venerdì 31 ottobre 2014

[Non] Museo. Centro di arte e cultura contemporanea dall’infanzia Apre a Cesena un centro culturale permanente dedicato all’infanzia con attività stabili per bambini, ragazzi e adulti.



[Non] Museo. Centro di arte e cultura contemporanea dall’infanzia Apre a Cesena un centro culturale permanente dedicato all’infanzia con attività stabili per bambini, ragazzi e adulti. INAUGURAZIONE 8 e 9 NOVEMBRE 2014 via Aldini, 50 Cesena Sabato 8 e domenica 9 novembre inaugura a Cesena, all’interno dello storico Centro culturale San Biagio, il [Non] Museo. Centro di arte e cultura contemporanea dall’infanzia a cura di Katrièm Associazione in collaborazione con il Comune di Cesena. Il [Non]Museo è un nuovo centro culturale permanente dedicato all’infanzia con attività stabili per bambini, ragazzi e adulti. E’ uno spazio indipendente e si propone come laboratorio stabile di creatività, conoscenza, ricerca, sperimentazione e scoperta, centro di coesione e aggregazione, motore vivace di idee che promuovono l’arte come linguaggio pubblico di crescita collettiva. Il [Non]Museo non è per i bambini un “parcheggio” di sosta, ma un luogo nel quale praticare una fervida e costante “ginnastica mentale”, sviluppando capacità e sensibilità nell’osservazione del mondo attraverso una dimensione nella quale i sensi così come il pensiero creativo sono veicoli fondamentali fin dall’infanzia per “imparare-facendo”. Il [Non]Museo vuole essere un luogo che sovverte le regole tradizionali del solo guardare e non toccare, dello stare fermi e in silenzio per chiamare in causa un vedere e uno sperimentare a tutto tondo affinchè si possa conoscere e fruire di un’opera, di uno spettacolo, di un libro e anche della vita come di un’esperienza attiva e partecipata. Il centro propone diversi spazi dedicati a laboratori, mostre e installazioni, performance e spettacoli, progetti per le scuole e uno spazio d’incontro, la Bottega del nutrimento, che accoglie i suoi ospiti tra una selezione di libri d’arte, albi illustrati, libri d’artista, testi di settore, riviste e materiali di varia natura che trattano di infanzia, educazione e cultura, vecchi e nuovi oggetti e merende nutrienti. PROGRAMMA WEEK END INAUGURAZIONE SABATO 8 NOVEMBRE > ore 16.00 INAUGURAZIONE DEGLI SPAZI E INCONTRO DI PRESENTAZIONE Intervengono: Assessore alla Cultura e Promozione Christian Castorri, Assessore ai servizi per le persone Simona Benedetti, Valentina Pagliarani (direzione artistica [Non]Museo), Fabiola Tinessa (responsabile coordinamento didattico[Non]Museo). > dalle ore 16.30 • APERTURA MOSTRE E INSTALLAZIONI “Messo a Dimora” installazioni di Giorgia Valmorri “Tracce” Mostra di dipinti di Barbara Balestri “Per un atlante dello sguardo” mostra-installazione della scuola di Borgo Indaco a cura di Katrièm Associazione • TAVOLA PER CIBO D’INIZIO CONDIVISO Merenda per tutti a cura di Giorgia Valmorri con ricette suggerite dagli abitanti della corte interna di via Aldini 50, artisti, amici, conoscenti. > dalle ore 17.00 LABORATORI E ATTIVITÀ INTORNO ALLE MOSTRE E INSTALLAZIONI Per bambini, ragazzi e adulti / a cura di Giorgia Valmorri, Katrièm Associazione (Valentina Pagliarani, Fabiola Tinessa, Leslie Silvani). DOMENICA 9 NOVEMBRE > ore 10.00 IL PRIMO MATTINO AL [NON]MUSEO Rito e colazione a cura di Katrièm Associazione > dalle ore 10.30 alle 18.30 LABORATORI INTORNO ALLE MOSTRE E INSTALLAZIONI • “Per un atlante dello sguardo” a cura di Katrièm Associazione 10.30-11.30 per bambini dai 6 anni 11.30-12.30 per bambini dai 3 ai 5 anni 15.30-16.30 per bambini, ragazzi e adulti di qualsiasi età • “Messo a Dimora” condotto da Giorgia Valmorri 16.30-17.30 per bambini dai 6 anni 17.30-18.30 per bambini dai 3 ai 5 anni e adulti INFO I laboratori dell’inaugurazione sono gratuiti e si consiglia l’iscrizione alla seguente mail info@nonmuseo.it. Il programma dettagliato di tutte le attività del [Non]Museo è consultabile sul sito www.katriem.it . A breve sarà on line anche il sito www.nonmuseo.it Orari di apertura [NON]MUSEO: Martedì, mercoledì, venerdì dalle 16.00 alle 19.00 Sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00 Domenica apertura straordinaria una volta al mese per la rassegna “PiccoloGigante” Lunedì e giovedì chiuso Lo spazio sarà aperto quotidianamente a visitatori e in particolare saranno proposte visite guidate per le famiglie e per le scuole di ogni grado. [NON]MUSEO. Centro di arte e cultura contemporanea dall’infanzia è un progetto di Katrièm Associazione. Curatela e direzione artistica: Valentina Pagliarani / Coordinamento e organizzazione del progetto: Letizia Pollini / Coordinamento didattico: Valentina Pagliarani, Fabiola Tinessa, Leslie Silvani / Comunicazione e progetti grafici: Gianluca Muccioli / Photo cover: Simona Barducci / Maschere: Teatro Valdoca. Il progetto nasce con il Patrocinio del Comune di Cesena - Assessorato alla Cultura e Promozione e con il sostegno della Regione Emilia-Romagna. Sponsor: Bcc Gatteo. Media Partner: Romagna Mamma, EventsRomagna.com. Sponsor Tecnici: BM Eliotecnica, Center Garden Scarpellini, Albero delle matite. E con la collaborazione di: Natura&Vita. Katrièm Associazione via Aldini, 50 Cesena tel. +39 329 22 91 306 / +39 392 41 44 689 mail. info@katriem.it / info@nonmuseo.it www.katriem.it / www.nonmuseo.it
Pubblica :
Massimo Nardi

mercoledì 29 ottobre 2014

Secessione e Avanguardia. L'arte in Italia prima della Grande Guerra 1905-1915


La mostra, suddivisa in 8 aree tematiche che comprendono 200 opere, approfondisce un periodo breve, ideologicamente segnato da contrasti politici e sociali, durante il quale artisti e critici si interrogano sui concetti di modernita' e di avanguardia.
COMUNICATO STAMPA

Iniziativa centrale nel quadro di iniziative promosse dal Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale, con la mostra “Secessione e Avanguardia” si intende approfondire un momento di particolare fervore innovativo nella cultura artistica e letteraria italiana immediatamente precedente la prima guerra mondiale. Un periodo breve, ideologicamente segnato da contrasti politici e sociali, durante il quale artisti e critici si interrogano sui concetti di modernità e di avanguardia. Mentre l’Ottocento, il ‘secolo lungo’, moriva, e con esso la mitologia positiva della belle époque, una generazione di giovani artisti si poneva in aperto conflitto con il consolidato sistema ufficiale delle esposizioni (le mostre degli Amatori e Cultori a Roma, le Biennali a Venezia), contestando i criteri conservatori e selettivi che regolavano la partecipazione, rivendicando autonomia di ricerca e libertà di espressione.

Come era già avvenuto a Monaco, Berlino e Vienna e in altri centri europei, gruppi di artisti italiani giovani e meno giovani sceglievano di associarsi nel comune segno della Secessione, sia interpretata, alla lettera, come separatismo, divisione netta, sia come manifestazione che raccoglieva le forze più innovative intorno a concetti modernisti, ma in cui non tardarono a penetrare elementi di avanguardia.

La mostra della Galleria nazionale prende quindi l’avvio dal 1905, anno in cui Severini e Boccioni organizzarono nel Ridotto del Teatro Nazionale di Roma una Mostra dei Rifiutati che, benché non riuscisse pienamente nel tentativo di opposizione efficace alle esposizioni annuali degli Amatori e Cultori, costituì un primo germe di opposizione. Le esigenze di rinnovamento e di apertura internazionale si polarizzano fra il 1908 e il 1914 a Venezia e a Roma, nelle manifestazioni di Ca’ Pesaro e della Secessione Romana. Dalle attività espositive di Ca’ Pesaro, secessioniste rispetto alla Biennale veneziana benché ospitate dall’ufficialissimo palazzo della Galleria d’arte moderna, emergono artisti che imprimeranno un segno significativo nel panorama italiano, fra i quali Gino Rossi, Tullio Garbari, Ubaldo Oppi, Vittorio Zecchin, Guido Marussig, ma soprattutto Arturo Martini e Felice Casorati, che rivelano già una forte personalità artistica.

