lunedì 28 ottobre 2013

Giuseppe Abate | Il Giudizio universale delle scimmiette


 Il Giudizio universale delle scimmiette di Giuseppe Abate
Cura: Roberto Eduardo Maria Mazzarago e Mariapaola Spinelli.

Il Giudizio universale delle scimmiette è la nuova installazione di Giuseppe Abate presso la galleria LeMuse Factory di Adelfia.
Un lavoro site-specific progettato per il nuovo spazio e per celebrare i tre anni di attività della galleria.
Giuseppe Abate si è formato a Venezia dove si è specializzato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti, attualmente vive e lavora a Milano.
Benché la sua produzione sia prevalentemente pittorica, l’artista realizza anche delle installazioni site specific.
“Nell’installazione per me lo spazio dev’essere completamente stravolto. Questo progetto - come afferma l’artista - non è nato tutto insieme ma stanza per stanza, con la necessità di staccare il cervello dalla mano come diceva Picasso.”
E di questa necessità di cui parla il genio spagnolo, Abate ne ha fatto virtù, poiché per 20 giorni ha lavorato incessantemente all’installazione, staccando il cervello e dando spazio alla rappresentazione di un vissuto onirico con un risultato che trasporta lo spettatore in un’atmosfera di rêverie che precede lo stato di coscienza.
La prima stanza è quella del gioco, dell’infanzia, ad accogliere lo spettatore un cavallo a dondolo che occupa quasi tutto lo spazio; il cavallo è un giocattolo inutilizzabile per le sue dimensioni e per Abate cela quel senso di inadeguatezza proprio dell’infanzia. A fare da sfondo al cavallo, una schiera di uccellini in argilla e una mela alla parete, bersaglio mancato dalle frecce, unica vittima un tenero uccellino. Poi c’è il corridoio che indica il passaggio dall’infanzia all’età adulta e alla presa della coscienza di sé.
Al centro, la stanza delle scimmiette.
La presenza delle scimmie è stata ispirata da un racconto di Philip K Dick di cui l’artista è accanito lettore. Molta della produzione artistica di Abate ha un punto di partenza preso dal racconto letterario che è poi rappresentato e trasfigurato nell’opera visiva con un risultato che spesso crea strani incroci ibridi tra elementi umani, animali e oggetti.
Ne Il giudizio universale delle scimmiette simbolicamente la razza dei primati, antica progenie di quella umana, si ritrova a giudicare quello che è il destino inesorabile delle cose: La fine di ogni cosa.
Così come la fine di molte delle opere esposte, prima fra tutte il cavallo che sarà distrutto all’interno della galleria con un processo paragonabile a quello industriale dell’obsolescenza programmata dei prodotti.
Nell’ultima stanza, l’apparente tranquillità di un interno di una casa borghese con la poltrona, il tappeto di pelle di orso è interrotta dalle presenza delle armi e da una scatola di fagioli esplosa, feticcio post pop in cui la serialità e l’alienazione denunciate dal movimento pop vengono sostituite dalla critica del declino di un sistema industriale - della fase contemporanea produttiva capitalistica - che trova nella distruzione delle cose, programmata, quel elemento che lo tiene in vita e allo stesso tempo ne decreta la fine, mostrandone tutta la fragilità.
La scatola di fagioli in una trasfigurazione metafisica è la descrizione dello stato impermanente della vita stessa e rappresenta il memento mori - il noto motto latino: Ricordati che devi morire – che incarna tutta l’essenza della mostra che è costruita su un paradosso di base, ovvero la sua ineluttabile distruzione.
Mariapaola Spinelli

INGRESSO LIBERO/FREE FOOD&DRINK

Permanenza: 3 novembre-8 dicembre
info: info@lemusefactory.it
393-9239726 (Roberto Mazzarago)
orario: Lunedì-Sabato 9:30-13:00 18:00-21:30
Giovedì chiuso
Segnala:
amalia di Lanno