martedì 29 marzo 2022

Nunzio Paci. False Memorie


Con un ciclo di opere di nuova realizzazione, la mostra personale False Memorie, ospitata presso le sale del Museo Casa Frabboni di San Pietro in Casale, rappresenta un importante momento di approfondimento sull’attuale pratica artistica di Nunzio Paci (Bentivoglio, 1977). Paci, confrontandosi con il fondamentale contributo scientifico dell’anatomista Luigi Calori (San Pietro in Casale, 1807 - Bologna, 1896), prosegue la sua analisi del corpo e della sua struttura anatomica, esplorando la correlazione tra la componente umana e il contesto naturale che la circonda.

False Memorie fornisce una prospettiva allargata sulla ricerca “anatomica” dell'artista, riunendo, in un'unica sede, dipinti, disegni e opere radiografiche, e costituisce il primo di tre atti espositivi che vedranno le opere di Nunzio Paci partecipare ad una mostra diffusa, in altrettante sedi della città metropolitana di Bologna, dedicata alla figura di Luigi Calori.

Il titolo fa riferimento, da un lato, ai testi di Calori, che, nell'introduzione a quella che lui definiva «un'operetta anatomica la quale spiega per immagini la fabbrica del corpo umano», destinava il volume a giovani medici che necessitavano di "ripassare" gli studi di anatomia, per i quali la sua opera sarebbe stata «come un ricordo, una semplice occhiata vi dieno basterà a rinnovare con tutta esattezza nella loro mente quanto erasi dileguato ed a ravvivare e chiarire quanto la memoria debolmente, o vagamente rappresentavasi».

Inoltre, in psicologia, con falso ricordo o falsa memoria, appunto, si intende una rievocazione distorta di un ricordo preesistente o addirittura di un evento mai accaduto realmente. Il falso ricordo così formatosi è vivido e autentico, similmente ai normali ricordi, e sarà vissuto dal soggetto come veritiero. Mentre Calori, dunque, si prefiggeva «di dare un quadro della scienza più completo che sia possibile», l'intento dell'artista è quello di fornire una versione "distorta" del dato scientifico, creando un immaginario in cui la rappresentazione anatomica del corpo andrà a sovrapporsi con la sua "falsa" narrazione visiva, lasciando quindi nell'osservatore il dubbio che questi soggetti siano realmente esistiti.

All'evento, realizzato nell'ambito della residenza artistica di Paci all'interno degli spazi del Museo Casa Frabboni, si affiancherà un public program che, attraverso momenti di studio visit, incontri e laboratori, metterà in contatto l'attività dell'artista con la cittadinanza e le scuole del territorio.

L'iniziativa aderisce al cartellone di Art City Bologna 2022 in occasione di Arte Fiera e si inserisce in una più ampia collaborazione che Nunzio Paci ha da tempo avviato con il Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell'Università di Bologna e, più recentemente, con il Comune di San Pietro in Casale e l’Unione Reno Galliera.

a cura di Monica Zaghi

NOTA BIOGRAFICA:
Nunzio Paci (Bentivoglio, 1977) si esprime principalmente attraverso la pittura e il disegno.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive presso gallerie private e spazi istituzionali tra cui, tra le partecipazioni più recenti, Haven Gallery, Last Rites Gallery e Shirley Fiterman Center (New York), Corey Helford Gallery (Los Angeles), Modern Eden Gallery (San Francisco), Galleri Christoffer Egelund (Copenaghen), Galerie Stephanie (Manila) e Beinart Gallery (Melbourne); tra le sedi italiane, il PAC - Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara, il Museo delle Cere Anatomiche Luigi Cattaneo di Bologna, il Museo MacS di Catania e il Museo Civico di Bassano del Grappa. Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste d’arte internazionali quali Hi-Fructose, Juxtapoz e Beautiful Bizarre e nel volume “Anatomy Rocks: Flesh and Bones in Contemporary Art”, edito da Cernunnos. Negli ultimi anni, ha preso parte a diversi programmi di residenze artistiche. Tra le più significative, quelle al Nordisk Kunstnarsenter Dalsåsen (Norvegia, 2016) interamente finanziata dal Governo Norvegese e alla Lingnan University (Hong Kong, 2019), presso la quale ha tenuto un corso semestrale di tecniche tradizionali e un talk dal titolo “Art and Anatomy in Western Culture“.


SCHEDA EVENTO: 

False Memorie | Nunzio Paci
a cura di Monica Zaghi

Sede:
Museo Casa Frabboni,
Via Giacomo Matteotti, 169
40018 San Pietro in Casale, Bologna

Inaugurazione:
sabato 9 aprile alle ore 16.00

Date:
dal 9 aprile al 29 maggio 2022

Orari:
sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00

Promosso da:
Comune di San Pietro in Casale, Unione Reno Galliera

In collaborazione con:
Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell'Università di Bologna (Dibinem - Unibo)

Realizzato nell'ambito di:
ART CITY Bologna 2022 in occasione di ARTEFIERA

Organizzazione:
Servizio Musei, Unione Reno Galliera tel. 051/8904829
e-mail: musei@renogalliera.it

Relazioni con la stampa:
Monica Zaghi
tel. 340/4775294
e-mail: monica.zaghi@gmail.com


lunedì 28 marzo 2022

Sonia Kacem. 3 pieghe, 4 archi e 1 rettangolo


La Galerie Gregor Staiger è lieta di presentare la quinta mostra personale di Sonia Kacem con la galleria e la prima dell'artista nel suo spazio milanese. La mostra presenterà un nuovo corpo di opere scultoree e dipinti, concepite considerando gli spazi della galleria a Milano.

3 pieghe, 4 archi e 1 rettangolo segue il recente soggiorno di Kacem alla Fonderia Artistica Battaglia, la famosa fonderia di metalli fondata a Milano nel 1913 da Ercole Battaglia, Giulio Pogliani e Ricardo Frigerio. La fonderia ha sviluppato una rinomata reputazione producendo numerose opere di artisti del calibro di Alighiero Boetti, Giannino Castiglioni, Arnaldo Pomodoro, fino alle porte di bronzo del Duomo di Milano e al restauro delle statue di Rodin. Oggi, la fonderia e il suo programma Open Studio sono considerati una piattaforma importante per mantenere e coltivare la tradizione della fusione del bronzo. La Fonderia Artistica Battaglia rimane intrinseca a Milano e alla storia della scultura italiana del XX secolo. Ha anche un grande significato per Kacem, e il costante impegno sia con la storia della scultura che con le tecniche artigianali nella sua pratica.

