mercoledì 2 ottobre 2013

Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev_Provincial Sets

A distanza di quattro anni dalla loro prima personale italiana, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev ritornano a Milano per inaugurare la nuova stagione espositiva della Galleria Laura Bulian. In quest’occasione la nota coppia di artisti kazaki presenta quattro grandi progetti che vanno dal 2002 al 2012 e coprono l’ultimo decennio. Curata da Marco Scotini, la mostra raccoglie sotto il titolo comune di Provincial Sets alcuni lavori tra i più significativi dei due rappresentanti della scena artistica dell’Asia Centrale.

Autori d’inventari fotografici, di archivi d’immagini documentarie, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev da anni registrano con esattezza particolari trascurabili della vita di ogni giorno, elementi vernacolari, soggetti non particolarmente fotogenici. E lo fanno in maniera seriale, per tipologie, dando origine non a singoli fotogrammi ma a classi coerenti d’immagini. In apparenza insignificanti (e mostrati inequivocabilmente per quello che sono), questi minimi dettagli (di oggetti, di colore, di costume) finiscono per rivelarsi tanto segni di una macrostoria quanto nuove metafore sociali o simboli mimetizzati del potere.

Ma la ricerca dei Vorobyev non è mai un’inchiesta esaustiva o sistematica, tantomeno intende esserlo. È piuttosto una tassonomia occasionale e discontinua in cui il ricorso alla pratica “concettuale” della fotografia (e alle sue convenzioni di neutralità) si rivela la più adatta a trasformare le tracce dell’esperienza ordinaria in documento e, allo stesso tempo, in puro segno. Di fatto, queste classi d’immagini (da Sunsets and Sunrises a Kazakhstan. Blue period, da Bazar a The Fence) mettono in scena pratiche singolari di appropriazione e collezione, i cui soggetti acquistano il carattere di ready made socio-culturali da un lato, ma dall’altro (una volta decontestualizzati e ripetuti) finiscono per diventare figure astratte all’interno di sequenze ornamentali.

Questo doppio livello, così come il salto di scala tra micro e macro, non cessa di tradurre condizioni reali e proiezioni fittizie (aspirazioni sociali, nostalgie remote, nuovi stili di vita) dello spazio postsovietico contemporaneo. Il lavoro dei Vorobyev non si rivolge al passato socialista o alla sua memoria, al contrario di quello di molti altri artisti attuali. Si concentra piuttosto (attraverso una lucida critica) sulla successione più o meno diretta tra il potere totalitario precedente e il regime attuale nell’ex periferia sovietica: quello che i Vorobyev oggi chiamano “democrazia decorativa”. La frammentazione, i neonazionalismi, la distruzione di ogni legame comunitario, la nostalgia per un’autenticità patriarcale, il nuovo blu turchese della bandiera kazaka, sono tutti caratteri ricorrenti delle società neototalitarie centro-asiatiche che le immagini dei Vorobyev non smettono di rendere visibili.

Ogni progetto dei Vorobyev richiede un tempo di produzione molto lungo che coincide con quello della raccolta delle tracce, della collezione. Proprio in The Fence (2004-2012) quella che era la cortina di ferro sovietica, a livello mentale, si trasforma nella reale moltiplicazione dei nuovi recinti della proprietà privata che fa la sua ricomparsa a partire dalla perestrojka. Le lastre metalliche con gli emblemi socialisti vengono riciclati nelle recinzioni improvvisate delle periferie di Alma Ata e il rosso comunista viene coperto dal verde islamico. Anche qui, come in Blue Period, il colore è un indice in grado di identificare tanto i membri di una comunità che le simbologie metafisiche. La riconversione semiotica tradisce un’identica egemonia politica, anche se in un contesto mutato.

