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venerdì 30 dicembre 2011
Artissima: online il bando per trovare il nuovo direttore della fiera torinese
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mercoledì 28 dicembre 2011
Dalla lontana Australia è stato assegnato a Daniela Lombardi una MENZIONE D'ONORE per la sua intensa attività letteraria e giornalistica
E DELL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA
E CON IL SUPPORTO DELLA CAMERA DI COMMERCIO ED INDUSTRIA ITALIANA,
IL VICTORIAN MULTICULTURAL COMMISSION,
IL COMUNE DI MOONEE VALLEY
E IL PATRONATO INCA-CGIL AUSTRALIA
A.L.I.A.S.
ACCADEMIA LETTERARIA ITALO-AUSTRALIANA SCRITTORI
è stato assegnata a DANIELA LOMBARDI una MENZIONE D’ONORE per la sua intensa attività letteraria e giornalistica
Daniela Lombardi, nata a prato, è una giornalista, scrittrice e sceneggiatrice italiana. Ama scrivere da sempre, infatti ha iniziato scrivendo sul giornalino della scuola elementare di Vergaio, la stessa che qualche anno prima aveva frequentato Roberto Benigni. Durante l’adolescenza ha continuato collaborando con varie riviste letterarie. In età più adulta ha collaborato con varie testate a livello regionale e nazionale: Astra, Chi, Europeo, Eva Express, Firenze Noi, Il Tirreno, La Nazione, La Notte, La Città di Firenze, La Città di Prato, Novella 2000, Nuova Diplomazia e tanti altri. A soli 14 anni approda su Rai 1, alla trasmissione ore 13.
Da alcune sue idee vengono realizzate una serie di puntate, durante le quali incontra una giovanissima Silvana Giacobini . Il periodo romano è breve. Gli studi e la giovane età la riportano nella sua Prato. Da qui continua a scrivere. Negli anni della prima giovinezza è molto presente su emittenti regionali Italia 7, TV Prato e soprattutto Toscana TV, dove per svariati anni conduce giornalmente una fortunata trasmissione dal titolo “ A TU PER TU”. Durante questa esperienza televisiva incontra importanti personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, dello sport e della politica, con molti dei quali ha mantenuto un rapporto di sincera amicizia e stima. Al momento ha pubblicato “Conto alla rovescia”(ed.Ibiskos)”Salta la fossa e vola”(ed.Iuculano) entrambi vincitori di numerosi premi letterari. Vince il concorso” Descrivi la tua città in 100 parole”, indetto dalla Rai. I suoi libri prendono sempre vita da una sceneggiatura e “SALTA LA FOSSA E VOLA” segue la regola. Il manoscritto Daniela Lombardi lo consegna in anteprima a Giorgio Albertazzi, il quale dopo averlo letto la chiama e le dice: “Ma tu non sai che cosa hai scritto!”. “La letteratura non è una scienza e pertanto tutto varia da individuo ad individuo, ma comunque troppo onore detto da un grande come lui., queste sono parole che amo spesso ripetere. Albertazzi vuole farne un film nelle vesti di regista. Girano diversi produttori: Piccioli sembra molto interessato…pensa a Monica Bellucci come interprete principale! Location.Praga…ci sono alcuni primi contatti, poi il tempo passa gli impegni incalzano e resta tutto in stand-by, ma qualcosa si sta nuovamente movendo…se sono rose fioriranno.
Quella musica mi iniettava il desiderio di potermi trovare in un altro luogo e sullo schermo della follia mi vedevo mentre camminavo:non c’era nessuno intorno.
Io mi ero dimenticata di Lea, del suo parlottare pettegolo e noioso, di mia madre e le sue puntigliose osservazioni dei libri che sapevano di polvere, di Danilo, che voleva continuamente passarmi le mani fra i capelli…io non sopporto chi mi tocca i capelli.
Avevo voluto dimenticare del resto e di un tempo.