La nuova serie di opere scultoree di Kacem è un risultato diretto del suo periodo alla Fonderia Artistica Battaglia all'inizio di quest'anno. Nel suo lavoro, Kacem è sempre stata interessata alla nozione di piega - un gesto che può essere visto per evocare sia la presenza che l'assenza del corpo. Kacem applica questa posizione ricorrente della piega in tre nuove sculture in bronzo che saranno esposte a Milano. Nel suo approccio istintivo, il nuovo corpo di lavoro può essere visto come uno sviluppo naturale dai suoi lavori in tessuto e ceramica. Kacem nota che in precedenza il metallo era più frequentemente impiegato da lei come base o scheletro per la costruzione piuttosto che come mezzo di definizione stesso. Kacem si impegna con la tecnica scultorea tradizionale della fusione del bronzo traducendo le disposizioni effimere prevalenti nel suo lavoro in metallo solido. Un attrito tra il mercuriale e l'insieme sono qui presenti negli oggetti.

Inoltre, sulle sculture, un motivo increspato copre la superficie. Un chiaro collegamento può essere fatto tra i motivi che appaiono sulle sculture con le nuove carte da parati site-specific che Kacem ha prodotto per la mostra. Le forme e le linee sui bronzi fanno eco a quelle stampate sulla carta da parati. Installato nelle arcate e nel mezzanino al piano superiore della galleria, Kacem sceglie intenzionalmente di sottolineare le caratteristiche architettoniche più distintecon la suddetta carta da parati, rispondendo al contempo al carattere non convenzionale dell'interno della galleria. Non è forse casuale che Kacem abbia scelto un materiale sinonimo di domesticità. I cinque motivi colorati sulle pareti che portano forme geometriche sciolte e forme naturali sono stati presi dai quaderni di schizzi ad acquerello di Kacem, che l'artista ha iniziato mentre era al Cairo per una residenza di sei mesi nel 2019. | quaderni di schizzi sono nati come una risposta al suo ambiente, così come uno studio e una ricerca di tavolozze di colori, motivi, calligrafia e ornamenti (e in una certa misura, un esercizio di piacere visivo). | successivi cambiamenti di luogo di Kacem, tra cui Bruxelles e Amsterdam, e l'inizio della pandemia hanno ulteriormente plasmato la direzione e il tono di questi studi pittorici. Con la sua presentazione a Milano, Kacem traduce eloquentemente il suo lessico di riferimenti ed estetica in materiali e forme nuove per la sua pratica, mentre aderisce a una continua esplorazione della scultura come mezzo.

Sonia Kacem (n. 1985, Ginevra; vive e lavora a Ginevra). Tra le recenti mostre personali: 'Superflu', Haus Konstruktiv, Zurigo (2021); 'Bruxelles 2020/1', Galerie Gregor Staiger, Zurigo (2021); 'Between the scenes’,Westfalischer Kunstverein, Munster (2019); 'Did snow fall on the pyramids?', T293, Roma (2018); ‘Carcasse!',Centre culturel suisse, Parigi (2017); 'Night Shift', Centre d'Art Contemporain Genève (2016); 'Loulou replay’, Kunstverein Nùrnberg, Norimberga (2015); 'Bermuda Triangle', Kunst Halle Sankt Gallen (2015); e ‘Loulou',MAMCO Genève (2014). Ha anche partecipato a numerose mostre collettive, come 'Figures on a Ground’, Fondation CAB, Bruxelles (2020); 'Delirious', Lustwarande Tilburg (2019); 'Flatland / Abstractions Narratives #2', Mudam Luxembourg (2017); 'Stipendium Vordemberge-Gildewart', Kunsthaus CentrePasquArt, Biel (2015); e'Time', Oslo10, Basel (2013) Kacem ha anche partecipato a numerose mostre collettive in Svizzera e all'estero. Kacem ha ricevuto diversi premi e sovvenzioni come il Premio Artisti per Frescobaldi (2018), Prix d'art Integré(2016), Kiefer Hablitzel Prize (2015), Manor Cultural Prize (2014), Federal Art Prize (2013), Berthoud Fund Grant(2012), così come una borsa di studio e una residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam (2016-2017) e a New York assegnata dal Fonds cantonal d'art contemporain de Genève (2014) e più recentemente, il Zurich Art Prize (2020), assegnato annualmente dal Museum Haus Konstruktiv.




Sonia Kacem
3 pieghe, 4 archi e 1 rettangolo
March 31—May 21, 2022


Opening Wednesday, March 30, 2–9pm
Via Rossini 3, Access via courtyard
Opening hours during Miart:
Thursday, March 31, 2–7pm
Friday, April 1, 2–10pm
Saturday, April 2, 11am–7pm
Sunday by appointment


mercoledì 23 marzo 2022

Lena Shaposhnikova. Gli occhi hanno paura ma le mani fanno

fino alla fine dei giorni, olio su tela, 160 x 130 cm, 2021

AMY D Arte Spazio Milano apre la stagione espositiva 2022 con Gli occhi hanno paura ma le mani fannodell'artista Lena Shaposhnikova (1990-Irkutsk – Federazione Russa ) al suo primo show in galleria e un tributo al filosofo Byung -Chul Han, in uno dei momenti più cruciali e drammatici della storia europea e del mondo. Il progetto espositivo, accompagnato dal testo critico di Evfrosiniya Bumazhnova, è un'urgenza di sincerità, come l'esistenza stessa, instabile ed emergenziale in un regime di sorveglianza biopolitica come quello attuale. 
Davanti al caos globale che riveste tutto il mondo, come la tela bianca, solo le mani si salvano perché agiscono nel fare, attraversando il dolore; ecco il senso del titolo, tratto da un detto russo.” dice l'artista. 

Visionaria e analitica al tempo stesso, ricostruttrice di luoghi e dei non-luoghi, Lena Shaposhnikova riesce con questa mostra a dare visibilità a un immaginario imprevedibile, conflittuale e poco trasparente. Attitudine contemplativa e silente, la sua, talvolta anche ironico-critica, spesso empatica, racconta la -terra di mezzo- come area di disagio in un tentativo di racconto. 

Tra acquerelli, taccuini, oli su tela e installazioni, la mostra si propone come specchio di un'arte di frontiera, zona di disagio , assolutamente in movimento, ipermoderna, ipertesa; ma anche come progetto e destino della comunicazione estetica. L'idea di attraversamento e nomadismo definisce l'artista in soggetto -in -divenire capace di mettere il mondo in discussione grazie alla consapevolezza dell'abitare la transizione e abbracciare un'esistenza dolorosamente fluida, ibrida, senza confini. Lena può essere definita una virtuosa del disegno; ricco di particolari da scoprire e ricercare che, quando diventano pittura si caratterizzano di un forte tratto cristallino di atmosfere cosmiche, fuori dal tempo e al contempo figurativo, marcato e definito da un onirico, legato alla memoria. 

I soggetti sono declinati attraverso una giustapposizione di immagini , come da tradizione transcontinentale fluttuanti in sfondi di inchiostri diluiti ed ispirati o a paesaggi siberiani o al caos del mondo contemporaneo, dove architetture antiche e moderne convivono fianco a fianco senza una visione armoniosa del reale. La forte cultura ibrida che contraddistingue Lena Shaposhnikova, imposta la personale Gli occhi hanno paura ma le mani fanno come un laboratorio socio-culturale per l'osservazione dei mutamenti in corso nelle border-region artiche. 

