martedì 8 maggio 2012

TARSHITO_Divine Allure, il profumo del divino


Guerrieri d'Amore. La prima tappa della mostra "Divine Allure, il profumo del divino" comprende una serie di dipinti, digital art e arazzi: "guardo i guerrieri d'amore e mi rispecchio nella loro bellezza di fioritura, nella loro trasformazione in cerchi" (Tarshito).



comunicato stampa

a cura di Oliva Toscani Rucellai e Mauro Lovi

Da maggio a settembre 2012 a Firenze, Bologna e Bertinoro (FC) si svolgerà la mostra “Divine Allure, il profumo del divino” che presenterà le ultime opere di Tarshito, artista e architetto di fama internazionale. Tarshito significa in sanscrito "sete di conoscenza interiore”, il nome glielo diede nel ’79 il maestro Osho, nel suo primo viaggio in India. Da allora Tarshito ha fatto mostre in tutto il mondo esponendo le sue opere tra l’altro alla Biennale di Venezia e al Padiglione Italia nel mondo all’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi. “Attraverso l’arte inspiro trascendenza, mistero, luce, la consapevolezza di esserci, - dice Tarshito – ed espiro la gioia per il Servizio d’amore a Dio, la cosiddetta bhakti, attraverso l’arte, per un senso di gratitudine e di amore aperto. Muoversi spinti dall’ardore del sacro, della realizzazione spirituale. Il ricercatore spirituale/artistico deve porre attenzione nel canalizzare l’arte e dirigerla verso quanto ha valore Reale, verso le verità di sempre. Ogni opera d’arte deve contenere il profumo di Dio e attraverso l’arte mi piacerebbe condividere informazioni che aiutino a elevare le coscienze, a modificare le abitudini, a bonificare i pensieri.”

La mostra Divine Allure accoglie una selezione di opere nuove mai esposte, insieme ad alcuni lavori storici. La mostra è concepita come un percorso nel tempo e nello spazio, ogni luogo espositivo sviluppa un tema del mondo di Tarshito.

Inizia a Firenze il 9 maggio nella Galleria Otto Luogo dell’arte, di Oliva Toscani Rucellai, con “Guerrieri d’Amore”, una serie di dipinti, digital art e arazzi su di un tema molto caro all’artista. “Guerrieri d’amore. Non c’e’ più tempo! Ognuno si armi della propria bellezza, delle proprie qualità e riconosca il guerriero d’amore in sé stesso. Guardo i guerrieri d’amore e mi rispecchio nella loro bellezza di fioritura, nella loro trasformazione in cerchi. I miei capelli diventano radici a toccare le sfere celesti, i miei piedi-radici onorano il luogo dove sono, le campanelle chiamano il divino qui e ora!”

Il 12 maggio è la volta di Bologna, nelle Gallerie Bongiovanni con “Il mantra visibile”, una serie di dipinti, altorilievi e sculture inediti. “Parto dal “qui e ora”, dal momento, e da quel punto tento di sprofondare fino alle viscere della terra per sperimentare la base dell’umanità, le radici – la tradizione – per poi ripercorrere il viaggio verticale fino ad arrivare all’offerta, al divino attraverso la meditazione. Questo il metodo che uso per fare arte, questa la possibilità che mi do per assicurarmi che le opere abbiano luce, verità, qualcosa di “buono” da condividere con chi le guarda.”

Dal 16 giugno fino al 2 settembre, gli spazi del Museo Brunori a Bertinoro (FC) ospitano “Il mondo di Tarshito”, installazioni di vasi di ceramica dorata, grandi vasi sculture, fontane vasi, grandi dipinti, arazzi e sculture sul tema degli animali sacri, architetture/sculture in ceramica e dipinti sul concetto di geografie sacre.
“…Vorrei essere come un vaso vuoto e pulito per poter accogliere l’elisir della vita….”
“Animali in trasformazione, una tigre la cui coda si apre a vaso, mi ricorda la forza e la ricettività. La tartaruga che porta la propria casa e la casa del divino. L’elefante le cui gambe diventano colonne del tempio di Ganesh, Dio della fortuna. Il pesce, Dio...”
“Geografia sacra. Ridisegno i mondi e le nazioni. I confini che determinano le divisioni spariscono per un mondo unito.”
“Architettura in fiore. I muri diventano tuoi amici, sbocciano. La tua casa bella come un fiore.”