La varietà dei riferimenti del gruppo di Ca’ Pesaro spazia dalla secessione viennese al primitivismo, dal paesaggismo nord-europeo a Gauguin e al sintetismo di Pont-Aven, ma anche al nuovo rappresentato dalle opere pre-futuriste di Boccioni, al quale nel 1910 viene dedicata una mostra individuale. La Secessione romana denuncia fin dal titolo la volontà di riallacciarsi programmaticamente agli analoghi movimenti di area tedesca e austriaca, ma si propone anche come una più ampia rassegna delle recenti esperienze artistiche contemporanee europee: dalle esperienze post-impressioniste francesi al gruppo austriaco capeggiato da Klimt, ai russi appartenenti al Mir Iskusstva. Anche a Roma, come a Venezia, emergono tendenze diverse: dalle interpretazioni elegantemente mondane del divisionismo di Innocenti, Noci, Nomellini, alle novità plastiche di Roberto Melli, fino a comprendere gli artisti stessi provenienti da Ca’ Pesaro, Rossi, Martini, Casorati, Zecchin. La dirompente novità dei futuristi, ambiguamente emarginati dalle secessioni romane, trova una nuova sede espositiva nella Galleria permanente futurista di Giuseppe Sprovieri, che nel 1914 accoglie ancora una volta Martini e Casorati, nonché esponenti europei dell’astrattismo e futurismo, saldando definitivamente la circolarità espositiva delle nuove tendenze.

Ca’ Pesaro e Secessione Romana rappresentano quindi i poli di un’avanguardia ‘moderata’, contrapposta, non senza contraddizioni, all’avanguardia radicale del futurismo, che intende incidere in maniera rivoluzionaria sul linguaggio artistico e sulla realtà sociale e politica. La mostra della Galleria nazionale d’arte moderna si chiude quindi sulla tabula rasa che il conflitto mondiale attua nei confronti di ogni aspirazione avanguardista, inglobandone lo slancio vitale. All’entusiastico interventismo futurista, alla nuova, modernissima iconografia della guerra, si contrappone la poetica del silenzio e dell’assenza, presagio del dramma imminente, del primo De Chirico. (Fonte: Comunicato Galleria Nazionale d'Arte Moderna)
Secessione e Avanguardia.
L’arte in Italia prima della Grande Guerra 1905-1915

Immagine: Umberto Boccioni, Idolo moderno, 1910-11, Londra, Estorick Collection

Laura Campanelli
Ufficio Stampa Gnam
Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma
tel. 06-32298328, cell. 349-5113067, s-gnam.uffstampa@beniculturali.it

Inaugurazione 30 ottobre alle 18

Galleria Nazionale d'Arte Moderna - GNAM
viale delle Belle Arti, 131-Roma Lazio Italia
Orario: Orario: martedì - domenica dalle 10.30 alle 19.30 Venerdì fino alle 22.00 (la biglietteria chiude alle 18.45; il venerdì chiude alle 21.15). Chiusura il lunedì
Biglietto:
ingresso museo-mostra intero 13 euro, ridotto 10,50


Roma
viale delle Belle Arti, 131 (Disabili via Gramsci, 71)
06 32298221 FAX 06 3221579
SECESSIONE E AVANGUARDIA
dal 30/10/2014 al 15/2/2015

mar-dom 10.30-19.30 Ven fino alle 22


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amalia di Lanno

Alighiero Boetti




Nei ricami esposti sembra prevalere il senso poetico delle frasi riprodotte, mentre permane la contraddizione o il confitto strutturale con il linguaggio che anima tutta l'opera di Boetti.


COMUNICATO STAMPA

Si può dire che l'arte nel modo espressivo lieve e mai concitato o didascalico di Alighiero Boetti non sia stata solo un esercizio di modernità contro lo stile, ma anche, forse soprattutto, un discorso contro il discorso. Un'antiretorica, un antilinguaggio: ossia, l’antidoto per sconfiggere l'ideologia del discorso altro, più vero, più profondo, più poetico.

La sfida dell'artista torinese alle parole cominciò con ordine e disordine del 1971 (scritta riprodotta con stampino su muro con vernice a spruzzo verde), primo esperimento di quadratura delle lettere, quando gli si aprì davanti agli occhi il mondo del linguaggio che, nella sua testa fumante, fu subito immagine al quadrato, cioè enigma, finzione, rebus. Da allora in poi, nel mostrare il vano, ironico, ossessivo riprodursi della magia dei quadrati, lettera su lettera, frase dopo frase, non si può non riconoscere che Alighiero Boetti mantenne sempre il punto e la parola.
Non ci fu più pausa nel flusso colorato delle frasi stampate e ricamate: mormorìo, brusìo, bisbiglìo di una lingua che parlava tra sé e sé di tutto e di niente.

Oggi, nei ricami che esponiamo sembra prevalere il senso poetico, in alcuni casi ineffabile, delle frasi riprodotte, come se l'artisticità dell'immagine offrisse ai versi citati un misterioso supplemento di senso e di valore. E invece, nel come quelle ricercate parole di uomini illustri venuti anche da tempi lontani si affollano, spingono e si respingono le une con le altre, non dovrebbe essere così difficile percepire la contraddizione o il confitto strutturale che anima tutta l'opera di Alighiero Boetti con il linguaggio.
Più il discorso si formalizza poeticamente, più i nomi e i significati si perdono nella finitudine e nella relatività, nella prospettiva e nell'erosione del tempo.

Se la poesia é un discorso, cioè un insieme di parole disposte in un ordine piuttosto che in un altro, l'arte che la prende e la espone non può inquadrarla e metterla in cornice, insomma rappresentarla, se non nel modo della lacerazione e della dissipazione.
Per l'artista consapevole di poter ricavare la ‘sua’ immagine, quella che mette al mondo il mondo, solo in una fuga continua da ciò che la rappresentazione tenta di fermare e incorniciare in un unico sguardo, non poteva essere sufficiente neanche l'opzione seriale. A ben pensare, assecondando una certa aleatorietà spesso anche l'imprecisione dei processi compositivi affidati a molte mani, tutte le serie di Boetti proliferano verso l'indefinito, proprio perché non sono mai orientate alla definizione e alla trasmissione di un discorso concluso, né l'hanno mai desiderato.
Dei suoi moltissimi lavori ricamati si potrebbe infatti sostenere che furono la pratica collettiva di un'arte che ‘non dice nulla e non tace mai’, come la letteratura per Foucault.
O come il mondo contemporaneo pieno di un linguaggio vuoto, che non ha niente da comunicare e da tacere.

Inaugurazione 30 Ottobre 2014 ore 19,30

CasaMadre - Arte Contemporanea
Palazzo Partanna piazza dei Martiri, 58 Napoli



Napoli
piazza dei Martiri, 58 (Palazzo Partanna)
081 19360591ALIGHIERO BOETTI
dal 30/10/2014 al 30/11/2014

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amalia di Lanno

martedì 28 ottobre 2014

XII edizione di Avvistamenti - (Di)sfide contemporanee

30 ottobre – 14 dicembre 2014, Castello di Barletta

Giovedì 30 ottobre 2014 al Castello di Barletta si inaugura, nell’ambito della XII edizione di Avvistamenti, organizzata dal Cineclub Canudo con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche dell’Identità Culturale del Comune di Barletta e dell’Assessorato al Mediterraneo, alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia, la mostra (Di)sfide contemporanee, concepita e realizzata da Daniela Di Niso e Antonio Musci e curata da Bruno Di Marino. La mostra è inserito nella programmazione di RIEVOCAZIONE IN MOSTRA, un articolato progetto di mostre e convegni dedicato alla Disfida, organizzato dal Comune di Barletta e si articola in due momenti, di cui il primo è composto da tre rielaborazioni audiovisive allestite in occasione delle celebrazioni della Disfida. Le installazioni site specific sono: The Warriors of Beauty del filmmaker e artista francese Pierre Coulibeuf, From Milk to Z del duo di artisti italo-spagnoli Elastic Group (formato da Alexandro Ladaga e Silvia Manteiga) e l’installazione in animazione 3D Idle Status di Raffaele Fiorella e Igor Imhoff, proiettata sulle mura esterne del castello.
A questa prima esposizione, che resterà visibile un mese, farà seguito una seconda che si inaugurerà sabato 15 novembre, sempre della durata di un mese, intitolata De Bello Naturae, della natura le sfide, con nuove opere video dell’artista americano Peter Campus, considerato uno dei pionieri della videoarte, mostrate in anteprima a Barletta, affianco ad opere fotografiche, la maggior parte inedite, della fotografa americana Kathleen J. Graves e ai paesaggi elettronici di Antonio Trimani.
Il titolo (Di)sfide contemporanee allude sia al tema del conflitto al centro delle due esposizioni, sia alla sfida che – attraverso un uso creativo e innovativo delle nuove tecnologie – l’Arte vuole lanciare alla Storia, ripensando e aggiornando un evento come quello della celebre Disfida barlettana. La contemporaneità è insita anche nella natura dei lavori che, ubicati in luoghi diversi del castello, intendono dialogare tra loro simultaneamente, secondo una logica intermediale, per cui il cinema, il video, la fotografia e l’animazione grafico-digitale si fondono perfettamente.
Il tema del conflitto è affrontato nelle opere in mostra secondo modalità differenti. Pierre Coulibeuf nell'installazione The Warriors of Beauty ci presenta, articolata su due schermi, gran parte del suo film Les Guerriers de la beauté (2002), incentrato sull’immaginario di un altro artista, Jan Fabre, di cui viene rivisitato l’universo teatrale, attraverso un’operazione simulacrale e non puramente imitativa che Coulibeuf compie da sempre confrontandosi con l’estetica di personaggi provenienti dalla danza, dalle arti visive e da altri ambiti espressivi. In The Warriors of Beauty le figure e le azioni si susseguono secondo una logica di ripetizione/differenza nelle sale di una fortezza di Anversa (città natia di Fabre) che sembra prolungarsi all’interno del castello di Barletta in un’ideale continuità/contiguità spazio-temporale. All’installazione sono collegate alcune fotografie tratte sempre dallo stesso film.
La trasposizione coreografica del conflitto, secondo una storicità senza tempo nell’opera di Coulibeuf, diventa invece nel lavoro di Elastic Group, From Milk to Z, un combattimento tra arte e natura, tra forma e materia: in questa suggestiva installazione monocanale assistiamo infatti alla materializzazione dell’immagine che produce una sorta di scultura video, un’architettura magmatica in divenire. Lo studio del dettaglio come rivelatore di universi, anticipato con i primi esperimenti del microscopio ed evolutosi nel recente avvento delle nano-tecnologie, ha scandito l’inizio dell’era post-digitale, quando una nuova natura prende forma, una «Natura II», come la descrive il teorico Roy Ascott, che nasce in «un mondo che non sia più soltanto né digitalmente asciutto né biologicamente bagnato, né virtuale né attuale; in sintesi un “mondo umido”».
Il figurativo/performativo di The Warriors of Beauty e l’astratto/cinetico di From Milk to Z trovano in qualche modo una sintesi nel lavoro degli artisti pugliesi Fiorella e Imhoff, Idle Status, che, pur presentandosi in alcuni punti come un mapping, poiché secondo precisi parametri smaterializzano l’architettura reale del castello in immagini di grande impatto spettacolare, di fatto è un potente racconto grafico costruito su una commistione di elementi geometrico-simbolici: la disfida diventa anche in questo caso un pretesto per un discorso più ampio: la texture caotica e volutamente instabile coniugata alle continue interferenze delle/nelle immagini che disturbano a tratti la proiezione rimandano a un conflitto non solo narrativo (l’evento storico in sé) ma anche ludico e tecnologico (il linguaggio dei videogiochi, analogico vs digitale). Nelle sale interne altri lavori di Fiorella su cornici digitali rappresentano una continuazione ideale dell’affresco cinetico esterno: le delicate silhouette dell’artista di Barletta che ripetono a loop gli stessi gesti popolano micromondi fortemente evocativi e poetici che discendono direttamente dalle ombre cinesi o dalle lanterne magiche, quindi da quell’affascinante universo pre-cinematografico che oggi, nell’era digitale, viene recuperato e attualizzato. I due video di Imhoff, Planets e Kurgan, invece, visibili su monitor, costituiscono l’apice dell’estetica di questo artista animatore che dopo la suggestiva serie dei Percorsi approda a risultati più astratti, ma anche più complessi tecnologicamente, continuando tuttavia a coniugare l’animazione al computer 2D e 3D in direzione decisamente sperimentale. In Kurgan, ad esempio, in una ambientazione volutamente iperrealistica, si materializzano i personaggi, due fantasmi o piuttosto dei simulacri, che subito si contrappongono in una lotta all’ultima particella.
Pur nella loro autonomia, da queste installazioni scaturisce un’idea dell’arte che, mai come in quest’epoca, vive una fase di “passaggio”, e dunque di conflitto e rigenerazione, sospesa tra passato, presente e futuro, attuando un ripensamento ontologico dei suoi dispositivi.


