Il Giudizio universale delle scimmiette di Giuseppe Abate
Cura: Roberto Eduardo Maria Mazzarago e Mariapaola Spinelli.
Il Giudizio universale delle scimmiette è la nuova installazione di
Giuseppe Abate presso la galleria LeMuse Factory di Adelfia.
Un lavoro site-specific progettato per il nuovo spazio e per celebrare i tre anni di attività della galleria.
Giuseppe Abate si è formato a Venezia dove si è specializzato in
Pittura presso l’Accademia di Belle Arti, attualmente vive e lavora a
Milano.
Benché la sua produzione sia prevalentemente pittorica, l’artista realizza anche delle installazioni site specific.
“Nell’installazione per me lo spazio dev’essere completamente
stravolto. Questo progetto - come afferma l’artista - non è nato tutto
insieme ma stanza per stanza, con la necessità di staccare il cervello
dalla mano come diceva Picasso.”
E di questa necessità di cui parla
il genio spagnolo, Abate ne ha fatto virtù, poiché per 20 giorni ha
lavorato incessantemente all’installazione, staccando il cervello e
dando spazio alla rappresentazione di un vissuto onirico con un
risultato che trasporta lo spettatore in un’atmosfera di rêverie che
precede lo stato di coscienza.
La prima stanza è quella del
gioco, dell’infanzia, ad accogliere lo spettatore un cavallo a dondolo
che occupa quasi tutto lo spazio; il cavallo è un giocattolo
inutilizzabile per le sue dimensioni e per Abate cela quel senso di
inadeguatezza proprio dell’infanzia. A fare da sfondo al cavallo, una
schiera di uccellini in argilla e una mela alla parete, bersaglio
mancato dalle frecce, unica vittima un tenero uccellino. Poi c’è il
corridoio che indica il passaggio dall’infanzia all’età adulta e alla
presa della coscienza di sé.
Al centro, la stanza delle scimmiette.
La presenza delle scimmie è stata ispirata da un racconto di Philip K
Dick di cui l’artista è accanito lettore. Molta della produzione
artistica di Abate ha un punto di partenza preso dal racconto letterario
che è poi rappresentato e trasfigurato nell’opera visiva con un
risultato che spesso crea strani incroci ibridi tra elementi umani,
animali e oggetti.
Ne Il giudizio universale delle scimmiette
simbolicamente la razza dei primati, antica progenie di quella umana, si
ritrova a giudicare quello che è il destino inesorabile delle cose: La
fine di ogni cosa.
Così come la fine di molte delle opere esposte,
prima fra tutte il cavallo che sarà distrutto all’interno della galleria
con un processo paragonabile a quello industriale dell’obsolescenza
programmata dei prodotti.
Nell’ultima stanza, l’apparente
tranquillità di un interno di una casa borghese con la poltrona, il
tappeto di pelle di orso è interrotta dalle presenza delle armi e da una
scatola di fagioli esplosa, feticcio post pop in cui la serialità e
l’alienazione denunciate dal movimento pop vengono sostituite dalla
critica del declino di un sistema industriale - della fase contemporanea
produttiva capitalistica - che trova nella distruzione delle cose,
programmata, quel elemento che lo tiene in vita e allo stesso tempo ne
decreta la fine, mostrandone tutta la fragilità.
La scatola di
fagioli in una trasfigurazione metafisica è la descrizione dello stato
impermanente della vita stessa e rappresenta il memento mori - il noto
motto latino: Ricordati che devi morire – che incarna tutta l’essenza
della mostra che è costruita su un paradosso di base, ovvero la sua
ineluttabile distruzione.
Mariapaola Spinelli
INGRESSO LIBERO/FREE FOOD&DRINK
Permanenza: 3 novembre-8 dicembre
info: info@lemusefactory.it
393-9239726 (Roberto Mazzarago)
orario: Lunedì-Sabato 9:30-13:00 18:00-21:30
Giovedì chiuso
Segnala:
amalia di Lanno