venerdì 17 maggio 2024

Blu cielo, azzurro mare - Mostra personale di Irene Petrafesa



Giovedì 23 maggio 2024 alle ore 18,30, presso la suggestiva galleria SPAZIO START nel centro storico di Giovinazzo (via Cattedrale n.14), verrà inaugurata la mostra personale dell’artista Irene Petrafesa dal titolo  “Blu cielo, azzurro mare” a cura di Patrizia Dinoi,  testi di Anna D'Elia e Patrizia Dinoi 

La mostra è visitabile fino al 9 giugno 2024, con orario di apertura 18:30 – 20:30, oppure su appuntamento (tel. 389 191 1159).

 

Irene Petrafesa, pugliese, nasce a Bari. Talento naturale in una famiglia incline all'arte a tutto tondo, dal 2000 si dedica esclusivamente alla sua attività artistica.  L'emozione ed il contingente sono gli elementi su cui costruisce il suo lavoro. Materia, spazio, ricordo, istinto, immagini captate e sedimentate nella memoria, vengono evocate nell'atto creativo. Le sue opere sono ispirate ai toni ed alle atmosfere del proprio territorio: la terra, l'acqua, la pietra. “Guardare i dipinti di Irene Petrafesa è come affacciarsi sull’infinito. Le grandi tele modulate su tonalità diverse di azzurro modificano la percezione dello spazio dilatandolo ed estendendolo. Cielo e mare, catturati dalla pittura, comunicano il bisogno di vivere una spazialità più ampia e profonda” (Anna D’Elia) .

Lavora prevalentemente con olio, ossidi, terre provenienti dal Marocco, su tele di lino o carta cotone. Numerose sono le sue partecipazioni a manifestazioni artistiche nazionali e internazionali, con riconoscimenti di alto profilo.

Patrizia Dinoi


giovedì 16 maggio 2024

OUT OF SPACE di Marie Lelouche


La mostra “OUT OF SPACE” di Marie Lelouche, presentata a Spazio In Situ, offre un'esperienza artistica immersiva e trascendentale che immerge lo spettatore in una complessa esplorazione del rapporto tra supporto e superficie, mettendo in discussione la definizione di “immagine” nella società contemporanea.

Le opere di Lelouche si rivelano come enigmi visivi, in cui le superfici velate rivelano e nascondono contemporaneamente elementi dei supporti, creando un accattivante gioco di pieni e vuoti che destabilizzano la percezione e provocano una profonda riflessione sulla natura stessa del soggetto rappresentato. In questo sottile dialogo tra ciò che è manifesto e ciò che rimane nascosto, tra ciò che è visibile e ciò che rimane inafferrabile, l'artista tesse una complessa rete di interazioni e invita all'esplorazione contemplativa di molteplici strati di significante e significato.

Le stampe su tela proposte da Lelouche si evolvono e si trasformano, adattandosi piegandosi e curvandosi in armonia con i contorni delle strutture di legno, svelando la dimensione fluida e organica della relazione tra superficie e supporto. Questa fusione creata genera una dinamica sensoriale in cui le immagini sembrano trascese e sollevarsi al di sopra della loro materialità, trasformandosi in entità in continua evoluzione e reinvenzione. Attraverso questo meccanismo, si enfatizza il dialogo tra l'arte e il suo supporto, tra mezzo e medium, incoraggiando lo spettatore a una contemplazione profonda e coinvolgente all'interno dello spazio dell'opera, dove il confine con la realtà sembra quasi dissolversi.

Considerando l'immagine materiale come veicolo di molteplici significati, Marie Lelouche ci invita ad approfondire oltre l'apparenza visiva per esplorare le complesse profondità della rappresentazione. Ogni composizione diviene un luogo di riflessione, dove la linea tra interno ed esterno, tra reale e immaginario, si confonde per creare uno spazio espressivo in cui i sensi si fondono e la percezione si trasforma. L'immagine diventa quindi un autoritratto. In un certo senso, esclude lo spettatore dal dispositivo, evidenziando la sua posizione e il suo ruolo non solo di fronte all'opera esposta, ma nell'immagine in generale.

Attraverso questa esplorazione delle complesse relazioni tra il materiale e il concettuale, tra il visibile e l'invisibile, Marie Lelouche tesse un universo estetico di infinita ricchezza, in cui le sfumature e le sottigliezze del suo approccio artistico si rivelano come tante porte aperte su mondi insospettabili. “OUT OF SPACE” non è una semplice mostra, ma un viaggio sensoriale e intellettuale che scuote le nostre certezze, allarga i nostri orizzonti e rivela le profondità insondabili dell'arte e della percezione. Ogni opera esposta diventa un invito a ripensare il nostro rapporto con le immagini, lo spazio e l'essenza stessa della creazione artistica, trasformando il semplice atto di contemplazione in un'esperienza travolgente che rivela la complessità del mondo che ci circonda.


OUT OF SPACE
MARIE LELOUCHE
A cura di Porter Ducrist 
Opening: 25.05.2024 ore 19.00 

Spazio In Situ
Via San Biagio Platani 7
Dal 25.05 al 27.07.2024 00133 ROMA

Produzione: Centre d’art Contemporain d'Intérêt National, Les Tanneries
Realizzato con: DICRéAM, CNC - Il Centre National de Cinéma et de l’image animée 


mercoledì 15 maggio 2024

Fosca | “Cara Luna…”

Fosca, "Magno Lio", 2022, tecnica mista su tela applicata su tavola, 54 x 80 cm

Maja Arte Contemporanea è lieta di annunciare la prima collaborazione della galleria con l'artista Fosca, inaugurando giovedì 30 maggio 2024, ore 18, in via di Monserrato 30 (Roma), la mostra dal titolo "Cara Luna...".

