surreali, che ne fanno un maestro indiscusso della commedia umana.

Curata da Biba Giacchetti, una delle massime conoscitrici di Erwitt a livello internazionale, con l’assistenza tecnica di Gabriele Accornero, Elliott Erwitt. Icons è uno spaccato della storia e del costume, un percorso sintetico e completo della sua genialità, del suo sguardo sul mondo, dai suoi cani antropomorfi ai potenti della terra, dalle grandi star del cinema, una su tutte Marilyn, ai suoi bambini. Ma è anche un omaggio all’uomo che, con uno sguardo gentile e disincantato, ha saputo raccontare il mondo per quello che è: tragicomico, tenero, assurdo, irripetibile.

Nel percorso espositivo si incontrano i famosi ritratti di Marilyn Monroe, di Che Guevara, di Kerouac, di Marlene Dietrich, Fidel Castro, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger e fotografie che hanno fatto la storia, come il diverbio tra Nixon e Krusciov, il funerale di Kennedy, il grande match tra Frazier e Alì, così come le icone più amate dal pubblico per la loro forza romantica, come il California Kiss, o quelle più intime e private, come lo scatto della sua primogenita neonata, osservata sul letto dalla mamma. Su tutte, Erwitt posa uno sguardo incisivo e al tempo stesso pieno di empatia, dal quale emerge non soltanto l’ironia del vivere quotidiano, ma anche la sua complessità. Con lo stesso atteggiamento, d’altra parte, Erwitt riserva la sua attenzione a qualsiasi altro soggetto, portando all’estremo la qualità democratica che è tipica del suo mezzo. Il suo immaginario è infatti popolato in prevalenza da persone comuni, uomini e donne, colte nel mezzo della normalità delle loro vite. Dai ritratti di personaggi famosi alle immagini più ironiche e talvolta irriverenti, si passa ad alcuni autoritratti dove Erwitt non lascia più niente al caso o all’intuizione, ma costruisce un altro da sé, dove l’eccentricità fine a se stessa è metafora e puro divertimento surreale. Una particolare attenzione poi è destinata ai cani, di cui Erwitt apprezzava l’atteggiamento irriverente, libero e svincolato dalle comuni regole che condizionano gli esseri umani.
Moltissimi sono gli scatti “dal punto di vista dei cani”, lasciando comparire nelle sue composizioni solo le scarpe o una parte delle gambe dei loro padroni. Erwitt voleva che queste fotografie risultassero buffe e per questo metteva in atto ingegnose strategie, come suonare una trombetta o emettere una specie di latrato, per ottenere dagli animali una reazione il più naturale possibile.

L’esposizione – visitabile fino al 21 settembre – segna, dopo il recente grande successo della retrospettiva di Edvard Munch, l’apertura della stagione espositiva estiva di Palazzo Bonaparte, e rende omaggio a uno dei maestri più amati della fotografia mondiale. I visitatori avranno l’occasione di ripercorrere il suo sguardo sul mondo: surreale, romantico, giocoso, sempre capace di cogliere l’essenza delle cose.

La mostra Elliott Erwitt. Icons, è prodotta e organizzata da Arthemisia, in collaborazione con Orion57 e Bridgeconsultingpro. Main partner della mostra la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale con Fondazione Cultura e Arte e Poema.

La mostra vede come special partner Ricola, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e sponsor tecnico Ferrari Trento.

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Elliott Erwitt
Icons

Palazzo Bonaparte, Roma
dal 28 giugno al 21 settembre 2025

INFORMAZIONI
Orario apertura
Tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00
(la biglietteria chiude alle ore 19.00)

Aperture straordinarie
Venerdì 15 agosto dalle ore 10.00 alle ore 20.00
(la biglietteria chiude alle ore 19.00)

mercoledì 25 giugno 2025

VERSUS LIMEN soglie, tensioni, attraversamenti di Maria Grazia Carriero

 


Il 27 giugno alle ore 19.00, presso la Galleria 32 di Carovigno (Br), si inaugura “Versus Limen, soglie, tensioni, attraversamenti”, personale dell’artista Maria Grazia Carriero a cura di Giuliana Schiavone. 

L’esposizione riunisce per la prima volta tre nuclei di ricerca – Versus, Limen e Skin – intrecciando video, fotografie, installazioni e pitture su carta in un unico attraversamento che l’artista dedica alle soglie fra corpo, rito e paesaggio. In Versus un corteo femminile, ripreso tra i calanchi lucani, distende lunghi teli neri sulle fenditure della terra, guidato e ispirato dalle lamentazioni funebri e dai canti di tradizione orale raccolti da Ernesto De Martino nel Meridione. Qui il dolore è lutto e riparazione, connette e lascia andare. Limen dispone oggetti votivi e pitture materiche realizzate con terra, tuorlo e aceto, evocando gestualità magico-protettive legate alla dea ctonia Angizia intrecciando gesto performativo e segno pittorico. Skin volge lo sguardo all’epidermide, trasformando teloni agricoli lacerati in alfabeti visivi che inscrivono il territorio nella pelle della materia. Le opere generano un campo di tensioni in cui gesto, suono e sostanza si amplificano vicendevolmente, spostando lo spettatore fra distanza contemplativa e immer­sione sensoriale. 

Versus Limen si presenta come geografia dell’attesa: approdo di terra e di corpi dove il rito torna pratica vigile di cura e intercessione, sprigionando la propria forza trasfor­mativa lungo la faglia che unisce visibile e invisibile. Le fratture restano aperte, pulsano fertili, tengono insieme radice e deriva, rigenerando senza sosta lo spazio dell’opera. Così la mostra, nata fra Basilicata e Puglia e nutrita di tradizioni popolari e studi etnoantropologici condotti sull’area mediterranea, invita a ripensare il rapporto fra memoria e presente, fra archivi del gesto femminile e urgenza contemporanea di nuove forme di relazione con la terra. La mostra sarà visitabile dal 27 giugno sino al 29 agosto, tutti i giorni nei seguenti orari: 11.00/13.00 e 17.00/20.00. 


