venerdì 27 marzo 2020

CAMERA CON VISTA. La visione di 14 fotografi al tempo della pandemia


Nicolai Ciannamea, Camera con vista, 2020



Inaugura il 30 marzo la prima mostra digitale della Fondazione Pino Pascali. In seguito al DPCM dell’8 marzo 2020 la Fondazione Pino Pascali, a tutela dei visitatori e dello staff chiude i propri spazi fisici.

Ciononostante, il team della Fondazione continua a lavorare convinto che la cultura costituisca un’arma fondamentale per debellare la paura. Con l’obiettivo di offrire al proprio pubblico un’occasione di riflessione il Museo aderisce alla campagna #iorestoacasa lanciando il progetto-mostra digitale Camera con Vista.La mostra si apre al pubblico lunedì 30 marzo, in una inaugurazione collettiva, alla quale tutti sono invitati a partecipare da casa, sul sito museovirtualepinopascali.it, nato dalla partnership con Myphotoportal.com, main sponsor di questa operazione.

L’idea della mostra nasce da una conversazione tra il fotografo Nicolai Ciannamea e lo scrittore Raffaele Gorgoni, mentre l’invito ai fotografi e la selezione delle opere è a cura dalla direttrice del Museo Pino Pascali Rosalba Branà.

Un fotografo e uno scrittore in isolamento coatto si scambiano opinioni, sensazioni e ricordi e pensano di costruire un racconto per immagini dell’attuale condizione che tutto il mondo vive con apprensione.

Dai loro appunti leggiamo: “Costretti alla casalinghitudine è possibile accorgersi della folla inanimata che ci circonda. Di più. Si può cogliere la transizione della luce sulle cose nel volgere delle ore che ne svela talvolta la bellezza segreta. L’affermazione di Chesterton che bisogna fare il giro del mondo per ritrovare la propria casa, si può rovesciare in questa, che bisogna fare il giro della propria casa per ritrovare il mondo“.

Gli autori che hanno risposto alla sfida sono Berardo Celati, Michele Cera, Nicolai Ciannamea, Alessandro Cirillo, Marino Colucci, Carlo Garzia, Raffaele Gorgoni, Teresa Imbriani, Cosmo Laera, Gianni Leone, Isa Lorusso, Uccio Papa, Alberta Zallone, Gianni Zanni.

Questi sono chiamati ad esporre il privato, il domestico, il quotidiano, uno sguardo che può indirizzarsi verso e oltre i confini della nostra casa per poggiarsi sulle strade, sul cielo, sugli insoliti passanti.

Raccontare l’interno familiare per descrivere un mondo interiore. La fotografia come dilatazione del pensiero attraverso la vista.

I fotografi sono stati invitati a mostrare la propria anima partendo dalla contingenza costrittiva che tutti viviamo. Mediante i loro scatti, avremo quello che potremmo definire una visione della nostra attualità, un gioco a carte scoperte nel nostro sistema emozionale di base al tempo della pandemia.


Camera con Vista
La visione di 14 fotografi al tempo della pandemia
Da un’idea di Raffaele Gorgoni e Nicolai Ciannamea, a cura di Rosalba Branà
Prima mostra digitale della Fondazione Pino Pascali
Opening, lunedì 30 marzo su museovirtualepinopascali.it
In collaborazione con Myphotoportal.com

lunedì 23 marzo 2020

My name is Francesca: un progetto espositivo virtuale e partecipativo

Francesca Lolli, still frame, video RiGenerazione, 2017 
ph. Judy Quian

Compie la sua prima settimana di vita online My name is Francesca, progetto espositivo virtuale e partecipativo, a cura di Francesca Interlenghi, che vede coinvolte tre video artiste italiane contemporanee: Francesca Fini, Francesca Leoni e Francesca Lolli

3 donne. 3 storie di resilienza. 3 approcci vitalistici all’arte. Un'unione di intenti che intende mettere in crisi l'oggettività di questo momento di disorientamento ed emergenza, Una messa in questione dei fatti che diviene riflessione e azione condivisa.