Mi sentivo padrona di quel luogo, laggiù…dove sconfina l’infinito, dove solo quello che il singolo vuole trionfa e in me, ora lo so, trionfa l’egoismo.
Che bello non avere bisogno di nessuno!
Ero finalmente riuscita a diventare indipendente, autosufficiente: una sorta di mostro traboccante di egoismo e di odio verso tutto quello che poteva ostacolare la mia mania di espansione e di amor proprio.
Avevo sempre visto in tutti dei nemici da combattere, da temere, con la convinzione che anche loro mi odiassero e stessero all’erta per infliggermi il corpo mortale.
Uccidere per non essere uccisa.
Ora finalmente ero rimasta sola, incontrastata vincitrice…irraggiungibile…conscia di badare a me stessa…
Ma che cosa succede?
Si fa buio?
Tanto buio…
Ho paura…Tanta paura!
NOMI DEI COMPONENTI DELLA GIURIA
Dr. Flavia Coassin
Docente di lingua e letteratura italiana alla La Trobe University e alla Flinders University (SA)
dove ha ancora l’Academic Status, Dantista, Poeta ecc.
Dr. Gerardo Papalia
Museo Italiano COASIT
Tutti i lavori sono stati rigorosamente giudicati dalla qualificatissima Giuria.
Il Presidente
Giovanna Li Volti Guzzardi
La redazione (complimenti)
Sabato 31 dicembre 2011, alle ore 16.30 circa, si svolgerà, presso le pozze termali delle Masse di San Sisto, a Vetralla (VT), la performance di poesia-arte,“P inaccadue O alla Seconda (con bandiere poetiche benaugurati il nuovo anno)”. L’evento, alla sua seconda edizione, quest’anno è a cura di Gianni Piacentini e di Ugo Magnanti. Parteciperanno: Dona Amati, Vincenza Fava, Iolanda La Carrubba, Serena Maffia, Ugo Magnanti, Gianni Piacentini, Enrico Pietrangeli. Ancora una volta l’acqua è l'ambivalente habitat dove la poesia galleggia e affonda, in un’allegorica riflessione sulla parola e sull’arte ancora possibili. Tra le modalità di azione che quest’anno caratterizzeranno l’evento, riportiamo quella protesa a superare la forma del pesce arciere, ispiratore di altre circostanze, a cui si sostituirà la piccola rapida artificiale del secchio, il rovescio d’acqua provocato! È aumentato il volume del getto auto-censorio che il poeta-artista stesso invoca su di sé! Le parole, cadute altre volte dalla bocca del poeta-artista, così come cadono gli insetti colpiti dallo schizzo letale del pesce arciere, saranno in questo caso inondate d’acqua insieme al corpo stesso, in una sorta di lotta allo scroscio, subendo una rilevante sottrazione di suono, e distorsione di immagine. Un’altra modalità di intervento per quest’edizione dell’evento rituale riserverà alla poesia una valenza aerea e fluttuante, tanto da far trasparire il verso scritto in aria, annotato su scenografiche bandiere trasparenti, dono visibile e coinvolgente per i bagnanti presenti nel contesto che assumerà i discreti e silenziosi tratti del museo acquatico, dove i corpi si ‘sciolgono’ nuotando nell’acqua. Dimensione questa che andrà a dilatare le prospettive della poesia, godibile come forza rigeneratrice allo stesso modo delle acque tonificanti che l’accolgono. La poesia passerà a intridere della sua scrittura testuale il vento e i vapori delle acque. Un trionfo vitale che chiuderà dopo la doccia rituale il programma della decantata parola poetica. L’evento è patrocinato dalla Associazione “Le Masse di San Sisto” e da Fusibilia Associazione, ente culturale con sede ufficiale nella Tuscia http://www.fusibilia.it/
Pozze termali delle Masse di San Sisto, Via Cassia Km 74,2, Vetralla (Vt). http://www.termediviterbo.it/terme-masse-di-san-sisto.html Info: tel. 3471808068
Data: 31/12/10, ore 16.30.