Di madre veneta e padre olandese, Fosca torna ad esporre in Italia dopo il suo debutto a Venezia nel 2015 al Museo Correr, presentando a Roma - fino al 20 luglio 2024 - un inedito corpo di opere a cui lavora dal 2018.

Undici dipinti e tredici disegni conducono lo spettatore in un viaggio fantastico dove, navigando di costellazione in costellazione seguendo il dipanarsi di un filo che segna traiettorie tra le stelle, si esplora una immaginaria mappa astrale, animata nel suo percorso da figure antropomorfe a rappresentare antichi miti a cui l'artista – nella sua personalissima reinterpretazione – regala nuova vita, nuove occasioni e parrebbe, in taluni casi, un inusuale lieto epilogo.

«Ho un ricordo che mi porto dietro da anni, da quando, dopo aver trascorso mesi in mare, il movimento costante delle onde era diventato il mio terreno, il mio nuovo equilibrio. Una notte all'àncora mi sono sdraiata spensierata a guardare il cielo e mi sono sorpresa a vedere le stelle muoversi sopra di me, come se qualcuno facesse andare avanti e indietro il disco celeste. Io ero immobile e il cielo si muoveva. Non ho cercato di distinguere le costellazioni, ma ho visto le mie, come se i miei ricordi fossero proiettati tra i punti di luce. Così ho iniziato a disegnare il mio diario, a cucire pezzi di memoria, di sentimenti. Ognuna di queste opere è una lettera scritta al cielo notturno, alla volta celeste».

"Con queste parole Fosca rievoca l'esperienza che, alcuni anni più tardi, l'ha portata a realizzare un ciclo di opere dedicate alle costellazioni." - scrive Flavia Matitti nel testo pubblicato in catalogo. "Undici dipinti e un gruppo di disegni, presentati qui per la prima volta, sono il risultato di un lavoro intenso, appassionato e meticoloso che, iniziato sei anni fa, nel 2018, è tuttora in pieno sviluppo creativo. Il tema, come si è visto, scaturisce da una sorta di rivelazione che l'artista ha avuto osservando la volta celeste da una barca. E forse è per questo che, guardando i suoi cieli stellati, si ha spesso l'impressione di trovarsi di fronte a una distesa marina increspata dalle onde, un paesaggio che appartiene al mondo onirico e all'inconscio.

La fascinazione di Fosca per gli astri, del resto, non si traduce nella semplice illustrazione di fenomeni astronomici o di figure astrologiche tradizionali, piuttosto la volta celeste diviene per l'artista un fondale sul quale proiettare speranze, ricordi, paure, sogni e desideri. Le costellazioni create da Fosca, infatti, contengono un riflesso autobiografico e perciò si possono considerare anche come psicografie dei suoi stati d'animo. Le sue originali personificazioni dei corpi celesti sono immagini simboliche che alludono, con delicatezza e ironia, a esperienze vissute. Al tempo stesso, però, le stelle introducono in una dimensione alternativa alla realtà. Una dimensione occulta, che favorisce il sogno e l'introspezione, conducendo alla scoperta di sé e della propria strada. In fondo è quello che gli uomini hanno sempre fatto fin dall'antichità: rivolgere lo sguardo al cielo stellato per potersi orientare e per divinare il futuro. A tutte le latitudini stelle e pianeti sono divenuti dèi ed eroi protagonisti di miti e leggende. E a seconda dei luoghi e delle culture le costellazioni hanno assunto nomi e sembianze differenti, subendo nel corso del tempo continue metamorfosi. [...]

Questi lavori sono il risultato di una grande perizia tecnica, di una profonda conoscenza della mitologia e di un'inesauribile fantasia. L'insegnamento che alla fine si può trarre da questa galleria di storie di personaggi celesti, creature fluide e meravigliosamente 'queer', è di continuare a sperare e meravigliarsi. Le stelle sono un sogno leggero che indica il cammino."


NOTE BIOGRAFICHE
Nata da mamma veneta e papà olandese, Fosca ha studiato arte a Parigi, frequentando una scuola di grafica per cinque anni e seguendo i corsi di anatomia all'Accademia di Belle Arti. In seguito, si è spostata a Venezia per imparare le tecniche antiche dell'incisione presso la Bottega del Tintoretto, dove è rimasta due anni. Attualmente vive tra Rio de Janeiro e Parigi.

Esposizioni
2014 – "Il mondo fantastico di Fosca", Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia [personale]
2015 – Biennale di Venezia, Museo Correr, Venezia [personale]
2016 – "Roberto Cuoghi. Perla Pollina", Centro d'Arte Contemporanea, Ginevra
2017 – "Fauna", Fabrica Behiring, Rio de Janeiro
2018 – "Animal Sapiens", Casa Voa, Rio de Janeiro [personale]
2019 – ArtRio, Instituto Vida Livre, Rio de Janeiro
2020 – "Chama de Baleia", Garimporio, Rio de Janeiro [personale]
2021 – "Casa Cor 30 anos", Palacete Brando Barbosa, Rio de Janeiro
2023 – ArtRio, Instituto Vida Livre, Jardim Bôtanico, Rio de Janeiro
2023 – "Revoada", ArtRio, Casa Voa, Rio de Janeiro


SCHEDA INFORMATIVA
Artista: Fosca
Titolo: “Cara Luna…”
Testo di: Flavia Matitti
Sede:Maja Arte Contemporanea, Via di Monserrato, 30 – 00186 Roma
Inaugurazione: Giovedì 30 Maggio 2024, ore 18
Apertura al pubblico: 30 Maggio — 20 Luglio 2024 /Ingresso gratuito
ORARI MOSTRA:martedì – venerdì, ore 15.30 - 19.30 / sabato, ore 11-13 e 15-19
lunedì chiuso / altri orari su appuntamento
Info:+39 06 6880 4621 / +39 338 5005 483 / mail: info@majartecontemporanea.com
Sito:www.majartecontemporanea.com