La mostra è completata da un libro italiano/inglese che contiene tutte le opere esposte, distribuito in tutta Italia.
Tarshito. Divine Allure. A cura di Maurizio Corrado, Sistemi Editoriali, Napoli 2012
Testi critici di Gianni Pettena, Clara Mantica, Pierre Restany, Alessandro Mendini, Cristina Morozzi, Vito Intini, Laila Tyabji, Antonella Pierno, Maria Vinella, Manuela De Leonardis, Andrea Del Guercio, Tarshito, Lama Gangchen.
Testi mostra di Marco Hilbe, Oliva Toscani Rucellai, Agneta Holst, Mauro Lovi, Raimonda Bongiovanni, Astrid Feldman, Roberta Nuzzi, Attilio Zammarchi.

DIVINE ALLURE Il profumo del divino – Opere di Tarshito 2012
Firenze Bologna Bertinoro - Maggio/Settembre 2012
Organizzazione, coordinamento e logistica Marco Hilbe e Dino Lorusso
A cura di Maurizio Corrado
In collaborazione con Oliva Toscani Rucellai, Mauro Lovi, Raimonda Bongiovanni, Attilio Zammarchi

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SU TARSHITO
Testi dal libro Tarshito. Divine Allure.

Gianni Pettena
…e Tarshito e Shama, che oltre a svolgere una propria attività di ricerca raccolgono attorno a sé nella galleria Speciale, a Bari, eventi e partecipazioni che vedono attivi Mendini, Branzi, Dalisi, Pettena, Marano e Vigo spesso in dialogo con Paladino, Merz, Mondino, Meret Oppenheim. Con le situazioni proposte e con la produzione di mobili, installazioni, collezioni di arazzi e tappeti, Speciale diventerà così un luogo di riferimento che incrementerà il dialogo tra progettisti a forte carica simbolica e artisti che lavorano nel campo del progetto, dello spazio indagato, visitato e lavorato con gli strumenti dell’arte.

Clara Mantica
Tarshito non appartiene a correnti, è un outsider delle tendenze e un insider di quel flusso di ispirazione e sollecitazioni che, detto secondo le sue modalità, dal Cielo scende sulla Terra. Adotta materiali e simboli che appartengono a tradizioni e culture antiche, ma il suo lavoro aderisce al presente e vuole contribuire a costruire il futuro. Aperto ad ogni tecnica, le padroneggia tutte senza possederne alcuna, in grado come è di trasferire la propria ispirazione a bravi artigiani, siano essi pugliesi, tibetani, indiani o sardi, che diventano, come per incanto, i suoi alleati. Insieme tendono al miglior risultato, progetto e messa in opera hanno uguale valore, indissolubili e reciprocamente necessari. Dagli anni 80 coinvolge progettisti, famosi o neofiti, e più recentemente studenti di Accademie e scuole sperimentali, parlando loro di sacralità, amore, gentilezza e tracciando connessioni invisibili fra il cuore e la mente, fra sé e l'altro, fra la Terra e il Cielo.

Pierre Restany
Tarshito è riuscito a unire in progetti di sintesi design e artigianato. Un tema d'attualità nel momento in cui la nostra cultura globale pone acutamente il problema della sopravvivenza delle arti e delle tradizioni popolari, nel momento in cui i politici ecologisti riscoprono l'artigianato. "Chi acquisterà queste meraviglie di folklore idealista?", qualcuno chiederà. Esse ignorano ovviamente le leggi del marketing omologato. Tarshito, da bravo guerriero d'amore, non se ne cura, conosce un solo mercato: quello degli uomini di buona volontà, coloro che sanno vivere la presenza del sogno nel loro spazio domestico.

