pubblica:
lunedì 18 novembre 2024
Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo
Mes oignons, Alexander Calder, 1971, 217 x 153 cm, firmato Calder, Ateliers Pinton (Francia). Courtesy Galleria Antonio Verolino, Modena
La Fondazione Dino Zoli di Forlì (FC) presenta fino al 16 marzo 2025 un’ampia disamina dedicata all’arte dell’arazzo in Italia, dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi. Curata da Nadia Stefanele promossa da Dino Zoli Textile e Fondazione Dino Zoli.
Il titolo della mostra – Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo – intende sottolineare come il mezzo tessile, tradizionalmente visto come un’arte decorativa, sia diventato nel tempo una forma espressiva innovativa e plurale, che ha saputo intrecciare storie, culture e tecniche.
«Parole come filo, trama, ordito, intrecci, tessuto sono utilizzate spesso per evocare suggestioni di percorsi, idee, relazioni, convivenze e collegamenti. Una tecnica antica incontra, con l’arte, la contemporaneità, e insieme, danno vita a rappresentazioni di emozioni. In un modo simile, Dino Zoli Textile, azienda capostipite di Dino Zoli Group che produce tessuti destinati a rivestire mobili imbottiti, si impegna quotidianamente a fornire materiale per decorare, ma soprattutto per consentire ad ognuno di esprimere la propria identità all’interno degli spazi più intimi, quelli della casa», dichiara Monica Zoli, vicepresidente Dino Zoli Group.
«L’arazzo, come linguaggio visivo contemporaneo, ci racconta di sperimentazioni e innovazioni tessili, di collaborazioni tra artisti e artigiani, tra tradizione ed esperimenti moderni, in dialogo con le tendenze artistiche contemporanee (in primo luogo l’astrattismo) e il design industriale. Un percorso di ricerca che attraversa l’Italia dalla Lombardia (Arazzeria di Esino Lario e Arazzeria di Elio Palmisano) all’Abruzzo (Arazzeria Pennese), fino alla Sardegna (Studio Pratha), con alcune incursioni europee (Ateliers Pinton), proponendo un momento di riflessione su identità e tradizione. Un’odissea culturale che celebra la ricchezza e la varietà del Made in Italy, riconoscendo il valore di opere che, con il passare del tempo, continuano a raccontare storie e a ispirare nuove generazioni di artisti e appassionati», scrive Nadia Stefanel, direttrice della Fondazione Dino Zoli.
Il viaggio attraverso le arazzerie rappresenta un’opportunità unica per comprendere come l’arte e l’artigianato si uniscano in un processo creativo collaborativo, capace di coinvolgere alcuni dei più importanti maestri del secondo Novecento e di attrarre gli artisti del presente.
Nel percorso di mostra si potranno, infatti, apprezzare il valore del lavoro manuale e della creatività di artisti storicizzati come, tra gli altri, Sonia Delaunay, Gino Severini, Alexander Calder, Afroe Piero Dorazio, di designer come Nathalie du Pasquiero di stilisti come Antonio Marras, di artisti contemporanei come Omar Galliani, Maurizio Donzelli, Stefano Arienti, Loredana Longo e Sissi, che si sono avvicinati all’arazzo come forma espressiva.
Un viaggio in Italia che non solo celebra le tecniche di lavorazione del tessuto, ma invita anche a riconsiderare un’eredità culturale ricca e variegata, testimone di una tradizione che continua ad evolversi e rinnovarsi nel tempo, favorendo connessioni profonde tra artista e pubblico.
Non è un caso che la mostra si concluda con l’arazzo Metapolis, realizzato da Francesca Müller unendo la complessità artigianale della tessitura con grafiche ispirate dall’intelligenza artificiale, in linea con le scelte tematiche portate avanti dalla Fondazione Dino Zoli nel 2024: dalla mostra BODY (S)CUL(P)TUREdi Francesca Fini, prologo di Ibrida, festival delle arti intermediali, alla collettiva di artisti italiani e singaporiani Art in Motion: AI Creatives at the Singapore Night, organizzata da Dino Zoli Group a Singapore durante il Gran Premio di Formula 1. Con Metapolis, Francesca Müller ha preservato la tradizione del lavoro di tessitura, traghettandola nell’era digitale.
La mostra Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo rientra a pieno titolo nella più ampia pianificazione culturale della Fondazione Dino Zoli, che dal 2017 propone prevalentemente percorsi di ricerca, residenze d’artista e progetti curatoriali legati al tessuto e alla luce, in linea con le più importanti aree di business di Dino Zoli Group, per coinvolgere i dipendenti, favorire il welfareaziendale ed aprirsi al territorio, ai giovani e alla collettività, portando a Forlì mostre e progetti artistici di ampio respiro e valorizzando le eccellenze culturali italiane nel mondo.
L’esposizione è realizzata con il patrocinio di Comune di Forlì e Confindustria Romagna.
La Fondazione Dino Zoli è aperta al pubblico da martedì a giovedì con orario 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi, chiuso 1 novembre, 8, 24-26 e 31 dicembre, 1 e 6 gennaio. Ingresso libero. Per informazioni: T. +39 0543 755770, info@fondazionedinozoli.com, www.fondazionedinozoli.com.
Artisti in mostra: Afro, Stefano Arienti, Niki Berlinguer, Eros Bonamini, Alexander Calder, Sonia Delaunay, Maurizio Donzelli, Piero Dorazio, Gianni Dova, Nathalie Du Pasquier, Elena El Asmar, Omar Galliani, Armida Gandini, Fabio Iemmi, Riccardo Licata, Loredana Longo, Antonio Marras, Francesca Müller, Mauro Reggiani, Remo Salvadori, Gino Severini, Sissi, Guerrino Tramonti, Luigi Veronesi.
Prestatori: Archivio Omar Galliani, Reggio Emilia; Atelier Antonio Marras, Milano; Alessandro Casciaro Art Gallery, Bolzano; Galleria Moshe Tabibnia, Milano; Galleria Antonio Verolino, Modena; Museo Guerrino Tramonti, Faenza; Archivio Eros Bonamini, Verona; Studio Pratha, Sarule; Studio Francesca Müller, Amsterdam; Galleria FPAC Francesco Pantaleone, Palermo.
None of us is perfect, Loredana Longo, 2023, bruciature su tappeto, 184 × 265 cm. Courtesy Galleria FPAC Francesco Pantaleone, Palermo
SCHEDA TECNICA MOSTRA:
Trame esplorative: un viaggio attraverso l’arazzo.
