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Laura Bulian Gallery è lieta di annuciare la mostra personale
dell’artista italiana Elisabetta Di Maggio I change but I cannot die,
che si inaugura mercoledì 6 Febbraio 2013 .
La scelta del
titolo della mostra, I change but I cannot die, proveniente dalla
lirica di Percy Bysshe Shelley, "The Cloud", ha una intuitiva assonanza
con l'idea dell'arte e in particolare con l'opera dell’artista.
Il cambiamento nelle sue opere proviene da un doppio processo, i
materiali che usa mutano proprietà, mentre l'immagine cambia in base
alla luce, al luogo, all'orientamento.
Nelle opere di
Elisabetta Di Maggio la carta velina diventa una imprevista forza
portante, le foglie assecondano il loro rinsecchimento, ma non si
sbriciolano, i saponi assumono una parentela con la cera usata nelle
fusioni, la porcellana mantiene il traforo della carta che sparisce
nella combustione del caolino.
In questa mostra ci sono due grandi
traiettorie da un lato la trasposizione della figura nella
composizione chirurgica dei suoi intagli; dall'altro l'interpretazione
di figure che provengono dallo studio scientifico dell'ambiente
naturale, come il volo delle farfalle.
In “Tappezzeria,
2012”, metri e metri di carta velina intagliati, seguendo un pattern che
ricorda i ricami e la fluorescenza di un giardino selvatico, avvolgono
a tutto tondo la parete-pilastro che unisce la prima e la seconda
stanza della galleria. Ricordano il "fragile traliccio" (woof) delle
nuvole in cielo, di cui parla Shelley, ma nelle mani di Elisabetta Di
Maggio diventa un vortice che si addensa tra le mura degli edifici, che
tanto spesso racchiudono cambiamenti e immutabilità. Questa specie di
bambagia, fa sparire il muro, al suo posto, strati di ricami uno
sull'altro diventano una fantastica struttura portante, che trattiene la
trama (traliccio) del magma quotidiano, delle sue ripetizioni e delle
sue imprevedibili sorprese.
La relazione tra natura e fibra
interna, reticolare, emerge in “Victoria, 2012”, tre grandi foglie di
ninfee della famiglia Victoria Regia. Tra le vene dorsali del loro corpo
( la loro materia è quasi una carne vegetale) Di Maggio interviene col
bisturi, creando esili, ma decisivi sfondamenti d'aria. Una specie di
alleanza di reciproca resistenza per dare forma alla fragilità come
fonte di trasformazione e non di debolezza. Ancora un traliccio.
Recenti studi sui voli delle farfalle hanno chiarito lo speciale
movimento di questi insetti impollinatori. Quell' andamento svagato che
attribuiva loro, e per metafora agli umani, un'estrosa ed
incalcolabile traiettoria tra un punto e l'altro, è in realtà legato
alla struttura delle ali che trovano la loro estensione attraverso
movimenti che non sono compatibili con una direzione lineare tra un
punto e l'altro. La simbologia dell'aleatorietà legata a quest'insetto
multiforme e multicolore, potrebbe essere in realtà virata nella
metafora del procedere dell'esperienza sentimentale e intellettuale, che
raramente può sottovalutare le divergenze di rotta.
In “Traiettoria
di volo di farfalla #05, 2012”, l’artista traduce il disegno di questo
volo pluridirezionale, in una specie di bosco di spilli, che spunta da
un pannello bianco, puro, astratto. Pannello e spilli sono gli stessi
che usano gli entomologi nella loro ricerca. L'andamento sinuoso ci fa
venire in mente una selva, mentre il brillio degli spilli evidenzia il
colore oro delle loro capocchie. C'è un che di fiabesco, ma anche di
enigmatico. Avvince la bellezza di questo tragitto.
Le farfalle
sono un ponte tra le vite, impollinano, predispongono le nascite. C'è
dunque qualcosa di molto forte nella somiglianza con gli umani, eppure
sono insetti, eppure hanno un corpo diverso, eppure sono state spesso
usate come sinonimo dell'eterno femminino.
A questo punto la
mostra compie una diversione, il traliccio della realtà prende un'altra
strada e un'altra visione, appare nell'interrato della galleria una sua
opera storica “Stupro, 2001” che interpreta un dramma tuttora attuale.
La ripetizione dei gesti che compongono le figure di ogni lavoro di
Elisabetta Di Maggio, si allea con quella di una violenza che non mostra
stanchezza nella propria ripetizione. Alcune decine di saponi da bucato
di marca Sole sono accostati gli uni agli altri come in un puzzle, su
alcuni Di Maggio ha inciso i nomi dei liquidi che si liberano durante
uno stupro: Saliva, Sangue, Sudore, Sperma, Urina, Lacrime. Ad ognuno si
alterna quello con la parola Sole della marca del sapone.
Quale
sapone può lavare questo evento, quale rimozione è possibile? Nessuna.
La materia che pulendo la pelle, dovrebbe ripulire l'anima, non esiste.
