martedì 30 giugno 2015

F4 / un’idea di Fotografia. Omaggio a Gabriele Basilico - Ricognizioni sulla Terraferma



Omaggio a Gabriele Basilico
Ricognizioni sulla Terraferma

Progetto Nord-Est
Un paesaggio di contraddizioni e conflitti

Sono stato lì
Esposizione dei dummy prodotti per la call nazionale sulla fotografia di paesaggio


A Villa Brandolini, Pieve di Soligo, dal 4 luglio vanno di scena le esposizioni della quinta edizione del Festival F4 / un'idea di Fotografia promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo.
Tema centrale di questa edizione saranno i paesaggi del Nord-Est, oggetto dell’attenzione di una serie di ricerche realizzate negli ultimi anni e di commissioni site-specif inedite in grado di rendere la complessità di questi luoghi anche alla luce dei cambiamenti sociali in atto: la crisi economica, la mutazione dell'identità e l'iconografia dei paesaggi ibridi. Il percorso inizia con la mostra Omaggio a Gabriele Basilico. Ricognizioni sulla Terraferma dedicata ad uno dei più grandi fotografi internazionali del dopoguerra, acuto interprete della città contemporanea e delle sue contraddizioni. Dallo sguardo dell’autore su Venezia e sulla terraferma, in occasione di varie Biennali di Arti visive e di Architettura, deriva un corpus di oltre sessanta opere che saranno esposte in mostra con la curatela di Riccardo Caldura e Carlo Sala.
Fra questi, i lavori realizzati nel 1996 nell’ambito della mostra curata da Stefano Boeri Sezioni del paesaggio Italiano (VI Biennale di Architettura), dedicati all’asse stradale che va da Venezia-Mestre a Treviso; il contributo del 1997, nell’ambito della collettiva Venezia-Marghera. Fotografia e trasformazioni della città contemporanea (su invito di Paolo Costantini); infine, la partecipazione alla collettiva d’arte contemporanea TerraFerma nel 2001, in occasione dell'apertura del Centro Culturale Candiani di Mestre, su invito di Riccardo Caldura.
Dagli straordinari scatti in bianco e nero emerge una Venezia “di terraferma”, lontanissima dall’immagine stereotipata, “da cartolina" che per oltre un secolo ha dominato l'iconografia fotografica. Con il suo obbiettivo, Basilico si è concentrato sui luoghi minori, cogliendo i segni di quella modernità fatta di cemento che è la vera anima di Mestre, scandagliando le arterie viarie della terraferma che conducono fino a Treviso. Una città esplorata come se, per usare le sue parole, «fosse un labirinto e lo sguardo vi cercasse un preciso punto di penetrazione».

A innescare un confronto ideale con il maestro e aggiornare alcuni nodi del problema sarà l'esposizione Progetto Nord-Est. Un paesaggio di contraddizione e conflitti, curata da Carlo Sala, che propone il lavoro di alcuni fra i migliori fotografi del panorama emergente italiano.
Questi autori non si limitano a captare con la loro ricerca gli aspetti "epidermici" del territorio, ma realizzano lavori in grado di porsi come strumento conoscitivo che racconti mutazioni, conflitti e riflessioni in atto. Tanti sono i temi da affrontare: la trasformazione del paesaggio, la ridefinizione dell'identità e, in generale, le tensioni sociali.
Tra i progetti in mostra in anteprima, spicca Padania Classics di Filippo Minelli che ripercorre gli elementi e i simboli tipici della "Macroregione", dai capannoni ai monumenti di cartapesta, dalle rotonde agli snodi viari: elementi che connaturano un paesaggio "padano" votato al guadagno e dimentico della propria cultura. Da segnalare anche il progetto Indians, appositamente realizzato per la mostra, attraverso il quale il collettivo The Cool Couple e Alberto Sinigaglia ricercano con ironia i segni delle costruzioni ideologiche all'interno dei paesaggi vissuti quotidianamente. Le tracce inaspettate di un passato dimenticato sono oggetto di un’altra opera del collettivo, Approximation to the West, con cui i The Cool Couple sviluppano l'analisi su un doppio livello: da un lato un paesaggio culturale, la Comunità Montana della Carnia in Friuli, dall'altro gli eventi storici di cui fu teatro al termine della Seconda Guerra Mondiale, metafora della politica odierna. Se Stefano Graziani, con la sua Palma veneta fotografata in provincia di Padova, ragiona in modo metaforico sull'identità, sulla sua mutevolezza ed eventuale fallacia, Marco Citron con il progetto Magredi ricorda invece come un paesaggio locale possa portare i segni delle politica internazionale: è il caso del Friuli che, nonostante la diminuzione dopo il 1989 della presenza militare nei suoi territori, reca ancora impressi i segni della Guerra Fredda.
Ryts Monet con l'installazione Black Flag Revival racconta la crisi economica e le sue conseguenze attraverso un incisivo lavoro sul tema dei suicidi degli imprenditori, dramma che ha toccato il Veneto più di ogni altra regione. Infine Francesco Nonino, con Habitat, propone un intervento site-specific ragionando sui micro segni del quotidiano attraverso delle vere e proprie "scansioni" del terreno che, con l'oggettività data dall'automatismo della macchina, ne fanno emergere gli aspetti più eloquenti: ad esempio, i relitti delle attività comunemente associate al passaggio oltreconfine dei residenti verso la Slovenia per l’acquisto di sigarette e di carburante.