A cura di Nadia Stefanel
Fondazione Dino Zoli
Viale Bologna 288, Forlì
26 ottobre 2024 – 16 marzo 2025
Orari: da martedì a giovedì 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi, chiuso 1 novembre, 8, 24-26 e 31 dicembre, 1 e 6 gennaio
Ingresso libero
PER INFORMAZIONI:
Fondazione Dino Zoli
Viale Bologna 288, Forlì (FC)
T. +39 0543 755770 | info@fondazionedinozoli.com| www.fondazionedinozoli.com
UFFICIO STAMPA:
CSArt – Comunicazione per l’Arte
Via Emilia Santo Stefano 54, Reggio Emilia
T. +39 0522 1715142 | M. +39 348 7025100 | info@csart.it | www.csart.it
giovedì 14 novembre 2024
ERWIN OLAF - I Am
Da venerdì 15 novembre 2024, la stagione espositiva della galleria Al Blu di Prussia (via Gaetano Filangieri, 42 - Napoli) – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo e Mario Pellegrino – prende il via con la mostra “I Am” di Erwin Olaf, a cura di Maria Savarese.
L’opera del fotografo Erwin Olaf, prematuramente scomparso nel 2023, per la prima volta a Napoli, è ospite della Fondazione Mannajuolo in collaborazione con lo Studio Erwin Olaf e la galleria Paci Contemporary.
La mostra, dal titolo “I Am”, aggiunge un tassello importante al mosaico di esposizioni che negli ultimi anni la Fondazione Mannajuolo ha dedicato ai grandi autori della fotografia contemporanea.
Erwin Olaf è stato il ritrattista ufficiale della famiglia reale olandese nel 2017 ed ha disegnato la moneta nazionale in euro per il re Willem-Alexander nel 2013. Ha esposto nei più importanti musei del mondo e le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, come il Rijksmuseum e lo Stedelijk Museum, di Amsterdam; Fonds National d'Art Contemporain, Parigi; Museum Ludwig, Colonia; Museum Voorlinden, Wassenaar, Paesi Bassi; North Carolina Museum of Art, Raleigh, Stati Uniti; Art Progressive Collection, Stati Uniti e il Museo Pushkin, a Mosca. E’ in preparazione per l’autunno 2025 la prima retrospettiva pubblica allo Stedelijk Museum di Amsterdam.
In esposizione, negli spazi della galleria Al Blu di Prussia, una selezione di scatti realizzati dall’inizio degli anni duemila, fino al 2020, tratti dalle serie Royal Blood (2000), Rain (2004), Fall (2008), Grief (2008), Dawn (2009), Keyole (2012), Hamburg (2014), Shangai (2017), Indochine (2017) e Palm Springs (2018), che rientrano nella piena maturità artistica dell’autore.
“Fra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento”, scrive la curatrice Maria Savarese, “Olaf iniziò ad orientare l’”attivismo visivo” documentaristico e provocatorio degli esordi – così come lo ha definito Shirely den Hartog, sua storica collaboratrice ed oggi alla guida dello Studio – verso una visione della fotografia più riflessiva, pensata, tecnicamente costruita, realizzata sempre in interno, con uno sguardo rivolto all’arte antica olandese”.
In queste immagini la scena è diventata più complessa, la costruzione dei set ha assunto toni cinematografici con specifici riferimenti agli anni cinquanta, l’atmosfera è animata da un senso di sospensione del tempo, dello spazio e delle emozioni dei protagonisti, personaggi hopperiani, enigmatici, spesso solitari, sospesi in una dimensione di perenne attesa, fra assenza e presenza.
Insieme alle fotografie sono proiettati, nella sala cinema della galleria, sei lavori di video arte realizzati da Olaf fra il 2003 e il 2020.
Al Blu di Prussia
via Gaetano Filangieri, 42 - Napoli
ERWIN OLAF – “I Am”
a cura di Maria Savarese
Dal 15 novembre 2024 al 28 febbraio 2025
Orari: martedì-venerdì 10.30-13/16-20; sabato 10.30-13
Brochure: artstudiopaparo
Per l'ufficio stampa: Paola De Ciuceis paoladeciuceis@gmail.com
Dal 15 novembre 2024 al 28 febbraio 2025
Orari: martedì-venerdì 10.30-13/16-20; sabato 10.30-13
Brochure: artstudiopaparo
Per l'ufficio stampa: Paola De Ciuceis paoladeciuceis@gmail.com
sOspesi. Jacopo Di Cera e Massimo Vitali
La galleria Maison Bosi, situata nell’iconica Via Margutta di Roma, ospita fino al 4 dicembre 2024, la mostra fotografica Sospesi, curata da Serena Tabacchi, che vede insieme in un unico evento espositivo due distintivi esponenti della fotografia contemporanea italiana: Jacopo Di Cera e Massimo Vitali. Due fotografi a confronto per una mostra che indaga l'italianità e gli italiani attraverso 10 scatti, installazioni digitali e audiovisive realizzati tra il 1990 e il 2024, offrendo una riflessione profonda e visivamente potente su come la nostra società si sia evoluta nel tempo. I due fotografi, di diverse generazioni, in dialogo tra immersione e distacco, raccontano un'Italia sospesa tra tradizione e modernità, dove la continuità si mescola ai cambiamenti sociali, documentando luoghi iconici del nostro Paese, come spiagge, piazze e spazi pubblici, ma offrendo anche una riflessione sull'identità italiana e sulle sue trasformazioni.
Se Di Cera invita lo spettatore a distaccarsi dalla scena e a riflettere sul collettivo, Vitali coinvolge l’osservatore nella complessità del dettaglio, facendolo immergere nelle dinamiche della vita quotidiana.
Jacopo Di Cera sceglie di osservare il mondo da una prospettiva zenitale, utilizzando droni di ultima generazione per eliminare la profondità di campo e livellare la scena. Nei suoi scatti, che inducono lo spettatore a riflettere sull'essenza stessa della nostra società, le differenze sociali e individuali si dissolvono, portando alla luce una realtà uniforme, in cui ogni soggetto è parte di un paesaggio collettivo e interconnesso. Le sue fotografie raccontano l'Italia vista dall'alto, dove ogni elemento si fonde in una visione unitaria, eliminando le gerarchie visive e sociali.
Massimo Vitali, d'altro canto, è noto per le sue panoramiche di spiagge e spazi pubblici affollati, dove la profondità di campo rende ogni dettaglio vibrante e carico di significato. Le sue immagini catturano scene di vita quotidiana che, sotto il suo sguardo attento, si trasformano in affreschi contemporanei. Ogni gesto, ombra e movimento contribuisce a costruire un racconto stratificato che si snoda attraverso la complessità delle interazioni umane e sociali.
Costola della storica Galleria Bosi (via Como 2, Roma), Maison Bosi (via Margutta 28-29, Roma) è un luogo nuovo, dove l’arte diventa protagonista in tutte le sue forme. Un salotto sofisticato dove rappresentare la parte elegante dell’Arte moderna e contemporanea, italiana e internazionale, vista anche come forma di investimento. Carla Accardi, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Mario Schifano, Tano Festa, Fernando Botero, Piero Dorazio, Mario Tozzi, Fabio Viale… sono alcuni degli artisti dei capolavori presenti nella Maison Bosi, accompagnati da pezzi di design firmati, principalmente Vintage (Buffa, Giò Ponti, Maison Jansen, solo per citare alcuni esempi).