Presso: pozze termali delle Masse di San Sisto, Via Cassia Km 74,2, Vetralla (Vt). http://www.termediviterbo.it/terme-masse-di-san-sisto.html
Info: tel. 3471808068
Vincenza Fava
martedì 27 dicembre 2011
Il pittore Carmine Scarinzi ci ha lasciati da poche ore.
con artisti della sua terra natia e della sua amata Firenze.
Ma ancora con pittori coevi del nostro territorio.
Lascia ancor più il vuoto della sua bella persona e dello spirito fantastico e sognatore.
Alcune sue opere stavano per essere presentate al nostro pubblico di estimatori e ne
saranno presto testimonianza solare e serena.
Busto Arsizio, 27.12.2011
Dott. Arch. Paolo Torresan
Via F. Baracca n.° 7, 21052 Busto Arsizio (Varese)
Tel. 0331/629244 – Fax 0331/632245
E-mail: studio_torresan@tin.it
sito internet: http://studiotorresan.xoom.it/
sabato 24 dicembre 2011
FotogrAFRICA
"FotogrAfrica", che si svolgerà a Vercelli dal 15 al 29 Gennaio 2012; la mostra è dedicata all'Africa ed alla sua savana, uno dei luoghi più affascinanti del globo dal punto di vista naturalistico, per le sue terre selvagge ed incontaminate.
La fotografa vercellese Elisabetta Rosso con il supporto del marito Gianluca Nostro, ha realizzato un safari fotografico di 15 giorni e presenta al pubblico i risultati del proprio impegno.
La vita del continente nero raccontati dalla fotocamera in modo attento e curioso cercando di evitare stereotipi e retorica, ma con una chiave di lettura divertente, cercando di cogliere i comportamenti buffi degli animali della savana come lo sbadiglio di un ippopotamo od il caratteristico incedere di un elefante che sembra accompagnato da una coppia di volatili. Non più feroci predatori come spesso tendiamo a pensare, ma teneri e "paciosi" abitanti di una terra affascinante.
La fotografa vercellese rappresenta tutto questo negli scatti in mostra, alla quale seguirà anche la creazione di un libro.
La mostra aprirà i battenti il giorno 15 gennaio alle ore 18 presso la Chiesa di Santa Chiara in Corso Libertà 300 a Vercelli e rimarrà aperta fino al giorno 29 gennaio.
“Gli animali si avvicinano se sono chiamati per nome. Esattamente come gli uomini”. La celebre frase del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein non poteva essere più azzeccata per spiegare il senso della mostra FotogrAfrica, che la fotografa vercellese Elisabetta Rosso, con il prezioso aiuto del marito Gianluca Nostro, inaugurerà in città, nella cornice di Santa Chiara, dal 15 al 29 gennaio 2012.
E’ a bordo di una jeep, dotata di potenti obiettivi e di sangue freddo, nonché confortata dal supporto del compagno, che la fotografa professionista si propone di raccontare l’Africa dei parchi naturali kenioti, durante un safari di quindici giorni, a gennaio dell’anno scorso. Cogliere i colori caratteristici del continente nero, descriverne il paesaggio attraverso i personaggi che popolano le sue terre selvagge e incontaminate, ma soprattutto umanizzare i suoi animali, spesso per effetti mediatici rappresentati alla televisione nei panni di feroci predatori o di prede che soccombono alle dure leggi di natura. Sono questi gli intenti che animano la spedizione e che, solo alcuni mesi dopo, suggeriscono alla vercellese di dar vita ad una mostra, da abbinare ad un catalogo.
Agire con cautela è il principio a cui Elisabetta si ispira di primo acchito, preferendo verificare l’attuabilità del progetto con una fase di test, ovvero quando su Facebook dà appuntamento a oltre 1500 contatti, alle ore 17 di uno stesso giorno, per offrire un assaggio del suo safari. La
risposta, inutile dirlo, supera le aspettative e la sprona a mettersi in gioco.