La mostra raccoglie nello spazio di una galleria virtuale i lavori video di Francesca Fini, Francesca Leoni e Francesca Lolli. Un progetto artistico dedicato al lavoro delle tre performer e filmmaker italiane. Si tratta di tre artiste che hanno sviluppato negli anni dei linguaggi caratterizzati da una forte originalità individuale, da una ricerca personale febbrile e vorace, muovendosi però nel comune campo delle arti cosiddette time-based, ovvero essenzialmente la performance art e la video arte. Il progetto, che nasce come articolata proposta di mostra fisica per spazi tradizionali, ha debuttato in rete, come risposta attiva alla crisi del contatto e del contagio a causa dell'emergenza Coronavirus SARS-CoV-2. 

My name is Francesca, nella sua estemporanea e inedita versione on-line, si propone come progetto aperto, dinamico e partecipato, che si arricchirà giorno per giorno di interventi, suggestioni e interazioni, attraverso questa strana ed epocale quarantena italiana.

Il progetto si sviluppa attraverso cinque stanze tematiche virtuali, popolate e animate da video-installazioni, testi, suoni, applicazioni in Realtà Aumentata ed azioni performative in live streaming. 

Seguite la guida-colore, insieme alla curatrice della mostra Francesca Interlenghi, che vi accompagnerà lungo un ricchissimo percorso tematico. E non dimenticatevi di visitare la nostra pagina Facebook, dove vi aggiorneremo su tutte le novità e le attività quotidiane del progetto.



Il titolo My name is Francesca gioca ironicamente proprio sul concetto di nomen omen, ovvero sul tentativo surrealistico di suggerire un legame fatale tra il nome e la damnatio artistica delle tre protagoniste. Perché proprio la performance art e la video arte? Si può trovare una connessione ideale tra una generazione, quella ampia che negli anni ’70 e ’80 ha chiamato le figlie Francesca, e la diffusione capillare, soprattutto tra le donne artiste, delle arti time-based? Possiamo distillare tutto questo in una saporita metafora generazionale del nostro Paese?

La mostra si concentrerà proprio sulla natura ibrida dei lavori delle tre artiste che saranno fruibili in una galleria virtuale suddivisa in 5 stanze tematiche (Femmineo - Identità - Archetipi - Grande Madre - Inediti) popolate e animate da video-installazioni, testi, suoni ed azioni performative in live streaming. 

Per tutto il tempo della durata della mostra lo spettatore avrà libero accesso alla galleria e potrà immergersi in un percorso variegato e articolato che si presenterà come un dialogo serratissimo tra le diverse tematiche care alle artiste: il delicato equilibrio tra pubblico e privato, tra uomo e donna, tra eterno ed effimero (Francesca Leoni), il conflitto di genere e la questione politica dell’arte (Francesca Lolli), la tecnologia come arma femminile, la distorsione della bellezza e il cyborg (Francesca Fini).

Francesca Leoni, still frame, video Refl(Actions), 2015 

        Francesca Fini, still frame, video Typo#3, 2016


#SATHEDATE 
Gli appuntamenti streaming programmati


26/3 - Francesca Fini intervista Paola Mineo (artista): la touch art ai tempi del non contatto.

27/3 - Interlenghi/Lolli: Francesca Lolli lancia il suo film Nostra Signora del Silenzio rendendolo fruibile e on line per 3 giorni.

4/4 - Performance: le 3 artiste si cimentano in una performance corale a distanza
My Name is Francesca propone una performance collettiva delle tre artiste MNIF - Francesca Fini, Francesca Leoni, Francesca Lolli, in live streaming. La performance sarà anche rilanciata dal canadese The Social Distancing Festival, diretto da Nick Green, un festival nato come aggregatore degli eventi di "socialità alternativa" organizzati in seguito alla pandemia Coronavirus. 

6/4 - Francesca Fini/Enrico Pozzi (psicoterapeuta): la morte nera, il contagio, la metafora della pestilenza.

16/4 - FINISSAGE: tutte insieme artiste + curatrice.




mercoledì 4 marzo 2020

Francesca Leone - Si può illuminare un cielo melmoso e nero?


