giovedì 15 marzo 2012

Cindy Sherman al MOMA di New York


Cindy Sherman” 26 febbraio – 11 giugno 2012, al Museum of Modern Art – New York (www.moma.org) Una stella torna a brillare al MoMA. A 60 anni, la fotografa che la prestigiosa rivista ArtReview ha collocato al settimo posto nell’elenco degli artisti più influenti del pianeta, regala al pubblico una retrospettiva che ripercorre la sua carriera dagli anni ’70 ad oggi e lancia precise indicazioni al futuro. Cindy settima artista al mondo? C’è chi, come il critico Charlie Finch la colloca se possibile più su, perché lei è “l’ultima stella del mondo dell’arte, il successore di Cézanne, Picasso, Pollock e Warhol come figura di trasformazione elevata al cielo”. E scrive “La modestia di Cindy, il feroce controllo personale dei mezzi di propria produzione, l’interpretazione universale dell’essere donna e la strana trasfigurazione dell’intimità in oggetti universali la rendono affascinante come Marlene Dietrich, privata come la Garbo, sfavillante come Elizabeth Taylor e vulnerabile come Marilyn Monroe. E lei non è solo l’attrice, lei è lo scrittore, il regista, il produttore, è dietro la macchina da presa e contemporaneamente in piedi davanti ad essa”.

La mostra raccoglie circa 180 fotografie chiave dell’artista newyorchese, tra cui le serie complete ―Untitled Film Stills (1977–80): settanta immagini in bianco e nero che riproducono gli stereotipi femminili di Hollywood dagli anni ’50 in poi; e poi The critically acclaimed centerfolds (1981), un serie di 12 scatti che mettono in scena stati d’animo attraverso la costruzione d’immagini destinate ad una rivista erotica, e The celebrated history portraits (1989– 90) che indagano i rapporti tra pittore e modella, scattati prendendo in prestito diversi periodi storici dell’arte, dal Rinascimento, al Barocco…

Non mancano esempi tratti da momenti fondamentali del lavoro di Sherman: dalle fotografie di moda dei primi anni 1980 alle immagini di sesso degli anni ’90, ai clown dei primi anni del XXI secolo, ai ritratti “sociali” del 2008. Inoltre presenta la prima americana del suo murale fotografico realizzato nel 2010, un intervento site specific nel quale la fotografa gioca col suo viso deformato da Photoshop e mescolandone l’immagine a soggetti tratti dalla vita quotidiana in una sorta di grande carnevale dove realtà e fantasia si fondono.

Il suo lavoro è la pietra angolare incontrastata della fotografia post-moderna. Mascherata in quella miriade di personaggi che pone di fronte alla sua macchina fotografica, Cindy Sherman crea personaggi inventati e tableaux che esaminano la costruzione di identità, la natura della rappresentazione, e l’artificio della fotografia. Le sue opere parlano di un mondo sempre più saturo di immagini, attingendo a quella fornitura illimitata di materiale visivo fornito dai film, dalla televisione, dalle riviste, da Internet e dalla storia dell’arte. Per oltre 35 anni la sua avventura senza sosta ha costruito col suo lavoro eloquente, spesso feroce e provocatorio la chiave per interpretare la nostra cultura visiva.

Sola, lavora senza alcun tipo di assistente, come spiega la curatrice Eva Respini “Cindy Sherman nel suo studio diventa fotografo, modello, art director, truccatore, parrucchiere e stilista. Sia che debba raffigurare una ragazza in carriera o una bomba bionda, una fashion victim o un clown, un aristocratico francese o un’attempata signora dell’alta società”.

L’esposizione del MoMa, come viaggio nel lavoro di un’artista cruciale ma anche nella cultura visiva del nostro tempo e delle sue infinite relazioni: dalle indagini sulla costruzione della femminilità ai temi del grottesco; alla rappresentazione del corpo, dei disastri, della sessualità, del mito, del fantastico e del carnevale. Sherman ha fatto della fotografia un’esperienza ai limiti del teatro, immagini messe in scena per scuotere lo spettatore e denunciare sempre ogni cliché culturale. Emblematica la sua serie monumentale del 2008 “Ritratti di società” che riprende donne di una certa età d’elevato rango sociale che lottano con gli attuali e impossibili standard della bellezza. Il peso psicologico di queste immagini passa attraverso l’onestà inesorabile della descrizione dell’invecchiamento e dei piccoli dettagli che smentiscono il tentativo di proiettare all’esterno un aspetto giovanile. Nelle infinite possibilità della mutabilità delle identità, queste immagini, come un po’ tutte quelle dell’artista, sono al tempo stesso provocatorie, denigratorie, empatiche, e misteriose. Cindy Sherman, feroce e seduttiva.

Fonte:

http://www.daringtodo.com

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Amalia Di Lanno