L'uomo è solo nel suo fare ma è indissolubilmente legato all'universo che lo circonda. 

Le comunità lo accolgono, lo respingono, lo assorbono, lo inducono nella tentazione di essere Altro, ma ritrovando se stesso non può fare a meno di constatare il proprio senso di appartenenza al mondo, e la sua inevitabile partecipazione. La mostra di Shaposhnikova ci invita a riflettere sulla conoscenza delle forme e delle immagini e solleva questioni rilevanti sulla rappresentanza, la politica identitaria e le metodologie della libertà. 

Dolori silenti 
Medium usato, il dolore, quello silente, confinato ai margini, perchè solo il dolore trasforma l'intelligenza nello spirito e si fa linguaggio traghettandolo in una narrazione. 

Il dolore per me è una condizione di mezzo; una sorta di confine , avvoltoio che si attraversa , sforzandosi, per levarselo. E come nel buddismo , il corpo (e non solo quello) cerca di allontanare il dolore. Tutta l'esistenza si trova nella condizione di perenne sofferenza, che a volte viene accolta come un piacere .Ma è comunque una sofferenza e non sempre solo fisica. “ Lena Shaposhnikova“. In una economia del dolore come capitale invisibile, il quesito primario resta: Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei. 

Anna d'Ambrosio 



AMY D Arte Spazio
Via Lovanio 6 (MI)
www.amyd.it
info@amyd.it

pubblica: 

martedì 22 marzo 2022

Vincenzo Mascoli Stanza n.2022 Transiti_Soste/Ripartenze Venezia

 


Vincenzo Mascoli
Stanza n.2022 Transiti_Soste/Ripartenze
Venezia, Rio Del Piombo Suites, a cura di Texture
Testo critico Azzurra Immediato

Ripartenza e nuova meta: riprende il viaggio immaginifico e transitorio di Vincenzo Mascoli che, attraverso il suo personale itinerario accompagna altri viaggiatori, coloro i quali sosteranno nelle suites veneziane ideate da 101Flats. Se viaggiare è conoscere nuovi mondi, nuove realtà, confrontarsi con altre visioni, viaggiare con ed attraverso l’arte è la maniera più sincera per ri_conoscere nell’altro da sé, materiale e filosofico, il valore delle diversità, la ricchezza empirica di una narrazione che procede per racconti tramandati attraverso il tempo. Tuttavia, l’interazione con il lavoro e la ricerca di Mascoli, nel percorso estetico intrapreso con il progetto Stanza n.2020-21 ed ora 2022 ha trasformato le dinamiche di transitorietà, brevi e spesso poco accorte, in una sorprendente trama che agguanta l’anima di una città – ancora da scoprire – lo sguardo del viaggiatore solitario, l’emozione di viaggiatori che condividono una personale mappa, riscrivendo, in un certo qual modo, il processo del divenire cosciente che trasforma il turismo senza anima in tragitto di nuova avventura emotiva. E se nessun viaggio è uguale a sé stesso, se nessuna meta è uguale nel rincorrersi dei mesi e degli anni, è altrettanto vero che tali modulazioni sono da ricercare anche nelle nuove opere dell’artista che, anno dopo anno, lavora osservando il mondo da differenti prospettive, porgendo il proprio segno agli occhi degli ospiti di 101Flats. In una Venezia protagonista della Biennale d’Arte 2022, la personale di Vincenzo Mascoli nell’antica residenza Rio Del Piombo Suites, tra calle, ponti e canali, luci d’antan ed atmosfera di suggestione unica al mondo, segna un ritorno alla sintesi compositiva ed un nuovo approccio, in cui prevale l’interazione tra spazi pubblici e spazi privati ma che diventa, a Venezia, contraltare di una architettura precipua. Ai colori della Laguna, alla geometra dei suoi canali, alle luci e alle ombre dei suoi palazzi, ogni nuovo lavoro di Stanza n.2022 Transiti_Soste/Ripartenze sembra ridefinire le sollecitazioni di un racconto che pare suddiviso in capitoli, in scansioni come fosse un Atlante di un universo metareale e per lo più ignoto. Dalla maniera del 2020, contraddistinta da una forza ed una energia speculari alla trattazione cromatica e materica, il percorso di Mascoli ha proceduto, verso Firenze, mediante un’espressione tonale virata verso in una dimensione essenziale, in cui il colore, velato ed mitigato, pareva trattenere il vigore intero di una città. A Venezia, le circa 30 opere di Stanza n.2022 Transiti_Soste/Ripartenze, i corpi e le storie abitano lo spazio tramite un moto ondoso pittorico, fluttuazione di tourbillons emozionali e materici, nella sottrazione degli inutili e pesanti orpelli che non si addicono al tempo del viaggiare. Eppure si riconosceranno, come volti tra la folla, quelle che Mascoli ha trasformato, sin dalla prima tappa milanese ‘in icone di universale migrazione metareale, in cui ogni gesto, carico di pathos, assume il valore di memento vitae, a ricordarci che siamo vivi, nella nostra instancabile ricerca di verità, seppur viaggiatori nel mondo e nel vivere.’ 

È il momento di fermarsi? Lo scopriremo a Venezia…

lunedì 21 marzo 2022

Bento | Water ماء Acqua all'EXPO 2020 DUBAI – Padiglione Italia | Design in Puglia: Nel blu dipinto di blu


unia دنيا studio di architettura Dino Lorusso
è lieto di presentare l’oggetto di design Bento | Water ماء Acqua selezionato nell’ambito del progetto espositivo Design in Puglia: nel blu, dipinto di blu, organizzato dalla Regione Puglia e Puglia Sviluppo per l’Esposizione Universale Expo 2020 Dubai.

La mostra Design in Puglia: nel blu, dipinto di blu, che ha l’obiettivo di valorizzare la creatività e capacità di imprese e designer pugliesi, autori di prodotti e prototipi che rappresentano soluzioni connesse con la fruizione e la conservazione dell’acqua, risorsa indispensabile e preziosa, ha luogo nel Padiglione Italia durante la “water week” dal 20 al 26 marzo 2022. 

Ideato nel 2021 da Dino Lorusso e prodotto da Arredamenti Moderni di Francesco Ippolito, Monopoli (Bari), Bento | Water ماء Acqua conferma la sua vocazione di oggetto del quotidiano destinato a contenere forme e suggestioni. 
Come nella serie Bento|City, realizzata a partire dal 2015 e dedicata alle metropoli internazionali (Cairo, London, Moscow, New York, Paris, Rome, Tokyo), in cui ogni elemento è studiato per dialogare armoniosamente con gli altri, l’ispirazione nasce dalla cultura giapponese partendo proprio dalla parola «bento».
Pratico, leggero e maneggevole Bento | Water ماء Acqua è un vassoio-contenitore in multistrato di betulla con finitura a smalto base acqua, di colore blu, che evoca nell’immaginario collettivo il composto chimico basilare per l’esistenza di tutti gli esseri viventi e la sua simbologia. 
La geometria di Bento | Water ماء Acqua è definita dalla scrittura che diventa segno per poi tradursi in architettura. Un «labirinto praticabile» in cui le lettere separano gli spazi destinati ad ospitare cibi e pietanze, o semplicemente alludere alla presenza invisibile dell’altro. 