Magazzino è lieta di annunciare la prima mostra personale in galleria di Francesca Leone. La mostra, a cura di Danilo Eccher ed intitolata Si può illuminare un cielo melmoso e nero? inaugurerà Mercoledì 16 Settembre 2020.

Il titolo, mutuato dai versi de L’Irreparable di Charles Baudelaire, suggerisce il tema principale della mostra che si sviluppa intorno ad una grande installazione che occuperà lo spazio della galleria. Si può illuminare un cielo melmoso e nero? è una assunzione di spaesamento, che suggerisce l’assenza di punti di riferimento chiari: nella sua serie Carte, Francesca Leone gioca proprio su questa mancanza e su un universo legato da opposti; le lamiere di recupero, su cui l’artista interviene attraverso una stesura pittorica di matrice tradizionale, ott enendo la ricomposizione di una memoria che sembra già scritta nell’oggetto trovato. Questa operazione di stesura e ricomposizione restituisce una pittura lieve ma robusta, densa di rimandi e di stratificazioni non solo materiali. 

Per la sua mostra da Magazzino, l’artista ha composto un’installazione che occuperà interamente la sala principale della galleria, sottraendo la pittura alla sua naturale dimensione verticale e trasformandola, appunto, in un cielo scuro cui poter rivolgere lo sguardo. Le lamiere, deformate per memoria propria e intervento successivo, diventano superfici morbide, leggere, su cui l’artista scrive una pagina che il tempo sembra avere omesso. 

Francesca Leone è nata a Roma nel 1964, e vive e lavora tra Roma e Miami. Le sue opere sono state esposte, tra gli altri, ai Musei Capitolini (2007), al Loggiato di San Bartolomeo di Palermo (2008), Palazzo Venezia, Roma (2008) e Castel dell’Ovo, Napoli (2009); sempre nel 2009 ha esposto al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (MMOMA) di Mosca e ha ricevuto l’onorificenza di Membro Onorario dell’Accademia Russa delle Arti. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2011(nel Padiglione Italiano) e nel 2013 (Padiglione della Republica de Cuba). Nel 2014, ha avuto mostre personali al MAC di Santiago del Cile, al MACBA di Buenos Aires e al Museo dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, oltre a quella al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli. Negli ultimi anni, ha avuto mostre personali alla Triennale di Milano (2015), MACRO di Roma (2017), Real Albergo dei Poveri a Palermo e Palacio de Gaviria a Madrid (2018). 


Via dei Prefetti, 17 - 00186 Roma - Italy | T +39066875951 | info@magazzinoartemoderna.com
www.magazzinoartemoderna.com | fb /magazzinogallery | ig @magazzinogallery


Francesca Leone
Si può illuminare un cielo melmoso e nero ?
A cura di Danilo Eccher
Inaugurazione Mercoledì 16 Settembre 2020

pubblica: 



domenica 1 marzo 2020

BANKSY - A VISUAL PROTEST


Dal 8 settembre al 11 aprile 2021 oltre 90 opere, in un percorso espositivo rigoroso, raccontano il mondo di Banksy. All’interno dell’architettura cinquecentesca del Chiostro del Bramante, a Roma, trova spazio l’artista “sconosciuto” che ha conquistato il mondo grazie a opere intrise di ironia, denuncia, politica, intelligenza, protesta.

Da Love is in the Air a Girl with Balloon; da Queen Vic a Napalm, da Toxic Mary a HMV, dalle stampe realizzate per Barely Legal, una delle più note mostre realizzate, ai progetti discografici per le copertine di vinili e CD.

Facevo proprio schifo con la bomboletta, così ho cominciato a ritagliare stencil, dalle parole di Banksy l’indicazione sulla tecnica da lui più utilizzata. In mostra, grazie allo stencil: stampe su carta o tela, insieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse dall’olio o dall’acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato.

