mercoledì 27 settembre 2023

Federica Di Pietrantonio | you lost me


The Gallery Apart è orgogliosa di annunciare you lost me, la seconda personale di Federica Di Pietrantonio negli spazi della galleria.

L’artista prosegue la sua ricerca sul rapporto tra individuo e società in un continuo attraversamento del confine tra dimensione intima e indagine sociologica e lo fa alla sua maniera, affiancando video, fotografia digitale e pittura. Sin dal titolo you lost me, Di Pietrantonio indica il focus della mostra, il senso di perdita che pervade parte dell’umanità quando ci si interroga sulla propria identità, sul ruolo ricoperto all’interno della società, sui rapporti con gli altri membri delle comunità di appartenenza. In questo scenario l’artista introduce un’inversione di prospettiva e si domanda: chi perde chi? E’ l’individuo a perdere il contatto con la società o è quest’ultima a perdere, a privarsi di apporti preziosi e necessari?
Da queste considerazioni nasce l’interesse per comunità di persone che vivono ai margini se non completamente isolate dalla società. Hikikomori, gold farmers, neet (not engaged in education, employment and training) rappresentano esistenze scandagliate dall’artista grazie a testimonianze reperite online, anonime e no. Si tratta di persone colpite da affezioni di varia natura, generalmente a carattere depressivo, che hanno in comune un rapporto divergente con la società e la tendenza a sviluppare atteggiamenti volti a definire il proprio personaggio.
Il video che Di Pietrantonio presenta in mostra è il secondo di una trilogia avviata con Farming, che l’artista ha iniziato a realizzare durante la sua recente residenza a SODA - School of Digital Arts di Manchester in collaborazione con Quadriennale di Roma. L’opera si concentra su testimonianze di membri delle suddette comunità raccolte in rete e selezionate a formare uno script narrativo declamato dall’artista con la sua voce così come rielaborata da un sistema di AI. Per l’ambientazione Di Pietrantonio ha utilizzato il videogioco Farming Simulator 22 di cui ha modificato il software con tecnologia modding in modo da variare completamente la mappa e le condizioni meteorologiche. Testi e immagini contribuiscono a creare un personaggio anonimo, ancorché riferito a persona realmente esistente, inserito in un contesto narrativo il cui filo conduttore è la perdita/ricerca di senso della realtà. La selezione del testo è stata effettuata dall’artista in modo che il personaggio risulti rappresentativo della comunità di gold farmers, cioè di persone che trascorrono integralmente le loro giornate su piattaforme di videogioco per acquisire moneta virtuale da convertire successivamente in moneta corrente.
Di Pietrantonio inserisce dunque un nuovo passaggio nella sua ricerca sul superamento della distinzione tra reale e virtuale. Alle suggestioni legate al concetto di away from keyboard (AFK) che già caratterizzavano la sua precedente produzione, l’artista aggiunge, traendo spunto dalle vite reali di persone che manifestano se stesse esclusivamente online, il suo contributo visuale a quegli studi tecnofilosofici che individuano nel bit la particella originaria, così sancendo l’indistinguibiltà tra reale e virtuale.
you lost me presenta inoltre una serie di fotografie digitali scattate all’interno dei paesaggi proposti dalla piattaforma di videogioco e percorsi dall’artista. Anche in questo caso Di Pietrantonio contestualizza il paesaggio facendo ricorso a testi tratti da interventi di farmers reperiti online. Le fotografie sono posizionate su supporti tecnologici che le rendono delle fotosculture; la tridimensionalità dell’oggetto mira a sottolinearne la fisicità, un ulteriore elemento per negare la dicotomia reale/virtuale e per affermare il carattere concreto dell’immagine fotografata.
Al pian terreno della galleria l’artista propone infine la sua ultima serie di dipinti a smalto e olio su tela. Qui la dimensione intima, tipica della produzione pittorica di Di Pietrantonio, rimane evidente ma affidata non più ad avatar dell’artista, bensì a un personaggio, Aster, immaginato proprio per integrare visioni personali con una dimensione più narrativa. Inquadrature, presenze e assenze, suddivisione dell’immagine, figure ripetute sono tutti elementi costitutivi di una ricerca che l’artista conduce sul concetto di superficie. Se tra ciò che esiste in real life e ciò di cui abbiamo esperienza online non c’è soluzione di continuità, come può questa fluidità non riverberarsi sui nostri concetti di superficie, di figura, di composizione, di sfondi e di confini?

English___
The Gallery Apart is proud to announce you lost me, the second solo show by Federica Di Pietrantonio hosted in the Gallery spaces.
The artist carries on her research on the relationship between the human beings and the society by constantly crossing the border between the intimate dimension and the sociological investigation, and she does it in her own way, by juxtaposing video, digital photography, and painting. The title itself, you lost me, chosen by Di Pietrantonio, highlights the focus of the exhibition, the sense of loss that pervades part of the humanity when we wonder about our own identity, our role within the society, our relationships with the other members of our communities. In such scenario, the artist introduces a reversed perspective, and she wonders: who loses whom? Is the individual who loses contact with the society or is the latter that loses, that deprives itself of precious and necessary contributions?
These considerations have elicited an interest in the marginalized and isolated members of the community. Hikikomori, gold farmers, neet (not engaged in education, employment and training) represent lives fathomed by the artists through the testimonies collected online, anonymous and not. They are people affected by different disorders, generally by depression, who share a diverging relationship with the society and the tendency to develop behaviours aimed at defining their character.
The video presented by Di Pietrantonio is the second of a trilogy launched with Farming, which the artist started to develop during her recent residency at SODA - School of Digital Arts di Manchester in partnership with the Rome Quadriennale. The work focuses on the testimonies of the members of the above communities that were collected online and selected to compose a narrative script recited by the artist with her voice being re-elaborated by an AI system. The setting has been inspired by the videogame Farming Simulator 22. Di Pietrantonio modified the software using the modding technology to entirely change the map and the weather conditions. The texts and the images contribute to creating an anonymous character, even if it is a real human being, integrated within a narrative context where common thread is the loss/search of the sense of reality. The text has been selected by the artist so that the character could represent the investigated communities, including for example those of gold farmers, that is those people who spend their days on videogaming platforms to earn virtual currency in order to convert it in real money.
Thus, Di Pietrantonio adds a new element to her research on the surpassing of the distinction between real and virtual. In addition to the suggestions related to the concept of away from keyboard (AFK) that already characterized her previous production, by drawing on the real lives of the people who show themselves exclusively online, the artist gives her visual contribution to those technophilosophical studies that recognise the original particle in the bit, thus establishing the indistinguishability between real and virtual.
you lost me also features a series of digital photographs taken within the landscapes proposed by the videogaming platform and covered by the artist. Even in this case Di Pietrantonio contextualizes the landscape through the texts that draw on the online remarks of the farmers. The photographs are placed on technological supports thus transforming them into photo-sculptures; the tridimensionality of the object aims at emphasizing its physicality, a further element to negate the real/virtual dichotomy and to affirm the concrete nature of the photographic image. Finally, on the ground floor of the gallery, the artist displays her latest series of enamel and oil paintings. Here, the intimate dimension, typical of the painting production of Di Pietrantonio, is still evident but it is no longer entrusted to a character, Aster, already protagonist of her previous works and imagined purposely to integrate the personal visions with a more narrative dimension. Framings, presences and absences, segmentation of the image, repeated images, are all fundamental elements of a research on the concept of surface carried out by the artist. If there is no interruption between what exists in real life and our online experiences, how can this fluidity not reverberate on our concepts of surface, of figure, of composition, of backgrounds and of borders?