De Bello Naturae non è semplicemente una mostra, ma un progetto artistico che vedrà il suo primo compimento nel castello di Barletta ed è frutto di un dialogo che da molti anni coinvolge Peter Campus, Kathleen Graves e Antonio Trimani. Anche se con tre diverse modalità espressive, legate allo stesso mezzo di registrazione del reale (la foto/cine camera), i tre artisti esporranno lavori che declinano in tre modi diversi il rapporto/conflitto tra l'uomo contemporaneo e la Natura.
Peter Campus, con i suoi paesaggi sempre più astratti, realizza un inno alla natura, grazie ai colori vivaci ottenuti con una brillante saturazione e pixelation che può essere raggiunta solo nell'era digitale. Interessato da sempre alla psicologia cognitiva e agli aspetti della percezione, Campus esplora il divario tra ciò che vediamo, ciò che la foto/cine camera registra e ciò che immaginiamo sia un paesaggio. I video in mostra fanno parte di una serie che Campus, formalista impenitente, ha iniziato nel 2008, lavori di sensibilità raffinata e chiarezza compositiva, ispirati a grandi maestri come Cézanne, Corot e Rothko.
Il lavoro di Kathleen J. Graves prende le mosse dal suo amore per la natura e la tecnologia. L’artista ha prodotto creature artificiali chiamate NanoBots, quasi delle nuove forme di vita che possono lavorare e vivere in paesaggi all'aperto per aiutare a preservare la natura. Il nuovo lavoro fotografico in mostra, chiamato Dark Garden, riflette il cambiamento dei modelli meteorologici, con le inondazioni nella zona di Long Island di New York, dove vive. In queste opere le "Bots" (creature artificiali) assumono forme immaginarie con la funzione di osservatori e controllori dell'ambiente.
I paesaggi elettronici di Antonio Trimani, infine, ci invitano alla contemplazione, rendendo questa funzione associata a ricordi antichi, ancestrali, ma allo stesso tempo, quanto mai vicini. Di lui scrive Marco Tonelli: «Se Magritte avesse avuto modo di utilizzare il video, di certo avrebbe rappresentato le sue rivelazioni del quotidiano nel modo in cui ha fatto Antonio Trimani, sospendendo, per esempio, come per improvvisa apparizione, un macigno nel mezzo del cielo (Rivelazione). I lavori di Trimani vivono spesso di queste sottili epifanie che modificano la loro essenza fisica secondo tempi e luoghi carichi di trascolorante attesa come il video in mostra Anlges&Curves. Qui il tempo si fa materia evanescente, non solo perché diluita nei tempi dell’immagine digitale, ma anche perché espansa lungo traiettorie cromatiche ipersensibili e cangianti, proprio come la sensibilità del soggetto e il nostro apparato percettivo. Visioni diurne nel flusso elettronico, le opere di Trimani fanno sembrare irreale e metafisico, grazie all'onirismo della composizione video, tutto ciò che di reale si può osservare nell'ordinarietà del quotidiano».


(Di)sfide contemporanee è collegata al progetto Avvistamenti Workshop, curato da Bruno Di Marino, Daniela Di Niso e Antonio Musci e realizzato dal Cineclub Canudo in collaborazione con Apulia Film Commission: ciclo di incontri con autori internazionali che si sta svolgendo dallo scorso luglio presso il Cineporto di Bari e che ha visto coinvolti finora i videomaker italiani Cosimo Terlizzi e Davide Pepe, nonché il premio oscar polacco Zbigniew Rybczinski.
Il prossimo a presentare i propri lavori audiovisivi nell’ambito di Avvistamenti, attraverso una conversazione in pubblico con Bruno Di Marino, sarà Peter Campus, di cui saranno proiettati: il 13 novembre, a partire dalle ore 20.00, Three Transitions, 1972, 4:53; Four Sided Tape, 1976, 3:20; East Ended Tape, 1976, 5:06; Third tape, 1976, 5:06; Death Threat, 2000, 11:22; divide, 2001, 3:39; edge of the ocean, 2003, 2:31; under the bridge, 2006, 3:24; lost days, 2006, 4:04; still wind, 2006, 3:39; in water, 2007, 4:32; cable crossing, 2007, 4:00; the blinds, 2007, 3:30; the pale, 2007, 3:05; the future of oil, 2007, 3:32; just outside, 2007, 4:03; without malice, 2007, 4:03; agenesis, 2007, 2:46; periphery, 2007, 4:00

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amalia di Lanno

Giuliano Vangi - Ope­re 1994-2014


GIULIANO VANGI. OPERE 1994-2014
19 OT­TO­BRE 2014 - 18 GEN­NA­IO 2015 - Macro Testaccio

Un viag­gio nel cuo­re del­l’uo­mo e nel de­sti­no del­la for­ma pla­sti­ca. Ec­co il sen­so pro­fon­do del­la gran­de mo­stra di Giuliano Vangi pro­mos­sa da Ro­ma Ca­pi­ta­le, As­ses­so­ra­to al­la Cul­tu­ra, Crea­ti­vi­tà e Pro­mo­zio­ne Ar­ti­sti­ca - So­vrin­ten­den­za Ca­pi­to­li­na ai Be­ni Cul­tu­ra­li e dal MA­CRO, cu­ra­ta da Ga­brie­le Si­mon­gi­ni ed in pro­gram­ma a Ro­ma nei due pa­di­glio­ni di MA­CRO Te­stac­cio dal 19 ot­to­bre 2014 al 18 gen­na­io 2015, con l’al­le­sti­men­to pro­get­ta­to da Ma­rio Bot­ta e l’or­ga­niz­za­zio­ne del­lo Stu­dio Co­per­ni­co di Mi­la­no.

Ne sa­ran­no pro­ta­go­ni­ste tren­ta scul­tu­re, mol­te del­le qua­li di gran­di di­men­sio­ni ed una ven­ti­na di di­se­gni che pre­sen­te­ran­no un Van­gi sor­pren­den­te, ri­vol­to al­le ul­ti­me ge­ne­ra­zio­ni con la sua po­ten­te ri­fles­sio­ne scul­to­rea sul rap­por­to uo­mo/na­tu­ra/so­cie­tà, an­che in ter­mi­ni di vio­len­za e pre­va­ri­ca­zio­ne.