Alessandro Mendini
Mi è sempre sembrato che noi perseguiamo obiettivi simili con metodi diversi. L'obiettivo è cercare di spargere, in quanto progetti­sti, sul terreno e nei luoghi, degli oggetti ricchi di anima, di spiritualità. (…) Se parlo di Tarshito mi viene in mente il progettista-pensatore e il progetti­sta anche a carattere religioso. È molto difficile affiancarti a dei nomi di altri designer; tu sei autono­mo, con una grande forza, talvolta anche violenta, nel proporre le tue attitudini, la tua disponibilità. Se devo associarti a qualcuno, mi viene alla mente per esempio Rudolf Steiner l'antroposofo che, congiun­gendo filosofie occidentali e orientali, ha fatto anche progetti di architettura, un architetto-filosofo, così come Antoni Gaudì. Se poi devo fare dei nomi di per­sone che oggi hanno delle sensibilità parallele alle tue, penso a Franco Battiato, e un po' anche a Romeo Gigli, anche se sono molto diversi da te caratterial­mente. (…) Un'altra osservazione che mi viene da fare sul tuo lavoro è che tu sia più interessato al segno come mezzo per esprimere un contenuto da trasmettere che alla sua struttura. Cioè quando tu usi l'oro per i vasi, o scegli delle forme, non tendi al bello, tendi al contenuto del bello, proponi una emozione più antropologica-cor­porale-animistica che non visiva. (…)quando dico “in te c'è violen­za” è perché mi sembra che tu invece di trasmettere l'uso di spazi e di ambienti rilassanti, dai delle cose molto cariche, molto presenti, impegnative da perce­pire che implicano un grande impegno da parte del fruitore. (…) La parola violenza è impropria, diciamo meglio "notevole forza ", cioè una pregnanza, un eccesso di pensiero.

Cristina Morozzi
Tarshito ha formalizzato splendidamente non l’abitare con arte, ma la possibilità di abitare l’arte, trasformando l’opera un’esperienza da vivere nella totalità.

Andrea Del Guercio
L’azione espressiva di Tarshito è quella di un ‘progettista’, già maturato nella crisi etico-critica dell’Architettura Radicale degli anni ’70, ma che si trasforma per affermarsi all’interno della stretta relazione con la cultura dell’arte; l’apporto personale e la sua specificità presenta dati di diversità rispetto alle forme di più netta e fredda matrice concettuale, per andare a porsi all’interno di quel sistema di valori monografici, autonomi e personali, che in Italia appaiono significativamente rappresentati dall’opera di Alighiero Boetti e Luigi Ontani, per geografie culturali ed estetiche consonanti, ed ancora con l’attività di Claudio Costa e di Antonio Paradiso, tra forme e tecniche, depositate nella tradizione popolare e condotte al confronto con patrimonio artistico e culturale occidentale.

SULLA MOSTRA
Testi dal libro Tarshito. Divine Allure.

Marco Hilbe
Quando ci s’incontra fra persone si può, non spesso, sperimentare una sensazione di conforto, come se la vita ci avesse, finalmente, condotto a un punto di arrivo, a un luogo in cui fermarsi. Fermarsi a respirare e a riflettere la luce dell’altro che ci viene incontro. Questi momenti d’incontro possono essere gli unici momenti sacri della vita in cui si guarda all’altro come portatore di una sua scintilla che accende una fiamma per illuminare e riscaldare entrambi. (…)
Come lo sguardo di un amico senza parole ci sostiene o ci rimprovera, così, senza parole, il colore, la forma compiuta ci mostrano come l’Autore abbia intrapreso un percorso dell’Anima e ci invita a percorrerlo con Lui. Il mistero continua nel fascino dell’infinito fluire. Affidiamoci al Bello con sconsiderato abbandono.

Olivia Toscani
Ho conosciuto Tarshito e Shama nei primissimi anni ottanta, appena adolescente. Mi ricordo molto bene la generosa e maestosa presenza di Tarshito, uomo di grande slancio umano ed emotivo. Ci sedevamo al tavolo in legno del nostro salotto a Milano e chiacchieravamo a lungo della vita, dei problemi, della sua ricerca spirituale e metafisica che ha sempre contraddistinto l’indole di Tarshito. Una ricerca che riusciva a esprimere con amore e simpatia nella capacità di entrare in contatto con il prossimo. Nella generosa disponibilità a coinvolgere il suo interlocutore come per cogliere ogni volta l’essenza vitale del mondo stesso. Nella sua curiosità di scoprire sempre fonti di energia nuove e rivelatrici di verità nascoste.