You Lost Me
Federica Di Pietrantonio
27.09.2023 – 02.12.2023

The Gallery Apart
Via Francesco Negri 43, 00154 Roma

Aladin Fenster | Slumdog Divinations


Il giorno giovedì 28 settembre alle 18.30 COSMO riapre la stagione espositiva con l’inaugurazione di SLUMDOG DIVINATIONS di Aladin Fenster, artista e scrittore visivo di diari cartacei, che rimarrà in programmazione dal 28 settembre al 13 ottobre 2023. 

Il progetto è appositamente ideato per gli spazi di COSMO e comprende opere video ed installative che intendono ragionare sulla pratica diaristica in quanto luogo dell’accadimento e rivelazione, in cui tutto procede secondo un itinerario misterioso. Per Fenster il taccuino non è solo un contenitore, ma è la pratica insita della sua vita, è in altri termini, luogo di divergenza dove diverse cose accadono contemporaneamente. «Possedere un diario - afferma Fenster - è sinonimo d’esistere ed essenza della propria presenza nel mondo, lo considero alla pari di organo che viene disteso. Così, questo progetto non è considerabile come una mostra, ma un diario nel diario, in quanto condivisione di diversi istanti su carta, si tratta di un atto di propagandaintima di un luogo laddove tutto diverge». 

«Per Fenster - afferma l’autrice del testo critico - le carte sono un alfabetario di segni aritmici, un frasario idiolettico volto alla creazione di formo zone e segni peculiari con effetti di visione e trasparenza per l’uso della grafite calibrata alla cera. Alla vista delle opere di Fenster si è sempre tentati ad eseguire un tentativo decriptatorio. Tuttavia, quando si cerca la decifrazione puntigliosa si giunge alla conclusione che il solo intento è dar vita a bizzarre incalcolabili visioni attraverso una farandola di segni, tracce, gesti micocinetici ed impulsi automatici».

L’esposizione è accompagnata da un testo critico di Maria Vittoria Pinotti, un dialogo immaginato a più voci, volto a svelare una intervistatrice riservata e ostinata, che intende indagare non sul significato del progetto ma il ragionamento che cela, un racconto composto da altri mille taciuti dialoghi disvelati in un bizzarro incontro tra fantasia e disinibizione. 

INFORMAZIONI TECNICHE
Aladin Fenster
SLUMDOG DIVINATIONS
Testo critico di Maria Vittoria Pinotti
28 settembre – 13 ottobre 2023

Tutti i giorni, 17-21 – Lunedì chiuso
Inaugurazione: giovedì 28 settembre, ore 18.30

COSMO
Piazza di Sant'Apollonia, 13, 00153, Roma

martedì 26 settembre 2023

4a operazione Omar: SENSO LUOGO / SENSO TEMPO

Alessandra Cecchini. Wherever, whenever, whatever (2023, 358 x158 cm immagine generata da IA su tela gommata), ph. Marika Ramunno

Il senso del luogo descrive la nostra relazione con i luoghi, espressa in diverse dimensioni della vita umana: emozioni, biografie, immaginazione, storie ed esperienze personali. l senso del tempo fluttua tra il presente e la memoria, la noia ed il desiderio, seguendo la percezione del mondo ma soprattutto un ritmo interiore. Il tempo e il movimento sono sempre più importanti per la società, mentre il luogo e la permanenza lo sono meno. Il senso di comunità non deriva più dal luogo in cui viviamo o ci riuniamo, ma dagli orari di lavoro, dalle abitudini e dai costumi comuni. Tali “luoghi immaginari” costituiscono una parte potente delle pratiche individuali e sociali che le persone usano consapevolmente per trasformare il mondo materiale in regni di significato ed esperienza vissuta. I sensi del luogo e del tempo sono quindi il prodotto dell’immaginazione creativa dell’individuo e della società; le loro caratteristiche non sono quindi ricevute passivamente bensì attribuite da chi le attraversa. 

L’occasione nata dalla residenza presso il Victor Country Hotel ha permesso ai sette artisti coinvolti di confrontarsi con la creazione di un proprio senso del luogo in uno spazio sconosciuto, da esplorare. Naturalmente, nel confronto e nella ricerca individuale, è emerso un pensiero sullo scorrere del tempo in questo soggiorno e come affrontarlo. Le opere realizzate sono diventate la lente attraverso la quale gli artisti hanno sperimentato e dato significato alle loro esperienze, relazionali e di ricerca nel e con il luogo. Con questo breve testo vi invitiamo ad esplorare il luogo che ci ospita, scoprirlo, con i vostri tempi, e a lasciare che i lavori che troverete lungo il vostro percorso aprano una riflessione sul vostro spazio vitale. 

Sebastian Contreras. Ci rivedremo ancora in primavera? (2023, 29,7x42cm foto a colori)ph. Marika Ramunno

Benvenuti. Entrate pure, non siate timidi. All’ingresso, sulla vostra destra vi aspetta l’intervento minino e quasi immateriale di Sebastian Contreras. Ci rivedremo ancora in primavera?(2023 29,7x42cm foto a colori). La domanda lasciata alle rondini in un corridoio della Casa Rossa crea un’analogia tra il passaggio degli uccelli migratori e quello delle persone che hanno transitato in questo luogo di reclusione. Il nido vuoto e il biglietto che suggerisce un possibile incerto ritorno di chi lo ha abitato si pongono come messaggio di speranza, nel migliore dei casi, nel tentativo di colmare il vuoto nell’edificio e nel nido. 

Attraversate la sala, lasciate che il vostro sguardo incontri Wherever, whenever, whatever di Alessandra Cecchini (2023, 358 x158 cm immagine generata da IA su tela gommata) e fatevi condurre all’esterno dalla curiosità di osservarlo da vicino. Alessandra ci inganna. Il suo pensiero parte dall’aspettativa, tradita, di trovare dei cavalli nei grandi campi che circondano l’Hotel, e così lascia che un’intelligenza artificiale generi quel paesaggio immaginario. La vostra visione è bloccata ma allo stesso tempo ampliata da questo “luogo qualsiasi, ovunque, in qualsiasi momento”, l’immagine del luogo si rivela quindi determinata da chi lo attraversa, polisemica e instabile nel tempo. 

Camminate, aprite gli occhi. Una struttura attirerà la vostra attenzione è un cantiere di crescita e cambiamento. Non lo potrete vedere più in questo stato. 

Giuseppe Mongiello. Spezzare il tetto della casa 
(2023 AZIONE: cenere del focolare di casa, corda vegetale, INSTALLAZIONE dim. variabili mixed media) ph. Marika Ramunno 

Seguite la discesa del lungo corridoio e troverete Spezzare il tetto della casa(2023 AZIONE: cenere del focolare di casa, corda vegetale, INSTALLAZIONE dim. variabili mixed media) il santuario che Giuseppe Mongiello ha dedicato all’ineluttabilità del passare del tempo, testimonianza di un’azione e memoria del luogo, un camper, che ha sentito suo per molti anni. Ciò che dura si indebolisce, non si può riparare. Fato e Intenzione annientano, periodicamente, le cose. 