VERSUS LIMEN 
soglie, tensioni, attraversamenti 
Mostra personale di Maria Grazia Carriero 
a cura di Giuliana Schiavone 
dal 27 giugno al 29 agosto 

Galleria 32 –Carovigno (Br) 
Via Vittorio Veneto 32 
Opening: 27 giugno 2025 ore 19.00 

DADAMAINO. SEGNI, GRAFIE, SPAZI

il Movimento delle Cose, 1993 cm.1300x122_Courtesy Archivio Dadamaino


Il MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera è lieto di presentare la mostra Dadamaino. Segni, grafie, spazi, a cura di Flaminio Gualdoni, che sarà inaugurata sabato 5 luglio 2025 alle ore 18:30 negli spazi suggestivi di Palazzo Pomarici, nel cuore dei Sassi di Matera.

La mostra propone una significativa selezione di opere realizzate tra il 1975 e il 1996 da Dadamaino (pseudonimo di Edoarda Emilia Maino, 1930–2004), figura centrale dell’arte visiva del Novecento italiano e internazionale. Provenienti in gran parte dall’Archivio Dadamaino, le opere in mostra includono anche alcuni lavori inediti in ceramica realizzati a Matera negli anni Settanta, presso la bottega del maestro ceramista Giuseppe Mitarotonda.

Tra i nuclei principali in esposizione figurano le serie:Inconscio razionale (1978)
I fatti della vita (1978–1982)
Costellazioni (1981–1987)
Il movimento delle cose (1987–1996)

“Nel percorso espositivo emergono con forza la radicalità e la coerenza del linguaggio di Dadamaino, che – come spiega il curatore Flaminio Gualdoni, storico dell’arte e profondo conoscitore dell’artista – dichiara come il suo intento maggiore fosse la sorta di purificazione assoluta del segno nello spazio: un segno che dichiari solo se stesso, la propria fisiologia, la propria autonoma capacità di senso.”

Un legame profondo unisce l’artista milanese alla città di Matera, già al centro, nel 1978, di una straordinaria stagione artistica che vide protagonisti artisti come Pietro Consagra, impegnati nel promuovere la salvaguardia culturale dei Sassi. Lo ricorda Simona Spinella, curatrice del MUSMA: “L’installazione I fatti della vita, per data, modalità di esplorazione e uso dello spazio come linguaggio, ci riporta proprio all’azione di Consagra. Anche lui usa la parola per denunciare, scrivendo la celebre Lettera ai materani, in cui invita a costituire un Fronte dell’Arte per salvare i Sassi. Il fronte fu costituito il 20 ottobre 1978. Tra i firmatari, oltre a Consagra, anche Dadamaino, Bonalumi, Carmi, Castellani, Dorazio, Franchina, Nigro, Perilli, Pozzati, Rotella, Santomaso e Turcato.”

In mostra saranno esposte tre opere in ceramica – due terraglie e il piatto “Fronte dell’Arte” – prodotte nella bottega di Mitarotonda: testimonianza della sperimentazione e della versatilità tecnica di Dadamaino.

Fernando Colombo e Nicoletta Saporiti, direttori dell’Archivio Dadamaino, sottolineano l’importanza della scoperta: “Come Archivio ci è particolarmente gradita la possibilità offertaci dal MUSMA di esporre il ciclo di opere realizzate da Dadamaino a partire dal 1975. Opere meno conosciute e tuttavia particolarmente originali. Ancor più gradito è aver scoperto, novità assoluta per l'Archivio, la presenza nel 1975 di Dada accompagnata da Andrea Cascella, a Matera presso la bottega del maestro ceramista Giuseppe Mitarotonda. Di questa visita rimangono tre opere che saranno presentate nella prossima mostra presso il MUSMA.”

La mostra sarà visitabile fino al 5 ottobre 2025, orari apertura: dal lunedì alla Domenica dalle ore 10.00 alla 20.00. Inaugurazione ad INGRESSO GRATUITO

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Contatti per la stampa: UFFICIO STAMPA RP/Press
E. press@rp-press.it | Marcella Russo M. +39 349 3999037

SCHEDA TECNICA
TITOLO: DADAMAINO. SEGNI, GRAFIE, SPAZI
ARTISTA : Dadamaino
A CURA DI: Flaminio Gualdoni
INAUGURAZIONE ad INGRESSO GRATUITO: 5 luglio h 18:30
DATE: 5 luglio – 5 ottobre 2025
DOVE: Palazzo Pomarici (MUSMA), Via San Giacomo, Sasso Caveoso – Matera
ORARI APERTURA: Lun/Dom 10 - 20
PROMOSSO DA: Musma
IN COLLABORAZIONE CON: Archivio Dadamaino, Mirad’or Galleria d’arti
CON IL PATROCINIO: Comune di Matera, Fondazione Zetema
INFORMAZIONI: T. 3669357768 – 3883473702 - E: info@musma.it
UFFICIO STAMPA: RP/press | Marcella Russo
M. +39 349 3999037 | E: press@rp-press.it | www.rp-press.it





martedì 24 giugno 2025

Matteo Costanzo | American Drumpf


Il TOMAV EXPERIENCE - Torre di Moresco Centro Arti Visive, in collaborazione con Ipsumars inaugura sabato 28 giugno 2025, ore 18:00, la personale di Matteo CostanzoAmerican Drumpf” negli spazi della Torre di Moresco (FM).

Matteo Costanzo (Roma, 1985) torna al Tomav di Moresco - del 2022 e' la sua personale "Nessuno e' padre ad un altro" a cura di L. Madaro - con un progetto rimodulato e implementato ad hoc per gli spazi della torre. La mostra dal titolo "American Drumpf" a cura di Barbara Caterbetti - lavoro gia' presentato, ma nella versione piu' "compressa", come evento collaterale della fiera PaviArt 2025 - dara' vita con sticker_painting, video loop, installazioni ad una sorta di incursione corsara tra le icone e i simboli americani colpiti da una crisi così profonda da rimettere in discussione i nostri modelli di vita, di progresso e di democrazia.