Dino Lorusso (Triggiano, Bari 1963) è architetto e designer. Da sempre affascinato dal mondo arabo, dal 1995 al 2000 ha vissuto al Cairo collaborando con lo studio Medhat Abdallah & Partners. È attualmente impegnato nella realizzazione di Dunia دنيا a Triggiano (Bari), progetto di condivisione della creatività dedicato all’arte mediorientale ed orientale. Ha pubblicato le sue fotografie di architetture e genti dell’Egitto, Yemen, Iraq, Iran su diverse testate, tra cui Egypt Insight, 1000 words in pictures, Al-ahram Weekly e partecipato a mostre internazionali: 2016 In Italy design in puglia; 2015 لسفر al safara in viaggio tra Medio Oriente e Puglia, Monastero di San Benedetto, Conversano (Ba); 2014 La grande illusione / The great illusion, Temple University, Roma; Visioni in farsi. Esplorazioni introspettive, Chiesa di Santa Margherita, Bisceglie (Ba); 2002 Yom: frammenti del quotidiano in Iran, Yemen, Iraq, LiriBlues, Isola del Liri (Fr); 2000 Festival del Mediterraneo, Saddam Art Center, Baghdad (Iraq) e Chiostro del Monastero di San Benedetto, Conversano; 1998 Altri Orienti e angoli d’Italia, galleria dell’Istituto Italiano di Cultura, Cairo; 1997 In ricordo dell’architetto Mario Rossi, galleria dell’Istituto Italiano di Cultura, Cairo ed Alessandria (Egitto). Come mad|is|dead (Angela Ferrara e Dino Lorusso) è vincitore del 1° premio per la sezione installazione con l’opera Piombo all’8^ Biennale Rocco Dicillo premio Internazionale di arte Contemporanea, Triggiano (Ba) ed è tra gli artisti del progetto editoriale Cake. La cultura del dessert tra tradizione araba e occidente (Postcart, 2015), presentato ad Amman in occasione della 4^ Settimana della Cucina Italiana 2019, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Giordania. Nell’ambito della 5^ edizione della Primavera Mediterranea di Bari, nel 2016, è stato coordinatore del progetto artistico Curb your sensation (a cura di Manuela De Leonardis e Marialuisa Loconte). Con Ninni Castrovilli è coautore dei video Tr’ggi (On) e Le stanze (2017), selezionato dalla Giuria del 10° Concorso Muscat International Film Festival di Muscat (Oman) nella sezione The Visual Free Zone. Come designer ha firmato la lampada Nur (2015), concepita come «scatola della memoria» e realizzata in corten dal brand TrackDesign. 



EXPO 2020 DUBAI – Padiglione Italia
Design in Puglia: Nel blu dipinto di blu
20 - 26 marzo 2022
Lehbab Street - Dubai - Emirati Arabi Uniti

venerdì 11 marzo 2022

Christophe Constantin | Sulla Superficie Dello Stagno


«Chi dice romanticismo dice arte moderna, cioè intimità, spiritualità, colore, aspirazione verso l’infinito, espressi con tutti i mezzi propri delle arti», queste sono le parole del poeta francese Charles Baudelaire in uno dei suoi tanti scritti dedicati alla definizione del noto movimento culturale, riportate da Treccani. 

Il sentimento dell’uomo si mostra e si esprime attraverso la pratica artistica, contrastando con vigore il saldo potere tenuto dalla ragione illuminista affermatasi poco tempo prima. La relazione che si instaura tra l’essere umano e la natura si rinnova confluendo in una duplice emozione, ovvero: provare un appagato senso di benessere, e -al tempo stesso- “rabbrividire con stupore” davanti all’incontrollabile forza del fenomeno. 

Sulla base di questa attenzione puramente emotiva, Christophe Constantin avvia la sua ricerca attraverso la pratica del ready-made facendola propria, e approfondendo tutte quelle tematiche che rimandano ad un universo evidentemente romantico. Le nuances del movimento culturale riecheggiano nei diversi linguaggi utilizzati dall’artista, dalla pittura all’installazione, fino alle performance video. Tramite il suo gesto, gli oggetti e le immagini del nostro tempo si declinano in una metafora dell’esistenza contemporanea, come nel progetto Sulla superficie dello stagno. Le superfici specchianti degli stagni disseminati per lo spazio espositivo amplificano le loro sfumature naturali e i toni artificiosi con cui sono stati concepiti e realizzati, sopra i quali delle candide ninfee vagano indisturbate. 

Il rimando alla celeberrima serie di quadri di Claude Monet è indiscutibile, ma Constantin non intende omaggiare il noto pittore, bensì utilizzare il soggetto come espediente per attrarre lo spettatore e renderlo parte dell’opera. Infatti, nelle installazioni a terra e nei quadri, le superfici riflettenti -rese grazie alla pittura e agli specchi- abbattono i confini dello spazio per ampliarli in una dimensione “altra”. Qui, le sagome del pubblico lasciano l’individuo per diventare pure e semplici immagini che coesistono con le ninfee. In questo modo, l’intero mondo esterno si incontra e si scontra con la sfera spazio-temporale creata dall’artista italo- svizzero, volta a sconvolgere emotivamente chi vi si relaziona. 

Il ritmo veloce con cui viviamo il nostro presente si riflette e muta nelle brillanti e labili superfici, lì dove la realtà non può essere filtrata, lì dove la caducità dell’esistenza si esprime in tutta la sua crudele concretezza. A non essere coinvolte in questo tourbillon esistenziale sono le quiete e sintetiche ninfee, le quali reagiscono alla presenza del pubblico solo perché mosse dal suo continuo vagare per le opere. Così facendo i candidi fiori rimangono spettatori di un tempo che non gli appartiene, continuando a guardare la banale e paradossale voglia di controllo che l’uomo intende avere su qualsiasi cosa, anche se inafferrabile come il tempo ed imprevedibile come la vita. Incorniciate nel loro habitat ideale, i fiori infondono un’idea di bellezza, purezza e forza, a cui l’uomo potrà continuare a guardare con immensa meraviglia, tendendovi senza mai raggiungerla pienamente, in un’altalenante – quanto costante- status di turbamento. 

