Giovedì 24 Gennaio – h. 21:30
incontro con l’artista + video screenings
HOMEVIDEO
(ingresso libero
- per infoS: info@openvideoprojects.org)
Venerdì 25 - Sabato 26 - Domenica 27 Gennaio
Retrospettiva cinematografica (l’artista sarà presente
alle proiezioni)
Cinema Filmstudio
Via degli Orti d’Alibert 1/c – Roma (Trastevere)
Ingresso €. 5,00 – Abbonamento a 5
ingressi €.15,00
INFOS:
info@complusevents.com
Tel. 333 735 8983
info@filmstudioroma.com
Tel.
334 178 0632
Dan Oki: esplorazioni interiori e legami sociali
Dan Oki, pseudonimo di Slobodan Jokić,
(Zara, Croazia,1965) intuì la propria vocazione artistica quando ricevette in
regalo dal nonno, all’età di 14 anni, una cinepresa Super 8mm. La storia
personale, il microcosmo familiare e le ulteriori relazioni sociali nella
comunità di appartenenza o d’elezione affettiva, hanno rappresentato per
differenti generazioni di appassionati cinefili un’imprescindibile motivazione
alla realizzazione dei cosiddetto personal cinema. Sia gli amatori che i
cineasti in senso puro si sono dedicati al compimento della preservazione delle
memorie personali attraverso tutta una serie di tecniche e linguaggi.
Ovviamente i formati ridotti (in principio 16mm, 8mm, Super 8mm ed oggi le
videocamere digitali) per l’immediata maneggevolezza e duttilità predispongono
gli autori a effettuare riprese che scaturiscono dalla quotidianità,
spingendoli spesso a dotarsi di un linguaggio apertamente individuale. Questi
formati hanno legittimato e contribuito a diffondere una produzione filmica
svincolata dalle preoccupazioni della committenza e dai clichè della
rappresentazione cinematografica.
In alcuni cineasti (Stan Brakhage,
Jonas Mekas, Joseph Moroder, Boris Lehman, Jay Rosenblatt, etc) i motivi
familiari o affettivi vengono ricondotti
a una prassi diaristica che non coinvolge elementi di natura extra-filmica, con
l’eccezione della fase di montaggio. La contaminazione delle scritture visive
all’apparenza incongruenti (spaziale - segnica, grafica, performativa -
temporale, acronologica, sconfinante oltre i limiti della transitoria durata, e
memore della tradizione del cinema strutturalista) e l’articolazione narrativa,
visuale e drammatica, contraddistinguono invece il percorso cinematografico di
Oki. Il processo artistico del regista croato, moderatamente calibrato verso
riferimenti autobiografici, sin dai primi cortometraggi, ha prestato attenzione
e stima nell’utilizzo delle tecniche miste, prediligendo indagare le soluzioni
tecnologiche che si passavano il testimone nella ricerca visiva, valorizzando e
talvolta impiegando i differenti media per un unico progetto, come in Oxygen4 dove il web si integra al
cinema. In Oki un’indagine dell’effige contemporanea scaturisce dal
compenetrare matrici letterarie. In particolare in Navigations, 1995, emerge metaforicamente l’epica dei modelli della
classicità greca come esortazione a perdurare nel solco di un’esistenza, che
pur non concedendo tregua ai continui interrogativi, che sopraggiungono al
viaggiatore e che ne mettono alla prova persino le sue motivate spinte alla
rassegnazione, sprona a non desistere di fronte all’irriducibile sentenza homo homini lupus (l'uomo
è un lupo per l'uomo).
Questa inclinazione traslata sul piano
linguistico del contenuto determina un’incomunicabilità che Oki affronta,
lasciando intendere una complessità e il fascino segreto della natura in Ozone 3 RGB, 2004, e più simbolicamente anche in V moje oči letijo igle, 1989, in cui i rapporti umani senza
una premessa relazionale abdicano alla proficua dialettica e sono condannati a
rinchiudersi in un formale mutismo e a perdere il senso del metron.
In Oki il
ricorso al simbolo non si esaurisce nella disamina delle relazioni tra le
persone ma riguarda in larga parte l’acqua, un elemento naturale depositario di
innumerevoli impieghi emblematici e “onnipresente
in differenti culture e religioni” (Zeljka Himbele Kozul).