All’origine del nome Maison, il connubio tra tradizione antica e contemporanea. Partendo dal logo, i due archi che si incrociano rimandano all’immagine visiva delle due vetrine dello spazio espositivo, alla forma degli archi degli acquedotti romani, e alla stessa immagine della lettera M, iniziale di Maison e Margutta.
sOspesi. Jacopo Di Cera e Massimo Vitali
a cura di serena Tabacchi
fino al 4 dicembre 2024
Maison Bosi
Via Margutta 28, Roma
Ufficio Stampa HF4www.hf4.it
Marta Volterra, Head Press Office - marta.volterra@hf4.it +39 3409690012
Valentina Pettinelli valentina.pettinelli@hf4.it +39 347.449.91.74
mercoledì 13 novembre 2024
Bruno Ceccobelli. L'opera, non altro
La galleria La Nuova Pesa è lieta di annunciare la riapertura della stagione espositiva con una personale di Bruno Ceccobelli, che torna a Roma dopo nove anni dalla sua ultima esposizione nella capitale. Dopo aver concluso con successo il progetto Realia, ciclo durato tre anni che ha visto il susseguirsi di tredici mostre personali, la galleria si prepara a ospitare un artista di grande prestigio, le cui opere continuano a stimolare il dibattito artistico e filosofico.
“Questa mia seconda esposizione, alla galleria romana La Nuova Pesa, prende spunto dall’incontro discorsivo con Arnaldo Colasanti, avvenuto a Todi nell’agosto del 2024 durante la mia antologica, a Palazzo delle Arti, detto del Vignola, dal titolo “Ceccobelli Anni ’80”.
Conversazione avvenuta di fronte ad un’opera dal titolo: “Uomo di Cosmo” del 1984; Arnaldo, impressionato dall’oscura prospettiva raffigurata in quest’opera ricordò la tenebra prospettica di quell’affresco quattrocentesco del Masaccio a Firenze in Santa Maria Novella, capolavoro del Ri- nascimento italiano. Per dialogare con Arnaldo io, come al solito, legai (con voli pindarici) la problematica della nascita della prospettiva alla comprensione della Trinità cristiana propria dei cattolici e alla mia adesione invece alla “Teologia negativa” e alla “prospettiva inversa”, trovando poi raffronti diacronici tra le due raffigurazioni apparentemente incongrue. A quel punto Arnaldo, appassionato, mi propose di leggere la sua interessante relazione sulla Tri- nità compresa nella “Teologia positiva”.
Simona Marchini, testimone di questi nostri interessi, presa la palla al balzo, sorridente rivolgendosi a me: << Da umbri a umbri, perché non facciamo ora una tua mostra da me… presentata da Arnaldo? >> risposi sorridendo: << sai Simona sono quasi 10 anni che non faccio una mostra a Roma, sì mi farebbe veramente molto piacere >>”. B.C.
L’esposizione pittorica di Bruno Ceccobelli dal titolo: “l’Opera, non altro” è composta da sette lavori medi e una grande installazione; quadri che svolgono tematiche trascendentali con simboli astratti metafisici.
Ceccobelli, da molto tempo, nella sua poetica di pittoscultore fa riferimenti con oggetti e segni iconici, alla storia della sua regione di origine, l’Umbria, terra con paesaggi verdi di grande cultura mistica, con cittadelle e roccaforti isolate e silenziose adatte alla meditazione e alla concentrazione.
L’importanza del genius loci nella visione di Ceccobelli è di grande ispirazione per la sua weltaschaung artistica; ideali che vengo riaffermati anche nelle parole, nei libri e nei suoi articoli digitali.
L’introduzione del catalogo, edito da Silvana Editoriale, è un dialogo fra il critico Arnaldo Colasanti e Bruno Ceccobelli, che indaga sull’arte e sulla filosofia dell’artista soprattutto riferendosi ad un periodo storico a lui caro: il neoplatonismo a partire da Pseudo-Dionigi Areopagita a Niccolò Cusano, passando attraverso la cultura bizantina delle icone.
La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio 2025 dal lunedì al venerdì nei seguenti orari:
10:00 – 13:30 / 16:00 -19:30
La Nuova Pesa | Via del Corso, 530 – 00186 Roma
Tel. – 06 3610892
Mail – nuovapesa@farm.it www.nuovapesa.it
Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze
Al Kursaal Santalucia a Bari la mostra Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze, curata da Federica Boragina e Eloisa Morra con Antonio Frugis. Promosso da Fondazione Pino Pascali e dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, insieme alla Casa editrice Electa, Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze è la prima mostra dedicata a Pino Pascali a Bari dal 1981, omaggio e celebrazione del grande artista pugliese, riconosciuto a livello internazionale e le cui opere sono presenti nelle più grandi collezioni al mondo.
L’esposizione segna il primo appuntamento di una sinergia integrata tra Fondazione Pascali, Regione Puglia ed Electa, nell'intento di promuovere un palinsesto di iniziative per la valorizzazione della figura di Pino Pascali, in relazione agli artisti che lo hanno ispirato o con cui ha collaborato.
La mostra è realizzata con la partecipazione della Fondazione Toti Scialoja di Roma.
Le sale del Kursaal Santalucia di Bari, restituito alla città nel 2021 grazie a un progetto virtuoso di restauro voluto e coordinato da Regione Puglia, ospitano un itinerario visivo in grado di restituire per la prima volta il dialogo personale e artistico fra Toti Scialoja e Pino Pascali, protagonisti delle vicende artistiche italiane degli anni Cinquanta e Sessanta. Il percorso espositivo, articolato in cinque sezioni, mette in luce le sperimentazioni nate da ispirazioni condivise, rendendo tangibile una sorprendente serie di corrispondenze tra temi e immaginari.
L’incontro fra Pascali e Scialoja avviene nelle aule dell’Accademia di Belle Arti di Roma in via Ripetta, dove l’artista pugliese si iscrive nel 1955 e dove Scialoja è il titolare del corso di scenotecnica, tra i docenti meno accademici e più apprezzati. A questa altezza cronologica Scialoja è un artista già noto e affermato, in contatto con il panorama artistico internazionale e invita i suoi giovani allievi a sperimentare senza riserve nonché a confrontarsi con i linguaggi contemporanei. Pascali, poco più che ventenne, è fra gli allievi più ricettivi e dalla frequentazione delle lezioni di Scialoja derivano visioni inaspettate e cariche di vitalità, specchio di quell’irrequieta fascinazione per la materia ereditata dal suo maestro e ampiamente documentata nella prima sezione.
Ad avvicinare i percorsi di Scialoja e Pascali è, inoltre, la comune curiosità riservata all’America e al rinnovamento impresso alla tradizione europea dalla cultura d’oltreoceano, oggetto della seconda sezione della mostra, dove trovano spazio le celebri impronte di Scialoja e le sperimentazioni pop di Pascali.