Christophe Constantin nasce in Svizzera à Montreux (VD), dopo aver seguito il liceo artistico, ottiene un Bachelor of Arts nel 2013 à l’ECAV di Sierra nel cantone del Valese. Si traferisce a Roma dove, alla RUFA, si specializza in scultura in marzo del 2016. Durante il suo soggiorno romano espone in vari spazi della capitale italiana come Spazio Menexa, il Pastificio Cerere con delle mostre personali e in vari altri tale la Nuova Pesa e la Galleria Mario Iannelli, in collettive. Nel gennaio del 2016 fonda Spazio InSitu, un artist run’space nella periferia di Roma, dove tiene il ruolo di Direttore Artistico. Nel 2017 presenta in questo spazio una sua personale intitolata “BOH?!!”, questa mostra segna un rovesciamento nella sua produzione, che fonda le basi della sua produzione attuale. Fuori Italia, espone a Barcellona con una personale “Spending time in Barcelona” nel 2016, presentata nel centro d’arte Espronceda, dopo una residenza di 2 mesi. In Francia espone a Parigi da ChezKit (2017) e Orléans durante Living cube tute due collettive curate da Elodie Bernard. Nel ottobre 2018 presenta “Petite Annonce” nella colletiva DotLand#2 a Berlino, invece in ottobre dello stesso anno, espone in Svizzera a GPS, Manoir della città di Martigny con una personale intitolata “ A traverso la tela Bianca” curata da Anne Jean-Richard. In Maggio del 2018, comincia una collaborazione con l’artista romano Marco De Rosa, insieme realizzano la loro prima bipersonale “Porta e Finestra” a Spazio In Situ.

 

TIST–This Is So Temporary presenta
Mostra personale di Christophe Constantin 

“SullaSuperficieDelloStagno”
04-30 marzo 2022
Via Serrabella1, Rastignano(BO) 

A cura di Valentina Muzi 

Informazioni:
e-mail:tist.situation@gmail.com

cell:3400002112
https://tist.mailchimpsites.com/
IG:https://www.instagram.com/tist.situations/

web:http://www.christopheconstantin.com/


La mostra è realizzata con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Vallese. Sponsor tecnico Vetreria Futa2000 d iStecchetti Fabrizio&C. Snc


pubblica: 

martedì 8 marzo 2022

Gaia Scaramella. Officine emotive


Da STUDIO STEFANIA MISCETTI è in corso Officine emotive, prima esposizione personale di Gaia Scaramella negli spazi dello Studio, a cura di Veronica He e Pia Lauro.

Le opere in mostra, tutte inedite e concepite nel corso dell’ultimo anno, affrontano il tema delle relazioni interpersonali, solitamente di carattere familiare e affettivo, non solo legami stretti, ma anche mai realizzati, ponendone in luce gli aspetti più traumatici e dolorosi. 
Nelle opere presentate Gaia Scaramella assembla materiali naturali e artificiali, object trouvé, utensili, elementi presi in prestito dalla quotidianità - tutte tracce o meglio reperti dell’esistenza - componendo un vero e proprio discorso a più voci, che trova nella serialità la sua dimensione elettiva. Nel descrivere diversi aspetti delle simbiosi umane l’artista presenta molteplici scenari, accomunati dalla duplice natura propria del termine 'legame', ovvero quel rapporto o vincolo affettivo che comporta reciproca fedeltà, oppure limitazione della libertà individuale. Elemento costitutivo di questa geografia di relazioni è la ‘tensione’, intesa come stato fisico e psicologico, ma anche come azione del tendere verso l’altro, dimensione di incontro nella quale l’individuo si scopre e si realizza. Trattando la memoria e l’esperienza personale come materia viva e attiva, l'artista propone una possibile alternativa all’oblio, alla damnatio memoriae come strumento di risoluzione dell’elemento traumatico, attraverso una consapevole e concreta interpretazione dell’esistenza umana nella sua interezza e complessità.

GAIA SCARAMELLA nasce il 18 febbraio 1979 a Roma, dove vive e lavora.
Sempre a Roma frequenta il Liceo Artistico e poi l'Accademia di Belle Arti. A partire dal 2000, il suo interesse è orientato verso l’incisione e la stampa calcografica; negli anni la pittura, la scultura e l’installazione divengono il suo linguaggio espressivo. Ha partecipato a numerose manifestazioni, premi, talk, presentazioni, mostre personali e collettive, in Italia e all’Estero, tra le quali ricordiamo:

Esposizioni personali: L29 Art Studio, Roma (2019); Glen Sacks / Gaia Scaramella, Brutti ma buoni, Temple University, Roma (2010); Dio ed io, a cura di Marco Tonelli, Galleria Z2O-Sara Zanin, Roma (2007); Gaia Scaramella, mostra di grafica, castello dei Da Peraga, Vigonza; Aperto per lutto, Galleria André, Roma (2004).

Esposizioni collettive, talk e presentazioni: Gaia Scaramella, Roma Città Aperta - spazio collaterale, a cura di Arianna Sera, progetto di Nomas Foundation a cura di Raffaella Frascarelli e Sabrina Vedovotto (2021); Unwritten Structures, Racconti (in)visibili, a cura di Micol di Veroli e Dominique Lora, mostre itineranti organizzate da Glocal Project e promosse dal Ministero degli Affari Esteri, Armenia, Bosnia, Bulgaria, Macedonia, Serbia, Slovenia, Italia (2019-2021); Babies Are Knocking, a cura di Veronica He e Pia Lauro, STUDIO STEFANIA MISCETTI, Roma (2021); Tempo liberato, a cura di GMG e Francesca Romana Pinzari, Museo Civico di Palazzo Della Penna, Perugia (2018); Contempo, Monastero di San Benedetto, Conversano (2017); Talk, a cura di Almost Curators, Setup Art Fair, Bologna, (2014); Acthung! Achtung!, a cura di Barbara Collevecchio e Micol Di Veroli, Spazio Ex Gil, Roma (2011); Intramoenia/extra art - Miraggi, a cura di Achille Bonito Oliva, Giusy Caroppo, Castello Alfonsino, Bari (2010); SUPERECO, a cura di Angelo Capasso, Emanuela Nobile Mino e Viviana Guadagno, Ex Semenzaio di San Sisto, Roma (2010); Invito all’opera #5, a cura di Achille Bonito Oliva, Galleria Il Ponte Contemporanea, Roma (2010); Artifici contemporanei e difformità barocche, a cura di Claudia Gioia, ARCOS - Museo Di Arte Contemporanea Del Sannio, Benevento (2010); Sant’Elena - La seduzione del segno, a cura di Martina Cavallarin, Sant’Elena, evento collaterale Biennale di Venezia (2009); Pre-Fazione, a cura di Martina Cavallarin ed Elena Forin, Galleria La Giarina, Verona (2009); Mediterranean, a cura di Elena Lydia Scipioni e Vasif Kortun, Palazzo Rospigliosi, Roma (2009); Cose Mai Viste, a cura di Achille Bonito Oliva, Palazzo Barberini, Roma (2009); MicroMega, l’arte della meraviglia, Musée des Halles Saint Géry, Bruxelles (2009); The Maddox Arts Summer Show, Londra (2008); INES MEYER-GAIA SCARAMELLA-SOPHIE USUNIER-LISA WADE, Galleria Z2O Sara Zanin, Roma (2008); Riparte, per Galleria Z2O-Sara Zanin, Ripa Hotel, Roma (2007).