Un ulteriore input, di gran lunga il più determinante, viene dalla presidente dell’Università Popolare di Vercelli, quando la professoressa Paola Bernascone Cappi offre di farsi sponsor, cogliendo il risvolto culturale ed educativo dell’iniziativa. Un gesto che diventa esempio da imitare: in pochi mesi sono attività commerciali e non a farsi avanti, come il tour operator AfroZapping, Decathlon di Vercelli, il Birrificio Sant’Andrea, l’Associazione Italiana Esperti d’Africa (AIEA), ZMPHOTO.IT, Proaudiovideo, il blogger Gianni Mercuri e l’avvocato Gabriele Molinari, autore della prefazione del volume.
FotogrAfrica non nasconde intenti retorici, non intende impietosire lo spettatore con il volto scavato di un bimbo denutrito, il proposito è molto più nobile e semplice: raccontare l’Africa, usando un punto di vista speciale, quello dei suoi animali. Per questo gli scatti sovvertono il luogo comune, cogliendo un aspetto buffo nei soggetti
di volta in volta ripresi: c’è l’ippopotamo che sembra sbadigliare, la scimmia che avvolge tra le zampe il suo cucciolo alle prese con un sonnellino pomeridiano, le giraffe che sullo sfondo del tramonto si scambiano effusioni.
Il tutto sarà a disposizione della popolazione, a partire da domenica 15 gennaio, quando la mostra aprirà i battenti alle ore 18 nella chiesa di Santa Chiara, Corso Libertà 300 a Vercelli, fino a domenica 29. L’ingresso è gratuito.
Per informazioni collegarsi al sito web
www.fotografrica.it
Fonte: http://www.zmphoto.it
Segnala:Amalia Di Lanno
Ombre di Guerra
14 Dicembre 2011 - 5 Febbraio 2012
Ombre di Guerra
Novanta fotografie dai principali conflitti nel mondo, per dire basta al dramma della guerra
Il soldato che stringe il fucile, traumatizzato dalle bombe in Vietnam, nello scatto di Don McCullin; la veglia funebre in Kosovo di Merillon; la bandiera americana piantata su Iwo Jima nella Seconda Guerra Mondiale; il miliziano ripreso da Robert Capa colpito a morte nella guerra civile spagnola, le fosse comuni della Bosnia nelle foto di Gilles Press, la guerra nel Libano di Paolo Pellegrin. Sono solo alcune delle immagini della mostra Ombre di guerra, vere icone del nostro tempo che raccontano, una dopo l’altra, le guerre più recenti, dalla Spagna del 1936 al Libano del 2006: settanta anni di storia dell’iconografia del dolore. Novanta grandi immagini di altrettanti grandi fotografi; ognuna di loro è una proposta per meditare sul senso della nostra tradizione visiva e sociale, sul significato e la follia di una pratica insensata e dolorosa come la guerra.
La mostra propone una serie di icone della fotografia per offrire al pubblico una meditazione ragionata sul significato e il potere simbolico delle immagini. Un percorso visivo doloroso, capace però di stimolare reazioni e richiamare l’attenzione sulla follia della guerra.
Ombre di guerra è un progetto Contrasto che nasce su proposta dalla Fondazione Veronesi nell’ambito delle iniziative legate alla terza Conferenza internazionale Science for Peace (Milano, 18-19 novembre 2011), oggi alla sua terza edizione, e che si propone come obiettivi la diffusione di una cultura di pace e la progressiva riduzione degli ordigni nucleari e delle spese militari a favore di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.
“Queste fotografie vogliono essere un invito alla riflessione e poi al dibattito su come dire basta alla violenza. Per questo la mostra fa parte delle iniziative promosse da Science for Peace, il progetto che ho voluto creare per promuovere la cultura della non violenza e della tolleranza” afferma il Prof. Umberto Veronesi. Alessandra Mauro e Denis Curti, che hanno selezionato le immagini, scrivono: “Abbiamo scelto un gruppo significativo di 90 fotografie per mettere in mostra il dramma della guerra e offrire una lettura critica a partire proprio dalle immagini che hanno costruito, nel tempo, una vera e propria estetica della guerra.