Agneta Holst
Eravamo un gruppo molto affiatato che si ritrovava a casa di Ugo Marano, da Tarshito, da me. Con Tarshito e Ugo ci siamo ritrovati a New York in un viaggio straordinario. L'esperienza di Megalopoli si chiuse nel 1991 con una mostra di Mauro Lovi. Sono molto felice che Olivia sia partita con Otto, rincontrando e proponendo il lavoro degli artisti che sono stati a me molto vicini, con un pensiero celeste a Ugo.

Mauro Lovi
Negli esiti di questi manufatti è interessante vedere il modo con cui fa incontrare maestosità, grandezza, meraviglia, vastità, e sacralità con gli oggetti delle funzioni quotidiane, per mezzo delle scale di grandezza per esprimersi, esprimerli. Il lavoro di Tarshito è inseparabile dal suo interesse per le discipline orientali, l'incontro con quella spiritualità permea il suo interesse, e ci propone una lunga meditazione sul senso degli oggetti che ci circondano, sul loro uso e quali rapporti e regole li compongono. Una lettura che mette e ci mette in contatto molte religio, per donarci oggetti di pace e bellezza, mondi di esperienze, un invito con un gesto ampio e generoso ad ampliare il nostro respiro.

Raimonda Bongiovanni e Astrid Feldman
Crediamo nelle regole della spiritualità che non conosce confini per raggiungere, con una sola mostra, l’equilibrio di un mantra che possa vedersi. Una coppa di sangue dorato solo da vivere. (…)
L’arte di Tarshito, destinata a restare.

Roberta Nuzzi
Sembra che la materia in sé stessa richieda quanto serve a completare il percorso interiore dell’autore; la materia stessa guida la sua mano e il suo cuore, come una necessità medianica in cui egli stesso è il mezzo, e la materia / suono il dèspota, implacabile, cui ubbidire senza pausa e senza remore fino all’ottenimento dell’opera perfetta. Solo allora l’autore se ne distacca e osserva, finalmente: il creato. Interessante questa coincidenza di termini; chi crea è Dio, in tutte le religioni con diversi nomi o senza nome, per timoroso rispetto del divino, della potenza creatrice. In uno stato di coscienza risvegliata si dà forma, colore, numero, misura, peso; e il divino vivente nell’interiorità da invisibile diventa visibile. L’alchimia si compie. La trasmutazione del piombo in oro. Attraverso la Luce interiore dell’ispirazione.

Attilio Zammarchi
La parola condivisione spiega quale molla, quale afflato lo spingano alla ricerca del rapporto con gli altri, del vincolo tra tutti gli “umani” fuori da egoismi e narcisismi rincorrendo supreme verità eterne nel contesto di un equanime destino comune, senza barriere. Lo fa ricorrendo a un linguaggio artistico che affonda le sue radici nella cultura indiana trasportando miti, simboli e religiosità di quel mondo dentro la nostra algida visione occidentale per contaminarla e, in parte, redimerla. Tarshito usa parole come “trascendenza, mistero, luce, verità”. Quanto di questi concetti si potrà leggere nelle opere esposte? Quanto riusciranno a conseguire i nobili intenti dell’Autore che mira a far riflettere e accendere l’emozione in chi osserva?

Info stampa: Maurizio Corrado – maurizio.corrado@yahoo.it
Per immagini: Dino Lorusso - info@tarshito.com

Calendario

GUERRIERI D'AMORE a cura di Oliva Toscani Rucellai e Mauro Lovi
9 maggio / 9 giugno, Firenze, Galleria OTTO luogo dell’arte, Via Maggio 13 rosso – Firenze

IL MANTRA VISIBILE a cura di Raimonda Bongiovanni
12 maggio, Bologna, Bongiovanni Gallerie, Via Rizzoli 36/Galleria Acquaderni

IL MONDO DI TARSHITO a cura di Attilio Zammarchi
16 giugno / 2 settembre, Bertinoro (FO), Museo Brunori, via Monticino 1435

Fonte: http://undo.net

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Amalia Di Lanno