giovedì 1 marzo 2012

Tashi (Hanti Liu) “Ghirlanda del codice segreto”


Opening Sabato 17 Marzo 0re 18.00

17 Marzo – 7 Aprile 2012

Sono oltre 10 anni che la galleria La Corte Arte Contemporanea di Rosanna Tempestini Frizzi ospita nella propria sede le mostre finali degli studenti della SACI, un programma universitario americano a Firenze. Le mostre sono il frutto dei progetti realizzati nel corso di Multimedia, e oltre alla Corte (ma spesso, anche in quelle occasioni, in collaborazione con questa galleria) in altre sedi. Così, nel lontano 2001, i lavori degli studenti SACI erano presentati, nel contesto di Fabbrica Europa, alla Stazione Leopolda; poi, negli anni successivi, nelle gallerie Spazio Tempo e Sergio Tossi Arte Contemporanea, e infine anche nel recentemente (re)inaugurato Teatro dell'Affratellamento.
L'opportunità offerta agli studenti, per la maggior parte statunitensi, di realizzare i propri lavori in relazione ad uno spazio così particolare ha contribuito molto ai contenuti, ha influito nelle scelte e nelle poetiche, e, a volte, ha determinato i temi del corso stesso. In effetti, La Corte è uno spazio molto particolare, segnato dagli strati del passato che hanno dato la forma e anche il nome alla galleria: una corte inglobata in un palazzo che nei secoli cambiava forma, sotto archi sostenuti da due caratteristici pilastri, segnato dalle nicchie e anche da una scala che sale senza meta fino a una porta murata. L'intero spazio della galleria, tutta irregolare e con muri leggermente storti tanto da rendere impossibile l'uso degli strumenti di precisione di solito usati negli allestimenti, richiede sempre di essere incorporato nel lavoro stesso. Si trasforma ad ogni occasione in un'altro progetto collettivo o personale, come in un'occasione alcuni anni fa, quando la galleria era completamente vuota, buia e riempita solo di suoni. È uno spazio apparentemente difficile, con il quale prima o poi bisogna fare pace e lavorarci un po' insieme, ed è proprio per quelle sue caratteristiche e i suoi ostacoli che la Corte è sempre stata un sostegno all'immaginazione degli studenti - un materiale modellabile, inevitabilmente partecipe nel contesto del progetto. E non solo: molti artisti di fama internazionale, come quelli più noti al pubblico locale, si sono trovati a ragionare e cercare le soluzioni espositive fra i suoi pilastri.
Lavorando su temi vari, spesso legati all'osservazione della città e i suoi intrecci fra passato e presente, gli studenti della SACI facevano uso, in un certo senso, della loro presenza temporanea, a volte soffrendo a volte guadagnando dalla durata così breve del semestre accademico. Per molti, la mostra alla Corte era il momento più rilevante, la fine di una grande corsa verso un finale pubblico, in un diretto contatto con la città fuori dallo spazio protetto della scuola. Nella galleria traevano diverse conclusioni - alcuni sulla continuità del loro essere estranei a un mondo che gli è rimasto sempre lontano e incomprensibile, altri sulle conoscenze nuove e sul ritrovarsi in una condizione che essere stranieri è un contesto che una volta guadagnato ci rimane un po' per sempre anche quando torniamo a casa. Tutti poi andavano via; alcuni, prima o poi, tornavano.
Dicembre scorso, i lavori finali degli studenti (alla fine del semestre autunnale) hanno incluso interventi individuali che per alcuni giorni hanno occupato l’intera galleria con una sola installazione per volta. Una di quelle era di Tashi (Hanti Liu), uno studente Taiwanese, residente a New York, il cui lavoro consisteva in 5 video proiezioni simultanee su superfici irregolari di carta, in grossi fogli, strappati e accartocciati, apparentemente buttati in aria e rimasti lì fermi. Sopra i fogli e sui muri circostanti si versavano, attraverso proiezioni, delle masse di puntini neri apparentemente mossi da una logica, come delle folle di persone riprese dall'alto, oppure polvere di metallo intrappolato in un perpetuo movimento delle superfici magnetiche.
Ora, tre mesi dopo, Tashi torna a realizzare una personale alla Corte, intitolata Ghirlanda del codice segreto. Il mondo, scrive nella descrizione del progetto, è un enorme codice composto da codici a loro volta sempre più piccoli. Esistono codici maschili e codici femminili. Il lavoro è dedicato alla scrittura Nushu, un linguaggio delle donne, di una società in cui le donne, in uno stato di segregazione, non avevano il diritto alla scrittura. Perciò inventarono una scrittura loro, segreta, conosciuta solo fra i membri della comunità. È una scrittura fonetica, pur essendo molti dei suoi simboli tratti dalla scrittura pittografica cinese. Nushu era in uso per centinaia di anni, testimone di tutte le segregazioni successive. L'ultima conoscitrice della scrittura è morta nel 2004.
Con Tashi bisogna avere pazienza. È una persona di estrema gentilezza, ma a volte, per ragioni religiose, si dedica al silenzio e rimane irreperibile per giorni, a volte settimane. È un buddista dedicato alla sua religione che ha le proprie manifestazioni anche nel suo lavoro artistico pieno di particolari minuscoli che si ritrovano in un insieme complesso e solo apparentemente caotico. Come quando, per un compito di classe del semestre scorso, ha piazzato sulle lampade che illuminano le scale della SACI una serie di forti simboli politici e religiosi, creando un’atmosfera spiazzante e confondente il cui senso si poteva intuire solo ripercorrendo l’intera scalinata. Per il suo nuovo lavoro, Tashi intende realizzare alcune proiezioni video sui rotoli di una particolare carta cinese che, in forma di tenda, era usata per separare le donne dagli uomini, anche nelle cerimonie reali. L’installazione propone un percorso. Un labirinto femminile, tutto di carta e luce.

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Amalia Di Lanno