Completa il percorso attorno al tema del paesaggio Sono stato lì, mostra dei cinquanta dummy prodotti per la call nazionale di progetti fotografici di esplorazione del paesaggio contemporaneo italiano promossa dalla Società Italiana degli Urbanisti, dall’Università Iuav di Venezia, dalla Fondazione Fabbri e dall’Associazione Linea di Confine. La commissione, composta da noti studiosi, critici e docenti, tra cui Stefano Munarin, Antonello Frongia, William Guerrieri, Guido Guidi, Silvia Loddo, Andrea Pertoldeo, Carlo Sala e Marco Zanta ha selezionato un corpus di lavori che costituiranno il primo nucleo dell’Archivio fotografico sul tema del paesaggio che sorgerà a Pieve di Soligo a Casa Fabbri.
Tra i selezionati alla prima edizione, è stato premiato con la pubblicazione il lavoro Massalombarda di Marcello Galvani. Si tratta di un breve viaggio dedicato, come sottolineato dall'autore, alla «memoria privata dei luoghi, anche insignificanti, che in un qualche modo hanno fatto parte del mio vissuto». Collocandosi in maniera colta e consapevole nel solco di una tradizione che privilegia l’esperienza di un paesaggio apparentemente ordinario, Galvani restituisce un ambiente agricolo a prima vista pittoresco, ma attraversato da indizi minimi e da ambigui micro-eventi, spie di possibili fenomeni di incongruenza, mutamento, disordine, abbandono. Sotto l’apparenza di una scontata normalità, Massalombarda ci interroga sulla possibilità di vedere, comprendere e gestire una trasformazione dei luoghi lenta e impercettibile, ma non per questo meno drammatica.
Una segnalazione della giuria è andata inoltre ai progetti Di qua e di là dal fiume di Davide Baldrati, How to Photograph a Landslide di Andrea Botto e Scarti di Sabrina Ragucci con Giorgio Falco.

Sarà un percorso articolato che, attraverso vari modi di concepire la fotografia - dalle indagini di realtà alla finzione, dalla ricerca d'archivio all'international style - sonda le complessità di un paesaggio-specchio critico dei cambiamenti sociali, culturali e identitari che lo stanno attraversando.
Le mostre del Festival F4 / un'idea di Fotografia rimarranno aperte fino al 16 agosto 2015.


F4 / un’idea di Fotografia

Omaggio a Gabriele Basilico
Ricognizioni sulla Terraferma
a cura di Riccardo Caldura e Carlo Sala

Progetto Nord-Est
Un paesaggio di contraddizioni e conflitti
a cura di Carlo Sala
in mostra: Marco Citron, Stefano Graziani, Filippo Minelli, Francesco Nonino, Ryts Monet, Alberto Sinigaglia, The Cool Couple.

Sono stato lì
esposizione dei dummy prodotti per la call nazionale sulla fotografia di paesaggio
a cura di Stefano Munarin e Andrea Pertoldeo
in mostra: Enrico Abrate, Fabrizio Albertini, Mariano Andreani + Luisa Siotto, Gianpaolo Arena, Davide Baldrati, Enrico Benvenuti, Andrea Botto, Pamela Breda, Michele Buda, Alessandro Calabrese, Sergio Camplone, Laura Cantarella, Luca Capuano, Luca Casonato, Michele Cera, Federico Covre, Giuseppe De Mattia + Luca Coclite, Francesca De Pieri, Giulia Di Lenarda, Danilo Donzelli, Carlo Favero, Stefano Ferrando, Marcello Galvani, Matteo Girola, Flavio Graviglia, Stefano Graziani, Daniele Lisi, Tancredi Mangano, Allegra Martin, Loris Menegazzi, Filippo Minelli, Riccardo Muzzi, Andrea Neri, Luca Nostri, Nicola Nunziata, Gianluca Perrone, Emanuele Piccardo, Giacomo Pulcinelli, Sabrina Ragucci + Giorgio Falco, Filippo Romano, Claudio Sabatino, Mattia Sangiorgi, Andrea Sarti, Alberto Sinigaglia, Delfino Sisto Legnani, Piero Turk, Salvatore Valeo, Alba Zari + Sharon Ritossa.

