Attraverso la creazione di scenari sublimi che diventano precipitosamente inquietanti per mezzo di una decadenza improvvisa e graduale, le opere di Ori Gersht rendono momenti prolungati di suspense grazie all’uso della fotografia in stop-motion e del film al rallentatore. Rifacendosi nelle composizioni a quadri storici di grandi maestri, l’artista offre una meditazione sulla vita, la perdita, il destino ed il caso.
Catturare un attimo, fermarlo nel tempo e nello spazio per renderlo percettibile in modo chiaro e preciso è una prerogativa di questo artista.
Nella serie Blow Up, che prende il nome dall’omonimo film di Michelangelo Antonioni, la composizione floreale richiama le tinte del tricolore di Francia e si rifà all’opera di Henri Fantin-Latour. Ori Gersht accelera la scomparsa di questo still-life facendolo letteralmente saltare in aria, attraverso una tecnica che prevede un preventivo congelamento dei fiori e la successiva creazione di una violenta esplosione attraverso piccole cariche di nitroglicerina sapientemente posizionate. L’azione viene catturata in modo assai vivido per mezzo di una speciale camera ad alta risoluzione ad 1/6000 di secondo: i momenti cruciali di quest’immagine, allo stesso tempo affascinante ed inquietante, vengono selezionati dall’artista ad evocare la dicotomia tra caos e serenità così come gli atti casuali di violenza, non solo della storia europea, ma anche del suo paese d’origine. Lo stesso procedimento è utilizzato nella serie Big Bang, dove frammenti di petali, steli e cocci di vaso schizzano nell’ambiente e cadono rallentati verso terra. In Pomegranate la composizione si rifà ad una natura morta del XVII secolo del pittore spagnolo Juan Sànchez Cotan, attraversata questa volta da un proiettile che sembra bucare il telaio per colpire e spappolare il melograno sospeso: Ori Gersht crea volutamente tensioni fra vecchi maestri e nuove tecnologie, è un momento di unione e simultanea distruzione, di opposti che, per una frazione di secondo, coincidono. In Falling Bird, invece, sulla base di una natura morta di Jean Baptiste Siméon Chardin, anatre e fagiani sono appesi senza vita per i piedi palmati, riflettendosi in uno specchio d’acqua scuro verso cui cadono impotenti a picco, consumandosi, nel tuffo, nel proprio riflesso.
In mostra presso lo spazio milanese, anche alcune opere della serie Chasing Good Fortune, realizzata in Giappone nel mese di fioritura dei ciliegi. L’artista esplora il simbolismo di questo fiore, da sempre metafora della natura della vita, concentrata in una bellezza estrema ed in una morte altrettanto rapida. Prima associato al rinnovamento buddista e simbolo di buon auspicio, durante la Seconda Guerra Mondiale il fiore di ciliegio è stato utilizzato per motivare il popolo giapponese nei confronti del nazionalismo e del militarismo, e la caduta dei suoi petali è diventata il simbolo dei soldati kamikaze. Con il suo lavoro Ori Gersht cattura l’essenza di questi fiori emblematici in un’atmosfera sinistra e post-atomica: l’interesse dell’artista in viaggio per Hiroshima era infatti ugualmente diviso fra l’innocenza perduta dei ciliegi e la forza grazie alla quale essi continuano a fiorire su di un suolo contaminato.
Nelle opere di Ori Gersht, più che un commento critico alla violenza, si nasconde l’osservazione delle assurdità che ci circondano, l’indagine di scenari in cui in un posto si combattono guerre sanguinose mentre in un altro luogo le persone vivono un comodo stile di vita decadente: esistenze opposte e parallele che talvolta s’incontrano, proprio come nelle sue opere convivono bellezza e distruzione.
Ori Gersht nasce a Tel Aviv nel 1967 e, a partire dal 1988, vive e lavora a Londra, dove consegue il diploma di laurea in Fotografia, Film e Video presso la Westminster University ed il Master of Arts presso il Royal College of Art.
Il suo lavoro è stato esposto presso importanti istituzioni museali, tra cui, Tate Britain, Tate Modern, Victoria and Albert Museum, Imperial War Museum di Londra, Boston Museum of Fine Arts, Santa Barbara Museu, Tel Aviv Museum, Frankfurter Kunsverein, Jewish Museum di New York e Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington.
Opening: 1 marzo h. 19.00-21.00
1 marzo – 4 aprile 2012
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Informazioni:
Brand New Gallery
via Farini 32 Milano
Tel: 02.89.05.30.83
info@brandnew-gallery.com
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Amalia Di Lanno