Premi e riconoscimenti: “Premio Fabbri per l’arte”, Palazzo Pepoli Campogrande, Bologna (2015); “Premio Cairo”, permanente di Milano (2011); “Premio San Fedele”, L’uomo e il suo destino, Milano (2009).

GAIA SCARAMELLA
officine emotive
a cura di Veronica He | Pia Lauro

chiusura: venerdì 27 maggio 2022
orari: dal martedì al sabato, dalle 16 alle 20
per visitare l'esposizione è necessario presentare il green pass e indossare la mascherina

STUDIO STEFANIA MISCETTI
Via delle Mantellate 14
00165 - Roma (Italia)

Visioni. Avventure nell’arte contemporanea di Manuela Gandini

Giovedì 10 marzo alle ore 18 viene presentato presso “Progetto LOGOS”, Studio Mintoy, il nuovo libro di Manuela GandiniVISIONI. Avventure nell’arte contemporanea” di HAZE-Auditorium Edizioni, un volume accattivante e curioso che concentra le storie di artisti che, con il loro passaggio terrestre, hanno illuminato il buio politico e sociale degli ultimi cento anni. Dialogano con l’autrice l’editore Claudio Chianura, l’artista Mintoy oltre a tutti gli artisti e gli amici presenti.


Biografie, riflessioni e avventure di oltre 200 artisti contemporanei sono raccolti in questo volume da poco presente nelle librerie che rilegge vite, opere, amori, con lo sguardo personale ed empatico di chi riesce a portare l’arte nella vita quotidiana, donando perciò ai lettori una “visione”. Il saggio ha origine dai post pubblicati dall’autrice su Facebook e Instagram, dal primo lockdown in avanti, ogni giorno senza tregua, con la volontà di curare il trauma collettivo causato dalla pandemia e dai cupi scenari mediatici incalzanti.

Dalle pagine affiorano momenti pubblici e privati, legati agli studi e alle frequentazioni personali dell’autrice con gli artisti e con le loro opere. Il tormento di Pollock, un aperitivo a casa di Yoko Ono, una passeggiata nel Cretto di Burri con Bob Wilson; le vite di plastica immortalate da Elena Dorfman e Jamie Diamond, l’universo di stoffa di Maria Lai ma anche una limpida lettura dell’attualità mediata dal mezzo artistico. L’esplosione di violenza al Campidoglio a Washington, e le risse organizzate dai ragazzi a Gallarate, si specchiano nella rabbia crudele e allucinata del “Joker” di Joaquin Phoenix e Todd Phillips, la mancanza di fiato e libertà di Marina Abramovic e Ulay nella performance “Breathing in / Breathing out” evocano la morte di George Floyd e i sintomi da Covid-19.

Una cura per l’anima che mira alla rinascita e alla trasformazione dell’immaginario collettivo non una semplice successione di storie ed eventi ma l’evocazione di artisti del recente passato che hanno lavorato per il futuro. In questo nostro momento di crisi, prende forma un testo che vuole essere un’esplosione di nuove energie positive e stimolo per un ritorno alla forza dell’intelligenza e ad una nuova fiducia nell’umanesimo. Un percorso ideale che si snoda tra il Cabaret Voltaire e la Germania del Terzo Reich, la musica psichedelica e il Messico di Castaneda e Frida Kahlo, sino all’immersione nell’attuale era del transumanesimo e degli iperoggetti.
Accompagnano i testi numerosi QR Code che riportano ai siti di artisti, associazioni, archivi citati nei saggi.

TESTO DELL’AUTRICE
Da Marina Abramovic alla Biennale di Venezia, seduta su una montagna di ossa di bue che spazzola una ad una, durante la guerra del Kosovo, alla clinica asettica di Aya Ben Ron installata al Padiglione Israeliano all’antivigilia della pandemia.
“Visioni. Avventure nell’arte contemporanea” percorre gli ultimi 100 anni di arte, saggi brevi, a volte brevissimi proiettano il lettore nella fantasmagoria del pensiero artistico ricostruendo il corpo dell’arte e della storia con altri occhi, mettendo in luce i suoi incantesimi e le sue ribellioni.
Il libro nasce dall’immaterialità dei social, è un distillato di storie, una vivida collana di scoperte e svelamenti pubblicati “per non morire di retorica e banalità mediatica”; porta al pubblico visioni provenienti da figure capitali come Kazimir Malevič, perseguitato dallo stalinismo, che dispose di collocare la propria salma sotto il Quadrato Nero o di Jack Kerouac perduto nel vortice psichedelico e mistico della beat generation o di Georgia O’ Keeffe accampata nel deserto del New Messico per ascoltare le voci della notte.
Le “Visioni” sono il frutto della crisi e dell’implosione collettiva, della malattia del sistema e della deriva dell’Occidente, del caos e dell’Apocalisse di Giovanni in chiave postmoderna. Dal torbido del presente, dalla paura e dalla tragedia degli ultimi due anni, spuntavano ogni giorno le gemme dell’arte, diventando per molti un appuntamento irrinunciabile, per poter meglio comprendere le nuove distopie. Così il libro entra nell’atmosfera del Cabaret Voltaire (1916), con Hugo Ball e Emmy Hennings, i quali vennero schedati dalla polizia come “protettore e puttana”; visita la mostra dell’ Arte Degenerata poi imbocca le strade di New York con i corpi nudi a pois di Yayoi Kusama e gli happenings di Alan Kaprov, per ritrovarsi clandestinamente con le artiste del collettivo femminista Guerrilla Girls (quelle mascherate da gorilla) ad attacchinare manifesti di denuncia. È un viaggio nel tempo che raggiunge lo spazio siderale dell’arte, potente cura per l’anima, magica e mistica ma anche pericolosa, esplosione di energie che aprono squarci di futuro, di nuovi mondi, di libertà e sgomento.

Cenni biografici. Manuela Gandini è critica d’arte e curatrice. Insegna Critical Writing alla NABA di Milano. Dal 1989 al 1991 lavora come addetta alla cultura per il Ministero degli esteri con Gianni De Michelis. Tra le numerose mostre internazionali, cura “Talking the Picture. Photograohy and Appropriation” alla Leo Castelli Gallery di New York e al Gallery Night di Milano (1990). Con Raffaello Siniscalco, realizza per la RAI il film “Leo Castelli. Il Signore dell’Arte”. Nel 1993 è curatrice della mostra sul Lettrismo alla Biennale di Venezia di Achille Bonito Oliva. Collabora per anni con “Il Sole 24 Ore”, “La Stampa”, “Alfabeta2”, “Diario”. È autrice del volume “Ilena Sonnabend. The Queen of Art” (2008) ed è tra gli autori di “Ubi Fluxus Ibi Motus” (1990). Dal 2002 al 2007 è curatrice unica di Artandgallery a Milano. Durante le guerre balcaniche, lavora a Sarajevo con il Gruppo Trio. L’arte è per lei un indispensabile dispositivo di consapevolezza critica per la sopravvivenza umana ed extra-umana.