Così in Noah and Ceremonies on the Water, 1991,
il mare si presta a specifici paralleli di significanza allegorica che dimorano
nei concetti fluttuanti di catarsi, passaggio/processo e
rinnovamento/reincarnazione. Divine
Beings, 1998, invece sebbene presenta ambienti acquatici si riferisce
anzitutto all’attribuzione divina degli animali e denota che “La
preoccupazione esistenziale è particolarmente evidente nelle opere di Oki che
ha a che fare con la conservazione delle specie animali e il nostro ambiente in
rapida trasformazione ” (Ibidem).
Il viaggio, il microcosmo e il
macrocosmo, il senso della meraviglia, e parafrasando Percy Shelley il trionfo
della vita, delineano preludi e metafore di una ricerca che non si dispiega ma
porta alla riflessione sul percorso che le idee hanno disegnato nei millenni
della storia, prendendo in esame i problemi centrali del ragionamento
filosofico e peculiarmente del pensiero cinematografico sull’impressione
visiva. Infatti Sandra Sterle, che con Oki condivide la prassi artistica e il
tetto famigliare, sottolinea che “nei
film sperimentali egli ha elaborato delle composizioni che destrutturano la
percezione visuale, animando la realtà fotogramma per fotogramma”,
operazione che con i lungometraggi è
divenuta più articolata sul versante della narrazione. Già dal primo lungometraggio Oxygen 4, 2004, Oki imposta la trama
tessendo vari generi cinematografici e televisivi, complementando, in fase di
presentazione e produzione, il progetto
multimediale attraverso molteplici gradi di stesura creativa, individuale e
compartecipativa, in cui l’epilogo del film come afferma Brian Willems “….
non è una dimostrazione di un ritorno alla natura di per sé, ma piuttosto un
passare attraverso essa, vale a dire, non voltare le spalle al grande ruolo che
la natura gioca ancora dentro noi stessi simbolici”. Per Predstava/The
Performance,
2010, l’autore ha combinato le proprie riprese documentative dell’attacco
terroristico che subì New York l’undici settembre 2001 con materiale narrativo
girato in HD per l’ambientazione di questo secondo lungometraggio. Ancora una
volta l’obiettivo ottico di Oki è tornato davanti agli animali in cattività,
rinchiusi nei vari zoo, ma soprattutto questa volta è risultato funzionale per un esemplare virtuosismo
tecnico nel movimento della mdp, che in prossimità della fine del film,
registra la scena in mare a Spalato secondo il punto di vista del piccolo
protagonista del film. Dimostrando una eterodossa passione cinefila con The Dark, 2011, l’autore si è
confrontato, sempre per mezzo di distinti linguaggi cinematografici, con le
tipologie narrative appartenenti al genere noir e thrilling. Come in Oxygen 4, la consequenzialità temporale
è stravolta attraverso uno stratagemma drammaturgico, ossia proponendo la
presentazione dei personaggi femminili in forma documentaristica ed
intercalando le testimonianze postume delle stesse donne morte, le quali
riportano l’accadimento degli eventi passati che le hanno viste cadere vittime
della violenza omicida del protagonista maschile. Questa volta tuttavia Oki,
memore anche della tradizione filmica del noir, ha optato per un b/n con forti
contrasti condividendo una ricognizione visiva con l’alta definizione nel
filmare scene dai contorni realistici, dove aleggia però sovente un surreale
senso di straniamento esistenziale e ambientale. Questa impostazione registica,
in cui la mdp indugia in accurate riprese con camera fissa, e dove il montaggio incrociato avvalora una
raffinatezza formale, è a servizio di un più radicale disegno compositivo.
Oki, smantellando i codici e la
struttura della finzione cinematografica, sempre più orientati a condurre lo
spettatore al trascinamento emotivo e all’identificazione e proiezione dei personaggi, ordisce un principio di
estraniamento concettuale dove l’elaborazione della scrittura filmica determina
una messinscena asciutta ed una recitazione altrettanto impassibile. L’impronta
artistica di Oki conferma il perdurare di una originalità di pensiero, di
un’indagine visiva poliedrica, che non risale ad una esclusiva corrente
cinematografica o movimento artistico, ma è da ricondurre a un’autonomia
concettuale e a un disinteressato rapporto con i meccanismi dell’industria
culturale, al fine di raggiungere un esito estetico immune dagli stereotipi
dell’intrattenimento ma, allo stesso tempo, in grado di pervenire a un
linguaggio ispirato ed efficace anche se non persuasivo. In Oki l’immagine non
è mai unicamente cristallizzata nello spazio filmico ma palesa una propria
esistenza nelle tradizioni sapienziali che conservano e tramandano le tecniche
per il conseguimento dell’evoluzione interiore, quale strumento appropriato per
affinare l’esplorazione al di fuori di se stessi.(Piero Pala)
Programmazione:
Venerdì 25
h. 17:00
1° programma
film/video sperimentali,
64min.