Continuando, fino alla ingresso di un sonoro ipogeo sarete accompagnati dall’intervento murario di Roberto Orlando, Gli alberi crescono mentre l’erba secca vicino al muro(2023, 27 x 3,50 m pittura parietale smalto all’acqua su muro, acrilico su tela di cotone occhiellata) che lungo la parete cadenzata da una cornice ritmica e quasi barocca di colonne e rappresentazioni botaniche sperimenta sul mutamento mettendo in scena i luoghi sentiti e vissuti durante la residenza, rendendo ambigue le forme, su una superficie che inevitabilmente sparirà durante i lavori in corso. Gli inserti policromatici sono effimeri: idee, aspirazioni e futuri possibili dei luoghi esplorati. Ciò che resta è la memoria. 

Matteo Costanzo, che con #epicfail_statement 02 [Samia Yusuf Omar] (2023 140x96 cm mixed media su forex)ph. Marika Ramunno 

Ora voltatevi, avvicinatevi alla soglia di un sonoro spazio ipogeo. Troverete Matteo Costanzo, che con #epicfail_statement 02 [Samia Yusuf Omar](2023 140x96 cm mixed media su forex), un tributo all’olimpionica somala morta cercando di attraversare il Mediterraneo dalla Libia, ci mostra un altro aspetto della percezione individuale del tempo: la fascinazione per il fallimento e per la sconfitta che diventa fretta, estetica ed estatica, una spinta a non fermarsi per raggiungere una più profonda consapevolezza di sé. 

Lasciatevi attrarre da un grande fico che cerca la luce. In questo spazio ieratico sarete accolti dall’installazione di Flavia Carolina D’Alessandro, Benben con Zenit relativo(2023, dim variabili, 8 elementi, spolvero su carta arrotolata, 1 elemento, foratura su carta da lucido, Ø 7x150 cm ognuno). La sua ricerca, sullo scorrere circolare del tempo in questa cupola sotterranea richiama proprio il mito egizio del Benben, la prima pietra emersa dal Caos, il raggio solare solidificato. La consapevolezza dello scorrere del Tempo, una volta nascita della coscienza umana e opportunità scultorea, con Flavia diventa possibilità di conoscere e mappare un luogo nuovo e farlo proprio tramite la luce. 

Flavia Carolina D’Alessandro, Benben con Zenit relativo 
(2023, dim variabili, 8 elementi, spolvero su carta arrotolata, 1 elemento, foratura su carta da lucido, Ø 7x150 cm ognuno) ph. Marika Ramunno  

Sul fondo della sala, tra l’eco dei passi, troverete La tentazione di esistere(2023, 588 x 28 cm succo di erbe spontanee su lino, 16x11,5cm 100 buste succo di erbe spontanee su lino) di Serena Grassi, che affronta lo scorrere ineluttabile del Tempo. Serena utilizza materiale organico recuperato in situ per una riflessione sullo sparire e sulle tracce che si lasciano dietro di sé. Parte centrale del lavoro è l’offerta al visitatore di seguire il proprio ritmo interiore, di avere potere sul proprio Tempo. Prendete una busta, scegliete con cura.
testo di Francesco Buonerba

                                             
Serena Grassi. La tentazione di esistere 
(2023, 588 x 28 cm succo di erbe spontanee su lino, 16x11,5cm 100 buste succo di erbe spontanee su lino) 
ph. Marika Ramunno 

INFO
SENSO LUOGO / SENSO TEMPO
a cura di Francesco Buonerba
dal 10 settembre al 7 ottobre 2023

Finissage
sabato 7 ottobre
16:00 - 19:00

presso il Victor Country Hotel di Alberobello (BA)

Via Mottola 70011
dal 10 settembre al 7 ottobre 2023
4a operazione Omar

Visite su appuntamento +39 080 4326054

Francesco Buonerba
+39 338 171 8437
scriviaomar@gmail.com



venerdì 22 settembre 2023

IL TAPPETO DELLE INTELLIGENZE | Il riciclo tra carta, arte e simbologie artificiali


Domenica 1°ottobre, a partire dalle ore 09:00, Cartiere di Trevi s.p.a., grazie a un’idea della Presidente Cristiana Graziosi, ospita Il tappeto delle intelligenze, un’installazione site specific appositamente ideata da Franco Fiorillo e Carlo Nannicola, a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori. In occasione dell’Open Day aziendale 2023 è presentata la ricostruzione tridimensionale - in scala 1:1 - di un tipico ambiente abitabile, collocato in uno dei magazzini dell’azienda trevana e realizzato impiegando vari tipi di materiali cartacei prodotti in loco. In un caleidoscopio di luci e immagini proiettate sulle grandi bobine usate come scenografia, gli artisti indagano su diversi registri due dei temi più ricorrenti nella nostra attualità. Intanto, il riciclo. Non a caso, in questo ambito, Cartiere di Trevi da tempo è un esempio tra i più virtuosi a livello internazionale. Poi l’Intelligenza Artificiale. L’ambiente ricreato dagli artisti, infatti, è interamente decorato con simboli ottenuti tramite uno dei più noti software del settore. I simboli nascono dall’inserimento di parametri contraddittori e/o ambigui e che pure, per sintesi visiva e famigliarità iconografica, a un primo sguardo sembrano noti e immediatamente riconoscibili.

Questa catena di riflessioni porta fino al Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini Contemporary, nel centro storico di Trevi, dove Fiorillo e Nannicola approfondiscono la disamina sul potere atavico delle simbologie, introducendo altresì il tema del sacro. Questa seconda parte dell’iniziativa, infatti, si articola con opere in carta riciclata di vario formato, nell’evocativo spazio della cappella gentilizia di Palazzo Lucarini arricchendosi di ulteriori suggestioni derivanti dalle decorazioni parietali presenti in quello spazio. Il confronto fra la simbologia religiosa della tradizione popolare cattolica e quella generata “arbitrariamente” dall’algoritmo rivela, in un cortocircuito straniante, la persistenza di alcuni codici visivi di cui si è sempre nutrita la propaganda, si tratti di devozione popolare o del tentativo di strumentalizzazione dell’opinione pubblica messa in atto dai media più avanzati.

L’iniziativa rientra anche nel programma della Giornata Nazionale del Contemporaneo, organizzata da AMACI per il 7 ottobre 2023.

Parallelamente alla mostra presso la cappella del museo, sarà possibile visitare la mostra personale di Fabrizio Segaricci, "Tra le pieghe dei padri" https://www.palazzolucarini.it/tra-le-pieghe-dei-padri.../




Info
Titolo: Il tappeto delle intelligenze. Il riciclo tra carta, arte e simbologie artificiali
Artisti: Franco Fiorillo e Carlo Nannicola
A cura di: Maurizio Coccia e Mara Predicatori
Partner e main sponsor: Cartiere di Trevi spa, Trevi
Organizzazione: Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini Contemporary - Trevi (Presidente
Giovanni Curti)

Date:
> Cartiere di Trevi: ore 9.00 - 18.00 presso Cartiere di Trevi, Trevi (PG) prenota subito la tua partecipazione sul sito: cartiereditrevi.com | ingresso gratuito | prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti | l’installazione durerà solo un giorno
> Palazzo Lucarini Contemporary: dal 1° ottobre al 22 ottobre 2023, ven.-dom. ore 15:30-18:30) -
www.palazzolucarini.it | info@palazzolucarini.it |+39 3386772711


Palazzo Lucarini Contemporary
Centro per l'Arte Contemporanea
Via B. Placido Riccardi 11, 06039 Trevi (PG)

mercoledì 20 settembre 2023

Grottaglie, trentesima edizione del Concorso di Ceramica Contemporanea 'Mediterraneo'

Simcha Even-Chen-Entrapped

Fino all’8 ottobre la XXX edizione del Concorso di Ceramica Contemporanea “Mediterraneo”.
38 opere internazionali. 
Un evento di rilievo internazionale che ogni anno attira artisti provenienti da tutto il mondo.

