Grazia Varisco e Aurelio Sartorio, aprono il 2012 alla Fabbri Contemporary Art con la mostra d’istanti. Curatore: Federico Sardella. Inaugurazione mercoledì 11 gennaio, dalle ore 18.30. Grazia Varisco e Aurelio Sartori: artisti milanesi di differenti generazioni e distinte storie nelle quali sono, però, rintracciabili tratti che li accomunano e li legano. Grazia Varisco – a nostro avviso artista di calibro internazionale, importante e imperdibile degli ultimi decenni – è attiva dalla fine degli anni Cinquanta. Aurelio Sartorio dalla metà del Novanta. Grazia Varisco, membro del Gruppo T (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco, nato nel 1959 a Milano e attivo sino alla fine degli anni Settanta), ha partecipato alle mostre Miriorama e a quelle internazionali di arte cinetica e programmata per proseguire, poi, il suo percorso in modo individuale. > comunicato stampa >
In un suo testo a proposito di Aurelio Sartorio, Elisabetta Longari scrive che “ogni quadro funziona come dimostrazione che tutti i vedenti vedono ma non tutti sanno quello che vedono e come lo vedono; e soprattutto che è impossibile vedere il vedere”. Non diversamente, anche ogni lavoro di Grazia Varisco fa i conti con la questione della percezione, del guardare attivamente, attivati da stimoli decifrabili. E, laddove lo schema si sottrae al controllo visivo, la regola viene contraddetta e la struttura, certa in apparenza, viene minata da quesiti e dubbi, si verifica l’imprevisto; si invita lo spettatore a porsi domande e ad intervenire vivacemente al completamento dell’opera.
Di Grazia Varisco saranno esposti “Quadri comunicanti” (2008 – 2011), opere in ferro e alluminio che attraverseranno le prime due sale della galleria, rendendo palpabile un sentimento di provvisorietà, una precarietà, una condizione di bilico incerto che si fissa, ma non trova quiete nemmeno in un allestimento rettilineo, rigido e perentorio. Forme ripetute che contengono una qualunque quantità di vuoto ed una qualunque quantità di pieno, come del resto lo sono i lavori appartenenti alla serie “Dilatazione di spazio. Spazio potenziale” (1973 – 1974), anch’essi presenti in mostra, formati da uno o più elementi, quasi delle cornici per il vuoto, che possono essere spostate e disposte in modo sempre diverso sul corpo del lavoro che attraverso un registro di chiodi consente questa operazione.
Negli stessi spazi, in dialogo ma non necessariamente, vicine eppure distanti, saranno esposte una serie di opere su tela di Aurelio Sartorio. Questi dipinti, dove struttura e colore si fondono in una unica immagine, rendono a chi li guarda gli istanti che scandiscono quello che l’artista definisce “ricerca dell’accordo”: una fase del lavoro che prevede, come lui stesso spiega, la messa a punto delle tonalità, della saturazione e temperatura delle varie tinte,
sino al raggiungimento del “giusto tono” e dell’equilibrio tra istanze apparentemente inconciliabili.
Le restanti due stanze della galleria accoglieranno, rispettivamente, la prima una “quasi antologica” di Grazia Varisco, con opere di piccola dimensione, dagli anni Sessanta ad oggi. Una ventina di lavori scelti tra differenti gruppi di opere che riassumono le comuni problematiche e la complessità del fare, mostrando molte delle sue possibili declinazioni e forme. Opere in carta o cartone, in metallo, con elementi mobili o che richiedono l’intervento del fruitore, da sfogliare o da guardare in movimento, libere o sotto vetro, molte delle quali inedite.
La seconda è dedicata ad una istallazione di Aurelio Sartorio che comprende una serie di lavori su carta mai mostrati prima: le “Scotchcciature”, costruiti riutilizzando le strisce di nastro adesivo adoperate dall’artista, in parte coperte dagli stessi colori dei dipinti; con essi “disegna” piccole serie di strutture affini a quelle presenti sulle tele ma le maglie orizzontali e verticali è come se si fossero allentate, la trama e l’ordito presi un attimo di respiro e il rigore del disegno ammorbidito da piccole curve generate delle pennellate, quasi delle onde, dei brividi che interrompono la rettitudine delle linee forza.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione con uno scritto di Federico Sardella.
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Amalia Di Lanno