Evento promosso da Fondazione Francesco Fabbri e Comune di Pieve di Soligo.
Rassegna inserita in RetEventi Cultura Veneto 2015 realizzata da Provincia di Treviso e Regione del Veneto.
In collaborazione con Società Italiana degli Urbanisti, Università Iuav Venezia, Associazione Linea di Confine, Città di Venezia - Direzione attività culturali e turismo, Galleria Contemporaneo e Centro Culturale Candiani, Mestre.
Con il patrocinio di FIAF, Landscape Stories, TRA e Enzimi.

Orari di apertura: orari: venerdì 16.00-19.30; sabato e domenica 10.30-12.30 e 16.00-19.30
Ingresso: Intero euro 5,00. Ridotto euro 3,00 dai 12 ai 25 anni; over 65; studenti universitari; aderenti FIAF, soci TRA, Enzimi; gruppi di almeno 15 persone. Gratuito minori di 12; portatori di handicap con accompagnatore; giornalisti con tesserino.


Info mostra e prenotazioni:
f4fotografia@fondazionefrancescofabbri.it - www.fondazionefrancescofabbri.it
tel: 04381890928


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lunedì 29 giugno 2015

Presentazione del Videoart Yearbook



Rassegna nata nel 2006 che raccoglie ogni anno una scelta della produzione di videoarte Made in Italy. introduzione di Renato Barilli e proiezione dei video selezionati.

Il solstizio ha segnato ufficialmente l’inizio dell’estate. È tempo di iniziative all’aperto. Per questo l’anfiteatro del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato si trasforma, lunedì 29 giugno 2015 a partire dalle ore 20.30, nel palcoscenico ideale per presentare Videoart Yearbook, rassegna nata nel 2006 che raccoglie ogni anno la produzione di videoarte Made in Italy, realizzata l’anno precedente.

Il programma di lunedì sera prevede un’apericena a ingresso libero alle ore 20.30; l’introduzione all’iniziativa da parte di Renato Barilli, fondatore e membro della direzione artistica del Festival, alle ore 21.00 e dalle 21.30 alle 23.00 la proiezione di una selezione della più recente produzione videoartistica nazionale. Saranno presentati video di Andreco e Manuel Moruzzi, Armenia, Sergia Avveduti, Stefano Baldinelli, Nicola Ballarini, Elena Bellantoni, Filippo Berta, Enrico Bressan, Rita Casdia, Ciriaca + Erre, Con.tatto, Andrea Contin, Elisabetta Di Sopra, Francesca Fini, Christian Fogarolli, Patrizia Giambi, Aldo Giannotti, Antonio Guiotto, Marcantonio Lunardi, Matteo Mezzadri, Laurina Paperina, Lorenza Peragine, Marco Raparelli, Giovanna Ricotta, Anna Rispoli, Danilo Torre, Debora Vrizzi e Axel Zani.

Videoart Yearbook è un’iniziativa nata nel 2006 per iniziativa del Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna per indagare le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine. Nell’intento dei curatori – un gruppo di ricerca formato da Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi e Paola Sega – Videoart Yearbook si offre come ricognizione della videoarte contemporanea, una campionatura che raccoglie le ultime produzioni video realizzate in Italia. L’edizione di Videoart Yearbook 2015 ha luogo a Bologna l’8 luglio, con la partecipazione di Fabio Cavallucci, direttore del Centro Pecci.

Renato Barilli è professore emerito presso l’Università di Bologna, dove ha insegnato a lungo Fenomenologia degli stili al corso DAMS. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, hanno abbracciato sia la critica letteraria che la critica d’arte. È autore di numerosi libri tra cui: Scienza della cultura e fenomenologia degli stili (1982, nuova ed. 2007), L’arte contemporanea (1984, nuova ed. 2005), La neoavanguardia italiana (1995, nuova ed. 2007), L’alba del contemporaneo (1995), Dal Boccaccio al Verga. La narrativa italiana in età moderna (2003), Maniera moderna e Manierismo (2004), Prima e dopo il 2000. La ricerca artistica 1970-2005 (2006), La narrativa europea in età moderna. Da Defoe a Tolstoj (2010), Autoritratto a stampa (2010), La narrativa europea in età contemporanea. Cechov, Joyce, Proust, Woolf, Musil (2014). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato Storia dell’arte contemporanea in Italia. Da Canova alle ultime tendenze (2007) e Arte e cultura materiale in Occidente (2011). È stato curatore di numerose mostre sull’arte italiana dell’Ottocento e del Novecento.