Alessia Armeni. Il bacio della pantera


Lo spazio espositivo indipendente 16 Civico, in collaborazione con l’associazione OPUS, è lieto di invitarvi alla personale di Alessia Armeni IL BACIO DELLA PANTERA, a cura di Matteo Di Cintio e Piotr Hanzelewicz. Il titolo rimanda all’omonimo film del 1942 diretto da Jacques Tourneur, che narra i tormenti “stregoneschi” della protagonista Irena, costretta per un’antica maledizione a trasformarsi in pantera ogni qualvolta si trovi a provare stati emotivi intensi. 

La “trasformazione”, nelle sue diverse declinazioni, è al centro della mostra di Alessia Armeni: a tramutare saranno, infatti, le tonalità di colore in rapporto alla variazione della luce, ma anche lo stesso gesto pittorico, nel passaggio dalla riproduzione di elementi architettonici e geometrici alla linearità libera del figurativo. 

L’esposizione è il risultato di una residenza settimanale svolta dall’artista romana proprio negli ambienti di 16 civico e si compone di un’opera site-specific della serie 24_paintings e di dipinti legati al suo peculiare e coerente percorso artistico.


Alessia Armeni
IL BACIO DELLA PANTERA
A cura di Matteo Di Cintio e Piotr Hanzelewicz
18 maggio 2024 – 22 giugno 2024
Inaugurazione: 18 maggio 2024, ore 18.30


16 Civico
Spazio per l'arte contemporanea
Strada Provinciale S.Silvestro, 16 - 65129 PESCARA

web: www.16civico.wordpress.com
info: 16civico@gmail.com
fb: https://www.facebook.com/Sedicicivico/
insta: https://www.instagram.com/16civico/
tel: 3402537653

lunedì 13 maggio 2024

Iacopo Pinelli - Storie di alterazioni spaziali

Iacopo Pinelli_Da dove veniamo, 45x30x9 cm, ferro, cemento e fusione in ottone similoro, 2024

Sabato 18 maggio, dalle ore 17.00, la Shazar Gallery presenta Storie di alterazioni spaziali di Iacopo Pinelli a cura di Domenico de Chirico, la seconda personale negli spazi di via Scura del giovane artista di origini bresciane. Il percorso espositivo sviluppa un progetto ad hoc elaborato per oltre un anno mettendo in mostra un gruppo di installazioni in cui il concetto di “restauro del tempo” diventa protezione, riscoperta, analisi e cura. Secondo il curatore Domenico de Chirico “L'intera serie di questo nuovo ciclo di opere consiste in una vera e propria riconquista del tempo per mezzo di piccoli gesti quotidiani di conservazione e catalogazione.” Attraverso l’accostamento del materiale caro a Pinelli, il cemento, e le tracce organiche da lui raccolte in un lungo processo di attesa e studio, il fluire del tempo appare nelle minuzie che portano al pubblico storie di angoli trascurati, di vuoti a cui appendere identità, di passaggi animati e di cicli eterni.

In Chiedilo alla polvere le cornici di legno ripropongono il vuoto creato dai fori che l'artista ha praticato nel proprio studio conservando la polvere ottenuta e riproponendola come segno tangibile del processo. Il lavoro Venerdi pomeriggio celebra la consapevolezza delle piccole azioni quotidiane, catturando i risultati di una ciclica pulizia in oggetti di resina trasparente. Da dove veniamo racconta del lungo recupero dei semi trasportati o digeriti dai volatili, mentre Alterazioni spaziali mostra, attraverso lenti di ingrandimento, il passaggio di piccoli insetti attraverso delle tracce che segnano alcuni fogli di carta inseriti in porzioni di architetture domestiche. 

“In “Storie di alterazioni spaziali” tutto è magicamente frutto del divenire del tempo, della casualità e della volontà di interazione con altri esseri o elementi e, in questo caso, anche della mano dell'artista …”

Iacopo Pinelli (Gavardo - BS, 1993) vincitore nel 2016 del primo premio di New Italian Talent a cura di Flavia Motolese e Mario Napoli, ha attirato subito l’attenzione degli addetti al settore per un linguaggio intenso e innovativo. Ha esposto in numerose mostre nazionali (Roma, Torino, Genova) e internazionali (Madrid, Romania), le sue opere fanno parte di importanti collezioni come Marval Collection (Milano – Berlino), Kells Collection (Santander, Spagna), Tuytens Collection (Bruxelles).

Storie di alterazioni spazialirimarrà aperta fino al 25 luglio 2024 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento.


Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com
Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8
80134 Napoli Tel. 081 1812 6773 www.shazargallery.com – info@shazargallery.com
Instagram: shazargallery– FB: shazargallery


Florence Di Benedetto. Vedere le cose. L’enigmatica essenza del quotidiano

Florence Di Benedetto, 2024
Natura morta #3_ carta fine art Mediajet Museum Natural Smooth 80x100 cm




La Galleria Susanna Orlando
festeggia 10 Anni di apertura della sede di Pietrasanta 
con un ricco programma estivo di mostre 

Primo appuntamento dal 1° al 28 Giugno con la personale della fotografa
Florence Di Benedetto


La Galleria Susanna Orlando festeggia i suoi dieci anni dall’apertura a Pietrasanta ed è lieta di presentare “Vedere le cose. L’enigmatica essenza del quotidiano” dell’artista Florence Di Benedetto a cura di Tiziana Tommei, prima personale fotografica della galleria. In mostra dal 1° al 28 giugno nella PROJECT ROOM di Via Garibaldi il progetto inedito “Mondo Visibile”, che coniuga fotografia e intervento manuale. “Vedere le cose” e “Mondo visibile” sono estratti da citazioni di Giorgio Morandi, alle cui nature morte con bottiglie rendono omaggio le opere esposte.