Grottaglie, in provincia di Taranto, è la città unica al mondo per il suo quartiere interamente dedicato alla produzione di oggetti d’arte in ceramica. Elemento, questo, “essenziale della storia identitaria della città che da secoli riesce a trasformare la terra in creazioni artistiche”. Con le sue oltre settanta botteghe in attività, sorge su una gravina dove, in tempi remoti, si è sviluppato il mondo sotterraneo di una civiltà rupestre. Grottaglie rende omaggio all’artigianato locale con la trentesima edizione del Concorso di Ceramica Contemporanea Mediterraneo. Una giuria di esperti nel campo dell’arte ceramica contemporanea ha valutato le 38 opere in concorso internazionali, premiando quelle che spiccano per innovazione e contemporaneità. Golden Rock organic 4 di Karima Duchamp (Francia) si è aggiudica il primo premio della ceramica. 

“Il manufatto riassume perfettamente la struttura concettuale di una scultura ceramica con richiami organici, materici, decorativi e tecnici in un’armonica lettura d’insieme”.

Questo il giudizio espresso dalla giuria composta da Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza; Vasi Hirdo, redattore capo della rivista indipendente Ceramics Now che dal 2010 promuove l’arte ceramica contemporanea nel mondo, Marco Maria Polloniato, curatore della XXX edizione del Concorso di Ceramica Contemporanea “Mediterraneo” e storico dell'arte, Ciro D’alò sindaco di Grottaglie e Emanuele di Palma, presidente della Bcc San Marzano. 

Il premio mostra personale è andato invece a On relations: On adjusting, on mismatching and the difficult art of maintaining a balance di Monika Patuszyńska (Polonia), “un’opera che verte sul complesso principio di equilibrio delle parti, difficile da mantenere in una composizione scultore”.

L’esposizione, inaugurata il 2 luglio, sarà visitabile fino all’8 ottobre 2023 nelle sale del Castello Episcopio. Sono 38 le opere internazionali provenienti dalla Polonia, dal Giappone, dall’Inghilterra, dalla Lituania, dagli Emirati Arabi, dalla Germania, dalla Romania e dall’Italia che potranno essere ammirate. 

Il Concorso, nato nel 1971 nella cittadina jonica è ormai un evento di rilievo internazionale che ogni anno attira artisti e ceramisti provenienti da tutto il mondo. Attraverso la ceramica, gli artisti “esprimono la loro visione di Mediterraneo, intrecciando elementi storici, culturali, naturalistici e sociali”, è scritto in una nota. Una vetrina unica per ceramisti emergenti e affermati, che offre loro la possibilità di esporre le proprie opere e di entrare a far parte di una prestigiosa comunità artistica.

La trentesima edizione del Concorso di Ceramica Contemporanea Mediterraneo, che si svolge dal 2 luglio fino all’8 ottobre 2023, è promosso ed organizzato dal Comune di Grottaglie. 



Luogo
Castello Episcopio, Piazza Immacolata

Orario di apertura e prezzi:
Lunedì 15:30 - 20:30;
Dal martedì al venerdì 10:30 - 20:30;
Sabato e Domenica 10:30 - 22:00.

INTERO: 4€
RIDOTTO: 2 euro (dai 15 ai 25 anni e per gruppi a partire da 15 persone);
RIDOTTO B: 1 euro (dai 6 ai 14 anni);
GRATUITO: fino a 5 anni, guide turistiche abilitate, giornalisti accreditati, soci ICOM, disabili con accompagnatori, possessori tessera ARTSUPP

Prenotazioni e Informazioni 
Castello Episcopio, Piazza Immacolata
099 5620427


Il Concorso di Ceramica Contemporanea Mediterraneo
Grottaglie è nota a livello internazionale come “Città della Ceramica” per la sua storia figulina, ossia l’arte del vasaio e per l’unicità del suo “Quartiere delle Ceramiche”. Dal 1971 ospita il “Concorso di Ceramica Contemporanea Mediterraneo”, la cui prima edizione fu inserita nell’ambito della XII Mostra della Ceramica. Dal 2004 ad oggi l’evento è stato organizzato ininterrottamente. Con gli anni il Concorso di Ceramica Contemporanea Mediterraneo “ha rafforzato la sua funzione di strumento di ricerca e di approfondimento delle espressioni artistiche della cultura delle genti mediterranea”. Negli anni ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e collaborazioni con realtà museali nazionali e internazionali. Tutte le opere vincitrici, realizzate negli anni da artisti di fama nazionale e internazionale, sono confluite nella Sezione Contemporanea del Museo della Ceramica di Grottaglie. L’esposizione visitabile nell’ex Convento dei Cappuccini, oggi rappresenta un significativo patrimonio artistico, di proprietà comunale, visitato da migliaia di turisti, studiosi, artisti e amanti dell’arte ceramica.

“Il Concorso negli anni ha continuato ad essere oggetto di rivisitazioni, concettuali e organizzative, approdando così ad un nuovo modello espositivo e concorsuale imperniato sulla lettura oggettiva e innovativa della proposta formale artistica, assumendo una dimensione internazionale, proiettata su ampi confini”.

Grottaglie, città della ceramica d’autore
Il nome Grottaglie deriva dal latino Kriptalys e dal greco Κρυπταλύς, per la presenza di grotte (krypta, κρύπτα), infatti, in gran parte del suo territorio, che risalgono al Paleolitico. È l’unica città della ceramica con un rione interamente dedicato alla produzione di questo tipo artigianato: il “Quartiere delle Ceramiche”. Questo sorge lungo la gravina di San Giorgio dove, nel corso dei secoli, esperti ceramisti hanno ricavato laboratori e forni di cottura nella roccia di ambienti ipogei utilizzati in passato anche come frantoi. Grottaglie con le sue oltre settanta botteghe artigianali di ceramisti è inserita nel ristretto elenco delle quarantacinque Città della Ceramica italiana. E la sua fiorente attività artigianale è riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Ufficio stampa 
Concorso di Ceramica Contemporanea Mediterraneo

Daniela Fabietti 
335.1979415


martedì 19 settembre 2023

Alberto Maggini | Le origini delle buone maniere a tavola

Alberto Maggini, Le Virtù - Vanità e Abbondanza, 2023, ceramica smaltata, 48 x 38 x 67 cm (ognuna)

Il corpo dell’artista si smembra e si fa cibo, fra seduzione e cosmesi, per apparecchiare un ironico banchetto capace di scardinare la separazione tra natura e cultura, ambientando le trasgressioni rispetto alle regole imposte nel luogo in cui esse sono codificate e tramandate: un appartamento borghese. L’appartamento è Casa Vuota, lo spazio espositivo indipendente in via Maia 12 a Roma, che allestisce dal 21 settembre al 5 novembre 2023 Le origini delle buone maniere a tavola, una personale di Alberto Maggini. La mostra si inaugura giovedì 21 settembre dalle ore 18:30 alle 21 e, dopo l’inaugurazione, è fruibile dai visitatori su appuntamento, prenotando ai numeri 3928918793 o 3284615638 oppure all’email vuotacasa@gmail.com

