La mostra, dal titolo “La fotografia del Giappone (1860-1910). I capolavori”, a cura di Francesco Paolo Campione e di Marco Fagioli, è realizzata in collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano e Giunti Arte mostre musei e si avvale del patrocinio di Regione Campania, Provincia di Napoli e Fondazione Italia Giappone.
In Giappone, agli albori della storia della fotografia, la tecnica occidentale della stampa all’albumina si unì alla tradizionale abilità dei pittori locali, capaci di applicare il colore anche su piccolissime superfici, a volte con pennelli dotati di un solo pelo. I risultati artistici furono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati risultarono così verosimili da non riuscire a distinguere,in alcuni casi, le opere dalle moderne fotografie a colori.
Le immagini sono profondamente caratterizzate dalla ricerca di un’armonia sottile fra le cose: paesaggi, edifici, architetture d’interni, scene di vita quotidiana, ritratti di uomini e donne erano destinate prevalentemente ai viaggiatori stranieri e offrivano rappresentazioni del paesaggio e della cultura giapponese con la funzione di produrre souvenir di viaggio e della memoria esotica.
Sono esposte le opere di alcuni grandi fotografi delle origini, primo fra tutti Felice Beato (1833 -1907) che, immediatamente seguito da artisti giapponesi, diede vita a uno stile, chiamato Scuola di Yokohama. Il percorso espositivo, organizzato per sezioni, indaga la rappresentazione del paesaggio e la natura “educata” dalla cultura, il gusto dell’esotismo e il profondo rapporto tra la fotografia e le stampe dell’ukiyoe.
L’immagine della donna è colta nei molteplici aspetti della bellezza e della vita quotidiana, in casa, al lavoro nelle botteghe e nei campi, nei quartieri a luci rosse chiamati “città senza notte”. O ancora, attenta e curata è la proposta degli stereotipi dell’immagine maschile, dai samurai ai bonzi, dai lottatori di sumo a tutti gli interpreti quotidiani di una realtà ideale che, talvolta, declina anche verso l’«anormalità» e il capriccio.
La relazione fra il sacro e il profano viene esaminata attraverso una serie di fotografie che ritraggono le attività lavorative e altre scene di vita comune, i templi, le cerimonie e le feste. La mostra si snoda con le opere dei grandi interpreti della fotografia giapponese, come Kusakabe Kimbei, considerato da molti il più eccellente interprete della Scuola di Yokohama.
In occasione della mostra l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale ha organizzato un ciclo di conferenze a cura del professor Giorgio Amitrano, che si terranno ogni sabato mattina nella sala delle conferenze del museo per tutta la durata dell’esposizione.
Questa iniziativa è contro il ‘sistema’ della camorra
Orario: 8.30-14.00; chiuso martedì
Ingresso: € 2.00
CONFERENZE
Organizzate dall’Università degli Studi di Napoli L’Orientale,a cura del professor Giorgio Amitrano. Sabato mattina nella sala delle conferenze del museo per tutta la durata dell’esposizione.
Sabato 28 aprile ore 11
Francesco Paolo Campione
(Direttore del Museo delle Culture di Lugano)
La scuola di Yokohama
Sabato 5 maggio ore 11
Lucia Caterina
(Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
L’arte giapponese incontra l’Occidente
Sabato 12 maggio ore 11
Silvana de Maio
(Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
La città giapponese dall’epoca Meiji ai nostri giorni, tra continuità e nuovi inizi.
Sabato 19 maggio ore 11
Giorgio Amitrano
(Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
La malinconia e la bellezza. Riflessioni sul sentire giapponese.
Sabato 26 maggio ore 11
Franco Mazzei
(Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
Il Giappone dalla tradizione al postmoderno.
Consulta il sito
Informazioni
Tel. 081 7612356
Fax 081 669675
sspsae-na.pignatelli@beniculturali.it
facebook.com/villapignatellicasadellafotografia
Fonte: http://www.tafter.it
Segnala:
Amalia Di Lanno