In occasione delle celebrazioni per i quattrocentocinquanta anni dalla morte di Michelangelo Buonarroti – coordinate dall’Accademia delle Arti del Disegno – la Galleria dell’Accademia di Firenze,
in collaborazione con la Fratelli Alinari I.D.E.A. S.p.A., presenta
un’esposizione che affronta il complesso tema del rinnovato interesse e
dell’ammirazione per l’artista dall’Ottocento alla contemporaneità,
attraverso l’opera di scultori, pittori e fotografi che hanno guardato
alla figura del Buonarroti e alle sue opere come riferimento
iconografico per le loro realizzazioni.
“E come si potrebbe non
‘ri-conoscere’ Michelangelo alla Galleria dell’Accademia in occasione di
questa importantissima ricorrenza? Lo facciamo gettando sul suo mito
imperituro uno sguardo particolarmente rivolto alla contemporaneità,
nell’alveo di un filone espositivo coltivato da sempre nel ‘luogo del
David’ ” (Angelo Tartuferi).
Partendo dalla produzione fotografica realizzata da alcuni tra i più noti ateliers e professionisti del XIX e del XX secolo,
si è cercato di evidenziare il ruolo determinante che la fotografia ha
svolto nel consolidare la fortuna critica e iconografica di
Michelangelo e, attraverso di essa, la celebrazione del suo mito. Una
lettura trasversale, in chiave storico-fotografica, che mette al centro
il ruolo svolto dalla fotografia, fin dalle sue origini, nel celebrare
uno dei massimi artisti del Rinascimento italiano, e nell’eleggere un
ristretto pantheon di immagini di sue sculture a monumenti della memoria
collettiva.
Il percorso espositivo prende avvio dalle
rappresentazioni in chiave storicistica della fisionomia e della
personalità di Michelangelo, con opere di Eugène Delacroix e Auguste Rodin, e di altri autori che hanno operato con il nuovo medium fotografico alle origini, tra i primi Eugène Piot, Édouard-Denis Baldus, gli Alinari, John Brampton Philpot, solo per ricordarne alcuni.
La
mostra si caratterizza per un continuo rimando tra le diverse modalità
di tradurre e riproporre la scultura del Buonarroti: dalla fotografia
intesa come oggetto di documentazione, alla specificità interpretativa
nel confronto con la scultura, per giungere alla totale autonomia
autoriale novecentesca tale da creare nuovi punti di vista e di analisi
dell’opera d’arte. Nasce quindi un nuovo legame tra storici dell’arte e
fotografi, ai quali è affidato il compito di rintracciare le forme e la
materia dell’opera a conforto della ricerca storico artistica. Tra i
casi proposti, le fotografie di Giuseppe Pagano alla Pietà di Palestrina, il lavoro di David Finn e di Aurelio Amendola,
interpreti chiamati a collaborare con autorevoli storici dell’arte che
dalle loro interpretazioni hanno potuto trarre importanti conferme alle
loro teorie e analisi stilistiche.
Via via che il mito si
consolida nella percezione collettiva, la presenza di Michelangelo si
riconosce anche nell’opera di artisti del Novecento come Medardo Rosso, Henri Matisse, Carlo Mollino, e nella ricerca fotografica di personalità quali Emmanuel Sougez, Herbert List, Horst P. Horst, fino ad avvicinarsi agli anni Settanta, con le ricerche di Tano Festa, Paolo Monti, Antonia Mulas, e raggiungere le espressioni della contemporaneità con Helmut Newton e Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Gerard Rondeau.
Colte
nell’interpretazione fotografica vedremo delle note sculture di
Michelangelo i “rilievi ammorbidirsi e quasi appiattirsi in tagli e
illuminazioni frontali, oppure al contrario, grazie a visuali oblique e a
luci decise e radenti, prender risalto negli aggetti e sprofondare in
ombra nelle cavità. Armonia e inquietudine, serenità e dramma,
convenzione e trasgressione sono individuati e colti dagli obiettivi e
restituiti nei negativi e nelle stampe, all’insegna di una variabilità
che tiene molto nel soggettivo, in quanto facente capo alla filiera
degli operatori e delle operazioni e comunque, essenzialmente,
riconducibili al fotografo” (Cristina Acidini).
Il
percorso della mostra si conclude con i riferimenti al tema della copia
e del multiplo nell’epoca della riproducibilità e della massificazione
affrontati da Karen Knorr, Lisa Sarfati, Tim Parchikov, mentre riconosciamo Michelangelo quale spunto emotivo dell’opera di Luca Pignatelli e modello formale della staged photography di Frank Horvat, Youssef Nabil, Kim Ki duk, fino a diventare ‘assenza’ nelle immagini di Thomas Struth e Candida Höfer.
Accolta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, la mostra, a cura di Monica Maffioli e Silvestra Bietoletti
come il catalogo edito da Giunti, è promossa dal Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo con la Direzione Regionale per i
Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale
per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo
Museale della città di Firenze, la Galleria dell’Accademia, Firenze
Musei e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze con la collaborazione della
Fratelli Alinari I.D.E.A. S.p.A.
TITOLO
Ri-conoscere Michelangelo
La scultura del Buonarroti nella fotografia e nella pittura dall’Ottocento ad oggi
SEDE ESPOSITIVA
Galleria dell’Accademia
Via Ricasoli, 58 – Firenze
PERIODO DELLA MOSTRA
18 febbraio – 18 maggio 2014
ORARIO
Martedì – Domenica ore 8.15 – 18.50; la biglietteria chiude alle 18.20
Chiuso il lunedì e il 1 maggio
PREZZO BIGLIETTO
intero: € 11.00; ridotto: € 5.50 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 ed i 25 anni
Gratuità del biglietto per i minori di 18anni e per i cittadini dell’U.E. sopra i 65 anni
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Informazioni:
Tel: 055 290383
fonte: www.tafter.it
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amalia di Lanno