Lunedì 29 giugno 2015 programma della serata:
20.30 Apericena ad ingresso libero
21.00 introduzione di Renato Barilli e Fabio Cavallucci
Dalle 21.30 alle 23 proiezioni dei video selezionati dal Videoart Yearbook 2014

Anfiteatro del Centro per L’Arte Contemporanea Luigi Pecci
viale Della Repubblica 277 Prato
Ingresso libero


PRESENTAZIONE DEL VIDEOART YEARBOOK
dal 29/6/2015 al 29/6/2015


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domenica 28 giugno 2015

Vento d’estate: la poesia



L’Associazione Culturale EUREKA
organizza la Seconda Edizione di:
“Vento d’estate: la poesia”
volantinaggio di poesia
a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi
Corato (Bari) sabato 11 luglio 2015



Dopo il successo dello scorso anno di “Vento d’estate: la poesia”, l’Associazione Culturale EUREKA di Corato (Bari), nonché EUREKA Edizioni, organizza per l’11 luglio 2015 la seconda edizione a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi.

Proporrà il volantinaggio di dieci poeti sull’intero territorio di Corato con la stampa e la diffusione di diecimila volantini. Un’idea alquanto originale che riprende il metodo propagandistico dell’attuale sistema pubblicitario per arrivare alla gente in modo diretto e immediato. A buon diritto la poesia deve rientrare in soluzioni alternative, fuori dagli schemi librari e ultimamente dagli ebook.

La manifestazione si svolgerà nella sola giornata di sabato 11 luglio e vedrà protagonisti non solo i poeti, noti nel panorama letterario nazionale, ma anche i ragazzi che distribuiranno i volantini, cercando di interagire in prima persona con la gente. Una performance collettiva di strada, mobile, mutante, che pone il testo poetico nelle condizioni di aprirsi alla città per mostrarsi.

I testi proposti dai poeti svelano modi e forme diversi del fare poesia e possiedono una pluralità di linguaggi e di ricerche creative differenti che spaziano dalla sperimentazione, al dire i limiti della condizione umana, fino a svelare il senso romantico del cammino dell’uomo.

Poeti: Davide ARGNANI, Luca BENASSI, Carla BERTOLA, Rossana BUCCI, Antonino CONTILIANO, Oronzo LIUZZI, Alberto MORI, Raffaele PIAZZA, Andrea ROMPIANESI, AntonioSPAGNUOLO.



Associazione Culturale EUREKA
Via Torquato Tasso 30, Corato (Bari)




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Echi di Pietra | Stefano Esposito



Echi di Pietra | Stefano Esposito
Blu Corner, Carrara

Dal 3 al 25 luglio il Blu Corner di Carrara, spazio non profit per l’arte contemporanea a cura di Nicola Ricci, presenta una selezione di nove scatti dalla serie Echi di Pietra di Stefano Esposito. In bianco e nero, pellicola, sono parte del nucleo originario del progetto, che si è sviluppato nel tempo anche a colori, in un formato “intimo”, 18x24 cm, che richiama il più fedelmente possibile la dimensione originaria delle pietre. Precedentemente esposto alla Stadtbibliotek di Friburgo, al Goethe Institut di Roma e al Museo Civico di Norcia, è un work in progress che vede impegnato il fotografo dal 2004.
La ricerca è incentrata sulla verifica - o smentita - della relazione esistente tra rappresentazione  e presenza, segno e significato, complicata dalla mediazione della fotografia che riproduce, si interpone tra la pietra e il suo interlocutore; e sulla possibilità di innescare un meccanismo di coinvolgimento e gioco con lo spettatore, chiamato in causa per decifrarne forme e immagini. Le figure, che incarnano sembianze primitive di volti, animali, o sono arcaiche presenze astratte, ribaltano, o meglio, esorcizzano, negli scatti del fotografo, l’idea del totem, del feticcio, e del contenuto simbolico dietro ad esso: un sasso è solo un oggetto inerme, non c’è nulla al di là della casualità delle materie che incontrandosi tra loro formano facce, maschere, inserti, profili. 
Le immagini riproducono sassi naturali, frammenti sgretolati in milioni di anni, senza che siano stati modificati dalla mano dell’uomo. Le fotografie sono sgranate, imperfette, la messa a fuoco parziale: sia per evitare che ci si soffermi troppo sulla minuzia dei particolari, sia per favorire l'accesso ad una dimensione di sogno, o di gioco. La serie, tra le prime di Stefano Esposito, è sempre stata accompagnata, in ogni presentazione, da una frase di Goethe, che riassume l’approccio del fotografo al lavoro: Le pietre sono taciti Maestri. Esse rendono muto l'osservatore e il meglio che si possa imparare da esse non è comunicabile.