Alle nuove classi sociali delle periferie postsovietiche non rimane altro che un confronto sempre più serrato con i modelli capitalisti occidentali in una rincorsa senza possibilità di alternative. Il gap tra realtà e proiezioni è quanto i Vorobyev sottolineano nel ciclo Photo for Memory. If a Mountain Doesn't Go to Mahomet ...(2002) in cui hanno fotografato gente della steppa contro lo sfondo di poster che riproducono le capitali occidentali. Ma il carattere di disillusione e l'impossibilità di uscita raggiungono il massimo dell'evidenza nell'opera multimediale Day and Night (2007) in cui l'orizzonte è definitivamente chiuso. Le classiche inferriate delle finestre, che a partire dal 1991, sono divenute un segno comune delle abitazioni del Centro Asia, sostituiscono i raggi del sole (nascente e calante) con un suo calco metallico. Questo dispositivo di protezione domestica diventa nei Vorobyev un simbolo forte di prigionia incondizionata sotto il segno dell'oriente e del sole.

Yelena Vorobyeva was born in 1959 in Nebit-Dag (Turkmenistan). Viktor Vorobyev was born in 1959 in Pavlodar (Kazakhstan). They live in Almaty, Kazakhstan.

Selected exhibitions since 2005:
2013: At the Crossroads: Contemporary Art from Central Asia and the Caucasus, selling exhibition, Sotheby’s London, 03.2013
2012: Migrasophia , curated by Sara Raza, Sharjah Museum , Maraya Art Center , UAE
Arsenale 2012, Kyiv International Biennial of Contemporary Art, curated by Nataliia Zabolotna and David Elliott, Kiev, Ukraina
2011: Between Heaven and Earth. Contemporary Art from the Centre of Asia, Calvert 22 Foundation, London, UK
2010: Partecipation at the International Sculpture Biennale of Carrara, Italy, curated by Fabio Cavallucci
Rites without Myths, Laura Bulian Gallery, Milan, Italy
2009: Making the Interstices, Central Asia pavilion, 53. International art exhibition, Venice Biennial, Italy
Lonely at the Top # 2, curated by Viktor Misiano, Project of Bart De Baere, Muhka Museum, Antwerpen, Belgium , Kazahkstan. Blue Period, Solo show, Laura Bulian Gallery, Milan, Italy
2008: Tracing Roads Through Central Asia, YBCA, San Francisco, USA
2007:Progressive Nostalgia, Contemporary Art from the Former USSSR, curated by Viktor Misiano, Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato Italy
Time of the Storytellers. Narrative and Distant Gaze in Post-Soviet Art curated by Viktor Misiano, Kiasma Museum , Helsinki, Finland
2006: Zones Of Contact, curated by Charles Merewether, 15 biennale contemporary art of Sydney, Australia
Zone Of Risk. Transition, 3 rd international exhibition of contemporary art, Bishkek, Kirgizstan
2005: Art From Central Asia: a Contemporary Archive, Central Asia pavilion, 51. International art exhibition Venice Biennial, Italy


Four years after their first duo exhibition in Italy, Yelena Vorobyeva and Viktor Vorobyev return to Milan to inaugurate the new season at the Laura Bulian Gallery. For the occasion the well-known Kazakh couple present four major projects dating from between 2002 and 2012, therefore covering the last decade. The exhibition Provincial Sets , curated by Marco Scotini, brings together some of the most significant works by these two representatives of the Central Asian art scene.

Creators of photographic databases, archives of documentary images, for years Yelena Vorobyeva and Viktor Vorobyev have been compiling a precise record of the negligible details of daily life, local particulars, subjects that are not exactly photogenic. They do it in series, according to typologies, producing not single shots but coherent groupings of images. While seemingly insignificant (and exhibited unmistakably for what they are), these details (of objects, colours and customs) end up revealing many signs of a macro-history as well as new social metaphors and camouflaged symbols of power.

But the Vorobyevs research cannot be defined as an exhaustive or systematic investigation, nor are they intended as such. It is rather an occasional and discontinuous taxonomy to which the “conceptual” practice of photography (and its neutral conventions) turns out to be most suitable when transforming the traces of day-to-day experience into both document and pure sign. Indeed, these groupings of images (Sunsets and Sunrises, Kazakhstan.Blue period, Bazar and The Fence) present unique methods of collection and assemblage, where subjects acquire ready-made socio-cultural features on the one hand and (once they have been de-contextualised and repeated) become abstract figures within ornamental sequences on the other.