Ad un primo sguardo le opere del “Mondo visibile” di Florence Di Benedetto possono generare un subitaneo ed epidermico straniamento: è il rumore dello sfondo, l’accostamento della realtà silente e ieratica degli oggetti ad un terreno di azione intrinsecamente informale. 

Il progetto prende origine da un dialogo aperto con il passato, con i suoi exempla e le sue icone. Opere che raccontano il percorso intrapreso dall’artista e il suo nucleo valoriale: dalla trasversalità del bagaglio visivo e culturale, alla fede nell’eclettismo e nella sperimentazione; dal superamento di ogni rigida separazione tra tecniche e forme espressive, al coraggio di contaminare la fotografia pura, non alterata o modificata a posteriori, con la manualità di un fare ad azione diretta sull’opera - nel caso specifico attraverso l’effrazione (rayage) del supporto. Al di là della linea scura che rincorre il profilo della rappresentazione fotografica del mondo visibile - della realtà fisica e concreta delle “cose” che si toccano, che hanno un peso, che si usano e si gettano, che decadono e tendono verso il basso - si dispiega lo spazio del gesto e della materia, una superficie che l’artista scalfisce, lacera e scava per portare alla luce l’impossibilità di una linearità estetica e di narrazione. Spostando lo sguardo sul soggetto, tra le pieghe plastiche della tovaglia di lino e i richiami ai valori della pittura, si impone la composizione scenica delle “cose”: semplici, quotidiane, banali bottiglie di plastica, sculture scelte, trasparenti e solide forme, che abitano la prospettiva e si fanno ora architettura, ora simbolo, ora realtà. Reperti archeologici che sottendono il riscatto del vile oggetto industriale e, al contempo, esortano a sintonizzarsi sul linguaggio delle “cose”, per esplorarle oltre la patina della fugacità, interrogarle, scavarle per carpirne l’inattesa bellezza e riuscire così ad amarle nella loro brutale autenticità. Un invito a vedere le “cose”.

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Florence Di Benedetto nasce a Bari nel 1975 da madre francese e padre italiano, vive e lavora a Milano. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano, comincia a lavorare come fotografa di moda e still-life e come assistente del fotografo artista Maurizio Galimberti. Intraprende poi una ricerca personale incentrata sulla contaminazione tra fotografia e pittura, volta all’interpretazione originale di paesaggi metropolitani, per proseguire con la pittura di ispirazione pop e iperrealista. Negli ultimi anni si concentra a raccontare storie con un approccio personale e spesso simbolico.


Florence Di Benedetto - Vedere le cose. L’enigmatica essenza del reale
A cura di Tiziana Tommei

Inaugurazione sabato 1° giugno 2024, dalle 18 alle 21

Via Garibaldi 30, Pietrasanta LU

Dal 01/06/2024 al 28/06/2024
Aperta tutti i giorni, dalle 11 alle 13 e dalle 18 alle 24


Galleria Susanna OrlandoVia Stagio Stagi 12 – Via Garibaldi 30 | Pietrasanta (LU)
+39 0584 70214 - info@galleriasusannaorlando.it - www.galleriasusannaorlando.it


Press contact
Studio Ester Di Leo | ufficiostampa@studioesterdileo.it | M. 348 3366205

venerdì 10 maggio 2024

Emilio D'Elia | Al riparo dai rumori del mondo

Emilio D'Elia, esercizio d'infinito (dettaglio), pigmenti naturali su tela, cm 146x114, 2021/24

La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inaugura sabato 18 maggio 2024 alle ore 19.00 la stagione espositiva della Project Room con la mostra personale di Emilio D’Elia, dal titolo al riparo dai rumori del mondo, a cura di Ilaria Caravaglio.

Dopo una lunga carriera a Parigi Emilio D’Elia ritorna alla natia San Pietro Vernotico (BR) e accoglie con grande entusiasmo l’invito a progettare una mostra per lo spazio interno della galleria ostunese. Riflettendo su una visione espositiva universale, l’artista pratica un esercizio d’infinitoe apre simbolicamente, dal centro storico della città bianca, le porte di un’arte silente al fragore di visitatori e turisti in arrivo da ogni parte del mondo.

In mostra una serie di opere dipinte tutte su carta, la maggior parte inedite e realizzate proprio per l’occasione. Al centro della ricerca dell’artista la profonda attrazione per la materia e l’energia, i pianeti, le stelle e l’indissolubile legame tra il micro e macrocosmo. Nella leggerezza e poesia della carta si possono apprezzare ancor più la delicatezza e un’aura di sacralità, come anche quella forte vibrazione ed energia vitale incontenibile che contraddistinguono i lavori di D’Elia.

Le opere trasudano sempre una immensa serenità ed emerge dal lavoro dell’artista una intensa capacità di osservazione interna ed esterna, al contempo. D’Elia riesce a cogliere sfumature di un’intimità profonda in cui l'osservatore può rispecchiarsi e riflettere. D’altronde, la meditazione, come il raccoglimento, risultano determinanti nel suo lavoro, pratiche di vita essenziali proprio come si evince dal titolo di questa personale.

L’inaugurazione, alla presenza dell’artista e della curatrice, si terrà sabato 18 maggio 2024 alle ore 19.00, la mostra sarà visitabile fino al 13 giugno 2024.