Gli scatti sono presi ad esempio per il valore simbolico acquisito negli anni e vengono riproposti oggi con una chiave che mira ad aumentare il grado di consapevolezza dell’osservatore. Ogni immagine è accompagnata da un testo che racconta la storia stessa dell’immagine, ne ricostruisce il contesto e ne enfatizza il valore simbolico acquisito negli anni.
Davanti a fotografie che mostrano il dolore, la sofferenza e l’orrore della guerra, alcuni critici scambiano l’urgenza di raccontare e di creare consapevolezza con pornografia visiva, indifferenza o ipocrisia. Come se la disponibilità e l’abbondanza d’immagini orribili anestetizzassero chi le guarda, rispetto all’orrore. Queste accuse verso la fotografia documentaria, in realtà, rivelano qualcosa di semplice e al tempo stesso pericoloso: un desiderio di non guardare il mondo.
La forza dei fotografi di guerra, invece, risiede proprio nel fatto che non si girano dall’altra parte – al contrario, si impegnano nel mostrare situazioni che devono essere corrette. Il senso del loro lavoro si rintraccia nella necessità di partecipazione diretta alle vicende che raccontano (come Robert Capa, che sosteneva che “se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino”), nella volontà di andare in fondo a un fatto giornalistico, nella scelta consapevole di scattare, di mostrare, di raccontare, di denunciare.”
La fotografia di guerra diventa così un modo per parlare consapevolmente di civiltà attraverso la sua negazione. Mostrandoci un mondo inospitale, i fotografi ci costringono a immaginare come potrebbe essere un mondo migliore, o per lo meno un mondo meno peggiore e le fotografie rappresentano un punto di partenza per una riflessione di tipo etico.
Come ha scritto Cornell Capa: “le immagini, al loro massimo di passione e verità, possiedono lo stesso potere delle parole. Se non possono apportare cambiamenti possono, almeno, fornire uno specchio non distorto delle azioni umane e quindi dare una forma alla consapevolezza umana e risvegliare le coscienze”.
Fotografi in mostra
Abbas, Eddie Adams, Lynsey Addario, Dimitri Baltermants, Micha Bar-Am, Bruno Barbey, Gabriele Basilico, Werner Bishof, Phili Blnkinsop, Jean-Marc Bouju, Alexandra Boulat, Margaret Bourke-White, Henri Bureau, Larry Burrows, Romano Cagnoni, Robert Capa, Gilles Caron, Francesco Cito, Mario De Biasi, Corinna Dufka, Thomas Dworzak, Stuart Franklin, Leonard Freed, Mauro Galligani, Marc Garanger, Jean Gaumy, Ashley Gilbertson, Stanley Greene, Philip Jones-Griffith, Ron Haviv, Tim Hetherington, Henri Huet, Yevgeni Khaldei, Josef Koudelka, Alex Majoli, Eiichi Matsumoto, Don McCullin, Susan Meiselas, Georges Merillon, Davide Monteleone, James Nachtwey, Paolo Pellegrin, Gilles Peress, Joe Rosenthal, Sebastião Salgado, David “Chim” Seymour, Crhistiane Spengler, Tom Stoddart, Anthony Suau, Gerda Taro, David Turnley, Nick Ut, Peter van Agtmael, Riccardo Venturi, W. Eugene Smith, George Steinmeyer, Laurent Van der Stockt, Francesco Zizola.
FOCUS SU FONDAZIONE VERONESI E IL PROGETTO SCIENCE FOR PEACE
La Fondazione Umberto Veronesi: nasce nel 2003 allo scopo di sostenere la ricerca scientifica, attraverso l’erogazione di borse di ricerca per medici e ricercatori e il sostegno a progetti di altissimo profilo. Ne sono promotori scienziati, tra i quali ben 6 premi Nobel che ne costituiscono anche il Comitato d’Onore, il cui operato è riconosciuto a livello internazionale.
