Rocco Dubbini
in Marche Centro d'Arte
testo e cura Simonetta Angelini
L’inaugurazione si terrà domenica 28 marzo alle 18:00
La mostra termina il 25 aprile
La Galleria Marconi è aperta tutti giorni dalle 16.00 alle 20.00, esclusa la domenica
presentato i lavori di Giovanni Gaggia, maicol e mirco, Gabriele Silvi, Rita Soccio e Rita Vitali Rosati. La personale è a cura di Simonetta Angelini che è autrice anche del testo critico.
Marche Centro d’Arte è un ciclo di tre mostre che la Galleria Marconi dedica ai fermenti artistici marchigiani, presentato già lo scorso anno e riproposto dopo il successo riscosso. Marche Centro d’Arte vuole dare voce e spazio a un territorio che presenta al suo interno una pluralità di prospettive, idee e linguaggi e che ha fatto di questa sua pluralità un punto di forza e distinzione.
Marche Centro d’Arte è un progetto che rientra nella rassegna Non lo so e non lo voglio sapere
“Un progetto e un processo di concentrazione e spostamento, di saturazione, di archiviazione e cristallizzazione. Oggetti familiari, i libri, che si fanno spazio e distanza, archetipo, relazione, affezione, traccia. Hanno memoria di parole, di gesti, di pensieri ed energia condensata, latente. In stato di equilibrio dinamico. Ad alto rischio entropico.” (Simonetta Angelini)
Non lo so e non lo voglio sapere non è solo una risposta, è anche una provocazione, un atteggiamento e in fondo una forma di agnosticismo, che nel caso dell’arte potremmo definire culturale. È un modo per affrontare i grandi quesiti dell’umanità: da dove veniamo? Dove andiamo? Perché il dolore? Perché le patate al forno sono sempre troppo poche?
Una risposta spesso comoda, a volte sconvolgente, che esprime una volontà di ignoranza che è molto lontana dall’affermazione socratica che il vero saggio è colui che sa di non sapere. Non c’è nessuna tensione alla conoscenza, nessuna curiosità, solo distacco e indifferenza.
Spesso davanti a una proposta di tipo artistico questa frase arriva e fa un po’ male. Chi la adotta può sembrare un po’ fuori dal tempo, ma in verità spesso appartiene a una maggioranza, nemmeno troppo silenziosa.
Sarebbe legittimo adesso rispondere alla domanda: perché intitolare in questa maniera una rassegna di mostre?
La risposta in fondo è già nel titolo.
Marconi Gallery of Cupra Marittima is opening the sole exhibition by Rocco Dubbini on Sunday 28th March at 6.00 p.m.This exposition closes Marche Centro d'Arte, after the successful group exhibition with the works by Giovanni Gaggia, maicol e mirco, Gariele Silvi,Rita Soccio e Rita Vitali Rosati. The sole exposition is cured by Simonetta Angelini, who is also the author of the critical text.
Marche Centro d'Arte is a series of three expositions dedicated to the artistic Marche turmoils by Marconi Gallery. It has been proposed again after the success of last year.. Marche Centro d'Arte aims to give evidence to a territory that presents a variety of prospects, ideas and languages and it has turned this variety into an aspect of strenght and distinction. Marche Centro d'Arte is a project part of the shows I don't know and I don't want to know.
“A project and a a process of concentration and shifting, of saturation, of closure and fossilization. Familiar objects, the books, which become space and distance, archetypal, relationship, affection, trace. They have memories of words,of gestures, of thoughts and concentrated, hidden energy. In a state of dynamic balance. At high entropic risk.” (Simonetta Angelini)
I don't know and I don't want to know isn't just an answer, it's also a provocation, an attitude and, after all, a kind of agnosticism, that about art we could say cultural. It is a way to face the great questions about mankind: where do we come from? Where do we go? Why sorrow? Why baked potatoes are never enough?
An answer which is often convenient, sometimes upsetting. It expresses the will of ignorance, that is very far from the Socratic statement following which, the real wise man is the one who knows he doesn't know. There isn't any will for knowledge, no curiosity, only detachment and indifference.
This sentence is often made in front of an art proposal and it hurts a little. The one who says it may seem a bit out of the time, but he really is often one of the not too much silent majority.
It would now be legitimate to answer the question: why such a title for a program of expositions?
The answer is already in the title, after all.