Immagina una città in cui i graffiti non fossero illegali, una città in cui tutti potessero disegnare dove vogliono. Dove ogni strada fosse inondata di miriadi di colori e brevi espressioni. Dove aspettare in piedi l’autobus alla fermata non fosse mai noioso. Una città che desse l’impressione di una festa aperta a tutti, non solo agli agenti immobiliari e ai magnati del business. Immagina una città così e scostati dal muro – la vernice è fresca.

Ci vuole del fegato, e anche tanto, per levarsi in piedi da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessuno altro crede – come la pace, la giustizia e la libertà.

Il percorso espositivo prevede, anche comprendendo più di 20 progetti per copertine di dischi e libri, un arco temporale dal 2001 al 2017. Tutte le opere provengono da collezioni private.

Con questo nuovo progetto espositivo DART – Chiostro del Bramante prosegue il suo impegno nel raccontare al pubblico l’arte attraverso i protagonisti; dopo il successo di “Bacon, Freud, la Scuola di Londra“, realizzata grazie alla collaborazione di Tate, ora è il turno di Banksy.

I “muri” progettati da Donato Bramante intorno al 1500 ospitano le idee, i segni, i messaggi lanciati dall’artista ignoto più famoso del mondo, su tanti muri, in tante città. Solo in apparenza una contraddizione perché il Chiostro ha dimostrato, in questi anni, una grande apertura verso i linguaggi più diversi della contemporaneità.

chi è Banksy?
Presumibilmente nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, Banksy è considerato uno dei maggiori esponenti della street art ed è stato inserito nel 2019 da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. Ma nessuno, a parte i suoi amici e i suoi collaboratori più stretti, conosce la sua identità.


Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere.

Quello che sappiamo è che si è formato nella scena underground della capitale del Sud Ovest dell’Inghilterra, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti e che la sua produzione artistica è iniziata a fine anni Novanta. Da questo momento in poi, ha iniziato a invadere numerose città, da Bristol a Londra, a New York, a Gerusalemme fino a Venezia con graffiti e varie performance e incursioni.
l’anonimato

La scelta di rimanere nell’anonimato nasce da un insieme di esigenze: la necessità di sfuggire alla polizia, data la realizzazione di incursioni e di graffiti illegali; tutelarsi considerando lo sfondo satirico delle sue opere che trattano argomenti sensibili come la politica e l’etica; il desiderio di non inquinare la percezione della sua identità e delle sue opere, come afferma l’artista stesso.

Non ho il minimo interesse a rivelare la mia identità. Ci sono già abbastanza stronzi pieni di sé che cercano di schiaffarvi il loro brutto muso davanti.


il pubblico
L’arte è diversa dalle altre forme di cultura, dal momento che non è il pubblico a decretarne il successo. Gli spettatori riempiono le sale dei concerti e dei cinema ogni giorno, leggiamo romanzi a milioni e compriamo dischi a miliardi. Siamo noi, la gente, a influire sulla produzione e la qualità di gran parte della cultura, ma non su quelle dell’arte. Quella di Banksy è una comunicazione diretta, nel rifiuto del sistema e delle regole, l’artista si rivolge al suo pubblico senza filtri, le sue opere sono testi visivi capaci di informare e di far riflettere. L’Arte che ammiriamo è il prodotto di una casta. Un manipolo di pochi che creano, promuovono, acquistano, espongono e decretano il successo dell’Arte. Quelli che hanno voce in capitolo saranno non più di qualche centinaio. Quando si visita una galleria d’arte si è solo dei turisti che osservano la vetrinetta dei trofei di qualche milionario.


i temi
Esistono senza il consenso di nessuno. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in silenziosa disperazione tra il sudiciume. E tuttavia sono in grado di mettere in ginocchio intere civiltà. Se sei sporco, insignificante e senza amore, allora i ratti saranno il tuo modello.  La guerra, la ricchezza e la povertà, gli animali, la globalizzazione, il consumismo, la politica, il potere, l’ecologia, i temi che Banksy affronta sono i temi del mondo.