Info:
Echi di pietra di Stefano Esposito
mostra di fotografia
Inaugurazione: venerdì 3 luglio ore 18.30
dal 3 al 25 luglio 2015
Blu Corner, Carrara
Piazza Alberica 7/b
Orari: dal martedì al sabato 10:30 - 12:30; 16:00 - 19:30

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Urban Gallery


Apre le porte al pubblico, martedì 30 giugno, l’art exhibition denominata “Urban Gallery”, allestita nei locali del Palazzetto dell’Arte di Foggia intitolato ad Andrea Pazienza, e presso la Civica Pinacoteca 9Cento, che vedrà l’inaugurazione il giorno successivo, mercoledì 1° luglio.


Il percorso espositivo caratterizzato dalla doppia dislocazione, annovera le opere a tecnica mista di 45 autori, suddivisi tra docenti e allievi dell’Accademia di Belle Arti ed artisti provenienti da altri contesti - alcuni di essi sono giovanissimi che si misurano con la prima esperienza di confronto con il pubblico -, tutti radunati attorno ad un progetto concepito e curato dal professor Antonino Foti, docente dell’Accademia di Belle Arti, titolare degli insegnamenti di Anatomia artistica, Tecnologie dei nuovi materiali ed Eco design. Le prime due fasi del progetto sono state finalizzate ad introdurre la visione di linguaggi espressivi eterogenei elaborati da giovani artisti nel contesto dell’arredo urbano, attraverso l’affissione di riproduzioni fotografiche delle creazioni negli spazi della città solitamente dedicati alle promozioni pubblicitarie. L’iniziativa, che vede il patrocinio congiunto dell’Accademia di Belle Arti e del Comune della città capoluogo, approda ora in due spazi chiusi deputati all’esposizione per cogliere l’opportunità di rafforzare le strategie di promozione e divulgazione delle arti visive, come spiega lo stesso curatore prof. Foti: “Urban Gallery è un progetto nato come provocazione, ma anche come strumento di educazione visiva". “Abbiamo preso in prestito luoghi urbani concepiti per ospitare linguaggi meramente pubblicitari, mutuandone le dinamiche comunicative attraverso gli strumenti propri alla pubblicità urbana. Ora trasferiamo questa esperienza in uno spazio chiuso per dare un seguito alla direzione indicata e proporre una visione guidata e non convenzionale dei nuovi linguaggi artistici che abbiamo scelto di veicolare e promuovere” precisa il docente che è anche responsabile dell’iniziativa “Didatticaperta”. Da qui l’esigenza avvertita di sperimentare una fase in cui esaltare la trasversalità dei linguaggi comprendendo un arco generazionale quanto più ampio possibile e coinvolgere il pubblico attorno ad occasioni tanto rare quanto preziose che hanno come fulcro la costruzione di inediti temi di ricerca capaci di mettere in relazione le arti visive contemporanee, il territorio e i “fruitori”. All’inaugurazione saranno presenti, oltre al curatore Foti, Gloria Fazia, responsabile unico della Rete dei Musei e il critico e docente di Storia dell’arte contemporanea Mario Corfiati. La presentazione sarà arricchita dalla proiezione di una video-intervista al direttore dell’Accademia Pietro Di Terlizzi e allo storico dell’arte Alberto Dambruoso, già ideatore dei “Martedì Critici”, incontri-contenitori aperti al pubblico e dedicati alle riflessioni sull’arte. Riprese e montaggio del video sono di Valeria Petruzzelli. Il criterio di selezione delle opere ha incluso una varietà di discipline, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla digital art, dalla video arte alle installazioni per finire con l’illustrazione. Le opere sono rassegnate nel catalogo che accompagna l’evento e che contiene anche gli scritti critici dei docenti Mario Corfiati e Gaetano Centrone. Ideazione e realizzazione del catalogo sono state affidate a Pietro Lionetti, allievo del corso di grafica dell’Accademia foggiana.