Van­gi, già Prae­mium Im­pe­ria­le per la scul­tu­ra nel 2002 e con­si­de­ra­to il più gran­de scul­to­re fi­gu­ra­ti­vo ita­lia­no con­tem­po­ra­neo, tor­na ad espor­re a Ro­ma do­po una lun­ghis­si­ma as­sen­za con una mo­stra im­por­tan­te: l’ul­ti­ma di am­pio re­spi­ro è sta­ta quel­la al­l’I­sti­tu­to Ita­lo-La­ti­no Ame­ri­ca­no, nel lon­ta­no 1978. La mo­stra pun­ta so­prat­tut­to sul­le sue ope­re de­gli ul­ti­mi die­ci-un­di­ci an­ni, ben 28 sul­le 30 com­ples­si­va­men­te espo­ste, ol­tre ai di­se­gni. Di que­ste, tre­di­ci scul­tu­re so­no sta­te rea­liz­za­te nel 2014, al­cu­ne del­le qua­li ap­po­si­ta­men­te per MA­CRO Te­stac­cio.

Co­me scri­ve Si­mon­gi­ni nel ca­ta­lo­go pub­bli­ca­to da Sil­va­na edi­to­ria­le, «pa­ra­fra­san­do Pa­so­li­ni, si può di­re che la scul­tu­ra di Van­gi ha la for­za di ri­ve­la­re, in tem­pi do­mi­na­ti in­ve­ce dal­l’o­scu­ri­tà del­l’o­blio, “la scan­da­lo­sa for­za ri­vo­lu­zio­na­ria del pas­sa­to”, del­la me­mo­ria, del­la tra­di­zio­ne. Lo scul­to­re to­sca­no ten­ta di af­fer­ma­re pla­sti­ca­men­te lo “scan­da­lo” del gran­de rac­con­to in­tor­no al­l’uo­mo, al suo de­sti­no, co­sti­tui­to sul­le ro­vi­ne del pro­get­to mo­der­ni­sta e del­la fram­men­ta­zio­ne post­mo­der­na. Van­gi ha il co­rag­gio di chia­ma­re in cau­sa la ten­sio­ne del­l’e­pi­co, del mi­ti­co, del tra­gi­co, pa­ro­le e con­cet­ti og­gi can­cel­la­ti e ne­glet­ti». A pro­po­si­to del­l’at­tua­li­tà del­la sua ri­cer­ca, l’ar­ti­sta to­sca­no si può con­si­de­ra­re un an­te­si­gna­no di quel­la li­nea del­la scul­tu­ra in­cen­tra­ta sul cor­po uma­no che è sta­ta ce­le­bra­ta po­che set­ti­ma­ne fa nel­la Hay­ward Gal­le­ry-Sou­th­bank Cen­tre di Lon­dra con la mo­stra “The Hu­man Fac­tor: The Fi­gu­re in Con­tem­po­ra­ry Sculp­tu­re”, cu­ra­ta da Ral­ph Ru­goff.

Ec­ce­zio­nal­men­te l'e­spo­si­zio­ne sa­rà ar­ric­chi­ta dal­l’al­le­sti­men­to di un gran­de ar­chi­tet­to co­me Bot­ta, che da tem­po se­gue il la­vo­ro di Van­gi. Scri­ve a que­sto pro­po­si­to Si­mon­gi­ni: «Giuliano Vangi met­te in cam­po una po­ten­te in­ten­si­fi­ca­zio­ne del­la real­tà uma­na e so­cia­le con una po­li­fo­nia emo­zio­na­le e rea­liz­za­ti­va che non ha egua­li nel­l’at­tua­le pa­no­ra­ma ar­ti­sti­co e che è an­che il ri­sul­ta­to di un mi­ra­bi­le pro­ces­so di di­stil­la­zio­ne del­l’in­te­ra, plu­ri­mil­le­na­ria tra­di­zio­ne scul­to­rea at­tra­ver­so la coe­si­sten­za mi­ra­bil­men­te com­piu­ta di tan­ti lin­guag­gi di­ver­si nel­la stes­sa ope­ra. Que­sta vo­ca­zio­ne po­li­fo­ni­ca è esal­ta­ta dal mi­su­ra­to e poe­ti­co al­le­sti­men­to pro­get­ta­to da Ma­rio Bot­ta per i due pa­di­glio­ni di MA­CRO Te­stac­cio, in un ser­ra­to dia­lo­go con Van­gi che il­lu­mi­na ed ac­com­pa­gna an­che la pro­fon­da coe­ren­za del suo per­cor­so. Ec­co al­lo­ra la coe­si­sten­za in ten­sio­ne fra i due gran­di spa­zi po­po­la­ti dal­la co­smo­go­nia di Van­gi, l’u­no più dram­ma­ti­co e per­cor­so dal­la pre­sen­za co­stan­te­men­te al­lar­man­te del­la vio­len­za, l’al­tro più li­ri­co ed in­cen­tra­to sul rap­por­to uo­mo-na­tu­ra, quel ca­pi­to­lo fon­da­men­ta­le del­la no­stra av­ven­tu­ra nel mon­do che so­prat­tut­to og­gi as­su­me un ri­lie­vo de­ci­si­vo per la so­prav­vi­ven­za di un equi­li­brio plu­ri­mil­le­na­rio se­ria­men­te mi­nac­cia­to dal vi­rus “uo­mo” ».

Fra i la­vo­ri espo­sti spic­ca­no bron­zi di di­men­sio­ni ec­ce­zio­na­li co­me “Veio” (2010), tre im­po­nen­ti gra­ni­ti (“Per­so­na”, “Gra­ni­to ros­so” e “Ulis­se”), una scul­tu­ra di im­pat­to scon­vol­gen­te sul te­ma tra­gi­co e quan­to mai at­tua­le del­la de­ca­pi­ta­zio­ne co­me “C’e­ra una vol­ta” (2005), un ci­clo ine­di­to di gran­di ope­re a due fac­ce, che fan­no dia­lo­ga­re scul­tu­ra e pit­tu­ra (“La bru­ma del mat­ti­no”, “L’uo­mo”, “L’uo­mo che cor­re”, tut­te del 2014), tre mar­mi bian­chi sul rap­por­to don­na-ma­re (2014), la bel­lis­si­ma “Ra­gaz­za con ca­pel­li bion­di” (2014), in le­gno di ti­glio di­pin­to e il bron­zo "2011", di un rea­li­smo im­pres­sio­nan­te, con uno dei tan­ti "in­di­gna­dos" che dal­la Spa­gna die­de­ro il la ad un tra­vol­gen­te mo­vi­men­to di pro­te­sta in­ter­na­zio­na­le.

Il ca­ta­lo­go Sil­va­na edi­to­ria­le, ol­tre al sag­gio di Ga­brie­le Si­mon­gi­ni, con­tie­ne te­sti di Lu­ca Bea­tri­ce e Da­nie­la Fer­ra­ri ed un’in­ter­vi­sta di Al­ber­to Fiz a Van­gi e Bot­ta, le ope­re espo­ste ed una se­zio­ne de­di­ca­ta al­l’al­le­sti­men­to di Bot­ta.

IN­FO PUB­BLI­CO

Giuliano Vangi
Ope­re 1994-2014
a cu­ra di Ga­brie­le Si­mon­gi­ni
Al­le­sti­men­to di Ma­rio Bot­ta
Or­ga­niz­za­zio­ne Stu­dio Co­per­ni­co - Mi­la­no

Aper­tu­ra al pub­bli­co: 19 ot­to­bre 2014 - 18 gen­na­io 2015

MA­CRO
via Niz­za 138, Ro­ma
Ora­rio: da mar­te­dì a do­me­ni­ca, ore 11.00-19.00 / sa­ba­to: ore 11.00-22.00 (la bi­gliet­te­ria chiu­de un’o­ra pri­ma). Da mar­te­dì a do­me­ni­ca dal­le ore 11.00 al­le ore 21.00 aper­tu­ra dei can­cel­li (via Niz­za 138 e via Reg­gio Emi­lia 54) per ac­ce­de­re agli spa­zi li­be­ri: foyer, hall, ri­sto­ran­te, caf­fet­te­ria, ter­raz­za e spa­zio Area.

MA­CRO Te­stac­cio
piaz­za O. Giu­sti­nia­ni 4, Ro­ma
Ora­rio: da mar­te­dì a do­me­ni­ca, ore 16.00-22.00 (la bi­gliet­te­ria chiu­de 30 mi­nu­ti pri­ma)

IN­GRES­SO

MA­CRO via Niz­za
Ta­rif­fa in­te­ra: non re­si­den­ti 13,50 €, re­si­den­ti 12,50 €.
Ta­rif­fa ri­dot­ta: non re­si­den­ti 11,50 €, re­si­den­ti 10,50 €.

MA­CRO Te­stac­cio
Ta­rif­fa in­te­ra: non re­si­den­ti 8,50 €, re­si­den­ti 7,50 €.
Ta­rif­fa ri­dot­ta: non re­si­den­ti 7,50 €, re­si­den­ti 6,50 €.

MA­CRO via Niz­za + MA­CRO Te­stac­cio
Ta­rif­fa in­te­ra: non re­si­den­ti 15,50 €, re­si­den­ti 14,50 €
Ta­rif­fa ri­dot­ta: non re­si­den­ti 13,50 €, re­si­den­ti 12,50 €
In­for­ma­zio­ni su­gli aven­ti di­rit­to al­le ri­du­zio­ni: www.​museomacro.​org

IN­FO: +39 06 67 10 70 400
www.​museomacro.​orgJoin us on Fa­ce­book and Twit­ter: MA­CRO - Mu­seo d’Ar­te Con­tem­po­ra­nea Ro­ma

IN­FO STAM­PA

Uf­fi­cio stam­pa Stu­dio Mar­ti­not­ti
Ro­ma, 00197 Via Fran­ce­sco Den­za 19/A
M +39 348 7460312
M +39 329 6039274

Uf­fi­cio Stam­pa MA­CRO

Pa­tri­zia Mo­ri­ci / T. +39 06 82 07 73 71 / M. +39 348 54 86 548 /
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Picasso and the Camera


The exhibition explores how Picasso used photography not only as a source of inspiration, but as an integral part of his studio practice. Spanning 60 years, this show provides an unprecedented survey.