Al contempo la Fondazione è attiva anche nell’ambito della Divulgazione Scientifica, affinché i risultati e le scoperte della scienza diventino patrimonio di tutti, attraverso grandi conferenze con relatori internazionali, progetti per le scuole, campagne di sensibilizzazione e pubblicazioni.
Un progetto ambizioso che, per raggiungere il suo obiettivo, agisce in sinergia con il mondo della scuole, con le realtà – sia pubbliche che private – nel campo della ricerca e con il mondo dell’informazione.
Science for Peace: il progetto internazionale promosso dalla Fondazione Umberto Veronesi che ha come duplice obiettivo la diffusione della cultura di pace e la riduzione delle spese militari.
Premi Nobel, uomini di scienza e di cultura si riuniranno il 18 e 19 novembre nell’Aula Magna dell’Università Bocconi di Milano e presenteranno al mondo le loro proposte concrete di pace.
Tra i partecipanti anche due Premi Nobel: Harald zur Hausen (Nobel per la Medicina 2008), Shirin Ebadi (Nobel per la Pace 2003).
Curatore/i
Alessandra Mauro e Denis Curti per Contrasto
Fonte: http://www.arapacis.it
Amalia Di Lanno
VITTORIO MESSINA_Transiti e Dimenticanze
Dal 29 Novembre 2011 Al 06 Febbraio 2012
Transiti e Dimenticanze di Vittorio Messina.
In mostra una sola grande opera. Si tratta di una grande superficie ottenuta dalla giustapposizione di elementi presi in prestito dall'edilizia di consumo, emergente dalle pareti della galleria e tesa a imitare e ripeterne la solida apparenza e consistenza muraria. Sulla nuova parete che così si viene a configurare, l'artista ha disposto una serie di cose sottratte al corso della loro esistenza naturale, e soprattutto alla condizione che le regole, le convenzioni, le circostanze e le leggi della fisica determinano in rapporto al loro consueto apparire.
Dopo i recenti interventi al MACRO di Roma e all'Accademia Tedesca di Villa Massimo, nella mostra Messina/Schütte, dove i due artisti hanno confrontato i recenti sviluppi del loro lavoro, con Transiti e Dimenticanze, Vittorio Messina riprende il filo del suo lungo operare sul tema della città, concentrando la sua attenzione sulle cose, più che sugli oggetti, come si sarebbe portati a dire. Ma come ama ripetere Messina, citando Kafka, "...può forse esistere un villaggio con le case addossate che coprono i campi, dove lo sguardo spazia più lontano che dai nostri colli, e tra quelle case ci sia di giorno e di notte una folla di persone assiepate? Più facile che immaginare una città di questo genere è per noi credere che Pechino e il suo imperatore siano una cosa sola, per esempio una nuvola che con l'andare del tempo si trasforma lentamente sotto il sole".
In realtà i transiti cui l'artista fa riferimento condividono la precaria mutevolezza e l'imprevedibile destinazione, ma anche il puro e semplice metafisico destino di un progetto.
Ed ecco quindi che, con l'emergenza della parte sul tutto, e del preponderante riverbero del particolare e della sua persistente precarietà, l'artista rievoca la condizione e la necessità di una teleologia dell'indeterminazione. Egli intende confermare la dimensione "sapienziale" dell'arte, dove gelosamente conservare quella indispensabile prossimità alle cose cui la base significante di questo attributo rimanda.
In questo caso sono proprio le dimenticanze ad assumere, nella loro evidenza esistenziale, il ruolo paradossalmente disumano di confronto con l'incommensurabile e l'inconoscibile. Dall'abbagliante apparenza del reale che sconfina nella passione tautologica e anche dall'invettiva antiretorica così prossima alla passione politica, il lavoro di Messina ci conduce ad una riflessione che tende a ricollocare il lavoro dell'arte confuso e degradato nel marasma della nostra contemporaneità.