Non secondarie sono poi le rispettive esperienze teatrali, viatico ai linguaggi dinamici della televisione e della pubblicità, esplorati con ampiezza nella terza sezione del percorso. È Scialoja — complice un’esperienza teatrale iniziata negli anni Quaranta e protrattasi per decenni — a far entrare in contatto Pascali col teatro d’avanguardia, delineando uno spazio scenico volto a costruire una seconda realtà, illusoria e antinaturalistica. Riflessioni che Pascali ha modo di sviluppare prima nelle tesine redatte in Accademia, poi, in modi diversi, nei lavori per la pubblicità, dai quali emerge uno spiccato interesse per la performance (non mancano casi in cui Pascali stesso interpreta in prima persona alcuni personaggi, come negli spot per la Cirio).
Ulteriori confluenze si rintracciano nella comune fascinazione per il mondo animale a cui è dedicata la quarta sezione. Sin dagli anni Sessanta, infatti, ragni, balene, giraffe e ghepardi divengono protagonisti della poesia del ‘senso perso’ di Scialoja, corredata da disegni dal tocco zen, e si ritrovano nell’Arca di Noè ingrandita delle celebri ‘finte sculture’ di Pascali, appassionato lettore di romanzi d’avventure e filastrocche. Nascono così due bestiari antinaturalistici, irriverenti e spiazzanti, che non smettono di parlarsi l’un l’altro per via della comune attitudine alla giocosità e all’approccio metafisico all’esistenza.
A concludere il percorso l’omaggio di entrambi per i luoghi del Mediterraneo, quali Procida e Polignano, geografie sentimentali e creative mai dimenticate.
Pino Pascali Toti Scialoja. Confluenze
8 novembre fino al 4 maggio 2025
a cura di Federica Boragina e Eloisa Morra
Kursaal Santalucia
Largo Adua, 5, 70121 Bari BA
Fondazione Pino Pascali
tel: +39 080 424 9534
Uffici stampa:
Fondazione Pascali: press@fondazionepascali.it +39 3201122513
Electa: ilaria.maggi@electa.it; + 39 348 7757640
responsabile comunicazione monica.brognoli@electa.it
venerdì 8 novembre 2024
Nasce a Bologna Foto/Territorio, osservatorio e spazio di sperimentazione
Bologna, 8 novembre 2024_Nasce a Bologna Foto/Territorio: osservatorio e spazio di sperimentazione che promuove la fotografia come strumento di indagine di territori e comunità. Ideato dall’associazione Da.a., il progetto punta a nutrire, attraverso la messa a fuoco dell’obiettivo fotografico, uno sguardo collettivo attento e consapevole dei cambiamenti in atto nella società e nel paesaggio.
Perché la fotografia? Perché, in un’epoca in frenetica trasformazione, lo scatto richiede un pensiero critico, ferma il tempo e, immortalandolo, lo converte in spazio di riflessione comune, di sosta e di approfondimento, con un linguaggio accessibile, capace anche di alimentare preziosi archivi per la memoria condivisa.
A dare il via alle attività di Foto/Territorio è il ciclo di talk “OLTRE/Dialogo tra fotografia, territorio, comunità”, organizzato da Da.a con il contributo del Comune di Bologna | Settore Cultura e Creatività, il 16 e 17 novembre 2024, nella Serra Madre – Le Serre, Giardini Margherita. Una due-giorni gratuita eaperta al pubblico, invitato a confrontarsi con esperti, curatori e artisti. Tra gli ospiti: Giovanna Calvenzi, illustre photo editor, già direttrice dei Rencontres Internationales de la Photographie di Arles, guest curator di Photo Espana a Madrid e responsabile dell’archivio del marito Gabriele Basilico, i fotografi e artisti Martina Caneve, Alessandro Imbriaco, Allegra Martin e Paola de Pietri, la curatrice Elena Di Gioia e Caterina Molteni, curatrice del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna. I relatori si confronteranno sul rapporto tra fotografia, comunità e territori, sull’importanza degli archivi, sul ruolo delle residenze d’artista, e su alcuni recenti progetti fotografici. Non mancheranno approfondimenti relativi all’editoria di settore, grazie anche alla partecipazione della libreria Leporello photobooks et al.
Con OLTRE/ prende il via il percorso di Foto/Territorio che nei prossimi anni intende svilupparsi in un progetto più ampio. L’obiettivo è quello di esplorare alcune aree della Città metropolitana di Bologna, attraverso lo sguardo di fotografi affermati, autori di lavori site specific e, al tempo stesso, docenti di giovani fotografi invitati, tramite call, a interpretare lo stesso territorio. Public program, talk e laboratori restituiranno il risultato delle residenze alle comunità, coinvolte in un confronto diretto e costante. Gli esiti del progetto confluiranno in una mostra a Bologna, che presenterà le personali di ogni artista insieme ai migliori scatti dei partecipanti ai workshop. Anche i luoghi d’indagine ospiteranno percorsi espositivi: allestimenti in spazi pubblici riporteranno “a casa” gli stessi paesaggi immortalati nelle foto.
Bologna, territorio simbolo. Con i suoi 55 comuni, la città metropolitana di Bologna è un mosaico di contesti morfologici, storici, sociali e culturali estremamente diversificati, nonostante la comune appartenenza amministrativa: aree industriali, zone a vocazione agricola, pianura, colli, Appennino e, al centro, l’influenza urbana del capoluogo emiliano-romagnolo.L’intero territorio riflette, in piccolo, sfide e opportunità condivise a livello nazionale e internazionale.
«Foto/Territorio vuole fare di Bologna un punto di riferimento, a oggi mancante, per la ricerca e la sperimentazione fotografica sul paesaggio e creare un modello replicabile di indagine, di narrazione e di esperienza del territorio»: spiega l’architetto Pierluigi Molteni, presidente dell’associazione Da.a.
Il progetto nasce da un team multidisciplinare: Pierluigi Molteni, architetto e docente, Luca Capuano, fotografo e docente, Azzurra Immediato, storica dell’arte e curatrice, Piero Orlandi, architetto e curatore, Alessandro Zanini, fotografo, curatore e antropologo, con la collaborazione di NOS Visual Arts Production.
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OLTRE/Dialogo tra fotografia, territorio, comunità
Bologna, Serra Madre - Le Serre, Giardini Margherita, via Castiglione, 134
16 novembre 2024, ore 15 – 20 | 17 novembre 2024, ore 15 – 19
Ingresso libero e gratuito
A cura di: associazione Da.a, Foto/Territorio
Con il contributo di: Comune di Bologna | Settore Cultura e Creatività
Progetto grafico: D+ Studio
Con il supporto di: Banca di Bologna, Pierluigi Molteni Architetti, D+ Studio, Ultradesign, Frassinago – Gardens and Landscapes, On Luce & Design, Stepping Stone
Thanks to: Lavì! City
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Query L’instabilità del Materiale
Virginia Lorenzetti, Mi siedo alla tua ombra
Prosegue QUERY MW nel Lazio. Il programma d’arte contemporanea “Query L’instabilità del Materiale” vincitore di Lazio Contemporaneo 22, si svilupperà a Frascati (Roma) come evento diffuso tra il “MUSA” Museo Archeologico Scuderie Aldobrandini e Il “MEC”, area del Mercato coperto cittadino, dove l’esposizione Query si protrarrà per 28 giorni dall’opening dell’8 novembre.