COMUNICATO STAMPA

Curated by John Richardson

Gagosian Gallery, in partnership with Bernard Ruiz-Picasso, is pleased to present “Picasso and the Camera,” the fifth in a series of major Picasso surveys, following “Mosqueteros” (2009), “Picasso: The Mediterranean Years (1945–1962)” (2010), “Picasso and Marie-Thérèse: L’amour fou” (2011), and “Picasso and Françoise Gilot: Paris-Vallauris 1943–1953” (2012). Curated by Picasso biographer John Richardson, assisted by Gagosian directors Valentina Castellani and Michael Cary, the exhibition explores how Picasso used photography not only as a source of inspiration, but as an integral part of his studio practice.

Spanning sixty years, this show, which includes many photographs taken by Picasso but never before seen or published, as well as related paintings, drawings, sculptures, prints, and films, will provide an unprecedented survey of his unique relationship with the camera. David Korins, acclaimed scenic and production designer for stage and screen, has transformed the 21st Street gallery with an innovative exhibition design that seamlessly incorporates the vast array of archival materials with Picasso's own works in a variety of media.

The most famous visual artist of the 20th century, Picasso was also the most photographed. His striking features became an icon of his own time, recognized the world over. Yet this phenomenon was not a mere by-product of celebrity; his own practice set the precedent. Picasso engaged with photography and photographers in myriad ways, starting from his early days in Paris and continuing through the last years of his life.
He used the camera to capture life in the studio and at home, to try out new ideas, to study his works and document their creation, and to shape his own image as an artist at work. He collaborated with Brassaï, his celebrated mistress Dora Maar and Andre Villers to create wholly original works, filmed home movies of his family and friends, and worked with filmmakers such as Luciano Emmer and Henri-Georges Clouzot to capture his creative process. His life and work were documented by photographers as diverse as Jean Cocteau, Cecil Beaton, Man Ray, Lee Miller, Edward Quinn, Jacques-Henri Lartigue, Lucien Clergue, Michel Sima, and Arnold Newman.
The resulting body of photographs and films, filled with fact, invention and myth, is vital to an understanding of Picasso’s achievements across his entire artistic output. As Picasso said to one of his favorite photographers Brassaï, “...I want to leave as complete a record as possible for posterity.”

Press Enquiries
Blue Medium, Inc. T. +1.212.675.1800
Contact: Deirdre Maher E. deirdre@bluemedium.com - Andy Ptaschinski E. andy@bluemedium.com

Opening reception: Tuesday, October 28th, from 6:00 to 8:00pm

Gagosian Gallery 
522 West 21st New York, NY 10011
Gallery Hours:
Tue–Sat: 10:00am–6:00pm
212 7411717 FAX 212 7410006
dal 28/10/2014 al 3/1/2015




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amalia di Lanno


DONNEXDONNE

QVC Italia e la Fotografia a sostegno di Breast Health International con la mostra “DONNEXDONNE”.

Da un’idea di Chiara Pariani
a cura di Manuela De Leonardis
ed organizzata da Camera 21

Le autrici sono: Lucia Baldini, Alessandra Baldoni, Eliana Bambino, Marina Cavazza, Annalisa D’Angelo, Anna di Prospero, Simona Filippini, Susan Harbage Page, Simona Ghizzoni, Maïmouna Guerresi, Archana Hande, Riitta Ikonen & Karoline Hjorth, Francesca Leonardi, Rania Matar, Malena Mazza, Malekeh Nayiny, Valentina Parisi, Alice Pavesi Fiori, Daniela Perego, Giada Ripa, Virginia Ryan, Larissa Sansour, Rita Soccio, Ivana Spinelli e Cristina Vatielli.

La mostra si terrà presso la Galleria del Cembalo - Palazzo Borghese, Largo della Fontanella di Borghese, 19 - Roma
dal 28 ottobre - 8 novembre 2014.
Vernissage: martedì 28 ottobre ore 18,30


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QVC Italia presenta “DonneXDonne”, un’inedita mostra fotografica tutta al femminile, per sostenere Breast Health International (BHI) nello sviluppo della ricerca e della cura del tumore al seno e nell’assistenza alle donne colpite dalla malattia e alle loro famiglie.

Un evento rivolto alle donne e non solo, ideato da Chiara Pariani, direttore marketing & E- Commerce di QVC Italia, curato da Manuela De Leonardis con il supporto organizzativo di Camera 21, che andrà in scena dal 28 ottobre all’8 novembre a Roma, negli straordinari spazi della Galleria del Cembalo a Palazzo Borghese.

“L'attenzione è alle donne, prima di tutto, il progetto nasce infatti da una forte vocazione verso il femminile. Le donne rappresentano il comune denominatore di questo evento creato, interpretato e destinato proprio a loro.” - dichiara Chiara Pariani e continua - “Crediamo che l'arte e la cultura siano produttori di valore. Il progetto rappresenta per QVC un’occasione unica per rafforzare il rapporto con la collettività grazie a un mezzo differente rispetto alla televisione o al web. Inoltre, siamo particolarmente sensibili alle attività che mettono al centro le donne, perché il mondo femminile rappresenta il target elettivo a cui ci rivolgiamo.”

“La macchina fotografa l'ignoto” è la frase della scrittrice americana Susan Sontag che ha ispirato la mostra. “Ho voluto far luce su un ignoto rarefatto, potenzialmente minaccioso quanto inspiegabilmente accogliente, in cui presenza e assenza si rincorrono vicendevolmente. Catturare paure e desideri, sogni e tensioni, entusiasmi e dolori esternando una parte profonda del sé, infatti, è liberatorio e innesca dinamiche psicologiche in cui non è più certo quanto il reale si traduca in immaginario”, commenta Manuela De Leonardis, curatrice della mostra “DonneXDonne” che con QVC Italia condivide una grande sensibilità nei confronti dei temi sociali, mettendo al servizio delle cause benefiche, nel caso specifico di Breast Health International, il proprio know how.

Le immagini fotografiche, selezionate dalla De Leonardis sono firmate da 25 artiste internazionali: Lucia Baldini, Alessandra Baldoni, Eliana Bambino, Marina Cavazza, Annalisa D’Angelo, Anna di Prospero, Simona Filippini, Susan Harbage Page, Simona Ghizzoni, Maïmouna Guerresi, Archana Hande, Riitta Ikonen & Karoline Hjorth, Francesca Leonardi, Rania Matar, Malena Mazza, Malekeh Nayiny, Valentina Parisi, Alice Pavesi Fiori, Daniela Perego, Giada Ripa, Virginia Ryan, Larissa Sansour, Rita Soccio, Ivana Spinelli e Cristina Vatielli.

“Il corpo femminile – soggetto del percorso – anche attraverso la formula del ritratto e dell'autoritratto è lo scenario di costruzioni simboliche in cui la macchina fotografica è una compagna di scrittura, pagina dopo pagina, di un diario personale che diventa corale”, afferma la curatrice.“Un polittico femminile” è, invece, la definizione di Mario Peliti, direttore insieme a Paola Cavazza Stacchini della Galleria del Cembalo che ospita l'esposizione, in cui la fotografia conferma la sua natura antimimetica e la vocazione metaforica.

Sul filo delle emozioni e degli istinti, quindi, si definiscono immagini che svelano, in tutta la loro vulnerabilità, il “desiderio di profanare la propria innocenza”, prendendo ancora una volta in prestito le parole della Sontag.

In occasione del vernissage e del finissage verrà allestito un set fotografico dove alcune delle artiste protagoniste realizzeranno alle ospiti che lo vorranno il ritratto con il fil rouge, un filo di lana rosso, che rappresenta appunto il filo conduttore della campagna a sostegno della fondazione Breast Health International, unite contro il tumore al seno. Parte del ricavato di questa attività e della vendita delle opere esposte, andrà devoluto infatti a BHI.

La mostra “DonneXDonne” si inserisce in un programma più ampio di attività relativo al mese di ottobre, che ha visto QVC Italia al fianco di Breast Health International per il quarto anno consecutivo con la vendita di un prodotto esclusivo Bliss e una campagna multimediale che ha coinvolto le più svariate piattaforme, dai social media alle maggiori testate italiane, dalla TV alla radio e affissioni in molte città italiane.

Con questo progetto, QVC, il retailer multimediale dello shopping e dell'intrattenimento, rinnova il suo impegno concreto a favore delle tematiche di interesse sociale e collettivo offrendo attraverso nuovi canali di comunicazione un messaggio di consapevolezza e partecipazione.