Mentre, l'incisione con il bisturi è quasi didascalica.
Di Maggio
ha realizzato questo lavoro nel 2001, lo ripresenta oggi, circa due
mesi dopo lo stupro che ha incendiato le piazze in India, ma quanti sono
quelli che restano nascosti? Quanti voli di farfalle le donne dovranno
compiere perché possano muoversi senza subire la linearità
sesso-violenza? Di Maggio ha inserito questo monito all'interno di un
verso preso in prestito, Cambio, ma non posso morire. Se, invece che
alle nuvole, lo applichiamo alle esperienze emotive, storiche, cultuali
degli umani, dobbiamo munirci di un bisturi per estirpare
chirurgicamente il negativo dall'opposizione pace/guerra,
amore/violenza, ricchezza/povertà. Anche noi, come le farfalle, ci
muoviamo in modo complesso, contraddittorio. Non si possono, quindi,
fare tagli netti, grossolani. Bisogna scavare al proprio interno, capire
dove e quando incidere, come far spazio all'aria per respirare in un
altro modo.
Francesca Pasini
Elisabetta Di Maggio
was born in Milan, Italy, in 1964. She works and lives in Venice,
Italy. / Nasce a Milano nel 1964. Vive e lavora a Venezia
Selected shows since 2005
2012: Dis-Nascere, curated by Angela Vettese, Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Venice, Italy;
2011: Officina Italia 2 nuova creatività italiana, curated by Renato
Barilli, Sala del Baraccano Bologna, ALT Arte Contemporanea Bergamo,
Italy; 2010:
Terre Vulnerabili, curated by Chiara Bertola and
Andrea Lissoni, Hangar Bicocca, Milan, Italy; Cosa fa la mia anima
mentre sto lavorando, curated by Francesca Pasini and Angela Vettese,
Museo MAGA Gallarate, Milan, Italy;
2009: Hopes and Doubts, curated by Costantino D’Orazio, the Dome Martyrs Sqare Beirut and Fondazione Merz Torino, Italy;
2008: XV Quadriennale d’ Arte Palazzo delle Esposizioni Roma, Rome, Italy;
2007: Space for your future, curated by Yuko Hasegawa , MOT museum of
contemporary art, Tokyo, Japan; Apocalittici e integrati. Ventiquattro
artisti italiani, curated by Paolo Colombo, MAXXI, Rome, Italy;
2006: Opere in giardino, curated by Francesca Pasini, Fondazione Remotti, Santa Margherita Ligure;
Il potere delle donne, curated by Luca Beatrice, Caroline Bourgeois,
Francesca Pasini, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento, Italy;
2005: Elisabetta Di Maggio, Viafarini, Milan, Italy, curated by F. Pasini;
Aperto per lavori in corso, curated by Francesca Pasini, PAC Milan, Italy;
Donna Donne, curated by Adelina von Furstemberg, Palazzo Strozzi, Florence, Italy;
Trasparenz, curated by Agnes Kohlmayer, Frauen Museum, Bonn, Germany;
Femme(s), curated by Adelina von Furstenberg, Musee de Carouge, Geneve, Swizerland
The Laura Bulian Gallery is pleased to announce I change but I cannot
die, a solo exhibition by Italian artist Elisabetta Di Maggio, which
will be inaugurated on Wednesday 6 February.
The title of
this exhibition, I change but I cannot die, is taken from "The Cloud", a
poem by Percy Bysshe Shelley, and blends intuitively with the idea of
art and this artist's work in particular.
The change
occurring in her works is brought about by a twin-fold process, the
materials used change their properties while the image changes according
to light, place and orientation.
In Elisabetta Di Maggio's
artworks tissue paper unexpectedly becomes a fundamental strength, the
strips adapt to being dried out without crumbling, soaps take on a
similarity to wax used in casting, porcelain maintains the same texture
as the tissue which vanishes when the kaolin is fired.
In this
exhibition there are two great trajectories: on the one hard we have the
transposition of the figure in the surgical composition of its
sections; on the other the interpretation of figures drawn from the
scientific study of the natural environment, such as the flight of
butterflies.
In “Wallpaper, 2012”, metres and metres of cut
paper tissue, following a pattern that recalls the embroidery and
fluorescence of a wild garden, are completely wrapped around the
pillar/wall that unites the first and second rooms of the gallery. They
recall Shelly's “woof”, the fragile texture of the clouds in the sky
mentioned in the poem, but in Elisabetta Di Maggio's hands they become a
vortex that thickens within the walls of buildings, very often
embodying both change and immutability. This sort of padding makes
walls vanish and in their place layers upon layers of embroidery become a
fantastic fundamental framework, holding back the texture (trellis) of
the day-to-day magma, its repetitions and unforeseeable surprises.
The relationship between nature and internal fibre or network emerges
in “Victoria, 2012”, three large waterlily leaves of the Victoria Regia
variety. Using a scalpel Di Maggio intervenes amid their dorsal veins
(their material is almost a vegetable form of flesh), creating slender
yet decisive lacerations for air. It is a sort of alliance of mutual
resistance, giving shape to fragility as a source of transformation
rather than weakness. A trellis once again.