In questo periodo di forte inquietudine l'arte, per Costanzo, può essere il campo di battaglia per riflettere su nuove possibili direzioni che apportino quei radicali cambiamenti in grado di minare uno status quo al tramonto. 


MATTEO COSTANZO|AMERICAN DRUMPF
«Sono io il fottuto presidente, portatemi a Capitol Hill.», «È che io ti ho dato il potere di mostrarti duro, e non credo che lo saresti senza gli Stati Uniti.», queste frasi sono state pronunciate da Donald Trump durante l’assalto a Capitol Hill e il suo incontro con Zelensky. Ci aveva avvertito George Orwell: «Il partito ti spinge a negare ciò che i tuoi occhi vedono e le tue orecchie sentono.» Solo che il partito oggi non ha bisogno di imporre nulla: il caos si impone da solo. Tale insensatezza, che si cela dietro la maschera sorridente della democrazia, mostra la faccia brutta e reale del capitalismo americano e del suo primogenito, l’Imperialismo. È l’American Drumpf, termine coniato dagli avversari di Trump, riferendosi al cognome originario della sua famiglia, prima dell’arrivo a New York dalla Renania, giocando per consonanza con la parola tedesca trumpf, che in italiano può essere tradotta con carta da briscola, paragonando la corsa alla nomination di Donald al cosiddetto gioco delle tre carte: un trucco, una menzogna, l'illusione di una libertà indotta dalla manipolazione del prestigiatore.

Là dove il linguaggio fallisce e il potere si aggroviglia in automatismi e istruzioni vacue, si apre la crepa da cui prende avvio il primo atto discendente di Matteo Costanzo: l’installazione epicfail [ground control] attinge dalla ballata fantascientifica Space Oddity di David Bowie, lanciata pochi giorni prima dell’allunaggio dell’Apollo 11. «Ground Control to Major Tom. Ground Control to Major Tom. Take your protein pills and put your helmet on.» Il centro di comando tenta di comunicare con Major Tom, ma l’astronauta esce dalla capsula, stacca il contatto con la Terra e, come il computer HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio, diserta la sua missione scegliendo di disconnettersi dall’ipercomplessità della Terra. Nell’opera di Matteo Costanzo, il fallimento è già consumato e il potere balbetta slogan, non emette più direttive e si dissolve nel codice del cartello posto sulla parete che si camuffa da istruzione, tradendo ogni logica informativa. A terra, in questa zona liminale, sono disposte stampe raffiguranti momenti grotteschi della politica statunitense, alla mercé del calpestio del flusso degli spettatori, mentre dall’alto fa capolino Skeletor: mascella serrata, orbite vuote, action figure intrappolata nella punta dell’installazione-scultura self_redemption [soft power], un blob corrosivo, in poliuretano espanso, che, come una ferita, si infiltra verticalmente nel corpo architettonico della torre, incarnando visivamente la retorica pervasiva, soffice e capillare di un potere che non impone, ma seduce e si traveste da scelta.
Ma Skeletor qui non è solo un feticcio pop, l’artista lo assume come autoritratto paradossale: il villain teatrale e caricaturale della serie He-Man, nato per rappresentare il male assoluto, non è né eroe né martire, ma simbolo precario e sincero, goffamente in fuga dalla massa ideologica imperante. L’opera diventa così un gesto plastico, co-protagonista spettacolare, una trappola visiva in cui tutto resta impigliato, proprio come le forme del pensiero contemporaneo, che tentano di emergere da un magma simbolico amorfo. 
Fluttuando tra i livelli della torre, ci accolgono i Not_Act, video in loop dell’assalto a Capitol Hill e dell’incontro tra Zelensky e Trump. L'atto, per sua natura destinato a compiersi, viene sospeso in un limbo atemporale, ritornando indietro in slow motion nel momento esatto in cui dovrebbe svolgersi, creando una spirale di desiderio mai appagato, un’ipnosi in costante oscillazione tra il volere e il non potere. Matteo Costanzo crea la scenografia del circolo vizioso della disforia di un’epoca intera, una geografia del disastro s-composta a parete dagli sticker_painting #010 [california dreamin'], dove, con forza euristica, si esibisce la tempesta perfetta del totalitarismo soft nel Trumpoceano, governato da armi di distrazione di massa: immagini patinate di un consumismo rivoltante e di una perfezione di corpi utopica, di fake news, di iconografie rassicuranti che normalizzano la superficialità dilagante, sfocando il miraggio del California Dreamin’, di cui rimane solo l'eco di una canzone che non ha più la stessa melodia. 
«Come creare un’illusione di libertà…», scrive Paul Preciado in Dysphoria Mundi, parafrasando Foucault, «…in una società tesa a massimizzare la produzione, il consumo e l’accesso al piacere? La risposta è la fabbricazione di una soggettività dipendente e depoliticizzata», diagnosi teorica che si fa condizione plastica in r_everse engineering [+babbel], un dispositivo semantico impazzito, costruito attorno a un podio, un altare postmoderno del disorientamento, un non-luogo del potere, dove la sovrapposizione di simboli non produce più alcun significato coerente, diventando la scenografia di un flusso babelico che travolge ogni gerarchia tra cultura alta e bassa, tra istituzione e intrattenimento, tra politica e meme. Questa macchina retorica rovesciata è accompagnata in filodiffusione dal rigurgito totalitario di politicanti, che non spiega, ma confonde. Eppure quanto ci piacciono i talk show senza conduttore dove ognuno parla sopra l’altro e nessuno ascolta? «Che miseria nevvero, che miseria. L’ostentazione risibile del cosiddetto opinionismo… nella straripante società dello spettacolo, delle zuffe TV nelle tribune politiche elettorali, nei convegni accademici e negli studi audio-visivi, intrattenimentacci dove ciascuno a turno è straconvinto di dire proprio la sua.» dice il rivoltoso Carmelo Bene.
In un’epoca in cui il linguaggio è diventato un virus replicante, Matteo Costanzo agisce come un archeologo del presente, che sa che ogni scavo è anche un sabotaggio. Le sue opere non cercano consenso, ma collisione, resistono alla traduzione e si rifiutano di essere addomesticate. Sono brevi blackout nel sistema, interferenze che sfidano la logica del pensiero normato di un mondo che ci vuole decifrabili. E proprio per questo, restano. Inquietano. Persistono.