h. 18:30
Oxygen 4, 2004, 91min.
h. 21:00
Predstava/The Performance,
2010, 78min.
h. 23:00
Mrak, The Dark, 2011, 80min
Sabato 26
h. 16:30
2° programma
film/video sperimentali,
73min.
h. 18:00
replica 1° prg
film/video sperimentali, 64 min.
h. 19:30
Mrak, The Dark, 2011, 80min
h. 21:30
replica Oxygen 4,
2004, 91min.
Domenica 27
h. 16:30
replica Predstava/The
Performance, 2010, 78min.
h. 18:15
replica 2° programma
film/video sperimentali, 73min.
h. 19:30
replica Oxygen 4,
2004, 91min.
h. 21:30
replica Mrak, The
Dark, 2011, 80min
Oxygen
4, Croazia, 2004, DV, colore, sonoro, 91’
Scritto
e diretto da Dan
Oki
Interpreti: Vili Matula, Barbara Gene, Atsushi Ogata, Nataša Lušetić,
Interpreti: Vili Matula, Barbara Gene, Atsushi Ogata, Nataša Lušetić,
Marc Barbe
OSSIGENO 4 (O4) è una storia di amore e
morte. Diversi generi si intrecciano nel racconto strutturato in tre atti. La
prima parte è un crossover concettuale tra sci-fi e soap opera televisiva con
un pizzico di melodramma, fantasia e romanticismo sociale. Tutti questi
ingredienti si amalgamano in un film strutturalista che può essere scomposto
nelle sue componenti per la sua struttura interna, e poi ulteriormente moltiplicato
dai significati dei differenti media.
"La trama segue l'immaginario
astronauta croato Luka Vitlov. Durante uno dei suoi viaggi spaziali, Luka,
insieme al resto dell’equipaggio, contrae una malattia sconosciuta. Questo
evento delinea sostanzialmente lo
sviluppo drammaturgico della trama, i personaggi del film, le loro relazioni, e
le azioni dell'equipaggio e gli altri personaggi che frequentano dopo il loro
ritorno sulla Terra. Il film si compone di elementi caratteristici dei
lungometraggi di vario genere (fantascienza, azione, sentimentale e dramma).
Comprende inoltre degli elementi appartenenti al documentario, al cinema
sperimentale
e alla televisione d’impatto popolare (soap opera, reality show). Nel corso della loro natura, gli elementi menzionati dettano il ritmo della narrazione del film e dei suoi cambiamenti drastici nella totalità del film. Ed è attraverso questi cambi di ritmo che accade la separazione percettiva di alcuni elementi del film, e con questo metodo, la totalità radicata inizia a svanire e diventa decostruita.” (Sandra Sterle)
e alla televisione d’impatto popolare (soap opera, reality show). Nel corso della loro natura, gli elementi menzionati dettano il ritmo della narrazione del film e dei suoi cambiamenti drastici nella totalità del film. Ed è attraverso questi cambi di ritmo che accade la separazione percettiva di alcuni elementi del film, e con questo metodo, la totalità radicata inizia a svanire e diventa decostruita.” (Sandra Sterle)
Predstava/The
Performance
Croazia,
2010, HD, colore, sonoro (sott. in inglese), 78’
Scritto
e diretto da Dan Oki
Interpreti Vanda Boban, Marin Tudor, Lana Hulenic, Marko Petric, Elena Orlic, Luka Jokic Sterle, Sandra Sterle, Brian Willems.
Cinematography Raul Brzić
Art Direction Dan Oki
Costume Design Nina Memiš
Musica Vjeran Šalamon
Montaggio di Davor Švaić
Sound Design Vjeran Šalamon
Prodotto da Dan Oki
Production company Studio Fugo
Interpreti Vanda Boban, Marin Tudor, Lana Hulenic, Marko Petric, Elena Orlic, Luka Jokic Sterle, Sandra Sterle, Brian Willems.
Cinematography Raul Brzić
Art Direction Dan Oki
Costume Design Nina Memiš
Musica Vjeran Šalamon
Montaggio di Davor Švaić
Sound Design Vjeran Šalamon
Prodotto da Dan Oki
Production company Studio Fugo
Una compagnia teatrale di Spalato,
Croazia, si reca a New York un giorno prima dell'11 settembre. La troupe è
composta da una giovane coppia di sposi con il loro figlio, due ragazze e da un
giovane uomo.