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QVC: il retailer multimediale di shopping e intrattenimento, è stato fondato nel 1986 negli Stati Uniti. Oggi è il secondo network televisivo americano con un fatturato di 8,6 miliardi di dollari e opera come retailer multimediale globale con oltre 13 milioni di clienti tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Italia e Cina, paese in cui è stata lanciata la joint venture con CNR Mall. QVC propone prodotti dei migliori brand di gioielleria, moda, bellezza, casa ed elettronica. La sede italiana è situata in un edificio all’avanguardia dal punto di vista della sostenibilità ambientale e ospita studi di registrazione che vantano le tecnologie più innovative, oltre a un call center. Lo staff è guidato da Gregg Bertoni nel ruolo di CEO

Breast Health International : è stata fondata a Philadelphia nel 1990 su iniziativa del Dr. Gordon Schwartz, uno dei più stimati chirurghi statunitensi e della moglie Shelley. L’obiettivo principale della fondazione è lavorare a stretto contatto con i migliori professionisti del mondo per trovare una cura definitiva per il tumore al seno, offrendo allo stesso tempo un supporto concreto a sostegno delle spese accessorie non coperte dai sistemi sanitari nazionali e/o dall’assicurazione sanitaria, come ad esempio: assistenza a neonati o anziani per permettere alle donne di beneficiare di terapie e controlli, assistenza domestica post intervento chirurgico, trasporto da e per l’ospedale, cure per la pelle e parrucche durante la chemioterapia. Per maggiori informazioni, visita il sito web:www.breasthealthinternational.com

Manuela De Leonardis (Roma 1966), storico e critico d’arte, curatore indipendente. Scrive di arti visive su il manifesto/Alias, Exibart, art a part of cult(ure). Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti – Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia – Vol. III (2013) ed è curatrice di Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), art & food book a sostegno di Bait al Karama Women Center di Nablus (Palestina). Curatrice indipendente ha organizzato, coordinato e curato varie mostre, tra le quali: L’Italia rurale degli anni Sessanta: Sardegna, Basilicata, Calabria nelle fotografie di Mario Carbone, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Lille (2007); Susan Harbage Harbage Page. Lo strappo della storia, conversazione con merletti - Casa della Memoria e della Storia, Roma (2013); Franco Cenci. Una storia ritrovata, Acta International, Roma (2013); La grande illusione / The great illusion, Gallery of Art - Temple University, Roma (2014); II Biennale del Vetro di Sansepolcro, Arezzo (2014); Mitsuko Nagone. New Self, New to Self, FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma, Doozo, Roma (2014). Con Camera 21 ha collaborato ai progetti Di Lei. Donne globali raccontano (2009) e A casa (2009).

Camera 21: è un'associazione di fotografi, curatori, docenti e appassionati di arti visive fondata a Roma da Simona Filippini nel 2008. Opera per la diffusione della fotografia contemporanea, la promozione del lavoro dei fotografi soci, la produzione di mostre e l'ideazione di progetti e laboratori fotografici. Nel tempo, Camera 21 si è occupata anche di progetti al femminile come Di lei: Donne globali raccontano; Femminile, plurale. Il corpo è mio e lo fotografo io; Diario di un corpo fragile.

Galleria del Cembalo: www.galleriadelcembalo.it




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lunedì 27 ottobre 2014

STEVE MCCURRY. OLTRE LO SGUARDO


STEVE MCCURRY. OLTRE LO SGUARDO
Dal 30 Ottobre 2014 al 06 Aprile 2015

MONZA | MILANO
LUOGO: Villa Reale
CURATORI: Biba Giacchetti, Peter Bottazzi
ENTI PROMOTORI:
Nuova Villa Reale di Monza SPA
Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
MIBACT
Regione Lombardia
Comune di Milano
Comune di Monza
Confindustria Monza e Brianza

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 02 2043531 / 039 39464213
E-MAIL INFO: fineart@sudest57.com
SITO UFFICIALE: www.reggiadimonza.it

COMUNICATO STAMPA: La prima rassegna italiana dedicata a Steve McCurry, allestita a Milano a Palazzo della Ragione nel 2009, ha offerto al grande pubblico la possibilità di scoprire la sua straordinaria produzione fotografica, ben oltre quella vera e propria icona che era già la ragazza afghana dagli occhi verdi, apparsa qualche anno prima sulla copertina di National Geographic. A quel primo appuntamento espositivo ne sono seguiti altri, in varie città italiane, che hanno ogni volta ampliato la conoscenza del suo vasto repertorio, messo in scena nei più diversi contesti con suggestivi allestimenti.
A cinque anni di distanza sono più di 500.000 i visitatori di quelle mostre; ma nel frattempo Steve McCurry ha vissuto una stagione particolarmente produttiva della sua ormai più che trentennale carriera di fotoreporter, con incarichi prestigiosi come il calendario Pirelli 2013 e il progettoThe last rollrealizzato con l’ultimo rullino prodotto da Kodak, ma soprattutto con lavori molto impegnativi che ha realizzato viaggiando nei luoghi del mondo che predilige, dall’India alla Birmania, dall’Afghanistan alla Cambogia, ma anche in Giappone, in Italia, in Brasile, in Africa, e continuando una ricerca iniziata negli anni 70 con il portfolio realizzato in India e poi con il primo importante reportage in Afghanistan.
Per questo, dopo aver accompagnato McCurry in un progetto espositivo di così lungo respiro, Civita e SudEst57 hanno deciso di realizzare una nuova mostra, per presentare il suo lavoro in una nuova prospettiva, che, a partire dai suoi inimitabili ritratti, si spinge “oltre lo sguardo”, alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio e dell’umanità che lo attraversa o lo sospende con la sua assenza. Oltre le porte e le finestre, oltre le cortine e le sbarre, oltre il dolore e la paura.Tra linee di fuga e riflessi che si confondono con le architetture della Villa Reale in un suggestivo gioco di rimandi. La mostra si sviluppa a partire dai lavori più recenti di Steve McCurry e da una serie di scatti che sono legati a questa sorprendente ricerca, anche se non mancano alcune delle sue immagini più conosciute, a partire dal ritratto di Sharbat Gula, che è diventata una delle icone assolute della fotografia mondiale.
Oltre a presentare una inedita selezione della produzione fotografica di Steve McCurry, la rassegna intende raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione, anche grazie ad una ricca documentazione e ad una serie di video costruiti intorno alle sue “massime”. Per seguire il filo rosso delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica ma anche la sua voglia di condividere la prossimità con la sofferenza e talvolta con la guerra, con la gioia e con la sorpresa. Per capire il suo modo di conquistare la fiducia delle persone che fotografa: «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te».
Ad una nuova mostra non poteva che corrispondere un allestimento del tutto nuovo, progettato appositamente da Peter Bottazzi per accompagnare il visitatore nel mondo di McCurry e stabilire un dialogo con gli ambienti monumentali della Villa Reale appena restaurata e la decorazione neoclassica che li caratterizza.
Steve McCurry oltre lo sguardosarà a Villa Reale dal 30 ottobre 2014 con circa 150 immagini di grande formato, con una audioguida a disposizione di tutti i visitatori e una serie di video nei quali, in prima persona, l’artista racconta le immagini esposte, i suoi viaggi e il suo modo di concepire la fotografia. Il percorso di visita si apre nel monumentale corridoio degli Appartamenti privati con una sorprendente galleria di ritratti e si sviluppa nelle sale del Secondo piano nobile, ciascuna delle quali è allestita intorno ad un tema iconografico, con un richiamo alla scenografia teatrale e all’istallazione di arte contemporanea.
In ogni scatto di Steve McCurry è racchiuso un complesso universo di esperienze ed emozioni. Per questo non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro tempo, ma è un punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, "si riconoscono".
La mostra, curata da Biba Giacchetti e Peter Bottazzi, è promossa da Nuova Villa Reale di Monza SPA, la società che ha realizzato i restauri del Corpo Centrale della Villa ed oggi ne è concessionaria in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, istituito dalle Amministrazioni pubbliche e in particolare da MIBACT, Regione Lombardia, Comune di Milano, Comune di Monza e Confindustria Monza e Brianza.
STEVE McCURRY, oltre lo sguardo è organizzata e prodotta da Cultura Domani, la società costituita da Italiana Costruzioni e Civita per la gestione dei servizi di accoglienza e assistenza alla visita della Villa Reale.
La mostra si avvale dell’importante sostegno di Jacob Cohën e Lavazza, del supporto di Epson e della media partnership di Corriere della Sera e Lifegate.

INCONTRI CON STEVE McCURRY
Lunedì 27 ottobre 2014 alle ore 17.15 è previsto un incontro con Steve McCurry presso l’Aula Rogers del Politecnico di Milano in via Ampere 2. Dialogherà con McCurry il prof. Stefano della Torre. Protagoniste dell’incontro saranno le immagini di paesi, di altri uomini, di altri popoli e paesaggi che vogliono trasmettere, come afferma McCurry, “il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità.”
Un secondo incontro con Steve McCurry è previsto sempre a Milano, martedì 28 ottobre alle 21.00 presso la sede del Corriere della Sera, Sala Buzzati, in via Balzan, 3 (angolo via S. Marco 21).

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sabato 25 ottobre 2014

GIORGIO MORANDI - ETTORE SPALLETTI: Un dialogo di luce



La mostra vuole sottolineare come attraverso un'economia di soggetti e di colori, Morandi operi un'astrazione che va oltre all'oggetto configurato sulla tela. Con le sue opere Spalletti, uscendo dalla cornice del quadro, mira a ricreare uno spazio atmosferico costituito da luce e colore.