Spiegano Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, ideatori del progetto curatoriale di Casa Vuota: “Costruita su misura con un approccio versatile e multilinguistico, utilizzando la struttura dell’ambiente domestico come traccia per ordinare uno spazio che rievoca i modi propri dell’abitare e le abitudini che si hanno al suo interno, Le origini delle buone maniere a tavola si presenta come una grande installazione che si disloca nei vari ambienti espositivi dell’appartamento e si compone di elementi scultorei in ceramica, di dipinti, di ricami e di un video che documenta una performance. Questi artifici concorrono, tutti insieme, a portare gli spettatori al centro di un sontuoso banchetto cannibale, vegliato da due nasute allegorie arcimboldiane dell’Abbondanza e della Vanità. Alla pienezza della stanza conviviale, si contrappone uno spazio più vuoto e intimo. Qui si viene invitati a spiare nella penombra di una camera da letto, abitata da due enigmatiche figure dotate di elmi e pantofole, intente a loro volta a guardare uno spot pubblicitario sulla cura del corpo, che rende esplicito il discorso su consumismo, capitalismo e merce”.

La ricerca artistica di Alberto Maggini riflette la sua formazione in biologia e botanica e il suo interesse per le ecologie queer, per la mitologia e più in generale per la reinterpretazione degli archetipi visivi che definiscono le culture dominanti ed egemoniche del nostro tempo. In questa mostra, nello specifico, l’artista si sofferma sul continuo gioco di rispecchiamento dell’uomo nella natura, sulla sua passione per la classificazione biologica che attribuisce “nomi e cognomi” a piante e animali e sulla separazione tra natura e cultura che giustifica il dominio esercitato dall’uomo sulle altre forme di vita.

L’artista parte da una riflessione sull’idea di natura e sui suoi significati culturali. Il principio ordinatore che da essa si fa discendere viene usato, nel mondo occidentale, per separare e distinguere ciò che è considerato innato, selvaggio, spontaneo da quanto è coltivato, civilizzato, artificiale, il crudo dal cotto. Ciò che non è naturale è perciò innaturale, secondo un senso morale che vede l’ordine minato dalla presenza dell’errore, del mostro che trasgredisce i confini delle specie. “Tali aberrazioni di natura – annota Alberto Maggini – sono state meravigliosamente rappresentate nei bestiari medievali, in cui a ogni bestialità veniva associato un traviamento della norma”. Vizi e virtù si ritrovano dunque rispecchiati nelle forme della natura, che diventa una gigantesca camera di risonanza per gli ordini morali che l’uomo crea.

L’esaltazione dell’errore, in chiave queer, ispira nella pratica artistica di Alberto Maggini l’utilizzo del corpo umano come strumento per ridurre la frattura tra natura e cultura: se da una parte infatti, in quanto elemento biologico, esprime la sua naturalezza, dall’altra è un mezzo di espressione della cultura di una società. Rievocando in maniera archetipica fertilità e resurrezione, l’artista prende in prestito i miti sullo smembramento disseminati tra le culture di popoli molto distanti fra loro e smembra il suo stesso corpo per offrirlo allo sguardo di un pubblico antropofago.

“Il corpo dell’artista – argomenta – si smembra diventando cibo. Si fa bello per sedurci, come alimento afrodisiaco, ci confonde tra le sue decorazioni e guarnizioni, mascheramenti e trattamenti di bellezza. Attraverso il suo smembramento indago la transitorietà, il cambiamento, la mutevolezza della vita sociale, delle regole che reggono i comportamenti individuali e collettivi, sfidando l’ideologia capitalista patriarcale. Lo smembramento seduttivo che metto in scena asseconda con ironia le regole del capitale, secondo le quali soltanto decorazioni e accessori sono oggetto di una perpetua e superficiale trasformazione”.

Scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo: “Con il suo progetto installativo ipercolorato e saturo di elementi formali, culturali e simbolici, metabolizzati dal ventre-casa nell’itinerario di una fantasmagoria abitabile, Alberto Maggini ci conduce direttamente al cuore delle metamorfosi, dove il già scritto si svela nella possibilità di un errore vivificante, in un cortocircuito tra mito e cibo che fonda il nostro essere mutanti. Per il suo ritorno a Roma dopo una lunga stagione di studio e di ricerca a Londra, Alberto Maggini si confronta con le memorie di una romanità monumentale fatta di marmi, mascheroni e sculture che, incontrandosi con paillettes, resine, acquerelli, ricami e con gli smalti della ceramica lavorata con una minuziosa preziosità, vengono ripensati come cifre di un linguaggio queer, donando leggerezza a quello che sembra inamovibile e immutabile. Il volto dell’artista, le sue dita, il naso, la bocca e persino i glutei vengono riprodotti e, graziosamente, imbanditi come se fossero insalata russa o tacchino, in un’ipotesi di commestibilità non commestibile che, nel titolo della mostra, cita esplicitamente gli studi dell’antropologo Claude Lévi-Strauss. Il corpo è misura dell’esperienza, il cibo è veicolo della trasformazione e la tavola, con il suo affastellarsi di miti, credenze, comportamenti, è il teatro per inscenare le strutture sociali più profonde, gli stereotipi, la nevrosi umana del classificare ed etichettare che si fa pregiudizio, mettendone a nudo l’innaturalezza naturalizzata e la smania cannibale mai si sazia”.

“Nel ricreare l’interno di un appartamento borghese – conclude Alberto Maggini – genero un linguaggio fatto di miti, modi di stare a tavola e ricette per cuocere i cibi. Tali usanze infatti dicono in realtà molto di più: per quanto appaiano casuali, sono il mezzo attraverso cui una società traduce inconsciamente la propria struttura mentale o addirittura rivela, sempre senza saperlo, le proprie contraddizioni”.

Alberto Maggini (Roma, 1983) ha conseguito una laurea in biologia e un master in botanica ed ecobiologia presso l’Università Sapienza di Roma e un master in arti visuali presso il Chelsea College of Arts di Londra. Tra principali mostre alle quali è stato invitato, si segnalano a Londra nel 2022 A celebration of LGBTQIA+ artists and creative communities alla Tate Late della Tate Modern, They/Them/Their: Naturally Not Binary alla IMT Gallery e Crafting Ourselves all’Ugly Duck and Courtauld Institute of Art, nel 2021 A Lost World al Sotheby’s Institute, Diva’s Boudoiralla Deptford Does Art Gallery, la performance Make Utopia Great Again all’interno di Qw’ere London alla Matchstick Piehouse Gallery e Why do you tear my from myself? alla Cookhouse Gallery e in Austria nel 2018 Animism alla Fortezza di Salisburgo. Ha esposto inoltre in Grecia ad Atene e a Tessalonica e in Italia a Milano e a Roma ed è stato in residenza nei Pesi Bassi, in Belgio e in Portogallo. Nel 2023 è fra gli artisti vincitori del bando Italian Council 12indetto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: Le origini delle buone maniere a tavola
ARTISTA: Alberto Maggini
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 21 settembre al 5 novembre 2023
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: 21 settembre 2023 (orari: 18:30-21)
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO

pubblica: 

lunedì 18 settembre 2023

Lingua morta, la prima collettiva promossa dalla galleria Divario


Divario inaugura, mercoledì 20 settembre 2023 ore 18:30 - 21:30 (Via Famagosta 33, Roma), Lingua morta, la prima collettiva promossa dalla galleria, a cura di Davide Silvioli, con le opere più recenti di quattro giovani artisti: Alessandro Costanzo (Catania 1991), Jacopo Naccarato (Arezzo, 1995), Francesco Pacelli (Perugia 1988) e Bernardo Tirabosco (Arezzo 1991).