This double level, like the micro-macro shift in scale, never ceases to interpret the real conditions and fictitious projections (social aspirations, remote nostalgia, new lifestyles) of contemporary post-Soviet reality. Contrary to many other present-day artists, the Vorobyevs' work does not address the socialist past or its memory. It is focused instead (through clear-minded criticism) on the present regime's more or less direct succession to the previous totalitarian power within the ex-Soviet periphery: what the Vorobyevs call “decorative democracy”. Fragmentation, neo-nationalism, the destruction of all sense of community, nostalgia for patriarchal authenticity and the new turquoise blue of the Kazakh flag, these are all recurring features of neo-totalitarian Central Asian society that the Vorobyevs' images never cease to highlight.

Each one of these projects requires a very long period for the actual gathering of traces and assembling of material. In The Fence (2004-2012), what was once the Iron Curtain, on a mental level, is transformed into a real multiplication of the new enclosures of private property which started to appear once again following the perestrojka. Sheets of metal bearing socialist emblems are recycled in improvised fences in the outskirts of Almaty and communist red is painted over with Islamic green. Here too, as in Blue Period, colour is capable of identifying both the members of a community and metaphysical symbols. Semiotic reconversion betrays an identical political hegemony despite the mutated context.

In the absence of any alternatives, the new social classes of the post-Soviet periphery cannot but face up to the ever tightening grip of the models of Western capitalism. In the cycle Photo for Memory. If a Mountain Doesn't Go to Mahomet ...(2002) the Vorobyevs underline the gap between reality and expectations, the people of the steppes are photographed against a background of posters of Western capitals. Features of disillusion and impossibility reach their apex in the multimedia work Day and Night (2007) where the horizon is definitively closed off. The classic bars on windows, which from 1991 onwards have become a common feature in Central Asian housing, substitute the rays of the sun (rising and setting) with their metal grid. For the Vorobyevs this system of domestic protection becomes a potent symbol of unconditional imprisonment under the sign of the Eastern sun.

Yelena Vorobyeva was born in 1959 in Nebit-Dag (Turkmenistan). Viktor Vorobyev was born in 1959 in Pavlodar (Kazakhstan). They live in Almaty, Kazakhstan.

Selected exhibitions since 2005:
2013: At the Crossroads: Contemporary Art from Central Asia and the Caucasus, selling exhibition, Sotheby’s London, 03.2013
2012: Migrasophia , curated by Sara Raza, Sharjah Museum , Maraya Art Center , UAE
Arsenale 2012, Kyiv International Biennial of Contemporary Art, curated by Nataliia Zabolotna and David Elliott, Kiev, Ukraina
2011: Between Heaven and Earth. Contemporary Art from the Centre of Asia, Calvert 22 Foundation, London, UK
2010: Partecipation at the International Sculpture Biennale of Carrara, Italy, curated by Fabio Cavallucci
Rites without Myths, Laura Bulian Gallery, Milan, Italy
2009: Making the Interstices, Central Asia pavilion, 53. International art exhibition, Venice Biennial, Italy
Lonely at the Top # 2, curated by Viktor Misiano, Project of Bart De Baere, Muhka Museum, Antwerpen, Belgium , Kazahkstan. Blue Period, Solo show, Laura Bulian Gallery, Milan, Italy
2008: Tracing Roads Through Central Asia, YBCA, San Francisco, USA
2007:Progressive Nostalgia, Contemporary Art from the Former USSSR, curated by Viktor Misiano, Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato Italy
Time of the Storytellers. Narrative and Distant Gaze in Post-Soviet Art curated by Viktor Misiano, Kiasma Museum , Helsinki, Finland
2006: Zones Of Contact, curated by Charles Merewether, 15 biennale contemporary art of Sydney, Australia
Zone Of Risk. Transition, 3 rd international exhibition of contemporary art, Bishkek, Kirgizstan
2005: Art From Central Asia: a Contemporary Archive, Central Asia pavilion, 51. International art exhibition Venice Biennial, Italy 


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Amalia di Lanno