COMUNICATO STAMPA

Travalicando i confini del tempo e dello spazio, le opere di Giorgio Morandi si rivelano oggi fonte di vera ispirazione o di intriganti suggestioni per sempre più numerosi e importanti artisti contemporanei. Franco e Roberta Calarota, con il contributo di Hélène de Franchis, propongono oggi un inedito progetto espositivo per le sale della Galleria d'Arte Maggiore dopo l'anteprima accolta con grande successo dal pubblico americano durante l'ultima edizione di The Armory Show a New York. Il progetto mira a dimostrare come l'arte di Morandi sia di grande attualità e sia stata fonte di riflessione per uno dei massimi esponenti viventi dell'arte contemporanea italiana, Ettore Spalletti, recentemente protagonista di un grande interesse per le importanti mostre personali ospitate nelle sedi del MAXXI di Roma, della GAM di Torino e del MADRE di Napoli.

Conosciuto in tutto il mondo, Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964) non ha bisogno di alcuna presentazione. Tra le tante letture critiche della sua opera, la mostra proposta dalla Galleria d'Arte Maggiore vuole sottolineare come attraverso un'economia di soggetti e di colori, Morandi operi un'astrazione che va oltre all'oggetto configurato sulla tela, raggiungendo un equilibrio formale di luce, colore e spazio che aprono la visione a una nuova dimensione, una realtà altra dove l'essenza del tutto è protagonista. In questo senso la sua arte non è databile né al passato, né al presente e per questo motivo è stata anticipatrice dei movimenti minimali e astratti successivi così come di quelli figurativi, rimanendo ed essendo sempre di grande attualità. Con le sue opere Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) ricrea nello spazio quello che Morandi operava sulla tela. Uscendo dalla cornice del quadro le sue opere monocromatiche mirano a ricreare nell'ambiente in cui sono inserite uno spazio atmosferico costituito da luce e colore. Come lui stesso conferma: “entri in una stanza e senti che quel luogo perde la realtà del suo colore per acquistare il valore cromatico distribuito al suo interno”.

Se, infatti, i paesaggi di Morandi sono essi stessi un'astrazione come risulta da una osservazione ravvicinata della tela in cui si scorgono solo le macchie di colore e non le forme della natura o degli edifici e in cui l'essere umano non è mai presente, Spalletti mira a far camminare lo spettatore dentro all'atmosfera in cui le sue opere sono contenute. Atmosfera che si carica dei pigmenti di luce e colore che si muovono nella stanza. Per usare ancora una volta le sue parole, Spalletti dice come: “l'arte contemporanea si assume la responsabilità dello spazio, a differenza di quella antica, in cui viene delimitato dalla cornice”. In numerose interviste Spalletti fa poi lui stesso riferimento a come molto spesso ami creare le sue opere vicino a un quadro di Morandi, in occasione delle mostre che l'hanno visto protagonista nei più importanti musei del mondo più spesso in compagnia di artisti internazionali che non italiani.

Dal 1928 Morandi partecipa più volte alla Biennale di Venezia – per cui vince il primo premio per la pittura nell'edizione del 1948 – alla Quadriennale di Roma e si moltiplicano le esposizioni in gallerie e musei a cui si aggiunge il riconoscimento vinto alla Biennale di San Paulo nel 1957. Tra le mostre organizzate nei più importanti musei del mondo si ricordano quella nel 2008 al Metropolitan Museum di New York, nel 2000 alla Tate Gallery di Londra, nel 2011 al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris e nel 2010-2011 al Museo di Palazzo Fortuny a Venezia.

Ettore Spalletti ha esposto più volte alla Biennale di Venezia, dove ha rappresentato l'Italia nel 1997, a Documenta a Kassel e tra le varie mostre personali ricordiamo il MoMA e il Guggenheim di New York, il National Museum of Art di Osaka, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, la Henry Moore Foundation (annunciata da Art Forum come la più importante mostra di arte contemporanea del 2005) la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma solo per citarne alcune.

Comunicazione & Ufficio Stampa
Francesca Monti
t. +39 051 235843 info@maggioregam.com

Inaugurazione 25 ottobre ore 18

Galleria d'Arte Maggiore
via d'Azeglio, 15 Bologna
lun 16-19.30, mart-sab 10-12.30 e 16-19.30
ingresso libero




Bologna
via d'Azeglio, 15
051 235843 FAX 051 222716
GIORGIO MORANDI - ETTORE SPALLETTI
dal 25/10/2014 al 31/12/2014

lun 16-19.30, mart-sab 10-12.30 e 16-19.30
051 235843


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giovedì 23 ottobre 2014

DOMINIQUE ERO PHILBERT_Urban Mystical Expressions



La Fondazione Noesi Studio Carrieri invita all’inaugurazione della mostra

DOMINIQUE ERO PHILBERT
URBAN MYSTICAL EXPRESSIONS

Testo in catalogo di Christian Omodeo
Martina Franca 25 ottobre, ore 18,30

"Il mio lavoro, beh, è totalmente punky, giovane e new wave"
Dominique ERO Philbert, 1984

A poco più di un mese dalla chiusura della mostra City as Canvas, la prima che celebra a New York la storia di un movimento chiamato a rivoluzionare l’arte della fine del XX secolo, la Fondazione Studio Carrieri desidera ricordare con la mostra Urban Mystical Expressions il trentennale della propria collaborazione con Dominique Philbert, in arte ERO (1967-2011), uno dei massimi rappresentanti del Graffiti Writing newyorkese degli anni ’80.
La storia di Dominique Philbert, nato da genitori di origine afro-caraibica e arrivato a New York all’età di quattro anni, è per molti versi simile a quella degli altri graffiti writers cresciuti nelle zone malfamate di New York in quei decenni, se non fosse per il fatto che ERO è l’unico della sua generazione a aver fatto parte di una cerchia molto ristretta di graffiti writers celebri nati in media dieci anni prima di lui.
Nel 1982, a soli 15 anni, ERO vende la sua prima tela per $ 500 grazie a Patti Astor, la direttrice e fondatrice della Fun Gallery di New York, prima di partecipare, nei tre anni seguenti, a progetti di ambito nazionale e internazionale, come la mostra Arte di Frontiera New York Graffiti, organizzata alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1984 a partire da un progetto di Francesca Alinovi, o la storica collettiva New York Graffiti Writers 1972-1984 della galleria Gallozzi - La Placa di New York.
Tra il 1984 e il 1985, ERO soggiorna a più riprese a Martina Franca, dove collabora con lo Studio Carrieri. Con una decina di opere realizzate tra il 1983 e il 1985, tra cui la serie intitolata Urban Mystical Expressions, partecipa nel gennaio 1985 alla mostra La Lettera Emancipata - Quattro Strateghi con Daze, Phase Two e Rammellzee, e poi alle fiere internazionali di Madrid, Milano e Basilea. Quest’importante gruppo di opere offre uno spaccato unico e imprescindibile sull’ultima evoluzione del Graffiti Writing newyorkese, prima della crisi estetica – e commerciale – suscitata dalla repressione di questo movimento messa in atto dal sindaco di New York Edward I. Koch tra il 1978 e il 1989. Come Christian Omodeo sottolinea nel saggio critico che introduce il catalogo edito in occasione di questa mostra, la presentazione di queste opere nel 2014 fa riscoprire quella carica dirompente che permise a un giovanissimo ERO di ergersi al pari dei nomi sacri del Graffiti Writing newyorkese e legittima quei toni acidi che fecero da contraltare all’evoluzione del paesaggio sonoro newyorkese e al diffondersi dei suoni elettronici della New Wave, oltre che dell’Hip Hop.


Specialista franco-italiano di Urban Art, Christian Omodeo è storico dell’arte. Dopo aver sostenuto la sua tesi di dottorato presso l’Université Paris-Sorbonne, svolto attività di ricerca presso l’Institut National d’Histoire de l’Art e insegnato presso l’Université de Picardie-Jules Verne, lavora oggi come professore e curatore freelance. Ha fondato Le Grand Jeu, un’agenzia specializzata nello sviluppo di progetti di Urban Art, nel 2012.


Dal 25 ottobre al 7 dicembre 2014
Martina Franca Palazzo Barnaba, Via Principe Umberto, 49
venerdì, sabato, domenica, ore 17.30 – 20.30 (ingresso gratuito)
tel. 080.4801759
info@carrierinoesi.it

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The Foundation Noesi Studio Carrieri invites you
to the opening of the exhibition

DOMINIQUE ERO PHILBERT
URBAN MYSTICAL EXPRESSIONS

Text in the catalog by Christian Omodeo
Martina Franca, October 25th, h 18.30

"My work, well, it’s totally punky, fresh and new wave"
Dominique ERO Philbert, 1984

Slightly more than a month has passed since the closing of City as Canvas, the first exhibition held in New York celebrating the history of a movement destined to revolutionize art at the end of the XX century, and the Fondazione Noesi Studio Carrieri with the exhibition Urban Mystical Expressions wishes to celebrate the thirtieth anniversary of its collaboration with Dominique Philbert aka ERO (1967-2011), one of the greatest names of New York Graffiti Writing of the 1980s.
The story of Dominique Philbert – born from Afro-Caribbean parents and arrived in New York at only four – is in many ways similar to that of other graffiti writers who grew up in New York’s mean streets in those decades, but with one exception: ERO was the only one of his generation to belong to a very limited circle of acclaimed graffiti writers who were on average ten years older than he was.
In 1982, only fifteen, thanks to Patti Astor, the founder and director of Fun Gallery in New York, ERO sold his first canvas for $500. In the following three years he took part to a number of national and international projects such as the exhibition Arte di Frontiera New York Graffiti [Frontier Art New York Graffiti] , organized at the Galleria d’Arte Moderna in Bologna in 1984 from an idea by Francesca Alinovi, or as the now historical collective collettiva New York Graffiti Writers 1972-1984 at the galleria Gallozzi-La Placa in New York.
Between 1984 and 1985, ERO stayed several times in Martina Franca, where he collaborated with the Studio Carrieri. With nearly a dozen works produced between 1983 and 1985 – with the series entitled Urban Mystical Expressions among these – in January 1985 he participated to the exhibition La lettera emancipata. Quattro strateghi [The Liberated Letter: Four Strategists] next to works by Daze, Phase 2 and Rammellzee, and to the international art fairs in Madrid, Milan, and Basel. This important group of works offers a unique and fundamental insight into the last developments of New York Graffiti Writing, before the aesthetic (and commercial) crisis provoked by the repression that this artistic movement experienced during Edward I. Koch’s term as mayor of New York between 1978 and 1989. As Christian Omodeo points out in the essay introducing the catalog produced for the occasion, the presentation of these works in 2014 allows us to rediscover that explosive quality that allowed him as adolescent to sit next to the great names of Graffiti Writing in New York; it also explains those acid tones that were the counterpart of the evolution of New York soundscape and of the propagation of New Wave electric sounds and Hip Hop.