Essi sono accolti dal loro produttore
di New York di origine croata e residente in America che lavora al World Trade
Centre. Improvvisamente la troupe si trova nel bel mezzo della distruzione
dell'11 settembre. Le relazioni tra di loro cambiano sotto l'influenza della
forza degli eventi che li circondano.
“L'11 settembre 2001 vivevo a New York City e ho visto l'attacco terroristico alle Torri Gemelle e le sue conseguenze in prima persona. Dopo aver documentato le immagini durante l’evento terroristico, ho deciso di utilizzarle nel contesto di un lungometraggio narrativo. La parte narrativa del film è in formato intero mentre la parte documentaria è in split screen. Il film affronta l'insensatezza della distruzione, l'unità inscindibile di tutti su questo pianeta, così come la nostra iniqua distruzione del mondo animale a cui la fantasia del bambino ci conduce. "( Dan Oki)
MRAK/THE DARK
Croazia,
2011, HD, colore, sonoro (sott. in inglese), 80’
Regia
di Dan
Oki
Interpreti: Goran Marković, Andrea Mladinić, Petra
Težak, Marin Tudor, Matea Elezović, Zlatko Crnković, Brian Willems,
Adrian-Sterle Jokić
The Dark si svolge nell'arco di un
periodo di 36 ore, il primo giorno d'estate. Frane, conducente di taxi, convive
con sua sorella e suo marito in un insolito e strano menage domestico. Frane
alla notizia che sua sorella è incinta si sente inquieto. Dopo il suo turno di
notte Frane uccide una giovane donna sconosciuta, mentre sta facendo sesso con
lei. Egli cerca di coprire tutte le tracce del crimine, ma così facendo
commette due altri omicidi, uno dei quali va storto. Per tutto il film, le
vittime raccontano le loro storie nei luoghi dove gli omicidi hanno avuto
luogo. La mattina del solstizio d'estate Frane convinto di averla fatta franca
se ne va con la sorella e suo cognato a fare un pic-nic nel bosco vicino al fiume,
non sapendo quale sorte lo attende lì.
Programma
N° 1 film sperimentali
Durata 64 min.
Slobodan Jokić
BLACK
MIRROR, NDL, 1992, U-matic Hi/16mm, colre, stereo, 5’50’’
Il film è un ibrido di 16 mm, video e computer grafica ed
è stato girato a Zagabria nel parco Maksimir e completato nello studio
MonteVideo di Amsterdam. I segni zodiacali sono stati inseriti nelle riprese
del parco, dove compaiono, muovendosi in maniera meccanica, un gruppo di
persone. Il suono è realizzato da un’improvvisazione su un lettore CD difettoso
elaborata successivamente su un mixer audio. (Sandra Sterle)
OZONE 3 RGB, CR, 2005, 16mm film-Digi
Beta, colore, stereo, 11’
Cortometraggio girato “di getto”:
panchina sulla spiaggia. Mezzogiorno d’estate. Caldo. Buco dell'ozono. L'uomo e
una donna stanno arrivando alla spiaggia. Prendono un posto in panchina.
silenzio
NAVIGATIONS, CR,
1995, Super8mm – Betacam SP, colore, stereo, 9’
"Rari nantes in gurgite vasto" ("rari
nuotatori (sparsi) nel vasto gorgo").
Il celebre verso di Virgilio (Enedie. 1,118) viene subito in
mente quando si contemplano gli elementi visivi in questo enciclopedico esempio
di riferimenti acquatici.
Slobodan Jokić
NOAH
AND THE CEREMONIES ON THE WATER
NDL,
1991, S8 mm, U-matic Hi, colore, stereo, 18’
Questo è il suo primo lavoro realizzato ad Amsterdam con
lo pseudonimo Dan Oki. Come base, ha utilizzato materiale cinematografico in
Super 8mm girato sulla banchina di Zara, che è stato inseguito elaborato sul
computer durante la post-produzione al centro MonteVideo (Nederlands Instituut
voor Mediakunst) di Amsterdam. Noè, il noto personaggio di quella zona della
Dalmazia e le caratteristiche ambientali ora sono cancellati, spazzati via,
l'autore è perfettamente al corrente, in modo che la sensazione di assenza di
tempo potrebbe invece essere creata. L'intera opera ricorda qualcosa che accade
nel lontano passato o futuro. La visualizzazione di forme geometriche di
chakras della meditazione tibetana ci accompagnano attraverso tutta la durata
del video (18 minuti). Se li seguiamo con attenzione, si passa ad un intero
processo meditativo specifico. Tali visualizzazioni, che rappresentano chakras
del corpo umano, appaiono in diverse forme ( cerchio, quadrato, triangolo ...)