Dopo il successo della Project Room toscana al Museo Polveriera Guzman di Orbetello con gli artisti convocati, e la performance di danza contemporanea Colonne Fluttuantinell’area “Prospettiva Cielo”, insieme al partner Hypermaremma, si va sempre più marcando la natura del concept e l'interrogazione “Query” per trattare il tema sempre più attuale di cosa è arte sotto il profilo dell’esperienza contemporanea e degli autori under 36, protagonisti principali di questo dicotomico progetto che rifugge tuttavia dal semplicismo delle antitetiche. Dalla medesima “citazione”. Mostrando la costante fibrillazione dell’osservazione - come Qbit, 0 e 1 contemporaneamente, come fossimo in un punto di osservazione e contestualmente in ogni altro punto di vista - e dell’esperienza.
Query, il termine informatico per domanda di dati, e la sigla acronima di materiale e immateriale MW da “W” rovescio grafico di “M” è una vocazione del tempo di disruptioncui assistiamo - spiega, dunque, Daniela Zannettigiornalista ideatrice del progetto, direttrice artistica, e cultural producer di Artisti in Transito - e che richiede la comprensione di nuovi paradigmi anche nel modo di pensare e produrre l’arte, sempre più fogli di mondo,wormhole. Far arrivare, in un certo qual modo, le cose al loro posto, dagli strati del contemporaneo, dell'agglomerato quantistico, ovvero tutti gli stati nel suo complesso contemporaneamente; focalizzando dall’instabilità, temi come la rigenerazione di spazio e tempo, la bellezza materiale e anche immateriale del paesaggio o del digitale; la necessità di riscoprire negli ambienti una matrice occupante e l’accessibilità, la gestualità, e la cura; la ricerca sulla materia che trasla la percezione stessa della sostanza.
Massimo Belli project manager di Hypermaremma e critico d’arte per Query sottolinea come l’Arte contemporanea sia un termine usurato, nel quale non si compie mai abbastanza l’analisi dei singoli lemmi che lo compongono, - e aggiunge - partendo da questa base, potremmo attenderci due cose ben diverse: ricevere un prodotto, e non il solo riflesso di ciò che siamo allo stato attuale e, soprattutto, non riceverlo in forma di risposta, piuttosto sotto forma di domanda, interrogativo fondante di chi si accinge a produrre qualcosa.
Query, dunque, muove proprio da un interrogativo sullo stato dell’Arte, ponendosi come progetto crossmediale di scambio non paradigmatico di idee e di cultura, connettendo l'ampia gamma di discipline che fanno capo alle arti tenendole al di fuori di una sterile segmentazione e valorizzandone, piuttosto, - conclude Belli - il potere di trasmissione di un know how comune, utile al frastagliato flusso di coscienza che sgorga unico dal canale dell’Arte intesa in ogni sua forma. Incarnata negli artisti under 36 Giulia Barone, Thomas Bentivoglio, Ivan Bossoni, Adele Cammarata, Edvige Cecconi Meloni, Luca Falessi, Livia Giuliani, Virginia Lorenzetti, Marianna Panagiotoudi, e Rossana Abritta, Caterina Ciuffetelli, Giuliana Cobalchini, Katia Pugach, guest and international artists.
Allo stesso modo l’evento non resta immobile - chiosa la curatrice Irene De Sanctis- si frammenta in molteplici aspetti e si distribuisce sul territorio, in modi imprevisti, in luoghi non canonici, aprendosi allo scambio: così il transitare in una installazione, l’uso di un’area di rigenerazione urbana, il visitatore che abita la mostra, da voyeur a possibile protagonista.
La transizione, il trānsiēre, richiede una trasformazione costante, un perenne cambiamento di stato, l’alterazione della materia e del pensiero per divenire altro da sé, un distinguo rispetto alla materia fisica che imprigiona l’essenza altrimenti libera da tutti i vincoli.
Query L’instabilità del materiale è un progetto di Artisti in Transito finanziato dalla Regione Lazio per la promozione di artisti e curatori under 36. Con Lazio Innova. Il patrocinio del Comune di Frascati e del MUSA Museo archeologico Scuderie Aldobrandini. Partner di progetto HYPERMAREMMA.
Il Programma
8 novembre 2024
Talk Stampa, ore 16:00 Presentazione del progetto “Query L’instabilità del materiale”, Sala degli Specchi di Palazzo Marconi, Piazza Guglielmo Marconi 3 Frascati.
Installazione e Performance Colonne Fluttuanti Ore 17.00 Museo Archeologico Scuderie Aldobrandini - MUSA. Piazza Guglielmo Marconi 6 Frascati
Cerimoniale di apertura della sessione tuscolana al MEC con entrata programmata. La performance già condotta da Rossana Abritta all’interno dell'installazione totemica di Land Art in acciaio cor-ten di Mauro Staccioli in Maremma, si replicherà al cospetto delle teche dell’archeologico del Museo di Frascati con l'installazione originaria “Colonne Fluttuanti” di Giuliana Cobalchini. Una cascata di origami di carta di riso, sinonimo di leggerezza e immaterialità. L’autrice indosserà “l’abito di scena” dell’artista Caterina Ciuffetelli. Le opere resteranno stabilmente esposte sino alla conclusione dell’evento Query.
Opening MEC 18:00 Mercato coperto cittadino di Frascati, Piazza del Mercato 16 Frascati, esposizione collettiva d’arte contemporanea Artisti under 36
6 dicembre 2024
Preview Editoriale “Query” ore 16:00 con Campisano Editore e Autori, Sala degli Specchi di Palazzo Marconi Frascati, Piazza Guglielmo Marconi 3 Frascati, anticipazioni della pubblicazione che storicizza il progetto.
Finissage MEC 17:00 Mercato coperto cittadino di Frascati, Piazza del Mercato 16 Frascati.
Altre informazioni : query2023.wordpress.com
AINT sitnewsfeel@gmail.com
giovedì 7 novembre 2024
Roma nel Cinema a pennello
Palazzo Merulana, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, gestito e valorizzato da Coopculture, è lieto di presentare Roma nel Cinema a pennello. I bozzetti pittorici dei manifesti cinematografici, da “Roma città aperta” a “La voce della luna”, ideata e curata da Stefano Di Tommaso e Paolo Marinozzi.
La mostra, inserita all’interno del palinsesto della Festa del Cinema di Roma, con il contributo di SIAE, con il patrocinio di ANICA, con la partnership di Banco Marchigiano e WebPhoto&Service, racconta Roma con le sue visioni cinematografiche e comprende 50 bozzetti pittorici originali, opera di grandi artisti, realizzati per la stampa tipografica dei manifesti cinematografici. Sono stati realizzati dai più noti e importanti artisti del settore, veri e propri “disegnatori di sogni” come Ballester, Capitani, Martinati, Brini, Nano, Manfredo, De Seta, Manno, Olivetti, Cesselon, Geleng, Ciriello, Symeoni, Nistri, Iaia, Putzu, Casaro, Avelli, Biffignandi, Gasparri, che insieme hanno rappresentato una vera e propria corrente artistica del ‘900 e hanno lavorato per le più grandi major americane come Warner, MGM, Paramount, Columbia e per le italiane Titanus, Lux, Ponti-De Laurentis, Amato, Rizzoli, Cecchi Gori.