 

 

Matteo Costanzo. American Drumpf
28 giugno | 07 settembre 2025

TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive, Moresco (FM)
info | www.tomav.it / +39 0734 259983 / +39 351 5199570 
apertura | sabato e domenica, dalle 18:00 alle 20:00 o su appuntamento.

Patrocini
Comune di Moresco
ProLoco di Moresco
Tomav Experience
Ipsumars

Partner 
Giusti Contemporary Art
Amala§unta Edizioni
©MS







MATTEO FATO | Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso)

A sedici anni dalla sua ultima personale, Matteo Fato torna a esporre nella sua città natale con un progetto diffuso che riflette sul legame tra arte e territorio. La mostra coinvolge istituzioni culturali, spazi pubblici e interventi temporanei per costruire un ritratto “casuale” di Pescara, dove l’artista vive e lavora.



Opening weekend
• Sabato 28 giugno:
– ore 18: Fondazione La Rocca – Project Space/FLR – Lungofiume – Porto Canale

• Domenica 29 giugno:
– ore 10: Spazio Matta – lezione-conferenza di Gianni Garrera
– ore 12: Museo delle Genti d’Abruzzo
– ore 16: Museo dell’Ottocento
– ore 18.30: zerozerosullivellodelmare

Sedi principali
• Fondazione La Rocca
Sede principale della mostra, raccoglie un’antologia di opere inedite e realizzate in precedenza.

• Project Space – Fondazione La Rocca
Ex rimessa della cooperativa pescatori adiacente alla Fondazione La Rocca, ospita un archivio/Wunderkammer che raccoglie opere e reperti in un’installazione immersiva (fino al 3 agosto).
• Museo dell’Ottocento (dal 25 luglio)
Opere d’après ispirate alla collezione del museo e nucleo di lavori dedicati a generi classici della storia dell’arte (paesaggio, ritratto, natura morta).
• Museo delle Genti d’Abruzzo
Intervento all’interno del percorso museale, in dialogo con la storia e la cultura materiale abruzzese.
• s.l.m. 00 – Zero zero sul livello del mare (visitabile solo il 29 giugno ore 18:30)
Serie di opere segnate dall’allagamento dello studio dell’artista nel 2019.

Progetti speciali 
• Affissioni pubbliche
Manifesti d’artista in spazi pubblici della città (9 giugno-6 luglio).
• Veicolo sonoro itinerante
Diffusione della canzone Ha tutte le carte in regola di Piero Ciampi, registrata da Fato e Ciglia. Prodotta anche in vinile.

• Porto Canale
Installazione di un cavalletto in pietra della Maiella rivolto verso il mare, omaggio alla pittura e a Franco Summa.
• Lungofiume
Intervento sulle vele di una paranza in navigazione lungo il fiume Pescara.
• Spazio Matta (29 giugno ore 10)
Conferenza di Gianni Garrera – Non pitturare invano
Il filologo musicale interviene con una lezione che parte dall’analisi de Il capolavoro sconosciuto di Balzac e de L’Infinito di Leopardi, indaga la storia della dissoluzione della forma nell’arte moderna, il conflitto tra creazione e distruzione, estasi per il caos e intelligenza dell’enigma. Racconta il distacco dall’imitazione e la rinuncia dell’attenzione della Pittura alla Natura per la custodia del mondo. Ciò che non è rappresentato sfiorisce: la Natura chiede alla Pittura di non essere dimenticata.
• Casa Flaiano
Scritta al neon sulla facciata della casa natale di Ennio Flaiano.
• Redazione rivista Segno
Apertura al pubblico della redazione di Segno con esposizione di un’opera dedicata alla storia della rivista.
• Edicola via L’Aquila
Omaggio al gallerista Cesare Manzo, primo a rappresentare l’artista.
• Tabaccherie ed edicole selezionate
D’après invito-cartolina di Gino De Dominicis per la mostra Quando non si parla più di immortalità del corpo (ingresso riservato agli animali) (Galleria De Domizio, Pescara, 1975).
• Convento Michetti – Francavilla al Mare
Omaggio all’artista Francesco Paolo Michetti (18 luglio).

Public Program
Visite guidate, incontri, conferenze e dialoghi con critici e curatori.

Catalogo
Catalogo edito da Allemandi, pubblicato a conclusione del progetto.
La mostra sarà accompagnata da un servizio di audioguida in italiano e in inglese, accessibile sia tramite QR code che attraverso dispositivi dedicati, realizzato da eArs. A guidare i visitatori lungo il percorso espositivo saranno direttamente le voci dell’artista e del curatore, per un’esperienza immersiva e coinvolgente.

Matteo Fato è artista e docente di Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Il suo lavoro, tra pittura, incisione, scultura, video e installazione, è stato presentato in gallerie private e musei pubblici in Italia e all’estero, fra cui Mostyn (Llandudno, UK), il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, la Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale di Urbino. Ha partecipato alla 16ª Quadriennale d’Arte e ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra i quali il Premio Ermanno Casoli e la selezione dalla Dena Foundation for Contemporary Art come artista italiano in residenza presso ArtOmi (New York). Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra cui quella della Banca d’Italia.
Matteo Fato è rappresentato dalla Galleria Monitor (Roma, Pereto, Lisbona).

L’ingresso agli eventi dell’opening weekend è gratuito. Durante tutto il periodo della mostra, l’accesso ai musei è gratuito per i visitatori che specificheranno di essere lì per visitare la mostra di Matteo Fato.