Emilio D’Elia
al riparo dai rumori del mondo

a cura di Ilaria Caravaglio


Inaugurazione 18 maggio 2024 ore 19,00

Dal 18 maggio al 13 giugno 2024

Orario visite:
dal lunedì al sabato 11.00-13.30 e 17.00-19.00
domenica solo mattina


GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)  72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it- www.orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno www.amaliadilanno.com- info@amaliadilanno.com

lunedì 6 maggio 2024

MUOVENDOMI, STANDO FERMA, progetto site specific di Rita Mandolini

Saltimbanchi, 2024, courtesy dell’artista


Ispirata dalla peculiarità dello spazio espositivo, ex basilica consacrata a Sant’Apollonia, comunicante con l’adiacente teatro Belli, l’artista elabora un percorso finzionale che ingloba memorie personali e collettive, materialità e suggestioni, aprendo squarci inaccessibili tra le crepe del quotidiano. 

Da tempo impegnata nella ricerca pittorica, per questa occasione Mandolini utilizza l’installazione multimediale, audio-video, per indagare la propria relazione con il luogo, muovendosi in punta di piedi (si fa per dire) tra gli interstizi, le nicchie e le pieghe: danzando, spingendo, nascondendosi per non esser trovata. 

Così avviene in Saltimbanchi, in cui si inscena la danza degli amanti, più simile ad un pogo che ad un corteggiamento o in Muovendomi, stando ferma, opera che dà il titolo all’intera mostra e in cui due piedi femminili spingono con forza le ante di un armadio nel tentativo di occultare qualcosa che non si vuole che appaia. 

Quel qualcosa di segreto, ha anche a che fare con la dimensione intima del femminile, così eccedente da divenire mostro o chimera. Così ci appare la stessa artista nel suo Autoritratto con liquirizia, una Medusa dallo sguardo nascosto, che non pietrifica ma piuttosto teme di essere pietrificata. 

E se Cose che non ho mai desiderato ci riporta in una dimensione sensoriale, fatta di desideri occulti che si materializzano in suoni distorti e luccichii ammalianti, Ultimo giro ci rimanda all’inganno, al tentativo di aprire la porta e andare via. 

La sensorialità degli ambienti si fa esperienza incarnata, attraverso movimenti, suoni, visioni e ossessioni abitiamo uno spazio che conosciamo, che ci è familiare, come per la prima volta: ne siamo affascinati e forse un po’ spaventati. Con questo progetto Rita Mandolini esplora il linguaggio artistico come rimedio all’alienazione, rituale espiatorio, finzione tanto reale nella misura in cui incarna desideri rimossi o indicibili, sogni, allucinazioni, attraversamenti di soglie

Il lavoro di Rita Mandolini accoglie linguaggi e tecniche che possano mettere in discussione l’ovvietà dei rapporti tra apparenza, materia, visibilità. Lentezza e attesa le appartengono. Spazi circoscritti come l’interno del corpo o un ambiente domestico, tracce di memorie o il richiamo sinistro di un trauma, sono i suoi campi d’azione preferiti. 

Mostre/progetti: Di stanza in stanza, Curva Pura, bi- personale, 2024, Roma. Odds rarities and B-sides, Vol. 2, rassegna video, COSMO, 2023, Roma. Monochromacolor, Studio campo Boario, 2022, Roma. All Boom Arte, screening video DROPS#2, 2021, National Gallery of Art Vilnius. XVII Giornata del Contemporaneo Italiano, AlbumArte, Drops#3, Istituto Italiano di Cultura, 2021, Bratislava. Disturbo di conversione, personale, Galleria AOC F58 Bruno Lisi, 2019, Roma. Da Casa, abitare il tempo sospeso, AlbumArte, 2020, Roma. Cabine d’artista Abbi Cura, SBA, 2019, Ostia. Non ti faccio uscire non ti lascio entrare, personale, Galleria Gallerati, 2018, Roma. 


Autoritratto con liquirizia, 2019. Muovendomi, stando ferma, 2024
courtesy dell’artista
Info 
Muovendomi, stando ferma, progetto site specific di Rita Mandolini 
a cura di Daniela Cotimbo 

Opening 
8 maggio 2024 ore 18:00 
Fino al 22 maggio 
tutti i giorni dalle 17 alle 21 – lunedì chiuso 

COSMO 
Piazza di Sant’Apollonia 13 (Trastevere) – Roma

giovedì 2 maggio 2024

L'ULTIMO INVITATO | Luca Grimaldi & Giulio Bensasson

Giulio Bensasson

L’Ultimo Invitato, la doppia personale che vede in dialogo le opere pittoriche di Luca Grimaldi (Roma, 1985) con le opere scultoree di Giulio Bensasson (Roma, 1990), è lo spaccato di una società senza tempo, una celebrazione in pompa magna del nulla.

Si è immersi in un’Arcadia dei vinti in cui la natura è ostentata e la fede è riposta ormai altrove, dove il contemporaneo disilluso erige altari votivi a quel che rimane e festeggia come può. Nelle opere inedite esposte in mostra un decorativismo volutamente eccessivo e grottesco incornicia un’icona, sacralizzandola. Il quotidiano da cui arbitrariamente o inconsciamente allontaniamo lo sguardo viene posto al centro dell’opera acquisendo nuovo significato e forzando lo spettatore al confronto.