Le opere provengono dal museo “Cinema a pennello”, unico al mondo, fondato da Paolo Marinozzi, con sede a Montecosaro(MC) nel palazzo di famiglia. Inaugurato nel 2011 da Claudia Cardinale, è stato visitato tra gli altri da professionisti del settore, tra cui Catherine Spaak, Giancarlo Giannini, Carlo Verdone e molti altri, i quali hanno anche donato alcuni cimeli di alcuni loro film.
L’arte della cartellonistica filmica, nell’evoluzione del cinema come linguaggio e immaginario, ha sempre avuto un ruolo di innegabile rilievo nella promozione e divulgazione della cultura cinematografica.
Da questo punto di vista, la cartellonistica del cinema ha costituito, almeno fino agli anni ’70, una sorta di prolungamento estetico di stile, tematizzazione, merceologia del film. Inoltre, è caratterizzata da un linguaggio munito di una estetica con una sua specifica autonomia rispetto alla stessa iconografia e messa in scena dei film.
La mostra si propone di articolare, quindi, una sorta di racconto per film e attori dal dopoguerra ad oggi, di Roma come set cinematografico. Dall’apparizione sconvolgente del neorealismo con Roma città aperta, Ladri di biciclette, Umberto D al mito del cinema attraverso la Magnani di Bellissima, a quella di Gadda e Germi di Un maledetto imbroglio (tratto da Quer Pasticciaccio brutto de Via Merulana), dalla Roma di Poveri ma belli e de I soliti ignoti, di Accattone e Mamma Roma.
La mostra vuole celebrare anche gli anniversari che cadono quest’anno di quattro grandi del cinema italiano e internazionale: i cinquantenari della morte di Vittorio De Sica e di Pietro Germi, il centenario della nascita di Marcello Mastroianni, e il compleanno importante della più grande diva italiana, Sophia Loren. Gli anniversari sono evocati nel manifesto della mostra che immortala il volto del commissario di Un maledetto imbroglio e la scena iconica dello spogliarello in Ieri, oggi e domaniche, con la regia di Vittorio De Sica, vinse l’Oscar come miglior film straniero.
La mostra prevede poi l’omaggio a due grandi icone del cinema: Federico Fellini, che ha girato i suoi film nel mitico Studio 5 di Cinecittà, e Alberto Sordi, simbolo della Capitale di cui è stato Sindaco per un giorno.
ROMA NEL CINEMA A PENNELLO
I bozzetti pittorici dei manifesti cinematografici, da “Roma città aperta” a “La voce della luna”
Ideazione e Cura Stefano Di Tommaso e Paolo Marinozzi
10 ottobre - 8 dicembre 2024
Palazzo Merulana via Merulana, 121- Roma
info@palazzomerulana.it
+ 39 06 39967800
Ufficio Stampa
Leeloo comunicazione
ufficiostampa.leeloo@gmail.com
331.6176325 - 388.1066358 - 331.6158303
Giorni e orario visite
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Giorni e orario visite
Da mercoledì a venerdì: 12.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)
Sabato e domenica: 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)
DARK NECESSITY di Mattia Barbalaco
Mattia Barbalaco, Il buco, 2024
Von Buren Contemporary è fiera di presentare DARK NECESSITY, la mostra personale del giovane artista calabrese Mattia Barbalaco.
Atmosfere paludose, dense di tinte brune e dettagli enigmatici: questa è la dimensione in cui vagano le figure rappresentate da Barbalaco. Le pose dei protagonisti delle opere, che passano dalla tensione all'abbandono, dall'espressività alla rassegnazione, fanno pensare a dei burattini che, guidati dalle mani dell'artista, si muovono all'interno di un teatro dalle scenografie oniriche e intricate.
I rimandi simbolici ed espressionisti del giovane pittore, uniti ad uno stile naturalistico e virtuosistico dal punto di vista formale, creano un cortocircuito che apre un varco tra realtà e inconscio.
Nelle opere di Barbalaco ricorrono rimandi alla psicanalisi, con costanti accenni al mondo dell'inconscio, che emergono da dettagli sparpagliati e inaspettati. È inoltre presente un interesse per le teorie junghiane, in particolare per il processo di individuazione, che riguarda il complicato passaggio dalla pubertà all'età adulta, un viaggio spirituale ricco di simboli e insidie che ogni essere umano deve compiere per giungere all'individuazione del sé. I riferimenti artistici sono molteplici, dal realismo magico al simbolismo, fino all'importante influenza dell'espressionismo e dell'immaginario di artisti come Otto Dix e Paula Rego, dalle immagini intense e disturbanti. Sono inoltre presenti suggestioni teatrali derivanti dalla passata esperienza di burattinaio dell'artista.
Mattia Barbalaco nasce a Vibo Valentia nel 1999. Nel 2018 si trasferisce a Roma, dove frequenta l'Accademia di Belle Arti, e consegue il diploma di Pittura con il massimo dei voti. Nel 2022 ha presentato le sue prime due mostre personali, presso la galleria Blu Gallery di Bologna.
Von Buren Contemporary
DARK NECESSITY
mostra personale di
MATTIA BARBALACO
Testo critico:Anna Gasperini
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren
la mostra resterà aperta fino al 21 novembre 2024
orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì su appuntamento
Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma
www.vonburencontemporary.cominfo@vonburencontemporary.com|
Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com
Tel: (+39) 320 5621416
mercoledì 30 ottobre 2024
ARTISSIMA - Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino
Artissima è la principale fiera d’arte contemporanea in Italia. Sin dalla sua fondazione nel 1994, unisce la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca.
Da venerdì 1 a domenica 3 novembre 2024 gli spazi dell’Oval di Torino accoglierano le quattro sezioni consolidate della fiera – Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions – e le tre sezioni curate – Disegni, Present Future e Back to the Future – ospitate anche sulla piattaforma digitale Artissima Voice Over.
L’edizione 2024 di Artissima vede complessivamente la partecipazione di 189 gallerie italiane e internazionali, di cui 66 presentano progetti monografici.
Il tema di questa edizione è The Era of Daydreaming, incentrato sul daydreaming come manifestazione centrale del pensiero spontaneo e strumento di creazione proiettato verso il futuro.