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Matteo Fato
Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa
(Ritratto di Pescara per caso)

mostra diffusa di Matteo Fato
a cura di Simone Ciglia

Opening weekend
Sabato 28 e Domenica 29 Giugno, 2025
Pescara

Prodotta e promossa dalla Fondazione La Rocca, Pescara
Durata mostra: dal 1 luglio al 27 settembre 2025
Per maggiori informazioni e programma completo: https://www.larocca.foundation/matteo-fato/


mercoledì 18 giugno 2025

Alessandro PASSARO Gianmaria GIANNETTI Enrico PANTANI | non so, proprio non so



La galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inaugura sabato 28 giugno 2025, alle ore 19.30, la mostra non so, proprio non so, a cura di Antonella Marino, con opere di Alessandro Passaro, Gianmaria Giannetti ed Enrico Pantani.

Il progetto espositivo nasce da un presupposto filosofico tanto semplice quanto radicale: riconoscere i limiti del proprio sapere, dubitare delle verità acquisite, restare aperti all’interrogazione. Un’attitudine oggi più che mai necessaria.

Come sottolinea la curatrice, non so, proprio non so è insieme dichiarazione di crisi e di consapevolezza: crisi della verità come dato oggettivo, universale, indiscutibile; consapevolezza della verità come costruzione fragile, situata, plurale. È in questo vuoto lasciato dalle certezze che si apre lo spazio dell’arte, e in particolare della pittura, come possibilità critica.

La pittura, forse uno dei linguaggi più complessi da praticare oggi, diventa qui il luogo privilegiato non per rappresentare il reale, ma per metterlo in discussione, disarticolarlo, reinventarlo. In quanto “finzione dichiarata”, può diventare il luogo privilegiato per esercitare il diritto non a rappresentare la realtà (come storicamente è stato, almeno in Occidente) bensì a metterla in dubbio, disarticolarla, riformularla, sovvertendone i significati. 

I tre artisti in mostra, generazionalmente vicini ma differenti per provenienza e sensibilità, condividono l’esplorazione di una pittura neo-figurativa che interroga il senso del visibile. Una figurazione leggera e tagliente, in cui il dubbio prende forma con stili diversi ma convergenti: è il dubbio esistenziale e poetico, la domanda aperta su cosa sia la verità e cosa possa ancora dirsi “reale”; è il dubbio ironico e sociale, che disinnesca le convenzioni del linguaggio; è il dubbio visionario, che disegna scenari improbabili, talvolta grotteschi o perturbanti. 

Passaro, Giannetti e Pantani mettono sistematicamente in crisi la relazione tra immagine e parola, tra apparenza e senso, tra finzione e verità. Il loro “non sapere” non è una resa, ma un gesto critico, attivo e generativo, che non rinuncia alla domanda, ma rifiuta l’illusione della risposta.


Alessandro Passaro, Gianmaria Giannetti, Enrico Pantani
non so, proprio non so 
a cura di Antonella Marino

Inaugurazione 28 giugno ore 19,30

Dal 28 giugno al 18 luglio 2025

Orario visite: 
dal lunedì al sabato 10.30-14.30 e 14.30-19.30
domenica solo mattina 

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA 
Piazzetta Cattedrale (centro storico) 
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno 

 

CARTE FERITE CARTE MEDICATE | Denis Riva


La mostra che rientra nel programma di Lugocontemporanea, festival di parole, musica e immagini in programma a Lugo il 20, 27 e 28 giugno, si inaugura con un evento speciale che vede un’azione di disegno dal vivo dell’artista Denis Riva e un concerto-sonorizzazione dentro allo spazio della mostra fatto da John De Leo voce - Enrico Salvi in arteDrigo chitarra - Franco Naddei installazioni sonore e live electronis
Il trio John De Leo, Drigo, e Franco Naddei è un ensemble che tenta di conciliare l'inconciliabile.
Tre musicisti apparentemente molto distanti, cercheranno un punto di contatto. Drigo, il chitarrista e autore della rock band Negrita e John De Leo saranno coadiuvati da Franco Naddei, artista proveniente dall'area della sound art che elaborerà in tempo reale i suoni di voce e chitarra.


Sabato 21 giugno 2025, ore 18.30
Presentazione del libro d’artista Frattaglie 2024/2014 di Denis Riva
Un libro di 608 pagine che raccoglie dieci anni di lavori e progetti dell’artista.
Un libro gigante da taschino, da comodino e da bagno.
Una ricca raccolta alla deriva che aspira ad essere una piccola enciclopedia del Ganzamonio, che altro non è che il luogo immaginario in cui abitano i personaggi e le bestie dei suoi disegni, fatti a china e lievito madre.
Frattaglie è il libro di un esploratore, un compendio del paesaggio, della flora e della fauna quasi fantastiche chiamate qui a raccolta.
Una specie di realismo magico a governare le immagini e i racconti, fatti da un disegno potente e visionario che diventa cinema infinito.
Al termine dell’incontro firmacopie e disegnetti vari con l’artista.

Info:
la mostra è aperta dal 20 giugno al 20 luglio 2025, il giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 19.00;
il sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Nelle giornate del 20, 21, 22, 27 e 28 giugno aperture straordinarie dalle 17.00 alle 19.00 e dalle 20.00 alle 22.30 in occasione del programma di Ravenna Festival e Lugocontemporanea

