L’esposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello che ospitano già importanti lavori del Bramantino: la Sala del Tesoro dove domina l’Argo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, e la soprastante Sala della Balla, che accoglie i dodici arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935.
“Con la mostra sul Bramantino il Comune di Milano realizza, con assoluta autonomia di mezzi e di gestione – non accadeva da 20 anni – una mostra che valorizza lo straordinario patrimonio milanese di opere lasciateci da un autore su cui si sta concentrando l’attenzione della storiografia critica internazionale. Con il Bramantino al Castello Sforzesco – ha detto l’assessore alla Cultura Stefano Boeri – inauguriamo un nuovo corso della stagione espositiva milanese. Una mostra di grande qualità che si offre gratuitamente al pubblico per condividere con la città lo spirito di una nuova idea di cultura”.
Bergamasco, documentato dal 1480 e morto nel 1530, Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, deve il suo peculiare soprannome al rapporto con il marchigiano Bramante, pittore e architetto alla corte di Ludovico il Moro. “Il riconoscimento del Bramantino come il più grande artista lombardo del Rinascimento è avvenuta nel corso del Novecento, grazie agli studi di Wilhelm Suida ma anche grazie alla sintonia con le sperimentazioni delle avanguardie o con quelle di artisti più vicini a noi: da Aldo Rossi a Patti Smith – ha detto Giovanni Agosti –. Solo le ricerche degli ultimi anni hanno restituito al Bramantino una centralità inaspettata, mettendone a fuoco la cronologia e incrementandone il ridotto catalogo, con la sensazionale scoperta di un ciclo di affreschi nel Castello di Voghera. Bramantino è infatti l’unico lombardo in grado di stare a fronte di Leonardo, di chinarsi sul Cenacolo senza esserne travolto”.
Milano conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l’unica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio, che costituisce una sorta di monumentale ingresso alla chiesa di San Nazaro in Brolo.
L’esposizione – allestita dallo studio di Michele De Lucchi, con l’immagine coordinata di Francesco Dondina – intende mostrare in ordine cronologico le opere del Bramantino presenti in città, disperse tra sedi differenti e riunite ora in un unico percorso.
Nella Sala del Tesoro, attorno all’Argo, saranno esposte una ventina di opere, dipinti e disegni, che provengono da raccolte pubbliche (oltre che dai Musei del Castello Sforzesco, dalla Pinacoteca Ambrosiana e dalla Pinacoteca di Brera) e private di Milano e che permetteranno di seguire lo svolgimento della carriera del Bramantino: dalla giovanile Adorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana al San Sebastiano di una raccolta privata, dal Noli me tangere delle Civiche Raccolte d’Arte Antica alla Madonna con il Bambino e angeli della Pinacoteca di Brera.
“La parabola del Bramantino – commenta Giovanni Agosti – dimostra la sintonia con le ricerche più avanzate del suo tempo: la Ferrara espressionista di Ercole de’ Roberti, le sperimentazioni di Leonardo, la Roma città aperta di Giulio II prima di Raffaello, i languori di Giorgione e del Correggio. Tutto attraversato da una peculiare cifra stilistica, votata a una sorta di astrazione, fino a dare vita a immagini dalle iconografie spesso stravaganti e misteriose”.
Nella Sala della Balla, invece, un allestimento completamente nuovo dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi dell’anno, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni.
Un filmato di Alessandro Uccelli documenta ciò che è per diverse ragioni inamovibile: dalla milanese cappella Trivulzio, addossata, nelle sue forme così pure e prive di ornati, alla chiesa di San Nazaro, alle Muse del Castello di Voghera.
In occasione della mostra sarà edito da Officina Libraria un volume che aspira a porsi come una vera e propria guida all’artista, la cui conoscenza è limitata dalla mancanza di pubblicazioni monografiche che ne presentino in maniera adeguata la qualità: a questo fine è stata realizzata una campagna fotografica ad hoc da Mauro Magliani. Il libro, con un’introduzione di Giovanni Romano, contiene un regesto dei documenti noti sul Bramantino, con diverse novità, curato da Roberto Cara.
Il pubblico potrà seguire l’esposizione grazie a una “guida alla mostra” su carta, gratuita, che proporrà analisi e approfondimenti delle opere con una doppia chiave di lettura, offrendo sia un alto livello di informazione scientifica sia un percorso di avvicinamento accessibile da parte dei non addetti ai lavori.
La mostra sarà accompagnata da conferenze e seminari, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, con il Fondo per l’Ambiente Italiano e con gli Amici di Brera, con ingresso libero e gratuito.
Orari: Mar-Dom: 09:00-17:30
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Informazioni:
Tel: 02 88463700
Fonte: http://www.tafter.it
Segnala:Amalia Di Lanno