ARTISSIMA - Internazionale d’Arte Contemporanea
www.artissima.art | info@artissima.it
OVAL, Lingotto Fiere
Direttore: Luigi Fassi
OVAL Lingotto Fiere | via Giacomo Mattè Trucco, 70 – Torino 31 ottobre 2024 | Preview
1-2-3 novembre 2024 | Apertura al pubblico
Main Partner
OFFICIAL PARTNER: Azimut Yachts | illycaffè | Jaguar | Juventus | K-Way Lauretana | Manifattura Tessile DINOLE® | Orlane | Piemonte Land of Wine Principi di Piemonte | UNA Esperienze | Sabelt | Tosetti Value – Il Family Office | VANNI occhiali | Unione Industriali Torino | Art Defender
IN-KIND PARTNER: Bolzan | Carioca | Celeste Italia | Dott. Gallina | Guido Gobino | Paola Lenti | Meritalia® | Pedrali | Torino Airport
MEDIA PARTNER: Il Giornale dell’Arte | La Stampa MEDIA COVERAGE: Sky Arte
CONTATTI PER LA STAMPA
PCM Studio di Paola C. Manfredi
Via Farini, 71 | 20159 Milano
press@paolamanfredi.com |
Francesca Ceriani | francesca@paolamanfredi.com – m. +39 340 9182004 Federica Farci | federica@paolamanfredi.com – m. +39 342 0515787
Artissima la principale fiera d’arte contemporanea in Italia.
Sin dalla sua fondazione nel 1994, unisce la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca. L’organizzazione di Artissima curata da Artissima srl, società della Fondazione Torino Musei, costituita nel 2008 per gestire i rapporti artistici e commerciali della fiera.
Il marchio di Artissima appartiene a Città di Torino, Regione Piemonte e Città Metropolitana di Torino. Artissimaviene realizzata attraverso il sostegno dei tre Enti proprietari del marchio, congiuntamente a Fondazione CRT, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, Fondazione Compagnia di San Paolo e Camera di commercio di Torino.
lunedì 21 ottobre 2024
The Mountain’s Eyes il nuovo progetto di Roberto Ghezzi in Nepal
The Mountain’s Eyes è il nuovo progetto dell’artista toscano Roberto Ghezzi in Nepal, una nuova spedizione sempre a stretto contatto con la natura e in relazione con il paesaggio, campo di ricerca che caratterizza un percorso d’arte e vita.
Il progetto, a cura di Gabriele Salvaterra, in partenariato con l’Università di Torino, Dipartimento di Scienze della Terra, si avvale della supervisione scientifica di Rodolfo Cafosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino, della collaborazione logistica della guida sherpa Suraj Gurung, il sostegno di Phoresta ETSe del supporto della galleria MCubedi Kathmandu che ospiterà, al termine della residenza, una mostra personale con i primi risultati della ricerca.
Dopo due decenni di approfondimento artistico, attività esplorative e dopo aver realizzato installazioni e opere in ambienti estremi come i ghiacciai dell’Artico, i fiumi dell’Alaska, le torbiere della Patagonia o i deserti dell’Africa, per la prima volta Roberto Ghezzi dedicherà la sua ricerca esclusivamente alle montagne dell’Himalaya.Per questo grande progetto l’artista, pur attraverso lo stesso approccio teso al dialogo totale con gli ambienti studiati, ha pensato di utilizzare tecniche differenti quali la fotografia stenopeica e la stampa di monotipi senza l’utilizzo del torchio.
Come e cosa vedrebbero le montagne più alte della terra, se qualcuno donasse loro degli occhi? È una delle domande a cui tenterà di dare risposta Ghezzi durante la sua spedizione in Himalaya, tra le cime più alte del pianeta, per "donare occhi" alle montagne. L'artista, infatti, durante la nuova missione che lo vede protagonista sotterrerà lungo il percorso, che da Pokhara (Nepal) lo condurrà verso il campo base del monte Annapurna (8091mt slm), una serie di piccole macchine fotografiche da lui stesso costruite con materiale di recupero, come lattine di bibite usate, che potrà reperire direttamente in loco. Queste, dopo che l'artista avrà inserito al loro interno carta fotografica e praticato un piccolissimo foro per l'ingresso della luce, verranno lasciate semisepolte tra le rocce delle montagne per circa venti giorni e poi recuperate. Al loro interno la luce, giorno dopo giorno, imprimerà sulla carta fotografica l'immagine di ciò che le montagne vedono, da millenni, condensato in un "battito di ciglia" lungo 480 ore.
In più occasioni (ad es. Laguna Veneta 2022 - CNR ISMAR; Lago Trasimeno 2022 - Arpa Umbria; Groenlandia 2022 - CNR ISP; Svalbard 2023 - CNR ISP) le opere di Ghezzi hanno assunto il ruolo di veicolo per la mappatura e il monitoraggio del territorio e della biodiversità che lo caratterizza, creando un vero e proprio ponte tra arte e scienza, sia dal punto di vista della ricerca che da quello della divulgazione.L’artista ha infatti collaborato con molti enti e istituti scientifici italiani ed esteri. Per il progetto Annapurna-Nepal Roberto Ghezzi si avvarrà del supporto scientifico della Facoltà di Scienze della Terra dell’Università di Torino. Un team di ricercatori composto da Rodolfo Carosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino realizzerà per l’occasione testi scientifici che accompagneranno la produzione di Ghezzi esito della residenza e studieranno, così, i luoghi attraversati dall’artista.
Roberto Ghezzi | The Mountain's Eyes
progetto, residenza artistica e mostra in Nepal
a cura di Gabriele Salvaterra
Annapurna Base Camp
Thamel Kathmandu, Pokhara - 33700 Nepal
18 ottobre- 16 novembre 2024
con la supervisione scientificadi Rodolfo Cafosi, Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino
collaborazione logisticadi Suraj Gurung, guida sherpa
supporto della Galleria MCube di Kathmandù
partenariato scientifico dell’Università di Torino, Dipartimento di Scienze della Terra
sostegnodi Phoresta ETS
Communication Manager Amalia Di Lanno
info@amaliadilanno.com- www.amaliadilanno.com
La forma solida del paesaggio: Judit Bou, Marta R Chust e Roc Domingo Puig, Albert Gironès, Laura Palau
Albert Gironès, El miracle del Sol, 2023. Veduta della mostra. Ph: Pol Masip
Fino al 9 novembre 2024 AlbumArte centro per la ricerca artistica indipendente di Roma e SAC-Sant Andreu Contemporani programma pubblico dedicato all'arte emergente nel Distretto di Sant Andreu (Barcellona), presentano La forma solida del paesaggio, mostra collettiva a cura di Benedetta Casini, curatrice vincitrice dell’International Curatorial Residency Program, programma di residenze del Sant Andreu Contemporaneo diretto a curatori/rici internazionali, co-organizzato con l’Institut Ramon Llull, in collaborazione con Fabra i Coats – Fabrica di Creazione di Barcellona.
Il programma ha previsto un mese di residenza della curatrice a Barcellona, negli spazi di Fabra i Coats, e la partecipazione alle attività della giuria del Miquel Casablancas Award Visual Arts Competition, diretto ad artisti residenti in Spagna. Fra le proposte ricevute la curatrice Benedetta Casini ha selezionato quattro progetti da presentare nel proprio paese di residenza, l’Italia.