Nei dipinti ad olio di Luca Grimaldi la natura morta si ribalta: il fondo della tela si tassella di gradienti fittissimi in una razionalizzazione della macchia che contorna il soggetto principale che viene invece quasi svuotato dalla pittura. Iconico e centrale prende rilevanza il simbolo di ciò che ogni giorno incrocia il nostro occhio senza mai colpirlo davvero; la posizione monumentalmente centrale del soggetto impone di dargli importanza e al contempo le pennellate mancate riconsegnano il suo reale valore.
I dipinti in mostra prendono il riottoso carattere rivoluzionario dei post-impressionisti francesi, assumono la stessa sfacciatezza del Prosciutto di Gauguin al cospetto di critici e accademie, costringono all’interrogazione. La ricerca di Grimaldi si articola alla maniera di Wayne Thiebaud: i suoi dipinti - soprattutto quelli in cui il fondo si fa incombentemente plumbeo - sono al contempo celebrazione e condanna del consumismo con una retorica articolata sull’American Dream all’Italiana, ben lontana dal Pop newyorkese. La sua tecnica resta - come per Thiebaud - saldamente legata alla tradizione dei grandi maestri della pittura classica.
I cinque nuovi lavori esposti si sviluppano dal progetto SuperVero, presentato dall’artista e dalla galleria 1/9unosunove lo scorso anno.

Le opere scultoree di Giulio Bensasson volumizzano le decorazioni grottesche augustee prima per svuotare quelle rinascimentali poi, caratterizzando la mancanza di quello che c’era o che ci si aspettava ci fosse. Un’opulenza posticcia che fa da sacrario alla polvere, a ciò che resta quando nulla è più. La morte si fa protagonista tra lo sfarzo degli eccessi e del consumismo della mondanità, e le sculture si fanno raffigurazione della Cena di Trimalcione (Petronio, Satyricon, I d.c.) nel momento esatto in cui tra i lauti banchetti e i riccioluti vassoi stracolmi, il padrone di casa - emblema del servo arricchito - declama la “Novella delle Streghe” obbligando i commensali a ragionare sulla morte. Nella forma le sculture di Bensasson si presentano come motivi architettonici classici ordinati secondo le linee pulite del contemporaneo, seguendo i criteri operativi di Giovanni Da Udine eGiulio Romano nella composizione delle Logge di Villa Madama a Monte Mario. Allo stesso modo, i lavori su carta consolidano la ricerca dell’artista e si presentano come ulteriore evoluzione delle precedenti opere della serie Temo che mi sfugga qualcosa (iniziata nel 2017), sudari di salme di fiori recisi; in queste nuove opere la traccia della morte e della decomposizione si armonizza in motivi a grottesca generando nuova bellezza e accogliendo l’invito di Come Funghi (2017-22; opera vincitrice del Talent Prize 2023), un augurio a trasformare il decadimento in incanto.

Giulia Tornesello


Bio
Luca Grimaldi (Roma, 1985) si forma artisticamente all’estero diplomandosi nel 2009 presso la SMFA della TUFTS University a Boston e ottiene il Master in Fine Arts nel 2016 presso il Frank Mohr Instituut a Groningen (Paesi Bassi). Tornato a Roma, nel 2020 fonda - insieme ad altri artisti -Post-ex, uno spazio artistico condiviso a Centocelle. Dal 2014 ad oggi espone in numerose mostre collettive e personali all’estero (tra cui: 2014, Kronstadt Stories, State Museum of the History of Saint Petersburg, St Petersburg, Russia; 2019, IV, Unit1 Gallery, London, UK; 2021, Ineffable Worlds, Tang Contemporary, Hong Kong; 2021, Gastronomical, 37pk foundation, Haarlem, Netherlands) ed in Italia (tra cui: 2022, Cercasi Personale, Materia Nova, Galleria Comunale d́Arte Moderna di Roma; 2021, Quello che non ricordi, diventi (bipersonale con Fabio Ranzolin) White Noise Gallery, Roma; 2022, Pittoresco, L ́Ascensore, Palermo; 2022, Content #2(bipersonale con Andrea Frosolini), Struttura projectspace, Palazzo Odescalchi, Roma. Nel 2013 partecipa alla residenza NCCA, Kronstadt a St Petersburg, Russia; nel 2019 a Radical Residency IV, Unit1, London, UK; nel 2023 alla seconda edizione di D3cam3ron3 art residency, un progetto di Francesca Cornacchini in collaborazione con Palazzo Lucarini, Trevi. Nel 2023 è finalista alPremio Cairo.

Giulio Bensasson (Roma, 1990) vive e lavora a Roma, dove ha a conseguito il diploma in Pittura e il diploma specialistico in Scultura e nuove tecnologie applicate allo spazio presso l’Accademia di Belle Arti. La sua pratica artistica si sviluppa principalmente attraverso il linguaggio scultoreo e l’installazione. Tra i soggetti al centro del lavoro, il tempo è elemento primario presente in molte sue opere, materiale espressivo attraverso il quale indaga il trasformarsi della materia e i processi aleatori che vi si manifestano.
Tra le mostre personali: Sediamoci qui, con un testo di Saverio Verini, Divario Space, Roma, 2023; LOSING CONTROL, a cura di Francesca Ceccherini, Fondazione Pastificio Cerere, Roma 2021; Unique, a cura di Saverio Verini, SpazioSERRA, Milano 2021; In corpore mortali, a cura di Ovidio Leuce, Friche space, Cluj Napoca 2021.
Tra le mostre collettive: Imagina, Biennale di Gubbio 2023, a cura di Spazio taverna, Gubbio, 2023; Fou Rire, a cura di Angelica Gatto e Simone Zacchini, 1/9unosunove, Roma, 2023;D3cam3ron3, un progetto di Francesca Cornacchini, Palazzo Lucarini, Trevi, 2023; Life lines, a cura di Roger M. Buergel e Francesca Ceccherini, Johann Jacobs Museum, Zurigo 2021; Now and forward pt.II, emerging artists in Rome, an expanding field, a cura di Shara Wasserman e Tiziana Musi, Temple Gallery, Roma 2019; Mirabilum archiva, a cura di Giorgia Gastaldon, Castello di San Vito al Tagliamento 2017-2018.
Nel 2022 vince il primo Premio CONAI e nel 2023 vince la XVI edizione del Talent Prize.