Ingresso gratuito


Una mostra di sfalci e ramaglie, fiamme e lievito madre, su carta quasi infinita

Il progetto espositivo che Denis Riva ha pensato per Lugo è costruito da una serie di quaranta carte, tra disegno, pittura e collage, del formato di 30x70 centimetri ciascuna, realizzate appositamente dall’artista per questa mostra, passando da un procedimento di aggressione e cura della superficie del foglio che porta le immagini ad emergere e affiorare come una rivelazione inattesa.
O come un’epifania, attraversando i territori del caso e dell’errore, dell’incidente e dell’imprevisto. 
Il progetto prende la forma di un grande allestimento che disegna, negli spazi delle Pescherie della Rocca e della Torre del Soccorso, una lunga linea continua che ricrea una sorta di panorama infinito, un cinema primitivo e magico che corre sulle pareti della grotta. L’immagine della striscia, di una fascia in movimento che scorre e si distende nello spazio, ricorda uno strano paesaggio visto dal finestrino in cui accadono cose o si manifestano presenze. Un orizzonte continuo che orienta la mostra, i suoi andamenti, così come i nostri movimenti dentro di essa.
Ogni singolo disegno, di formato orizzontale, panoramico e cinematografico, funziona così come una fotogramma che si apre su mondi, dove ciascuna carta è una visione alla deriva o scena vista con la coda dell’occhio. Relitto e frammento perduto e, al tempo stesso, parte di un flusso, di un tutto circolare in cui si succedono vuoti, cose, fatti e scenari: pianure, fiumi, boschi, deserti, colline in lontananza, rocce e alberi, sfalci e ramaglie, animali, uomini, mandrie e processioni, fantasmi e memorie sparse quasi senza più storia. Mostri della palude e cose delicatissime e piene di grazia.
Una specie di metaprocessione in cui il mondo periferico e ai margini degli ultimi sfila passando davanti ai nostri occhi come pura visione. Teatro. Traiettorie di formiche. Volo triangolare di uccelli. Guizzare di pesci. Bisce e serpenti. Metamorfosi.
Disegno che immagina e nomina le cose. Disegno che riparte da resti e rovine. Dai ritrovamenti sparsi che per l’artista non rappresentano una sconfitta o uno scarto, ma l’esatto contrario, una specie di residuo resistente e fertile. E prezioso. Bello e risuonante di promesse. E voci. E lingue. E suoni antichi. Disegno di tracce, impronte e fossili.
Le carte sono bruciate e piegate, e inondate questa volta di calde velature arancioni. No nebbie qui, pochi i verdi e gli azzurri del cielo.
A questi disegni in forma di paesaggio frammentato e continuo, che assomigliano a una coltivazione lenta che si espande nel tempo, come un diario di cose viste immaginate sognate che si susseguono senza sosta, mutanti e in movimento, si affiancano cinque grandi carte che esplorano anch’esse le stratificazioni geologiche del tempo, attraverso visioni naturali in cui gli attori, che attraversano inconsapevolmente questi paesaggi, si soffermano un momento, in una specie di incanto o inceppatura della migrazione senza fine a cui sono sottoposti o spinti, per tensione interna o costrizione. Perché bestie e uomini sono qui, quasi sempre, ombre, silhouette o fantasmi. Non si accorgono di noi che li guardiamo, e loro non ci guardano. Intenti nelle loro azioni inspiegabili e bambine, galleggianti e lunari. Mentre attraversano il deserto infuocato. Non so se ribelli, poetici assai. Sempre. E misteriosi. Come visti in un teatro. O in un diorama a grandezza soldatino.
Sulla superficie della carta avviene una combinazione alchemica tra liquidi e fuochi, tra acqua e polvere, una specie di ossimoro o contrasto o battaglia, o gioco anche, un esperimento che si amalgama restituendoci infine una visione sfuocata delle cose. Come miraggio. Come immagine mossa dalle onde del calore. Come acqua incanalata selvaggia in un giardino foresta, arso o fangoso, o spazzato dal vento e dalla tempesta. Foglie e rami. Pozzanghere. Temporali in lontananza. Crepe e spaccature nella terra. Boschi aridi e secchi. Dighe di castoro. Devastazioni. Paradisi perduti. Riserve indiane. Sabbia e uccellini. Nidi giganti come astronavi. Traiettorie labirintiche di disegno impazzito. Bave di lumaca. Leggerezze, giochi e gentilezze gratuite per riposare dalle fatiche.
Come acqua che sborda, esce e cancella. Con incendi in lontananza e segnali di fumo.
Disegnare ancora, sempre, come azione inutile che argina la catastrofe e la dispersione.
A completare la mostra, insieme alla sequenza di carte, vero e proprio cinema d’animazione che viene montato dentro il nostro cervello, sono esposti anche un libro d'artista, un video e alcune teche contenenti preziose miniature da niente. A fare i mondi infinitamente grandi e infinitamente piccoli. La magia ancora, dentro la notte della testa. E dentro al bianco infinito giallino di un foglio. Camera oscura.
Nell’onda dei capelli, nelle zampette che disegnano tracce e traiettorie e costellazioni.
Nella china e nel lievito madre, una specie di brodo biologico che fa la vita, sorpresa dal cacciatore Denis Riva prima che scappi. O morda.
O svanisca come sogno.

P.S.
Il tema del festival Lugocontemporanea, o meglio ancora la parola chiave per questa edizione del 2025 è “Educare”. Parola di origine latina: la sua etimologia ci dice di un’azione che tira fuori, alleva e conduce. Il suo significato è quello di insegnare, istruire, ammaestrare, formare, guidare, indirizzare, allenare, affinare, raffinare, coltivare…

Una coltivazione. Ed è esattamente quello che fa Denis Riva quando disegna perché il suo procedimento (c’è chi la chiama poetica, ma la partita si gioca qui sull’artigianalità e sulla materia) è sempre quello di tirare fuori le immagini e le sue figure passando attraverso errori e imprevisti, da macchie di china, laghi e prosciughi, da incidenti sulla superficie carta che la bucano e piegano.
O da segni, ingiallimenti e sporcature del tempo che non solo l’artista guarda attentamente, ma che trova, sceglie e protegge e a cui si affida per seguire un nuovo sentiero nel bosco. O una storia.
Come fossero presagi e segni da divinare. Che ci precedono come scrittura segreta. Alfabeto antico. Qualcosa che noi continuiamo.
Ecco che educare diventa qui una specie di processo e cura collettiva, come un lievito madre che passa di mano in mano e che continua a crescere e generare. E offrire possibilità. Di trasformazione, cambiamento e miglioramento.
Disegnando si vede meglio. Disegnando s’impara.
Qualcosa di avventuroso ma anche qualcosa a cui qui viene dato ancora fiducia, reperto o traccia letta e interpretata con attenzione da archeologo, o con la stessa tensione e silenzio, e capacità di ascolto del cacciatore.
La scrittura del mondo e la cura. Lo stupore nel creare mondi, più belli e intelligenti di noi.
La gentilezza. La lentezza che porta ad aspettare il momento giusto.
L’immagine bruciante e viva che spesso coincide con una specie di bellezza imperfetta. 