Gli artisti selezionati da Benedetta Casini, sono Judit Bou, Marta R Chust e Roc Domingo Puig, Albert Gironès, Laura Palau, che ad AlbumArte presentano fotografie, video-istallazioni e sculture in stretto dialogo fra loro. Ad unire le ricerche degli artisti è l’attenzione per il paesaggio rurale, indagato nella sua dimensione più concreta. Ad accomunarli è infatti un preciso tratto biografico, che li vede legati o per nascita o per origine a luoghi “minori”, zone agricole del territorio catalano rimesse al centro della discussione dalla pandemia Covid-19. Gli artisti si impegnano a risignificarle attraverso azioni ravvicinate e circoscritte, decostruendo la genericità della prospettiva urbana che relega la campagna alternativamente a luogo di mancato sviluppo o a mero buen retiro. Nel farlo si attivano relazioni e confronti intergenerazionali in cui emerge l’urgenza di intendere la ruralità innanzitutto come posizione politica. Alla visione del paesaggio rurale inteso come locus amoenus, gli artisti in mostra contrappongono un approccio investigativo, una prossimità chirurgica tesa a ricucire la ferita profonda fra uomo e natura. Non immagine pittoresca costruita artificialmente per il consumo cittadino, ma territorio vivo segnato da trasformazioni e tensioni sostanziali. Sullo sfondo di una contemporaneità attraversata da un generico sentimento ecologista, i lavori esposti indagano un paesaggio solido, tangibile, su cui gli artisti si ripiegano in atteggiamento fusionale. Alla contemplazione subentra l’azione, al discorso, la tecnica: per ritrovare la natura è necessario non solo osservarla, ma toccarla con mano, agire in essa.
Note biografiche
Benedetta Casini(Bologna, 1991) vincitrice del Premio, è curatrice indipendente e ricercatrice, dal 2017 parte del consiglio curatoriale di BIENALSUR-Bienal Internacional de Arte Contemporáneo del Sur, con sede a Buenos Aires. Nel novembre 2023 fonda a Roma insieme all’artista Matias Ercole lo spazio indipendente OROProject dedicato alla promozione di progetti artistici che mettano in relazione Europa e America Latina. Nel 2024 risulta vincitrice del WONDERFUL! Art Research Program 2024 1st edition, promosso dal Museo Novecento di Firenze e dell’International Curatorial Residency Programmedi SAC-Sant Andreu Contemporani (Barcellona). Nel 2022 le viene assegnata la borsa di ricerca Lucio Fontana. Periodo argentino, promossa dalla Fondazione Lucio Fontana (Milano) e dalla Fondazione Giorgio Cini (Venezia). Ha collaborato con istituzioni quali il Madre-Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, il CCK-Centro Cultural Kirchner di Buenos Aires, il MACBA-Museo d’arte contemporanea di Barcellona, il MAXXI- Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma e la Reale Accademia di Spagna a Roma. Ha lavorato con artisti fra cui Jordi Colomer, Elena Mazzi, Daniela Comani, Antoni Muntadas, Joan Fontcuberta, Marta Minujín, Teresa Margolles. Fra le pubblicazioni si segnala Out of place. The Territory of Art as a Space of Exception.
Judit Bou Comas(Vic, Barcellona, 1996) si forma in fotografia presso la Idep di Barcelona. Attraverso la sua pratica artistica esplora la capacità del mezzo fotografico di restituire la temporalità dei processi di trasformazione. Negli ultimi anni ha esposto al Centre for Contemporary Art di Vic, nella sala Moncunill di Terrassa, al Festival GetxoPhoto 2022, alla Biennale d'Arte Diputación di Tarragona e alla Biennale de la Jeune Creation Européenne di Montrouge, Hjorring, Césis, Cluj, Como, Figueres e Amarante. Nel 2020 ha ricevuto il Premio Art Jove de Catalunya. Nel 2023 è stata nominata al Pla(t)form, Fotomuseum Winterthur, e ha ricevuto la borsa di studio per le arti visive della Fondazione Güell.
Marta R Chust(Barcellona, 1995) e Roc Domingo Puig(Lleida, 1992) sono una coppia di artisti catalani che lavora nel campo delle scienze sociali e delle pratiche contestuali. Il loro interesse è rivolto alle tensioni geopolitiche, al contrasto tra paesaggio e territorio e alla messa in discussione delle narrazioni ufficiali. Il loro lavoro è stato esposto in centri d'arte come Bòlit (Girona), Sala d'Art Jove (Barcellona), M|A|C (Mataró), Las Cigarreras (Alicante), Sala Amadís (Madrid), Rad'Art (San Romano, Italia) e ICPNA (Lima e Iquitos, Perù). Assegnatari della borsa di ricerca e d’innovazione del Dipartimento di Cultura della Generalitat di Barcellona, sono inoltre risultati vincitori dell'aiuto alla creazione INJUVE. Hanno partecipato a residenze artistiche nella zona dei Pirenei (Centre d'Art and Nature de Farrera), Delta de l'Ebre (Centre d'Art de les Terres de l'Ebre Lo Pati), a Medellín (Casa Tres Patios), a Iquitos e Lima (Correlazione Contemporanea).
Albert Gironès(Valls, 1995) è artista e ricercatore. Con la sua ricerca indaga i meccanismi che danno origine agli immaginari popolari, concentrandosi in particolare sui miti e gli eventi anomali radicati in territori specifici. Tra gli altri, il suo lavoro è stato esposto in spazi quali il Centre d'Art Santa Mònica y Homesession a Barcellona, CCCC a Valencia, Rad'Art a San Romano, Galeria BASE a Valparaíso e MADC a San José. Ha partecipato a programmi di residenze artistiche presso Sant Andreu Contemporani Barcelona, Kunststiftung BW Stuttgart, Tsonami Arte Sonoro Valparaíso e Plattform Kyrkslätt Helsinki.
Laura Palau(Benlloc, 1993) si forma in Belle Arti presso l’Università Politecnica di Valencia (Spagna). Si definisce agricoltrice urbana o cosmopolita rurale, divisa fra comunità rurali e città contemporanee. L’intersezione tra questi due territori costituisce il terreno fertile da cui trae nutrimento la sua ricerca artistica, che si declina in fotografie, video, installazioni, interventi urbani e performance. La sua pratica è collaborativa e partecipativa per natura. Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale a PhotoEspaña (ES, Dupho (NL), Helsinki Photomedia Conference (FI), IVAM (ES), CCCC (ES), Torino PhotoFestival (IT), EAC (ES), PALMA Festival (FR), tra gli altri.
SCHEDA TECNICA
Mostra collettiva: La forma solida del paesaggio
Artisti: Judit Bou, Marta R Chust e Roc Domingo Puig, Albert Gironès, Laura Palau,
Curatrice: Benedetta Casini
Sede: AlbumArte, Via Flaminia 122, Roma
Progetto realizzato con il supportodi: SAC-Sant Andreu Contemporani - Barcelona, Institut Ramon Llull - Barcelona, Real Academia de España - Roma
Mostra in corso: dal 17 ottobre al 9 novembre 2024
Orari: MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI ore 15.00 – 19.00
INGRESSO LIBERO
INFO:www.albumarte.org
CONTATTI STAMPA
AlbumArte: +39 06 24402941 | info@albumarte.org
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