Recent
research into butterfly flight has shed light on the unique movement of
these pollinating insects. The apparently aimless motion attributed to
them, and metaphorically to humans, described as a whimsical and
undefinable path from one point to another, is actually determined by
the structure of their wings which are spread through movements that are
incompatible with a linear route between any two points. The symbology
of uncertainty attributed to this multiform and multicoloured insect
could indeed be redirected towards the processes of sentimental and
intellectual experience, where changes of direction can rarely be
underestimated.
In “Butterfly flight trajectory #05, 2012”, the
artist translates this multidirectional flight into a sort of forest of
pins protruding from a white, purely abstract panel. Pins and panels
are the same instruments used by entomologists in their research. The
sinuous flow reminds us of a wood while the sparkle of the pins
highlights the golden sheen of their heads. It is something akin to a
fairytale, yet it remains enigmatic. We are won over by the beauty of
this itinerary.
Butterflies are a bridge between lives; through
pollination they are instrumental in births. There is something very
strong therefore in this affinity with humans, and yet they are insects,
their bodies are different; nevertheless they have often been used as a
synonym for the eternal feminine.
At this point the
exhibition makes a diversion, the framework of reality shifts to another
direction and another vision: one of the artist's historical works,
“Rape, 2001”, is exhibited in the basement. It is the interpretation of a
drama that remains topical even today. The repetition of gestures,
which make up the figures in each work by Elisabetta Di Maggio, make an
alliance with a form of violence that shows no signs of tiring in its
own repetition. Several dozen bars of laundry soap carrying the brand
name Sole (Eng. Sun) are set side by side like a sort of puzzle. On some
of these Di Maggio has carved out the names of liquids that are spilled
during during an act of rape: Saliva, Blood, Sweat, Sperm, Urine,
Tears. Each one alternates with a bar carrying the word Sole: the brand
name.
What soap can wash away such an act? What removal would be
possible? None. A material that can clean the soul while it cleans the
skin does not exist. On the other hand, excision, by means of a scalpel,
is almost didactic.
Di Maggio created this work in 2001, she
exhibits it again today about two months after a case of rape fired
public protests in India. But how many rapes go unreported? How many
butterfly flights do women have to undertake until they can move freely
without falling victim to the linearity of sexual violence? Di Maggio
has inserted this message within the borrowed line I change but I cannot
die. If, instead of applying this to a cloud, we apply it to the
emotional, historical and cultural experience of humanity, we would need
a scalpel to surgically remove the negative connotations from contrasts
such as war/peace, love/violence, wealth/poverty. Like butterflies, we
too move in a complex and contradictory manner. It is not possible
therefore, to make clean, sweeping incisions. We need to dig deep
inside, understand where and when to cut, how to make room for the air
we need so as to breath in different way.
Francesca Pasini
Elisabetta Di Maggio was born in Milan, Italy, in 1964. She lives and works in Venice, Italy.
Selected shows since 2005
2012: Dis-Nascere, curated by Angela Vettese, Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Venice, Italy;
2011: Officina Italia 2 nuova creatività italiana, curated by Renato
Barilli, Sala del Baraccano Bologna, ALT Arte Contemporanea Bergamo,
Italy; 2010:
Terre Vulnerabili, curated by Chiara Bertola and
Andrea Lissoni, Hangar Bicocca, Milan, Italy; Cosa fa la mia anima
mentre sto lavorando, curated by Francesca Pasini and Angela Vettese,
Museo MAGA Gallarate, Milan, Italy;
2009: Hopes and Doubts, curated
by Costantino D’Orazio, the Dome, Martyrs Square, Beirut, Lebanon and
Fondazione Merz Turin, Italy;
2008: XV Quadriennale d’ Arte Palazzo delle Esposizioni Roma, Rome, Italy;
2007: Space for your future, curated by Yuko Hasegawa , MOT museum of
contemporary art, Tokyo, Japan; Apocalittici e integrati. Ventiquattro
artisti italiani, curated by Paolo Colombo, MAXXI, Rome, Italy;
2006: Opere in giardino, curated by Francesca Pasini, Fondazione Remotti, Santa Margherita Ligure, Italy;
Il potere delle donne, curated by Luca Beatrice, Caroline Bourgeois,
Francesca Pasini, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento, Italy;
2005: Elisabetta Di Maggio, curated by F. Pasini, Viafarini, Milan, Italy;
Aperto per lavori in corso, curated by Francesca Pasini, PAC Milan, Italy;
Donna Donne, curated by Adelina von Furstemberg, Palazzo Strozzi, Florence, Italy;
Trasparenz, curated by Agnes Kohlmayer, Frauen Museum, Bonn, Germany;
Femme(s), curated by Adelina von Furstenberg, Musee de Carouge, Geneva, Switzerland.
Segnala:
Amalia di Lanno