Christian Omodeo is a Franco-Italian art historian specializing in Urban Art practices. After receiving his doctorate from the University Paris-Sorbonne, having worked at the Institut National d’Histoire de l’Art and taught at the University of Picardie-Jules Verne, he now divides his time between teaching and curatorship. In 2012 he founded Le Grand Jeu, an agency devoted to Urban Art projetcs.


From October 25th to December 7th 2014
Martina Franca, Barnaba Palace, Via Principe Umberto, 49
friday, saturday, sunday, h 17.30 – 20.30 (free entry)
tel. 080.4801759
info@carrierinoesi.it

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ANSELM KIEFER


Considered to be one of the most important artists of his generation, the exhibition will span over forty years from Kiefer's early career to the present time, bringing together artwork from international private and public collections. The exhibition will be arranged chronologically, presenting the epic scale of his artwork and the breadth of media he has used throughout his career, including painting, sculpture, photography and installation.


COMUNICATO STAMPA

In September 2014, the Royal Academy of Arts will present the first major retrospective of Anselm Kiefer’s work to be held in the UK. Considered to be one of the most important artists of his generation, the exhibition will span over forty years from Kiefer’s early career to the present time, bringing together artwork from international private and public collections. The exhibition will be arranged chronologically, presenting the epic scale of his artwork and the breadth of media he has used throughout his career, including painting, sculpture, photography and installation. Kiefer has also created a number of works conceived specifically for the Royal Academy’s Main Galleries, showcasing his continued interest in seeking new challenges and producing ever more ambitious artwork.

Kiefer’s fascination with history itself and with the work of past masters permeates his subject matter. From mythology, to the Old and New testaments, Kabbalah, alchemy, philosophy and the poetry of Paul Celan and Ingeborg Bachmann, Kiefer’s work wrestles with the darkness of German history and considers the complex relationship between art and spirituality. His technical use of materials such as clay, ash, earth, lead, fabric and dried flowers amongst others, adds further symbolism and depth to his work.

Highlights of the exhibition include photographs and paintings from the controversial Occupations and Heroic Symbols (Heroische Sinnbilder) series of the late 1960s and early 1970s. These images record Kiefer’s re-enactment of the Nazi salute in locations across Europe, made in the belief that one must confront rather than supress the experiences of history. A series of paintings from Kiefer’s Attic series will also be exhibited, including Father, Son and the Holy Ghost (Vater, Sohn, Heiliger Geist), 1973 and Notung, 1973 depicting powerful renderings of wooden interior spaces based on the studio space that Kiefer was occupying in Walldürn-Hornbach in south-west Germany, which he has referred to as “a place to teach myself history.” The exhibition will also feature his monumental architectural paintings, such as To the Unknown Painter (Dem unbekannten Maler), 1983 that reflecton the neo-classicist buildings of Albert Speer, Hitler’s architect, and the role of the artist in considering collective memory.

The exhibition will consider the key themes and the diverse, personal iconography that Kiefer has created in his work over the years and will look at the influence of place on his oeuvre. As he said in a recent interview, “Art is an attempt to get to the very centre of truth. It never can, but it can get quite close.”

Other paintings on display include Palette on a Rope (Palette am Seil), 1971 that uses the motif of the artist’s palette to represent Kiefer’s engagement with the facets of history, as well as a series of early watercolours including From Oscar Wilde (Von Oskar Wilde),1974 and Winter Landscape (Winterlandschaft), 1970.

Anselm Kiefer will also present his celebrated lead books, including the paintings For Paul Celan, Ash Flowers (Für Paul Celan, Aschenblume), 2006 and Black Flakes (Schwarze Flocken), 2006. Kiefer’s new works for the exhibition will incorporate a number of large-scale paintings and sculptures, including a major installation for the Royal Academy’s courtyard.

Kathleen Soriano, Director of Exhibitions says, “While particular segments of Kiefer’s oeuvre have been shown at galleries in this country at intervals over recent decades, never before has a comprehensive overview taken place in spaces befitting the monumental character of many of his pieces. This is an unprecedented opportunity to consider and re-evaluate the trajectory of Kiefer’s practice and the importance of his innovations and contributions to the history of art, whilst celebrating one of our own Honorary Royal Academicians.”

Biography
Anselm Kiefer was born in 1945 in Donaueschingen, Germany. After studying law, he began his art education in Karlsruhe and then Düsseldorf, representing Germany at the 39th Venice Biennale in 1980. His work has been collected by and shown at major museums throughout the world including MoMA, New York; The Art Institute of Chicago; Philadelphia Museum of Art (1987); Neue Nationalgalerie, Berlin (1991); The Metropolitan Museum, New York (1998); Fort Worth Museum of Art (2005); the San Francisco Museum of Modern Art (2006); Louisiana Museum of Art, Denmark (2010); Guggenheim Museum, Bilbao; Tel Aviv Museum of Art; the Grand Palais, Paris; The Rijksmuseum, Amsterdam (2011) and Mass MoCA, Massachusetts (2013). In 2007 Kiefer became the first living artist to be commissioned to install a permanent work in the Louvre, Paris since Georges Braque some 50 years earlier. In this same year he created the first Monumenta installation for the Grand Palais, Paris. Kiefer has lived and worked in France since 1993. He was elected an Honorary Member of the Royal Academy of Arts in 1996 and was awarded the Praemium Imperiale in 1999. In 2005 he was presented with the Federal Cross of Merit, First Class, and the Austrian Decoration for Science and Art; in 2008 the Peace Prize of the German Book Trade; in 2011 a Commandeur dans l’Ordre des Arts et des Lettres by the French Ministry of Culture. 2010 saw his appointment at the Chair of Artistic Creation at the renowned Collège de France, Paris where he delivered nine lectures entitled Art will survive its ruins (Die Kunst geht knapp nicht unter).Organisation Anselm Kiefer has been organised by the Royal Academy of Arts. The exhibition has been curated by Kathleen Soriano, Director of Exhibitions, Royal Academy of Arts, in close collaboration with Anselm Kiefer.

Catalogue
The exhibition is accompanied by a fully illustrated catalogue with contributions from Richard Davey, Kathleen Soriano and Christian Weikop.

Sponsor’s Statement
BNP Paribas is proud to sponsor the forthcoming Anselm Kiefer retrospective at the Royal Academy of Arts, a unique exhibition that demonstrates both the scale and range of Kiefer’s work. As one of the world’s most influential artists, Kiefer blends the themes of religion, poetry and philosophy with reflection on Europe’s history, a continent at the heart of BNP Paribas’ business.
BNP Paribas, as the bank for a changing world, is committed to promoting culture and artistic heritage internationally. Through its continued support of the Royal Academy, we hope that visitors will share in our values that are clearly echoed throughout the exhibition - creativity, responsiveness, ambition and commitment.

About BNP Paribas
BNP Paribas has a presence in 75 countries with more than 180,000 employees, including more than 140,000 in Europe. It ranks highly in its three core activities: Retail Banking, Investment Solutions and Corporate & Investment Banking. In Europe, the Group has four domestic markets (Belgium, France, Italy and Luxembourg) and BNP Paribas Personal Finance is the leader in consumer lending. BNP Paribas is rolling out its integrated retail banking model across Mediterranean basin countries, in Turkey, in Eastern Europe and a large network in the western part of the United States. In its Corporate & Investment Banking and Investment Solutions activities, BNP Paribas also enjoys top positions in Europe, a strong presence in the Americas and solid and fast-growing businesses in Asia-Pacific.

About the Royal Academy of Arts
The Royal Academy of Arts was founded by King George III in 1768. It has a unique position in being an independent, privately funded institution led by eminent artists and architects whose purpose is to be a clear, strong voice for art and artists. Its public programme promotes the creation, enjoyment and appreciation of the visual arts through exhibitions, education and debate.

For further press information, please contact Alexandra Bradley at the Royal Academy Press Office on 020 7300 5615 or press.office@royalacademy.org.uk


Royal Academy of Arts
Burlington House, Piccadilly, London W1J 0BD
10am – 6pm daily (last admission 5.30pm)
Fridays until 10pm (last admission 9.30pm) Admission
£14 full price; concessions available; children under 16 free; Friends of the RA go free.
Group bookings: Groups of 10+ are asked to book in advance. Telephone 020 7300 8027 or email groupbookings@royalacademy.org.uk




London
Burlington House Piccadilly
020 73008000 FAX 020 73008001ANSELM KIEFER
dal 27/9/2014 al 14/12/2014

daily 10am-6pm, fri 10am-10pm

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