____Lingua morta riunisce lavori che dimostrano spontaneamente di condividere una sensibilità, anziché una tematica o una tecnica. Senza prevedere opere di pittura, la mostra è pensata per raccordare realizzazioni differenti per soluzioni, metodi, contenuti e linguaggio ma che manifestano unitamente, nella resa estetica, la sussistenza di proprietà riferibili per tradizione alla categoria della pittura: gesto, luce, trama, incarnato, profondità, etc.
____La tesi alla base del progetto vuole porre in evidenza come una certa dimensione pittorica sopravviva implicitamente nella contemporaneità artistica, anche mimetizzandosi in maniera magmatica in tecniche e operazioni quantomai diversificate tra loro ed estranee alla nozione più ordinaria di pratica pittorica. L’esposizione, così tratteggiata, ragiona su una cerchia di risultati offerti dalla ricerca artistica recente, in cui, pur rispettando le individualità, si rintracciano unanimemente caratteri estetici di discendenza pittorica, coniugando la sperimentazione artistica del presente con una delle radici storiche della cultura visiva dell’attualità.

 

Divario presents, Wednesday 20 September 2023, from 6.30 pm to 9.30 pm (Via Famagosta 33, Rome) Lingua morta (Dead language), the first group show promoted by the gallery, curated by Davide Silvioli, featuring the most recent works of four young artists: Alessandro Costanzo (Catania 1991), Jacopo Naccarato (Arezzo, 1994), Francesco Pacelli (Perugia 1988) e Bernardo Tirabosco (Arezzo 1991).

____Lingua morta brings together a set of works demonstrating spontaneously to share a sensibility, rather than a topic or a technique. Without including paintings, the show is conceived to connect a group of works different in terms of solutions, methods, contents and language but which unanimously express, in the aesthetic result, the existence of properties traditionally referable to the category of painting: gesture, light, texture, shape, depth, etc.
____The idea at the basis of the project wants to highlight how a pictorial dimension implicitly survives in the artistic contemporaneity, even by camouflaging itself, in a magmatic way, inside techniques and operations being very diversified from each other and distant to classic idea of painting practice. The exhibition, so outlined, reflects on a group of achievements offered by recent artistic research, in which, respecting individual aspects, aesthetic characteristics of pictorial origin are jointly traced, combining the artistic experimentation of the present with one of the historical roots of current visual culture.

Lingua morta
la prima collettiva promossa dalla galleria Divario
Alessandro CostanzoJacopo Naccarato, Francesco Pacelli Bernardo Tirabosco
a cura di Davide Silvioli
dal 20 settembre al 17 novembre 2023

Divario
Via Famagosta 33
00192 Roma 
T +39065780855

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Evocations | A Nomadic Exhibition Project

FABIEN VERSCHAERE_ AQUARELLE (70x50cm)

Ruth Barabash (Israele/Francia) Anya Belyat-Giunta (Russia/Francia) Elzevir (Francia) Aron Gabor (Ungheria) Ugo Giletta (Italia) Marine Joatton (Francia) Allison Hawkins (USA) Danica Lehocká (Slovakia) Lello Lopez (Italia) Christoph Mayer (Austria) Fabien Verschaere (Francia).

Da sabato 23 settembre dalle ore 17.00, la Shazar Gallery presenta “Evocations - A Nomadic Exhibition Project”, a cura di Lorand Hegyi. Undici artisti internazionali mettono in mostra negli spazi di via Pasquale Scura il proprio universo immaginifico usando il linguaggio del disegno contemporaneo, una narrativa guidata dall’empatia, dalla fantasia radicale, dalla interiorità, che rivela le risorse umane di un’epoca del disorientamento intellettuale e morale profondo. Il linguaggio del disegno, con la sua spontaneità e sensibilità, con la libera e immediata espressione di fantasmi e visioni, con la offensiva sensualità, manifesta una possibilità di vero dialogo dall’interno e dall’esterno, del personale e del collettivo. 

Il progetto espositivo itinerante ospitato dalla Shazar Gallery, unica galleria del Sud Italia insieme ad altre nove istituzione internazionali (Shazar Gallery, Napoli - Faur Zsófi Galéria, Budapest - Galerie Petra Seiser, Attersee / Wien - Otto Gallery, Bologna - Galerie Brugier-Rigail, Paris - Hopstreet Gallery, Brussels - Villa Tornaforte, Cuneo - Chelouche Gallery, Tel Aviv - DOX Centre for Contemporary Art, Prague - Museum f Contemporary Art, Belgrade - Galerie Sommer, Graz), promuove e vitalizza le relazioni dirette tra artisti (38 per tutto il programma), gallerie, fondazioni, musei ed istituti culturali in differenti paesi d’Europa e del Mediterraneo nell’arco di un biennio 2023/2024

Le opere sono frutto di “intense e appassionate discussioni tra artisti, galleristi, curatori, scrittori e appassionati d’arte. Lunghe riflessioni sui nostri giorni, dopo la pandemia e le attuali vicende belliche e di crisi politiche, economiche e umanitarie, osservando gli avvenimenti in tutto il mondo e condividendo sentimenti, dubbi, speranze, panico e angoscia provocati dagli eventi” spiega il curatore Lóránd Hegyi.

Il progetto è stato ideato a Cuneo ed è parte dell’attività culturale di “Aragno Humanities Forum”, che vuole contribuire al processo di fondazione di nuove piattaforme di confronto e scambio di idee sulla realtà contemporanea.

Evocations rimarrà aperta fino al 31 ottobre 2023 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento. 

Shazar Gallery
Evocations A Nomadic Exhibition Project
A cura di Lòrànd Hegyi
Opening: sabato 23 settembre 2023 dalle 17,00 alle 20,00
Dal 23 settembre al 31 ottobre 2023

Press officer: Graziella Melania Geraci 

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8, 80134 Napoli Tel. 081 1812 6773 www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com
Instagram: shazargallery – FB: shazargallery

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martedì 12 settembre 2023

In Pardis ❀ per FARE tutto ci vuole un FIORE...


In occasione del finissage del secondo progetto quadrimestrale 


In Pardis ❀
Il sensibile nel design e nell’opera di Leila Mirzakhani e Dylan Tripp


SUBSTRATUM 𝗚 𝗔 𝗟 𝗟 𝗘 𝗥 𝗜 𝗔 
invita 𝘃𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶 𝟭𝟱 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟴.𝟯𝟬 a una nuova esperienza nel giardino paradisiaco sempre nell'ottica esplorativa di un universo umano sensibile e sostenibile.