Fonte: http://www.galleriabagnai.it
Segnala:Amalia Di Lanno
venerdì 23 dicembre 2011
Raffaela Mariniello. Souvenirs d’Italie 2006-2011
La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e gli Incontri Internazionali d’Arte rinnovano la loro collaborazione con la mostra dedicata alla fotografa napoletana Raffaela Mariniello dal titolo “Souvenirs d’Italie”, a cura di Achille Bonito Oliva.
Fin dall’inizio la ricerca artistica della Mariniello è rivolta verso tematiche sociali e culturali, con un’attenzione particolare alla trasformazione del paesaggio urbano e al rapporto tra l’uomo, gli oggetti del suo quotidiano e i luoghi che abita. Nel 1991, quando la crisi dell’industria siderurgica segna la chiusura definitiva dell’Italsider di Bagnoli, Raffaela Mariniello inizia un reportage fotografico sulla fabbrica, ad oggi unica testimonianza storica dell’attività dell’acciaieria.
“Souvenirs d’Italie” è un progetto iniziato, nel 2006, con l’intento di osservare le trasformazioni delle più note città italiane, diventate preda del turismo di massa. Raffaela Mariniello ha fotografato, con taglio ironico, i centri storici di città come Roma, Pisa, Venezia, Firenze, Milano, Napoli. Nelle sue immagini a colori di grande formato, i siti culturalmente più significativi sono sospesi in un’atmosfera provocatoriamente surreale, che induce a riflettere su come la brama consumistica e omologante finisca col sottrarre ai luoghi la propria identità. Il paese del Grand Tour è come un grande spazio d’intrattenimento: i luoghi vengono fagocitati voracemente ma non veramente esplorati, le città sono consumate ma non conosciute, il turista diventa spettatore avido di mirabilia. I centri cittadini sembrano diventare una sorta di immensa megalopoli globale, in cui i segni coloratissimi, che si aggiungono al tessuto urbano originario, annullano le differenze tra luogo e luogo. Il parco di divertimenti a tema l’Italia in miniatura, è il modello ridotto di questo processo. Ed è qui che è approdata l’osservazione della Mariniello, traducendosi non solo in fotografie, ma anche in video ed installazioni. Al punto di spingere la soglia del nuovo paesaggio sul limitare della finzione, Raffaela Mariniello interviene su luoghi simili al vero, ma assolutamente finti, dove la percezione tra realtà e artificio si riduce fino a confondere lo spettatore.
Come afferma Achille Bonito Oliva nel testo in catalogo “Non figurativa ma figurabile è l'immagine della Mariniello, al limite tra riconoscimento e sviamento, affermazione e perdita di senso. Questa immagine rappresenta il tragitto del significato dalla sua fondazione alla sua astrazione, un percorso realizzato con l'astuzia di un gioco linguistico estremamente controllato”.
Nelle sale di Villa Pignatelli - Casa della Fotografia - è presentata una selezione di oltre 40 fotografie di diverso formato, tre installazioni e un video sui luoghi delle riprese fotografiche, che testimoniano il nuovo percorso creativo della fotografa napoletana.
Giungendo nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia, il progetto “Souvenirs d’Italie”, diventa anche tema di riflessione sul significato di questa celebrazione.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito SKIRA, con testi di Achille Bonito Oliva, Giovanni FiorentIno, Valeria Parrella e una prefazione di Denise Pagano.
Inaugurazione - Sabato 17 dicembre 2011- ore 11,00
Data Inizio:17 dicembre 2011
Data Fine: 12 febbraio 2012
Luogo: Napoli, Villa Pignatelli - Casa della fotografia
Orario: 10.00 -14.00 - Chiuso martedì
Telefono: 081 669675
E-mail: sspsae-na.pignatelli@beniculturali.it
Napoli, Villa Pignatelli - Casa della fotografia |
Fonte: http://www.beniculturali.it
Segnala
Amalia Di Lanno