Il programma della mostra prevede anche due serate-evento in due date distinte che saranno comunicate in seguito: la prima proporrà il concerto di Carolina Da Siena, song writer biscegliese già fatta oggetto di lusinghiere attenzioni dalla critica musicale italiana più avvertita; il secondo evento vedrà protagonista Isabella Piazzolla che metterà in scena una performance ispirata alla “sensibilità pittorica immateriale” di Yves Klein, artista francese considerato il precursore della Body art. L’inaugurazione di martedì 30 giugno al Palazzetto dell’Arte in via Galliani 1 è fissata per le 18.30; mercoledì 1° luglio si replica alle 19 alla Civica Pinacoteca 9Cento, in via Marchese de Rosa.


Questi i nomi degli autori in mostra: Antonella Tolve, Antonio Menichella, Cosimo Forina (Urban Youth), Gerardo Nardiello, Giuseppe Petrilli, Mosè La Cava, Nicola Renna (UY), Pietro Lionetti (UY), Ezio Ferreri, Rosanna D'Agnone, Rita Manzi, Maria Palmieri, Raffaele Loconte (UY), Raffaele Fiorella, Adriana Di Leo, Rocchina Del Priore, Samuele Romano, Rosanna Giampaolo, Leo Ragno, Raffaele Sarcina, Alessio Ciocia, Antonio Petrone (UY), Nicola Montemorra, Umberto Romaniello, Valerio Agricola, Valeria Petruzzelli, Laura Scaringi, Louis Antonio Palumbo (UY), Pietro Ricucci, Angela Vocale, Antonino Foti, Azzurra Di Virgilio (UY), Antonietta Tudisco (UY), Eva Belgiovine, Giuliani/Mocerino Francesco Tomaiuolo (UY), Grazia Tavaglione, Natascia Vocale (UY), Michela Muserra, Pietro Di Terlzzi, Valentina Scarinzi (UY), Vincenzo Astuto, Wang Lyuan (UY), Martina Pesce (UY), Luigi Sardella, Isabella Piazzolla (UY), Morena Petrillo (nb: la sigla UY sta per Urban youth, ad indicare appunto la categoria dei partecipanti più giovani). 

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sabato 27 giugno 2015

Mirare Giacomo Leopardi




OPENING 29 GIUGNO 2015 ore 18

In occasione del compleanno di Giacomo Leopardi, IDILL’IO è lieta di presentare il suo tredicesimo appuntamento.

Nello spazio di Pio Monti a Recanati si presentano opere di Emilio Prini e H.H.Lim, entrambe come omaggio al Poeta. Il progetto espositivo si concentra sul concetto di sguardo, tema assai caro a Giacomo Leopardi che, nei suoi scritti lo declina variamente.
Come sottolinea il titolo “Mirare Giacomo Leopardi”, la mostra raccoglie in sé le diverse sfumature di senso del termine mirare, con le sue complessità e ambiguità che comunque si risolvono nell’ammirazione degli artisti verso il Poeta.

Nel suo testo di presentazione Nikla Cingolani scrive: “L’opera dal titolo "Standard" di Emilio Prini, spinge verso un processo di significazione dell’oggetto, rappresentato non come una semplice “cosa”, ma come modello riproducibile di codici comuni e condivisi, in cui si riconosce il procedere del tempo che torna nella sua irrevocabile finitezza.[…] L’arco della vita e il suo evolvere si condensa nell’opera di H. H. Lim, dove epoche di civiltà sovrapposte mostrano un’umanità costantemente in pericolo e sotto tiro dall’oppressore futuro e dall’uomo stesso. L’inquietudine di affrontare sfide improrogabili costringe a star con l’arco teso in rapporto di solidarietà. Questo è lo standard leopardiano per resistere al male del mondo”.



Mirare Giacomo Leopardi
Dal 29 giugno al 31 luglio 2015
Inaugurazione: 29 giugno ore 18
Apertura al pubblico su appuntamento
Ingresso gratuito
Piazza Giacomo Leopardi 15, Recanati (Macerata)
Info: idillio11@gmail.com / tel. +39.339.8777521 - +39 3335934948



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Fernando Botero: quarantotto sculture in gesso in mostra a Spoleto



In mostra 48 sculture in gesso della collezione dell'artista: cavalieri, centauri, figure femminili, ballerini, gatti e tori. All'esterno una scultura monumentale in bronzo. In occasione del Festival dei 2 Mondi.