   


COORDINATE PRESENTAZIONE
Sede “Progetto LOGOS”, Studio Mintoy, Viale Beatrice d’Este 30, Milano
Intervengono Manuela Gandini, Claudio Chianura, Mintoy e gli artisti del progetto LOGOS
Data giovedì 10 marzo
Orario 18.00
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Diretta online sul profilo Facebook dell’autrice

SCHEDA TECNICA DEL LIBRO
Autore Manuela Gandini
Titolo VISIONI. Avventure nell’arte contemporanea
Editore Haze-Auditorium Edizioni, 2022
Collana Collisioni 23
Rilegatura Brossura
Pagine 240
Lingua Italiano
Distribuzione Messaggerie Libri
Prezzo € 20
ISBN 9788898599806

Contatti HAZE
info@haze-auditoriumedizioni.it
www.haze-auditoriumedizioni.itUfficio Stampa
IBC Irma Bianchi Communication
Tel. +39 02 8940 4694 - mob. +39 328 5910857 - info@irmabianchi.it
Testi e foto scaricabili dal nostro sito

lunedì 7 marzo 2022

Jumana Manna | Depositions


Prosegue, nel sito archeologico che conserva i resti dell’Acquedotto Augusteo del Serinonell'area Borgo Vergini - Rione Sanità a Napoli, Underneath the Arches, programma di arte contemporanea diretto da Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone, in collaborazione con l’Associazione VerginiSanità. La quarta mostra del programma ospiterà, dal 5 marzo al 30 aprile 2022,un intervento dell’artista Jumana Manna dal titolo Depositions

Nel suo lavoro Jumana Manna esplora l’articolazione del potere concentrandosi su corpo, terra e materia in rapporto alle eredità coloniali e alle storie dei luoghi. Attraverso sculture, film e testi, Manna mette in discussione i paradossi delle pratiche di conservazione, in particolare nei campi dell'archeologia, della scienza e del diritto. La sua ricerca tiene conto della tensione tra le tradizioni moderniste di categorizzazione e conservazione e la potenziale “sregolatezza” delle rovine come parte integrante della vita e della sua rigenerazione.

In occasione della mostra presso l’Acquedotto Augusteo del Serino, Jumana Manna ha realizzato una serie di piccole sculture in ceramica che rispondono alla tradizione in uso nei Paesi del Medio Oriente, ma non solo, di lasciare il pane vecchio negli spazi pubblici. Queste sculture citano tale pratica di offerta destinata a un ricevente sconosciuto, un atto che libera il donatore dal peccato del cibo non consumato, dunque della vita sprecata. Questa accezione di “offerta” si intreccia con l’usanza presso le antiche civiltà mediterranee di realizzare doni votivi per gli dei – e in particolare per divinità femminili – nella forma di pani e focacce in argilla, reperite come arredi funerari. Alcuni di questi esempi sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in altri musei campani, quali il Parco Archeologico di Paestum e il Museo Archeologico di Eboli. Le sculture realizzate dall’artista trovano posto in un’installazione appositamente concepita per il sito dell’Acquedotto, che mescola riferimenti all’archeologia e suggestioni provenienti dalla strada.

La mostra Depositions sarà preceduta dalla proiezione del film di Jumana Manna A Magical Substance Flows Into Me(2016) in un evento pubblico organizzato in collaborazione con la Fondazione Morra e ospitato dal Museo Hermann Nitschil giorno giovedì 3 marzo alle ore18.00. 

Nato nel 2018, il progettoUnderneath the Archesintende innescare un dialogo fra archeologia e arte contemporanea, generando relazioni fra la cultura materiale e immateriale del contesto locale e le ricerche artistiche internazionali, con l’obiettivo di attivare processi di promozione e valorizzazione del patrimonio storico esistente e della produzione contemporanea. Nei suggestivi spazi del tratto di acquedotto di epoca romana rivenuto nel 2011 al di sotto dello storico Palazzo Peschici Maresca in via Arena Sanità, artisti di fama internazionale sono invitati a realizzare installazioni temporanee in dialogo con il sito archeologico e l’area circostante.Alla data attuale sono stati realizzati interventi degli artisti Arturo Hernández Alcázar(Città del Messico, 1978), Hera Büyüktaşçıyan(Istanbul, 1984) e Adrian Melis(L’Avana, 1985).

Il progetto è realizzato con il supporto della Fondazione Morra, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporaneee il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Si ringrazia il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

BIOGRAFIA ARTISTA
Jumana Manna (Princeton, 1987)è un’artista visiva e regista palestinese che vive a Berlino. Le sue mostre personali più recenti includono: Jumana Manna / MATRIX 278, Berkeley Museum of Art, San Francisco; Sketch and Bread, Balade Charlottenburg, Villa Oppenheim, Berlino; Thirty Plumbers in the Belly, M HKA – Museum of Contemporary Art, Anversa (tutte 2021); Wild Relatives, Tensta Kunsthall, Stoccolma (2020); Jumana Manna, Tabakalera, San Sebastian (2019); Wild Relatives, Douglas Hyde Gallery, Dublino (2018); A Magical Substance Flows Into Me, Mercer Union, Toronto (2017), Malmö Kunsthall, Malmö (2016) e Chisenhale Gallery, Londra (2015); Wild Relatives, Jeu de Paume’s Satellite 10 program al MABA e CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux (2017); Menace of Origins, SculptureCenter, New York (2014). Ha partecipato a numerose mostre collettive e festival, tra cui la Biennale di Toronto (2019); la Biennale di Taipei (2018); Padiglione dei Paesi Nordici, 57a Biennale di Venezia (2017); Liverpool Biennial (2016); 6 Biennale di Marrakech 6 (2016); 54a e 56a Vienna International Film Festivals (2016 e 2018); 66a e 68a Berlinale (2016 e 2018), CPH:DOX, Copenhagen (2018), dove Wild Relatives(2018) ha ricevuto il premio New:Visions. 


NOTA SULL’ACQUEDOTTO AUGUSTEO
Il tratto di acquedotto di epoca romana, rinvenuto nel 2011 al di sotto del Palazzo Peschici-Maresca, di proprietà dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, rappresenta un’evidenza archeologica di fondamentale importanza, parte di un percorso di oltre 100 km, che dalle sorgenti di Serino arriva fino a Miseno. I ponti-canale, utilizzati come fondamenta del Palazzo, disegnano uno spazio stratificato, adibito nel corso dei secoli a cantina, rifugio, luogo di discarica. Aperto al pubblico nel 2015, il Sito è gestito dall'Associazione VerginiSanitàche lavora ad un progetto complessivo di recupero, valorizzazione e fruizione, denominato AquaAugusta. Dal 2017 è parte di ExtraMann, una rete nata in collaborazione con il MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli per valorizzare il patrimonio culturale meno conosciuto della città.