Biografia
Denis Riva, detto Deriva, è nato a Cento (FE) nel 1979. Vive e lavora a Follina (TV). Disegnatore, pittore, raccoglitore, osservatore, assemblatore, ricercatore, installatore, sperimentatore. La sua ricerca indaga sulla dimensione temporale innescata dalla natura, sul tempo dell’uomo, sull’attesa e sullo stato di osservazione del mondo che viviamo. Il punto di partenza di tutta la sua pratica teorico-lavorativa si concentra sul recupero di materia abbandonata. Cataste, macerie, scarto, diventano tesori da scoprire, osservare, gestire, conservare e rielaborare. Il disegno, la pittura, il collage e l’assemblaggio costituiscono lo zoccolo base della sua struttura costruttiva. Adotta continuamente nuove tecniche rimpastando quelle precedenti, un modo che ricorda antiche tradizioni e che lo avvicina alle origini primordiali dell'uomo. Da qui, la presenza alla base dei suoi lavori del lievito madre, con cui vivifica le sue creazioni. 

***
Comune di Lugo
Lugo Musei | Museo Francesco Baracca/Casa Rossini

Matrice. Sedici
Matrice è una mappa, un progetto diffuso nello spazio e nel tempo che collega, in forma di arcipelago, musei e altri luoghi storici della città di Lugo con arte, sguardi e movimenti contemporanei.

CARTE FERITE CARTE MEDICATE | Denis Riva
A cura di Massimiliano Fabbri
Pescherie della Rocca Largo del Tricolore 1, Lugo RA

Inaugurazione
Venerdì 20 giugno 2025
ore 18.00 Apertura mostra
ore 19.00 Concerto disegnato con Denis Riva / John de Leo / Drigo / Franco Naddei
videoriprese Diego Gavioli

Il Teatro del Tempo di Domingo Milella

Domingo Milella, Grotta dei Cervi, Il Delfino, Italia 2019

In occasione del Solstizio d’estate la mostra Il Teatro del Tempo di Domingo Milella (Bari, 1981), a cura di Michele Spinelli con la direzione artistica di Giuseppe Teofilo, nell’ambito della programmazione culturale espositiva regionale presso l’ex Caserma Rossani di Bari, presenta l’appuntamento speciale Solsitere. 

Il 20 giugno dalle 22 all’1 del mattino la mostra osserverà una apertura notturna straordinaria, con una serie di iniziative speciali. Interverranno per la Regione Puglia Aldo Patruno, Direttore Generale Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio e Mauro Paolo Bruno, Dirigente della Sezione Sviluppo Innovazione Reti, della Struttura di Cooperazione territoriale europea e del Servizio Poli biblio-museali, inaugurando le attività del Polo Bibliotecario Regionale ex Caserma Rossani di Bari nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbana.

In occasione della notte più breve dell’anno e della vittoria della luce sull’ombra, l’artista Domingo Milella ed il curatore Michele Spinelli accoglieranno alle ore 22 il pubblico, con una visita guidata, all’interno della mostra Il Teatro del Tempo viaggio simbolico verso la Grotta dei Cervi di Porto Badisco (LE), esperienza sotterranea, poetica ed evocativa.

Il mistero della Grotta dei Cervi e del suo patrimonio immaginifico diventa, attraverso le opere dell’artista, un viaggio condiviso e contemporaneo. Contestualmente l’artista Marco Rossetti suonerà alcuni strumenti musicali legati al passato remoto, tra cui il didgeridoo e il rombo sibilante, mentre successivamente la professoressa Claudia Attimonelli e i Crossing Avenue, duo di producer di musica sperimentale, condurranno il pubblico nel cuore della “Caverna Elettrica” attraverso un live elettronico in cui il suono frammentato in spazio e tempo convocherà le immagini ancestrali della grotta generando echi di futuri possibili. 

La mostra Il Teatro del Tempo è prodotta dalla Fondazione Pascali in collaborazione e con il sostegno della Regione Puglia, si sviluppa con il supporto scientifico del Museo della Preistoria di Nardó e in collaborazione speciale con il Segretariato regionale Mic, della Soprintendenza per le Province di Lecce e Brindisi e ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.

Le tredici opere in mostra documentano la ricerca artistica in uno spazio/tempo inaccessibile dalla quale emergono visioni stratificate e riflessioni profonde sull’idea di origine e di permanenza. Nella Grotta dei Cervi — tra pitture di figure stilizzate, simboli enigmatici, geometrie complesse e tracce labirintiche del passaggio umano — il tempo si cristallizza in una dimensione sospesa e misteriosa, di cui anche i maggiori studiosi lasciano aperta l’interpretazione, pur concordando sulla connessione con la natura e sulla componente spirituale e rituale. Una dimensione con la quale, nel corso delle epoche della storia dell’arte, si sono confrontati moltissimi artisti da Klee a Dubuffet, da Penone a Long, fino ad Anselm Kiefer.

DOMINGO MILELLA. IL TEATRO DEL TEMPO
Polo Bibliotecario ex Rossani di Bari
Via Benedetto Croce, Bari

La mostra è PROROGATA al 27 luglio 2025
dal giovedì alla domenica dalle 21 alle 24 (ultimo accesso alle 23.30)

Il 20 giugno, in occasione del Solstizio d'estate, apertura speciale dalle 22 all’1 am

+39 3201122513

domenica 15 giugno 2025

Un racconto lungo un viaggio di Andrea Lelario

Andrea Lelario_Taccuino II_2019_penna punta micron 003 su carta_cm 10,5 X 6_montato in veduta d_insieme_photo Soluzioni Arte


Dal 17 giugno al 21 settembre 2025, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospita Un racconto lungo un viaggio, personale di Andrea Lelario a cura di Nicoletta Provenzano. 