Tutto è pronto per il prossimo evento artistico/culturale "Fernando Botero: quarantotto sculture in gesso in mostra a Spoleto" provenienti dalla collezione privata del maestro e rappresentano un ampia sintesi della sua attività scultorea, che sarà ospitata nella sede del Palazzo Comunale di Spoleto, Piazza del Comune, 1 Spoleto, dal 27 giugno al 20 settembre 2015. La mostra è stata promossa dal Comune di Spoleto, con il patrocinio della Fondazione Festival di Spoleto, Università per Stranieri di Perugia.
Curatore Zeno Zoccheddu, presidente Associazione ArteInternazionale.

Al suo interno nella Cappella palatina di San Ponziano, la Sala dello Spagna, la Sala dei Duchi e la Sala della Prigione, saranno collocate le sculture in gesso che come un laboratorio didattico, illustrerà il modo di operare dello scultore Fernando Botero. A Palazzo Comunale, infatti, verranno esposte le opere in gesso che rappresentano tutto il suo mondo: cavalieri, centauri,figure maschili e femminili, ballerini, gatti, cavalli e tori. Perché il gesso: attingendo a favori tecnici si può dire che è una struttura matrice, guardandolo come effetto emozionale e anche spirituale diciamo che è l’anima di ogni scultura, molte opere in gesso sono oggi pezzi unici al mondo e considerati loro stessi capolavori, perché non esistono più gli originali in marmo o bronzo andati perduti o distrutti. Anche Canova proprio con un gesso la copia dei "Lottatori", si mise in luce vincendo un premio,mentre nella galleria dell’Accademia di Firenze si può ammirare l’originale in gesso del "Ratto delle Sabine" del Giambologna, 1582.
Le prime esperienze di Botero con la scultura risalgono agli anni ’60, ma dimostrerà il suo grande amore per questa disciplina dal 1973. Sculture di Botero le troviamo nelle strade e nelle piazze delle più importanti città del mondo.
La mostra, quindi, oltre a contenere le opere di gesso, propone, una scultura monumentale in bronzo che sarà esposta all’esterno. Si tratta di un evento straordinario, in quanto è la prima volta che Fernando Botero espone le sue opere a Spoleto e illustra il manifesto ufficiale del Festival dei 2 Mondi.
Risulta quanto mai opportuno segnalare che, oltre agli appassionati e storici dell’Arte, l’evento riveste particolare importanza anche per gli alunni che, grazie al sopraddetto "didattico" sulla scultura, può definirsi "interattivo", cogliendo appieno l’attuale esigenza dei nostri giovani.

Ufficio stampa:
NI.CO srl

Telefono
+39 06 3721872

La mostra sarà inaugurata il prossimo 27 giugno, ore 18.00, nel Palazzo Comunale di Spoleto, dal Sindaco Fabrizio Cardarelli alla presenza del Maestro Fernando Botero, oltre ad esponenti di rilievo del panorama culturale ed istituzionale dell’Umbria.

Palazzo Comunale
piazza del Comune, 1 Spoleto
Rimarrà aperta tutti i giorni, in orario continuato, dalle 10 alle 19,00 fino al 20 settembre 2015. Durante il periodo del Festival la mostra
rimarrà aperta fino alle 23,00.




FERNANDO BOTERO
dal 27/6/2015 al 20/9/2015

tutti i giorni 10-19, durante il Festival aperto fino alle 23
0743 218620, 342 7506074

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venerdì 26 giugno 2015

Can food be art? Fotografie di Salvo D’Avila




Istituto Italiano di Cultura Stuttgart


Venerdì 19 giugno alle ore 19, presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Stuttgart in Kolbstrasse 6, sarà inaugurata la mostra Can food be art? Fotografie di Salvo D’Avila.

La mostra, promossa dall’IIC di Stuttgart e curata da Lia De Venere, riunisce una serie di ventidue foto di nature morte, realizzate negli ultimi tre anni.

Così scrive in catalogo la curatrice:

“D’Avila costruisce l’immagine in uno spazio esiguo, trasformando pochi frutti, ortaggi o pesci in apparizioni improvvise che squarciano il buio assoluto dello sfondo, richiamando alla mente le rare affascinanti minimali composizioni del pittore spagnolo Francisco de Zurbarán (1598-1664), giocate su netti e sapienti contrasti tra luci e ombre; oppure li immerge in una luminosità abbagliante, quasi un rimando alla pittura iperrealista di Luciano Ventrone, definito da Federico Zeri “il Caravaggio del XX secolo”.