Per FARE tutto ci vuole un FIORE ❀
Seguendo la poesia il floral designer Dylan Tripp ci farà vivere la sua pratica artistica attraverso una creazione floreale simbolica che riunirà in un unicum l'installazione stabilizzata realizzata In Pardis ❀ con una nuova e vitale composizione. Un immaginario axis mundi naturale, un filo di congiunzione tra sopra e sotto, permanente e temporaneo, vita e morte e ancora vita.


Vi aspettiamo numerosi per vivere e godere insieme di fiori e delizie...In Pardis ❀ 

𝗦𝘂𝗯𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝘂𝗺 è uno studio di architettura con sede a Roma dal 2017, costituito da Giorgia Castellani e Giovanni Tamburro. Il principale oggetto di interesse dello studio è la materia storica, antica o più recente, che si traduce in lavori di restauro di beni storico-artistici, ristrutturazioni di edifici residenziali, disegno di arredi e allestimenti. Si relazionano con l’esistente urbano anche attraverso la progettazione di nuovi edifici. In un senso arcaico Substratum è ciò che sta sotto, talora nascosto, ma pur sempre ciò che tiene, materia fatta di relazioni solide, connessioni costanti, collegamenti persistenti. Esige uno sguardo acuto, dinamico, capace di leggere dal basso verso l’alto e ritorno, di lato e di traverso, fuori e dentro. Un’indagine attenta non solo alle luci ma soprattutto alle ombre, perché sono queste a dare spessore e sostanza, capace di rintracciare segni e disegni, di ricostruire tessuti e trame, di connettere idee ad altre idee, colori a forme, gesti a corpi, sensi a sogni, suoni a forme, forme a idee, e da capo. La filosofia di SUBSTRATUM può essere sintetizzata nelle loro parole: osserviamo il basso per guardare l’alto, ricuciamo il sotto per tessere un sopra.

𝗟𝗲𝗶𝗹𝗮 𝗠𝗶𝗿𝘇𝗮𝗸𝗵𝗮𝗻𝗶 nata a Tehran. Attualmente vive e lavora a Milano. Si è laureata nel 2004 in Comunicazione Visiva all’Università d’Arte di Tehran, prosegue i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si è diplomata in pittura e grafica d’arte. La sua ricerca artistica parte dallo studio di metafore e collegamenti tra la natura stessa e il mondo interiore. Nei suoi disegni il segno diventa l’alfabeto visivo usato per far emergere l’aspetto poetico da ciò che ci circonda. Nel 2008 vince la sesta edizione del “Premio per l’incisione al Centro per l’incisione e grafica d’arte” a Formello e nel 2018 le viene assegnato il “Premio Pavoncella per la creatività femminile” a Sabaudia. I suoi lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive, in istituzioni pubbliche e gallerie nazionali ed internazionali.

𝗗𝘆𝗹𝗮𝗻 𝗧𝗿𝗶𝗽𝗽 è un floral designer americano trasferitosi a Roma nel 2004, città dove vive, lavora e ha sede il suo atelier. Tripp inizia la sua carriera inizialmente nella Moda, lavorando per diversi anni come fashion designer per diversi uffici stile, come Valentino e Fendi. Parallelamente al lavoro nella Moda, Dylan Tripp sviluppa la sua passione per la natura e il mondo floreale che dal 2012 diventa la sua unica strada. Con un occhio speciale per forma, colore e movimento, Dylan dà vita a piccoli mondi botanici che riflettono uno stile dove spontaneità, eleganza e poesia si incontrano, creando un'estetica floreale contemporanea. Questa sua visione "floreale" del mondo, lo porta a lavorare per importanti realtà aziendali che richiedono le sue composizioni per eventi, set design, flower services per boutiques, showroom e hotel.


SUBSTRATUM
𝗚 𝗔 𝗟 𝗟 𝗘 𝗥 𝗜 𝗔

In Pardis
Il sensibile nel design e nell’opera di Leila Mirzakhani e Dylan Tripp

FINISSAGE 𝘃𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶 𝟭𝟱 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟴.𝟯𝟬

SUBSTRATUM
Via in Selci, 84b, 00184 – Roma
T. 064823658 www.substratum.it
g.tamburro@substratum.it - g.castellani@substratum.it

Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com - info@amaliadilanno.com

Si ringrazia Mobilia Scatena s.n.c. di Battaglini Gabriele & c. Via Montello, 17 – 06024 Gubbio (PG)







Estinzione di Sabino de Nichilo


Lo spazio indipendente 16 Civico di Pescara è lieto di presentare la mostra Estinzione di Sabino de Nichilo, a cura di Nicoletta Provenzano. 

Un climax incalzante, schietto e anti-utopico accoglie radicalmente il groviglio di distruzione e creazione proprio del farsi del mondo, come condizione immanente, irreversibile quanto inquieta, metamorfica e mutante.

Sabino de Nichilo, in un progetto site specific che unisce opere ceramiche e dipinti, ci trasporta in trasformazioni ibride, nate oltre lo scenario della sesta estinzione di massa, dove la materialità di corpi compositi si staglia nei luoghi del quotidiano: in un passato abitativo che appare superstite e lascia emergere il passaggio del tempo, la genesi di nuove forme in materia duttile e lucida, tentacolare, affiorata e assommata in superfetazioni verticali promiscue o alterità parassitali, invade e si appropria degli spazi, ripopolando un habitat di rovine e macerie, lungo i resti di un collasso antropico, sovrascrivendo entità ecologiche tra simbiogenesipluralistiche.

Come scrive la curatrice: «Le sculture ceramiche, articolate come vite silenti e rizomorfe appartenenti alle zone d’ombra, alle profondità dell’humus, si evidenziano come conformazioni intricate e sinuose che dominano e colonizzano prepotentemente anche lo sguardo in diramazioni anarchiche, ma ritmiche, trattenendo il loro enigma, la loro mutualistica esistenza unita al dissimile, formante un ecosistema autonomo e dinamico. L’artista, nella sapienza e padronanza tecnica, approda ad una libertà formale virtuosa e intrigante, esteticamente barocca, che coglie le fragilità e caducità della physisinsieme all’audacia e determinazione concreta con cui si violano i confini dell’equilibrio, dove la distruzione della simmetria e proporzione armonica conduce a nuove cognizioni e congiunzioni d’insieme, tra mirabilia e dramma. Le opere pittoriche nel turbine di cromie e nel tratto fluido di viluppi miceliari appaiono come sistemi radicanti vegetativi trasposti dall’universo ctonio in esuberanze coloristiche vivide, un ordine nascosto di fitte reti intercomunicanti che procedono e prolificano rimescolandosi in turbolenze e connessioni vivifiche imprevedibili. Sabino de Nichilo porta in luce un mondo ignoto e stupefacente in espansioni cromatiche veloci, interludi alla pratica scultorea che raggiungono un’acme linguistica fantasmagorica intrinseca alla ricerca».

La mostra Estinzione si situa nel processo dell’esistere e del divenire, senza soccombere all’astrazione futuribile, ma percorrendo l’inarrestabile continuità della vita, di una natura in perpetua evoluzione. 