  


UNDERNEATH THE ARCHES
PROGRAMMA DI ARTE CONTEMPORANEA


Jumana Manna | Depositions
A cura di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone
Dal 5 marzo al 30 aprile 2022
Acquedotto Augusteo del Serino, Via Arena Sanità, 5 - Napoli

UFFICIO STAMPA
Costanza Pellegrini
costanzapellegrini2@gmail.com
+39 339 7252425

INFO
www.verginisanita.it/aquaugusta
aquaugusta.contemporaryart@gmail.com

PER VISITE GUIDATE AL SITO DELL’ACQUEDOTTO
Associazione VerginiSanità
associazioneverginisanita@gmail.com
+39 328 1297472

mercoledì 2 marzo 2022

Anna Maria De Marzo. Il giardino dei mostri marini

Sarà presentata venerdì 04 marzo, alle ore 18:30 al Museo Nuova Era di Bari la mostra Il giardino dei mostri marini di Anna Maria De Marzo. 

“Il giardino dei mostri marini” è una collezione impossibile che indaga la relazione esistente tra l’essere umano e i suoi fantasmi interiori. Il progetto utilizza il linguaggio scientifico e l’oggettività della fotografia per studiare e riflettere sulla materia informe delle emozioni. Le opere in mostra sono delle fantasmagorie realmente esistenti che da oltre 5 anni l’artista ha osservato evolversi. 

La mostra è composta da 20 fotografie in fine art, il “libro dei mostri marini” e alcune installazioni. Nell’insieme lo spazio espositivo è un circuito in cui l’esperienza estetica diventa anche una cruda riflessione sul proprio vocabolario emotivo.

Anna Maria De Marzo è una fotografa documentarista e docente. Dopo essersi laureata in Comunicazione e Pubblicità ha conseguito un Master of Art in Documentary Photography presso la University of South Wales – Newport. Per oltre dieci anni ha lavorato nella fotografia commerciale in Italia e all’estero. Il suo lavoro “Hope Chest: matters of memory” è stato esposto nel 2015 a Cardiff (Galles), nel 2016e nel 2018 a Londra nell’ambito delle mostre collettiva ”MIGRANTS What does Migration mean toyou? ”.  Il suo lavoro “The Visitors” è stato esposto a Salonicco (Grecia) in occasione del "In Art Green Week Festival” nel 2019. Nel 2020 ha ideato il progetto "Visit Noicàttaro” e curato la mostra collettiva “Il tuo balcone è il mio paesaggio” frutto di una call Instagram promossa durante il primo lockdown. Nel 2021, in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Noicàttaro, ha ideato e tenuto il ciclo di conferenze: “35 minuti di fotografia”. Il format, grazie al riscontro ottenuto, è stato riconfermato e ampliato anche per quest’anno diventando “Il mercoledì fotografico in biblioteca” tutt’ora in corso.
“Il giardino dei mostri marini” è il suo debutto in una mostra personale.

IL GIARDINO DEI MOSTRI MARINI
Anna Maria De Marzo
04 Marzo - 09 Aprile 2022
Vernissage: venerdì 04 Marzo 2022, ore 18.30

MUSEO NUOVA ERA
www.museonuovaera.com
Str. dei Gesuiti, 13 - BARI

Ingresso gratuito
www.museonuovaera.com
www.annamariademarzo.com


L’evento si svolgerà nel rispetto delle norme anti-Covid
Giornate ed orari di apertura: dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.00


martedì 1 marzo 2022

Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura

Installation view Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura. Ph Alberto Novelli © Galleria Borghese

Con Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura, a cura di Francesca Cappelletti, la Galleria Borghese inaugura, a più di trent’anni dall’ultima grande esposizione italiana, la prima di una serie di mostre internazionali dedicate al Maestro del Seicento italiano.

La mostra ruota attorno al ritrovato dipinto di Reni Danza campestre (1605 circa), che da un anno è tornato a fare parte della collezione del museo. La sua acquisizione è un tassello fondamentale per ricostruire i primi anni del soggiorno romani dell'artista. Appartenente alla collezione del cardinale Scipione Borghese, citato negli antichi inventari sin dall’inizio del Seicento, venduto nell’Ottocento, prima disperso, e poi ricomparso nel 2008 sul mercato antiquario londinese come anonimo bolognese, il quadro, dopo le opportune verifiche attributive, è stato riacquistato dalla Galleria nel 2020. Oltre a rappresentare un’importante integrazione storica del patrimonio del museo, la sua presenza nelle sale della pinacoteca accanto agli altri dipinti della collezione sottolinea la fondamentale importanza della committenza Borghese per Guido Reni e offre l’opportunità di riflettere sul rapporto del pittore con il soggetto campestre e la pittura di paesaggio, finora ritenuti “estranei” alla sua produzione.


Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura attraverso l’esposizione di oltre 30 opere, prova a ricostruire – partendo dall’interesse di Reni per la pittura di paesaggio in rapporto ad altri pittori operanti a Roma nel primo Seicento – i primi anni del soggiorno romano dell’artista, il suo studio appassionato dell’antico e del Rinascimento, lo stordimento rispetto alla pittura di Caravaggio da lui conosciuto e frequentato, e i rapporti con i suoi committenti.

"La mostra, nata intorno al nostro nuovo dipinto, il numero 609 della raccolta, ricostruisce il primo soggiorno di Guido Reni a Roma: non possiamo definirlo un percorso di formazione giovanile perché il grande artista arriva a 26 anni, per curiosità e alla ricerca di nuove occasioni, ma sull'onda di una carriera brillante in patria. Era un pittore che già sapeva troppo, come pare avesse a dire di lui Annibale Carracci, e che a Roma resta un isolato di grande successo. Cosa gli ha dato questa città e cosa vi ha lasciato è la storia che vogliamo raccontare e di cui la mostra è solo il punto di partenza. Al catalogo si affiancherà un itinerario sui luoghi romani di Guido, perché il visitatore possa scoprire chiese e musei che conservano altre opere del nostro pittore e collegare la Galleria alla città, osservare gli affreschi, andare oltre gli anni del soggiorno romano, capire la fortuna critica dell'artista e le radici della leggendaria perfezione, che gli viene attribuita", commenta Francesca Cappelletti.


Installation view Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura. Ph Alberto Novelli © Galleria Borghese


Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura
a cura di Francesca Cappelletti
dal 1° marzo al 22 maggio 2022


Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese 5, Roma



Ufficio Stampa Galleria Borghese
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Comunicazione e Promozione
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