Luca Grimaldi



L'ULTIMO INVITATO
Luca Grimaldi & Giulio Bensasson
a cura di Giulia Tornesello
Opening 7 Maggio 2024 h.18-21

1/9unosunove arte contemporanea
via degli specchi, 20
00186 roma t. 06 9761 3696
gallery@unosunove.com
www.unosunove.com



Presentazione del volume fotografico “Una storia di colori e libertà”

foto di Loredana Moretti

II tema centrale per Moretti è quello dell’incontro. In questi scatti a contare è certamente l’elemento sorpresa, ma a prevalere è la quantità umana di cui sono pervasi. Una rivelazione fautrice di un ambizioso gioco di livelli percettivi per il quale l’involucro artistico è primario, ossia la fotografia dell’opera sottende la presenza di un elaborato ultimo, cioè l’artificio, come trasposizione della vita: è l’arte che divora sé stessa. Le immagini di Loredana Moretti si legano a doppio nodo con la pratica artistica di Puccetto, a tal punto che negli occhi dell’altro risulta possibile rintracciare persino una lacrima della propria individualità. 
Denis Curti

Sabato 4 maggio 2024, alle ore 18.00, presso il MUST – Museo Storico di Lecce (ex Convento di Santa Chiara) Via degli Ammirati n.11, Lecce all'interno del chiostro antistante il bookshop MUSTiciu, ci sarà la presentazione del volume fotograficoUna storia di colori e libertà”.

La presentazione del libro avverrà alla presenza dell’autrice Prof.ssa Loredana Moretti, della Direttrice del MUST Arch. Claudia Branca e di Denis Curti expertise in fotografia, curatore di importanti mostre di fotografia e arte contemporanea, direttore artistico di prestigiose gallerie e fondazioni, autore e curatore di importanti libri e pubblicazioni, curatore di aste fotografiche, esperto di mercato del collezionismo, giornalista e critico fotografico. Introdurrà la presentazione la giornalista culturale Dott.ssa Lara Gigante.

Una storia di colori e libertà
Abstract di presentazione: il libro vuole essere una dedica semplice e diretta all'amicizia che ha legato l'autrice per oltre vent'anni all'artista-casellante Rocco Antonio D'Aversa in arte “Puccetto”. Ventuno anni di bene e di rispetto innanzitutto, che hanno dato vita a questo progetto fotografico desiderato, pensato e voluto insieme. Il protagonista della narrazione fotografica è Puccetto, all’anagrafe Rocco Antonio D’Aversa, nato a Tricase (Lecce) il 20 ottobre 1957 e morto a Tricase il 4 maggio 2023. Nel periodo giovanile ha viaggiato in Italia e in Europa, incontrando non poche difficoltà e sperimentando situazioni di vita molto dolorose che lo segneranno per sempre, ma il suo coraggio e la sua determinazione lo hanno portato a trasformare e sfogare le proprie sofferenze attraverso l’arte. Rientrando nel suo paese d’origine ha iniziato a lavorare nelle Ferrovie Sud-Est del Salento al casello n.34 di Tutino dal 1985. Puccetto racconta di aver iniziato a dipingere dopo aver visto una mostra del pittore Fernando De Filippis. Inizialmente ai suoi occhi il suo stile pittorico gli apparve semplice e sentendosi ispirato dall’artista acquistò degli smalti che incominciò a “gettare” come lui diceva su dei sacchi di juta. Da quel momento in poi si è dedicato sempre a dare forma ai suoi pensieri e sentimenti attraverso la pittura e la scrittura, espressioni artistiche che lo hanno rappresentato con intensità e coinvolgimento differenti, esprimendo quello che probabilmente con più difficoltà avrebbe fatto parlandone, come lui stesso affermava. Puccetto non amava essere definito pittore o artista, così come in nessun altro modo. Di sé stesso diceva di essere semplicemente “un imbrattatore di pezze”. Non amava i confini, i limiti, per questo le sue tele non erano incorniciate o fissate su supporti. Molti importanti critici d’arte lo hanno accostato, per il suo stile pittorico, alla creatività di Jackson Pollock. Diversamente da quest’ultimo, Puccetto è molto distante dalla vita e dagli studi che Pollock ha avuto la possibilità di approfondire, lui è stato un autodidatta, lontano da qualsiasi nozione d’arte e di tecnica pittorica. Ha utilizzato l’astrattismo per puro fluire di tutte le emozioni e l’action painting è stato più semplicemente il suo gesto liberatorio, il suo modo di fissarle su tela o su ogni supporto che decideva di utilizzare: lenzuola, tovaglie, cassetti, ante di legno, pannelli di polistirolo. Puccetto è stato anche autore di molti monologhi nei quali ha raccontato la sua vita che ha messo in scena dando vita ad esibizioni molto toccanti e coinvolgenti. Sue tele sono state esposte presso in prestigiose gallerie nazionali. Inoltre molte sue opere sono state acquistate in gran numero dall’attrice Helen Mirren e da molti attori, registi e collezionisti nazionali e internazionali. Il volume fotografico è articolato in cinque sezioni che costituiscono altrettanti frammenti rappresentativi della vita e delle opere di Puccetto.

Sul piano operativo, Loredana Moretti si muove come una detective. È abile nell’inseguire le vicende del casellante artista Puccetto. Scatto dopo scatto mette in fila quelle dinamiche utili a comprovare il suo lascito artistico, realizzato nel casello 34 delle Ferrovie del Sud Est, mentre transitavano i treni. Una vita segreta, finalmente svelata.” [Denis Curti].