Sabino de Nichilo nasce a Molfetta (BA) nel 1972. Si diploma in scultura all’Accademia di belle arti di Roma, la città in cui vive e lavora. Dopo un esordio espositivo nel 2009, si dedica all’organizzazione di mostre (è tra i fondatori nel 2017 del progetto curatoriale Casa Vuota) e si avvicina alla pratica scultorea, all’installazione, alla pittura e alla performance. Metabolizzando le istanze culturali del Post Umano, le sue ultime sperimentazioni sono Esperimenti di estinzione volti a osservare i limiti dei processi evolutivi. Per le sue sculture utilizza la ceramica, a volte assemblata con elementi naturali e sintetici, come medium principale di una ricerca che esplora il confine tra organico e inorganico. Privando l’umano della sua unità e degli attributi che lo definiscono e lo decodificano culturalmente, Sabino de Nichilo modella oggetti carnali che sembrano lacerti di una macellazione o di un’autopsia, osservati però con un distacco ironico e incruento. Attraverso essi, porta alla luce una visceralità sentimentale che addomestica l’alienità di un’anatomia mutante con le cromie spesso sgargianti degli smalti, su cui aggiunge accenti metallici, grazie alla cottura a terzo fuoco. Nel 2018 nelle sale del Museo Archeologico Fondazione “De Palo-Ungaro” di Bitonto (Bari) viene allestita Viscere, la sua prima mostra personale. È del 2019 la sua seconda personale, Organi da asporto, ospitata da L29 Art Studio a Roma, con un testo critico di Lorenzo Madaro. Nel 2023 si tiene Innen und aussen, doppia personale di Sabino de Nichilo e Dario Molinaro alla MoMart Gallery di Matera a cura di Antonello Tolve. Tra le mostre collettive più recenti si segnalano nel 2019 Miradas cruza das alla Fondazione “Horcynus Orca” di Messina a cura di Andrea Iezzi, nell’ambito del progetto La Cultura è Capitale dell’Ambasciata di Spagna in Italia, e Mediterraneo Keramikòs 2020 al Museo Nazionale della Ceramica “Duca di Martina” in Villa Floridiana a Napoli a cura di Lorenzo Fiorucci, nel 2020 Basic Necessities, un progetto di SpazioY e ABC Collective, a Roma e Pezzi Unici alla Galleria Gallerati di Roma a cura di Noemi Pittaluga, nel 2021 40 days a Quasi Quadro a Torino a cura di Mattia Lapperier e BACC. La forma del vino - Premio internazionale di Ceramicaalle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Roma), nel 2022 Points of departurealle Officine Brandimarte di Ascoli Piceno a cura di Linda Sironi e la mostra dei finalisti del Premio Arteam Cupnella Fortezza del Priammar di Savona a cura di Matteo Galbiati e Livia Savorelli, nel 2023 La potenza del pensieroalla Residenza delle arti dell’Ambasciata d’Italia a Berna a cura di Antonello Tolve e Silvio Mignano e Antropomachie al Palazzo dei Capitani del Popolo di Ascoli Piceno a cura di Ado Brandimarte. Nel 2021 riceve la Menzione d’onore al XXVIII Concorso di Ceramica Contemporanea di Grottaglie (Taranto). Nel 2023 vince come Migliore Artista il Premio Sparti 2023 ad Ascoli Piceno.


INFORMAZIONI TECNICHE
ESTINZIONE
Sabino de Nichilo 
a cura di Nicoletta Provenzano 
16 settembre – 14 ottobre 2023
Inaugurazione: sabato 16 settembre, ore 18.30

16 Civico
Spazio per l'arte contemporanea
Strada Provinciale S. Silvestro, 16 - 65129 PESCARA
www.16civico.wordpress.com
16civico@gmail.com
fb:https://www.facebook.com/Sedicicivico
insta: https://www.instagram.com/16civico/
info: 3402537653


lunedì 4 settembre 2023

Fabio Ricciardiello | I codici della trasparenza

Fabio Ricciardiello, Pink Resurrection

Ciò che non vediamo è, talvolta,
più prezioso di quanto la superficie manifesti.

Fabio Ricciardiello, fotografo e scultore, indaga ne I CODICI DELLA TRASPARENZA, site specific per Adiacenze, la dimensione reale e surreale d’un dialogo paradossale e ontologico tra visibile ed invisibile, pieno e vuoto, relazioni e sintonie stupenti e stranianti interpellando energie ancestrali, percezioni speculari, esoterismi di matrice classica e mediterranea, ove persino l’eco di Artemide Efesia si intravvede e guida l’incertezza del sogno, della realtà, dell’azione e della stasi, fenomeni appartenenti alle profondità del nostro ego senza che essi siano palesi.
Forma. Apparenza. Ingegno. Cre_Azione. Ricciardiello delinea quel processo indagatore di verità assopite assunte nella sfera della memoria collettiva e primigenia, sollecitando la riscrittura ideale di un abbecedario capace di rileggere quanto non più nitido. Cosa vediamo quando osserviamo? Cosa immaginiamo? Ogni opera d’arte dovrebbe avere il compito di interrogare, svelare, indicare una nuova strada interpretativa, per essere estetica priva di cosmetica, oltrepassando il luccichio della superficie ed agguantare qualcosa d’altro. La cre_Azione ideale dell’artista ha subìto il fascino umano della materia, della luce, dell’acqua, dei simboli, tale da rendere tangibile e replicabile l’agire mediante una convers_Azione corale, sentenza di nuova nascita. Egli afferma:

I codici della trasparenza sono quegli elementi che sommati, formulati,
generano l’intuizione che diventa poi, opera fisica. Un codice che mi permette di vedere
quanto a molti non appare e di maturarlo, tradurlo, a volte, in esperienza fisica.
Una ricetta segreta che si svela per essere tramandata, trasmutata e profondamente percepita.

I CODICI DELLA TRASPARENZA sono la chiave di volta per fa sì che quanto è invisibile possa trovare salvifico modo d’esser svelato ad ognuno di noi? Cosa vediamo quando nulla appare? La personale di Fabio Ricciardiello per Adiacenze è una storia di immagini, materia, presenza, assenza ed immaginazione quella umana. Non resta che mettere alla prova la propria visione, la propria immaginazione, persino la cieca certezza dell’invisibile per poter toccare con mano tutto ciò che non saremmo capaci di far apparire nella realtà.

Qui! Ora!
È giunto il tempo di decifrare il desiderio della creazione.


BIO
Fabio Ricciardiello (1979), artista e fotografo napoletano, da circa 20 anni vive e lavora a Milano. La sua ricerca artistica si concretizza in diversi ambiti disciplinari: sperimenta la scultura ceramica, tesa verso una nuova forma espressiva della materia, mentre la sua produzione fotografica è proiettata verso la traduzione dell’irreale che, attraverso la finzione fotografica, diviene reale. Accanto a questi due linguaggi, Ricciardiello affianca il disegno e la grafica. Quest’ultima derivazione della sua esperienza nella moda con lo pseudonimo di Fabio Costì, il disegno invece nasce in una sorta di diario segreto, come schizzi e bozzetti, fatti di inchiostro, grafite e pastelli acquerellati.

Corazza

I codici della trasparenza
Fabio Ricciardiello
INAUGURAZIONE: mercoledì 6 settembre 2023 dalle 18
ARTISTA: Fabio Ricciardiello
A CURA DI: Azzurra Immediato
SEDE:Adiacenze, Vicolo Spirito Santo 1/B, Bologna
PERIODO: 6-17/09/2023
ORARI: 16.00-20.00
INFO:+39 3473626448 / + 39 3661194487 - info@adiacenze.it - www.adiacenze.it