Avvicina ai nostri occhi le coppe e i canestri che li accolgono, posandoli a volte su tovaglie ornate da raffinati motivi decorativi come nei dipinti dell’età d’oro della natura morta nordeuropea o su superfici specchianti che rafforzano il carattere straniante della composizione.

Mai una concessione a gratuiti virtuosismi nella cura assidua del dettaglio e nelle scelte cromatiche – raramente corrette in postproduzione – quasi la condivisione dell’idea che della pittura aveva Eugène Delacroix, per il quale “la prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli occhi, ma ciò non significa che non vi debba essere posto per la ragione”.



Salvo D’Avila

nasce nel 1968, nella luce del Salento. Sua madre è uno storico dell'arte e insieme a suo padre ha lungamente diretto una galleria di arte contemporanea. Salvo coltiva quindi la passione di famiglia per le arti visive, specialmente per la pittura, avvalendosi di un mezzo - la macchina fotografica - le cui basi tecniche consolida presso la Scuola Romana di Fotografia. I generi nei quali principalmente si cimenta sono quello del ritratto (in particolare di imprenditori e artisti, soprattutto circensi e danzatrici) e la natura morta (con vari soggetti). E' in questo genere che è più evidente la relazione tra la pittura, citata esplicitamente, e l'invenzione personale. La sua mostra d'esordio "immagini rubate all'agricoltura" è nel 2012, in una location romana insolita e suggestiva: il mercato di Campo de' Fiori.

Dal 20 giugno all’8 settembre 2015
Orari: lunedì e mercoledì 10-13; giovedì e sabato 15-18
info.iicstuttgart@esteri.it
info@salvodavila.com



Testo critico

Dalla natura all’arte, dalla ragione al cuore
Lia De Venere


Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.
Henri Cartier-Bresson


Indubbiamente nel mettere in scena le proprie nature morte Salvo d’Avila rivela una profonda conoscenza dell’arte e della sua storia e insieme dà conto dell’ammirazione incondizionata per alcuni artisti del passato e del nostro tempo, in tal modo indicando la fonte della molteplicità di suggestioni che hanno indirizzato la propria ricerca.
D’Avila costruisce l’immagine in uno spazio esiguo, trasformando pochi frutti, ortaggi o pesci in apparizioni improvvise che squarciano il buio assoluto dello sfondo, richiamando alla mente le rare affascinanti minimali composizioni del pittore spagnolo Francisco de Zurbarán, giocate su netti e sapienti contrasti tra luci e ombre; oppure li immerge in una luminosità abbagliante, quasi un rimando alla pittura iperrealista di Luciano Ventrone, definito da Federico Zeri “il Caravaggio del XX secolo”.
Avvicina ai nostri occhi le coppe e i canestri che li accolgono, posandoli a volte su tovaglie ornate da raffinati motivi decorativi come nei dipinti dell’età d’oro della natura morta nordeuropea o su superfici specchianti che rafforzano il carattere straniante della composizione.
Mai una concessione a gratuiti virtuosismi nella cura assidua del dettaglio e nelle scelte cromatiche – raramente corrette in postproduzione – quasi la condivisione dell’idea che della pittura aveva Eugène Delacroix, per il quale “la prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli occhi, ma ciò non significa che non vi debba essere posto per la ragione”.
E se le foglie avvizzite e la superficie non più integra dei frutti appaiono come gli indizi della presa d’atto del trascorrere ineluttabile del tempo, d’altra parte costituiscono una chiara allusione alla caducità dell’esistenza umana, come nella vanitas, quel particolare tipo di natura morta che ricordava attraverso l’allegoria la precarietà di ogni cosa terrena.
Una vena di sensualità, mai troppo esibita e dichiaratamente mutuata dalle foto in bianco e nero di Edward Weston, percorre spesso le immagini di d’Avila, che attraverso il colore e l’istituzione di relazioni tra gli elementi della composizione offre una rilettura personale della lezione del grande fotografo americano. Ad accomunare le immagini di d’Avila c’è evidentemente un’attenzione amorevole per le piccole cose che popolano il nostro orizzonte quotidiano e insieme la volontà di sottrarle dal carcere dell’ordinarietà, con l’intento di condividere con chi guarda le proprie emozioni e di conferire all’attimo lo stigma della durata. Del resto la fotografia – ha scritto Gesualdo Bufalino – “obbedisce al tempo e lo fulmina; sanziona una perdita e vi sostituisce un simulacro immortale”.


riceve e pubblica:
amalia di Lanno
art promoter - blogger