e in diversi colori. Parallelamente ascoltiamo una registrazione di una
cerimonia tibetana. Da un semplice utilizzo dell’effetto "sfarfallio"
nel computer, una specifica non-materialità dei simboli è stata raggiunta, che
appaiono come se fossero "spostati" dentro l'immagine filmica come
interpreti o traduttori. (Sandra Sterle)
THE
HOUSEHOLDER, CR, 1997, Computer animation, colore, stereo, 10’
Lavoro di computer animation che tenta
di trovare un equilibrio tra le sensazioni di caldo e freddo, agli antipodi di
spazio interno ed esterno, e la percezione del materiale e immateriale.
Programma
N° 2 film sperimentali
Durata 73 min.
DAN OKI/Slobodan Jokić
V
MOJE oči LETIJO IGLE/Aghi stanno
volando nei miei occhi
CR,
1989, colore, mono, 5’
Nel lavoro V moje oči letijo igle, idee di ciò che è dentro, fuori, di
interscambio tra composizione e cornici. Gli esperimenti dell’autore creano una
scena immobile di gruppo, il cosiddetto "tableau vivant", che
costringe lo spettatore a dimenticare tutti gli elementi narrativi e a
concentrarsi sulla percezione e considerare ogni gesto o cosa come portatori di
significato. In questo modo, quattro personaggi del gruppo divengono portatori
di significato, che è ancor più sottolineato intercambiando le scene dei
"tableau vivant" con quelle in cui le teste di questi stessi
personaggi "misurano" la sequenza, animandosi lungo i quattro margini
del fotogramma filmico verso il basso e da sinistra a destra. (Sandra Sterle)
DAN OKI/Slobodan Jokić
DINAMIS,
NDL, 1996, Betacam SP, video, colore, stereo, 8’
Dinamis è un raggruppamento di inspirazioni ed
espirazioni da parte di persone diverse in diversi punti della bussola in
Europa nel corso di quattro stagioni dell'anno.
Divine Beings, CR, 1998,
Super8mm – Betacam SP, b/n, stereo, 30’
Dan Oki’s Divine Beings, è una
narrazione ecologico-umanistica basata su una vera preoccupazione nei confronti
del regno animale. L'autore narra ("voce off") il suo fascino per gli
animali che risale alla sua infanzia, quando ebbe il suo piccolo zoo privato,
nascosto nella cantina della sua casa.
DAN OKI, ZOOGEN, CR, 2006, Digi Beta, colore, stereo, 11’
In questo film gli animali sono
realizzati con il computer e animati da ibride costruzioni di parti di
differenti esseri viventi. Le animazioni sono comparate con immagini di animali
reali filmate in giardini zoologici.
WAXWORK,
CR, 2013, Super 8mm – HD, colore, stereo, 21’
Waxwork è una narrazione sperimentale
che riflette sulla vecchia idea della Genesi. Il film può essere visto anche
come una riflessione critica e artistica sull'educazione religiosa
che continua a presentarsi come una visione valida sull'esistenza di
questo mondo. In questo film girato in Super 8mm da Dan Oki, gli uomini sono rappresentati
come piccole figure realizzate con diversi materiali dall'artista olandese
Lucas van der Put. Queste figure infiammate sono inquadrate dall'idea del film,
dall'animazione stop-motion, dal
contrappunto musicale e dalla voce narrante dello stesso Oki.
Dan
Oki alias
Slobodan Jokić (Zara, 1965) è un
regista e sceneggiatore. Ha realizzato tre lungometraggi, una serie di
documentari e 20 film sperimentali. I suoi film sono stati prodotti in Croazia,
Paesi Bassi e Stati Uniti e proiettati ai festival internazionali di tutto il
mondo. I film di Oki hanno vinto numerosi premi internazionali, tra cui il
Grand Prix Videoex 2000 a Zurigo. È professore associato di cinema presso
l'Accademia di Belle Arti a Spalato (UMAS) e presso l'Accademia di Arte
Drammatica di Zagabria.
complusevents
Report:
Massimo Nardi