Disegno, incisione, grafite, fotoincisione sono le tecniche predilette dell’artista che in questa mostra traccia un itinerario espositivo sul tema del viaggio come chiave poetica e dispositivo simbolico per indagare il legame profondo tra inconscio e materia, memoria e immaginazione, sogno e cosmo. Tra opere su carta, matrici in rame e taccuini, Lelario compone un linguaggio estetico ammaliante e magnetico.

Elementi cardine di un viaggio segnico e simbolico, intimo e immaginifico, due modellini di treni, in scala 1:87, materializzano pensiero e inconscio come ideale moto perpetuo, sospensione tra luoghi e identità, allegoria di una filosofia nomade e di un tempo senza coordinate, fondendosi con il mondo esplorativo ed enigmatico dei taccuini dell’artista. Il treno, alter ego dell’anima in movimento, diventa così metafora del destino e figura dell’immaginario: un attraversamento continuo tra reale e mete del possibile.

Intorno a questo “racconto lungo un viaggio”, la mostra si dispiega in un’indagine che percorre anima, universo e psiche, fantasia e realtà, sogno e mistero nel suo racconto intimo e diaristico.

L’esposizione intreccia gli studi junghiani sugli archetipi, che incarnano i diversi stadi dell’Anima, ai paesaggi immaginari richiamanti un percorso narrativo lungo l’atmosfera rarefatta del Grand Tour e dei Castelli Romani; si addentra nell’universo galattico e nelle reti neuronali tracciando mappe cosmiche e mentali. Incisione e fotoincisione diventano strumenti per indagare l’energia radiante che struttura tanto la materia del cosmo quanto quella dell’interiorità umana. Il segno si fa sottile e ramificato, in una continua germinazione simbolica che abbraccia l’enigma dell’esistenza e la profondità dell’inconscio. 

Muovendosi tra i territori del visibile e del sognato, i due convogli Frecciarossa – speculari – attraversano paesaggi mentali disseminati di filamenti segnici e linee vibranti. I treni, al tempo stesso concreti e immaginari, compiono un itinerario fantastico in cui tempo e spazio si dilatano, restituendo la dimensione fluttuante del pensiero e dell’identità.

Tre taccuini, con disegni a penna, sono poi il cuore del Viaggio diaristico, in cui Lelario apre le pagine di un diario visivo e conduce l’osservatore all’interno dei territori del pensiero e dell’inconscio. Queste minute esplorazioni compongono un universo intimo in cui micro e macrocosmo si intrecciano in un poema di forme, rivelando enigmi e visioni trattenute dalla superficie della carta. I taccuini di viaggio si trasformano così in tela dell’inconscio: mappe intime dove il segno disegna il paesaggio dell’anima, in un racconto visivo sospeso tra coscienza e sogno.

Un racconto lungo un viaggio dà ulteriore corpo e forma all’indagine onirica e visionaria di Andrea Lelario, culminando nell’ingresso di due taccuini all’interno della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.

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Andrea Lelario nasce a Roma nel 1965. La sua formazione prende avvio all’Accademia di Belle Arti della capitale, dove l’incontro con Pippo Gambino e il corso di Tecniche dell’Incisione segna l’inizio di una ricerca che da subito si muove tra rigore tecnico e profondità simbolica. È il segno – inciso, tracciato, sedimentato – a diventare per Lelario lo strumento privilegiato di un linguaggio interiore che prende forma tra materia e immaginazione. Nel 1996 realizza un mosaico per la stazione Numidio Quadrato della metropolitana di Roma, primo intervento di arte pubblica del suo percorso. Negli anni, le sue opere entrano in importanti collezioni, come il Gabinetto delle Stampe di Edimburgo e di Glasgow, e il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande nella Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura a Roma, mentre la sua ricerca continua a consolidarsi nel panorama espositivo nazionale. Nel 2003 viene invitato alla XIV Quadriennale di Roma, nel 2011 partecipa alla 54ª Biennale di Venezia, e nel 2014 vince il LXV Premio Fondazione Michetti. Nel 2017 l’Istituto Centrale per la Grafica gli dedica la mostra Perentoria figura, che raccoglie gran parte della sua produzione, riconoscendone il valore nell’ambito della grafica d’arte contemporanea. La sua poetica, da sempre in dialogo con la dimensione onirica e inconscia, si apre anche alla scena internazionale. Nel 2018 è tra i protagonisti della mostra Aurigae a Tao Xichuan, in Cina. Nel 2021 è membro del comitato scientifico nella Biennale Internazionale Digital Print Art Exhibition. Dal 2022 è tutor nel Dottorato di Ricerca di Interesse Nazionale in Scienze del patrimonio Culturale dell’Università di Roma Tor Vergata e accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2024 espone un nucleo cospicuo del suo lavoro nella mostra Nomadi del sogno presso il Mattatoio di Roma, Azienda Speciale Palaexpo. Sempre nel 2024 partecipa alla V Biennale di Stampa IAPA e al Simposio Accademico sul tema “Tecnologia in continua evoluzione e stampa eterna” presso il Museo d’Arte di Xi’an nella provincia di Shaanxi, in Cina.

Parallelamente al lavoro artistico, Lelario si è dedicato anche alla formazione: tra il 2019 e il 2020 ricopre il ruolo di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2019 è vicepresidente della IPI presso la Central Academy of Fine Art (CAFA) di Pechino, consolidando un dialogo aperto tra oriente e occidente, tradizione e sperimentazione. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero: presso il Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo (RA), presso l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, nella raccolta delle Stampe Achille Bertarelli del Palazzo Sforzesco a Milano, al Museo Fondazione Michetti, Francavilla al Mare (CH), presso il Gabinetto delle Stampe di Edimburgo e di Glasgow, presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

UN RACCONTO LUNGO UN VIAGGIO
di Andrea Lelario
A cura di Nicoletta Provenzano
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
Viale delle Belle Arti, 131 – Roma
17 giugno – 20 settembre 2025
Inaugurazione: 17 giugno 2025, ore 17.00

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