autenticità 
Un piccolo topo con grembiule e ramazza introduce le 5 sezioni del sito pestcontroloffice.com – What Is Pest Control?, Authentication for Prints, Authentication for Art, Change of Ownership Requests, Join Mailing List. Pest Control, dal 2009, è l’ente ufficiale in grado di autentificare le opere di Banksy. Pest Control certifica solo i pezzi prodotti per la vendita, quindi non le opere street art, non essendo state concepite per il mercato (salvo alcune eccezioni). Sul documento di autenticazione è spillata la metà di una banconota da 10 sterline che riporta l’effige di Lady Diana. La banconota ha un numero di identificazione scritto a mano che corrisponde al numero presente sull’altra metà, che rimane alla Pest Control; un falso che serve a dimostrare che si possiede l’originale. Pest Control ha ottenuto risultati radicali nella “pulizia” del mercato ma, allo stesso tempo, ha fatto infuriare quanti possiedono opere di Banksy indubbiamente autentiche ma che, per varie ragioni, l’artista si rifiuta di autenticare. Pest Control è di proprietà della Pictures on Walls (POW), prima società di Banksy fondata nel 2003. Le azioni di street art vengono autentificate tramite il sito banksy.co.uk e l’account instagram @banksy.

Per scoprire di più sull’artista, clicca qui: /mostra-banksy-approfondimento

L’arte è sempre contemporanea
#artisalwayscontemporary

L’arte è sempre contemporanea al suo tempo: in occasione del Cinquecentenario dalla morte di Raffaello e della nuova mostra in calendario dal 21 marzo al 6 settembre 2020, il Dipartimento educativo del Chiostro del Bramante dedica uno speciale progetto educativo che promuove un dialogo tra l’opera ad affresco di Raffaello Sanzio e i lavori del celebre street artist britannico.

Non certo un confronto tra i virtuosismi delle opere del maestro urbinate e la tecnica dello stencil usata dall’artista “sconosciuto”, ma un dialogo sulla potenza evocativa delle loro immagini. Un linguaggio innovativo che li ha resi protagonisti e rivoluzionari nel loro tempo, una grammatica del disegno che rende le immagini icone, in grado di veicolare messaggi, stati d’animo, emozioni.

A partire dall’eccezionalità che rappresenta il complesso rinascimentale del Chiostro del Bramante, luogo unico di sperimentazione che ha fatto incontrare i grandi maestri del Rinascimento e che oggi è aperto all’arte contemporanea, il Dipartimento Educativo del museo ha progettato percorsi educativi che mettono in relazione l’antico e il contemporaneo.

Le attività didattiche, ideate per rendere l’esperienza di visita completa ed esaustiva, permettono di conoscere protagonisti, luoghi e periodi storici diversi per comprendere come l’arte sia stata sempre contemporanea al suo tempo!

Lo speciale doppio percorso consentirà alle classi di tutte le scuole di ogni ordine e grado e ai gruppi di adulti di unire il percorso di visita dedicato all’architettura del Chiostro e alle Sibille di Raffaello alle attività (visita animata o tematizzata) pensate per la mostra BANKSY A VISUAL PROTEST.

Per maggiori informazioni: /raffaello-2020-visite-e-laboratori

BANKSY A VISUAL PROTEST mostra organizzata da DART Chiostro del Bramante in collaborazione con 24 ORE Cultura e ideata da Madeinart, con il patrocinio di Regione lazio – Assessorato alla Crescita Culturale media partner Sky Arte – Radio Monte Carlo partner tecnico Trenitalia – Ticketone media coverage Arte.it – Wanted in rome si ringrazia Bibendum Group Srl – Ceccotti Srl – Tecnoservice 2000 Srl

[Avvertenza per il lettore: non essendo in possesso di notizie certe rispetto all’identità dell’autore e al suo pensiero si è pensato, nel testo che segue, di proporre delle supposizioni. Buona parte di quanto riportato deriva da pubblicazioni curate da Banksy e da alcune interviste realizzate in passato, più o meno autorizzate.]



ufficio stampa
adicorbetta
info@adicorbetta.org | t. 02 36594081

Chiostro del Bramante
Raffaele Brancato e Annalisa Esposito
Radio Monte Carlo è la radio ufficiale della mostra