E così appare il luogo di lavoro di Puccetto, il casello di Tutino che si trasforma di volta in volta in spazio d'incontri, “rifugio peccatori” come lui stesso amava definirlo vergandolo con la vernice sulle pareti del casello e poi nell'atelier delle sue creazioni dove le pitture diventano pavimento e le pareti tele sulle quali “gettare” colori e scrivere versi. Proseguendo nel racconto per immagini ritroviamo le sue performance teatrali che lo vedono attore oltre che autore rappresentando l'altra sua parte creativa attraverso la quale liberare le sue emozioni. La sezione dei ritratti di Puccetto mette in evidenza la sua figura fortemente carismatica, il suo sguardo diretto e senza filtri che sembra parlare anche nei silenzi. L'ultima parte del libro racconta dell'assenza di Puccetto. Le immagini sono state realizzate dopo la sua morte, il giorno prima della chiusura definitiva del casello. Ogni muro sembra però indicare le tracce della sua persistenza: i colori e le scritte sulle pareti, i pezzi di tela attaccati alle stesse, così come la sua presenza rimarrà nel tempo attraverso il suo importante lascito artistico.

Scopri il Colore Senza Capirne di Che Materia Si Trattasse Se non altro di imbrattare pezze Carta Tavole Tutto quello dove Esisteva Superfice ... Nei Momenti Che Si imbrattava Stavo Bene Ti Sentivi libero (...)” [Puccetto].

LOREDANA MORETTI
Loredana Moretti nasce a Bari nel 1966. Fotografa dal 1990, diplomata in pianoforte, docente di sostegno, counselor. La sua fotografia è caratterizzata da una spiccata sensibilità introspettiva. L’interesse verso la silenziosa architettura del paesaggio è motivato dal rappresentare “l’assenza” come racconto dei luoghi e stimolo al cambiamento. Si occupa prevalentemente di fotografia di ricerca e di impegno sociale, con particolare attenzione al disagio mentale. Tutti i suoi progetti fotografici sono stati realizzati in medio formato 6x6 e Polaroid. Affermata in campo nazionale ed internazionale. 

Principali mostre: “Biennale Internazionale di Fotografia” Torino, “La Dama del Castello” Repubblica di San Marino, “Fondazione Italiana per la Fotografia” Torino, “Castello Svevo” Bari, Foiano Fotografia” Arezzo, “Toscana Foto Festival” Grosseto, “Castello Carlo V” Lecce, “Pinacoteca Provinciale” Bari, “Castello Carlo V” Monopoli (Bari), “Museo Civico” Bari, “Galleria Fotografica Luigi Ghirri” Caltagirone, “Galleria Domus Milella” Bari, “MUST – Museo Storico Lecce.
Premi: “Alberobello fotografia 2000” Alberobello, “Portfolioinpiazza 2001” Savignano, “Foto España 2002” Madrid, “Memorial Mario Giacomelli 2003” Benevento.
Esperienze: presentazione al “World Press Photo 2003” dall’Agenzia Grazia Neri di Milano, seminario al “Corso di laurea in Scienze della Comunicazione-Storia e tecnica della Fotografia” c/o l’Università di Lecce, progetto sul “disagio abitativo” nel Salento per la Facoltà di Architettura e Urbanistica di Bari, giurato premio internazionale di cinematografia nera XVII edizione “Balafon Film Festival” del 2007, giurato del “Bari International Film&TV Festival BIF&ST” nel 2010, giurato del concorso fotografico “Alma murgiana” del 2011.
Pubblicazioni: collaborazione con riviste nazionali di arte contemporanea e arredamento, sue foto sono state pubblicate sul catalogo internazionale “Invito al collezionismo” ediz. “Forma” Milano e sul volume “Mediterranea” ediz. “Federico Motta Editore”.
Archivi: Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, Pinacoteca Provinciale di Bari, Museo Universitario della Fotografia D.A.U. di Bari.
Alcune sue fotografie e Polaroid sono state vendute all’asta accanto ad opere di fotografi di fama internazionale quali Alexandr Rodchenko, Mario Giacomelli, Sebastião Salgado, Oliviero Toscani, Eugène Atget.

Scheda tecnica:
Luogo di presentazione: MUST – Museo Storico di Lecce (ex Convento di Santa Chiara) Via degli Ammirati n.11, Lecce all'interno del chiostro antistante il bookshop MUSTiciu | tel 0832.241067 | www.mustlecce.it 
Titolo del libro: Una storia di colori e libertà
Autrice: Loredana Moretti
Testo critico: Denis Curti
Curatori: Loredana Moretti e Gianfranco Torro
Casa editrice: Sfera Edizioni s.r.l.
Progetto Grafico: Ferdinando Bossis - Sfera Edizioni s.r.l.
Testi: Loredana Moretti, Luigi Cazzato
Presentazione in prima nazionale: sabato 4 maggio 2024 ore 18:00
Introduce: Denis Curti, expertise in fotografia, curatore di importanti mostre di fotografia e arte contemporanea (Cartier-Bresson, Robert Capa, David LaChapelle, New Perspective, Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Maurizio Galimberti, Helmut Newton, Willy Ronis, Sabine Weiss,Andre Kertesz...), direttore artistico di prestigiose gallerie e fondazioni, autore e curatore di importanti libri e pubblicazioni fotografiche, curatore di aste fotografiche tra le quali quelle della Sotheby’s a Milano, direttore di Contrasto e vicepresidente della Fondazione Forma, esperto di mercato del collezionismo, giornalista e critico fotografico.

Riferimenti ed info: Loredana Moretti | tel 338.9477860 | e-mail loremore66@gmail.com
Ingresso libero