LUIGI PROFETA
Post – Scriptum
Mostra personale presso la Galleria Zamenhof
Si apre Mercoledì 1 Febbraio 2012 e s'inaugura Sabato 4 Febbraio, alle ore 18.00 presso la Galleria Zamenhof di Milano (Via Zamenhof 11), la mostra personale di Luigi Profeta, a cura di Virgilio Patarini
Questa alla Zamenhof è una mostra personale che presenta opere inedite dell'artista degli ultimi due anni, quadri, sculture ed installazioni, ma anche pezzi storici antecedenti.
Luigi Profeta, Cosmogonia e inconscio
L'arte di Luigi Profeta nasce da un rapporto fortemente dialettico (e a tratti conflittuale) tra elementi contrapposti: luce e tenebre, ordine e caos, forma e materia. Si tratta, come è facile arguire dalle coppie di elementi contrapposti, di un'arte che potremmo definire, senza tema di smentita, di matrice 'filosofico – cosmogonica', anche se poi i titoli delle opere ci rimandano ad origini di marca più spiccatamente personale e psicologica. L'autore stesso, parlando delle sue opere (che nella maggior parte dei casi più che quadri sarebbe il caso di definire più propriamente 'bassorilievi'), fornisce spiegazioni di tipo autobiografico e psicologico, attribuendo ad ogni segno ed elemento presente nell'opera il valore di metafora: metafore che scaturiscono per raccontare un proprio momento esistenziale, un proprio 'stato d'animo', l'emozione di un istante. E su tutto ciò nulla da eccepire. Ne prendiamo atto. Ma il fatto è che l'arte, quando davvero è tale, vive di vita propria, e le opere spesso travalicano le intenzioni stesse dell'autore. È questo il prodigio della 'creazione' artistica. Ed è questo il prodigio delle opere di Profeta, che pur nascendo come catarsi del tutto personale, privata e circostanziata, finiscono per farsi discorso assoluto (e problematico) si questioni cosmo – geniche, filosofiche, estetiche. Come non leggere in chiave 'Biblica' o più genericamente 'cosmogonia', ad esempio, lo scontro tra la luce e le tenebre che caratterizza tante opere di Profeta? Molte sono infatti le narrazioni mitiche sull'origine del Cosmo che vedono nella separazione tra luce e tenebre un momento essenziale. Allo stesso modo le sistematiche variazioni che regolano la giustapposizione tra forme geometriche (cubetti, parallelepipedi di legno, semisfere in rilievo) e materia informe (i fondi 'matrici' e dai colori cangianti) sembrano rimandare ad ercaiche questioni filosofiche come il rapporto di aristotelica armonia tra Forma e Materia, o più a moderni problemi psicologici come il conflitto tra Conscio ed Inconscio, o, se si preferisce, tra Ragione e Istinti profondi. Tutto questo espresso con un linguaggio personalissimo che riesce ad essere, al tempo stesso, arcaico e post – moderno e sottilmente ambiguo. Un linguaggio dove nulla è ciò che sembra: il legno sembra metallo, la tela sembra legno, ciò che è morbido sembra duro, e ciò che potrebbe rappresentare il pensiero razionale (i cubetti, i parallelepipedi) simboleggia invece l'inconscio (e viceversa). Nulla è ciò che sembra e tutto va interpretato.
Virgilio Patarini
In allegato la foto di una delle opere in mostra
Galleria Zamenhof, Via Zamenhof 11, 20136 Milano
Ingresso Libero
Dal Mercoledì alla Domenica, ore 15.00 – 19.00
Lunedì e Martedì chiuso
Tel. 02.836.608.23 – www.galleriazamenhof.com
e-mail: galleria.zamenhof@gmail.com
Post – Scriptum
Mostra personale presso la Galleria Zamenhof
Si apre Mercoledì 1 Febbraio 2012 e s'inaugura Sabato 4 Febbraio, alle ore 18.00 presso la Galleria Zamenhof di Milano (Via Zamenhof 11), la mostra personale di Luigi Profeta, a cura di Virgilio Patarini
Questa alla Zamenhof è una mostra personale che presenta opere inedite dell'artista degli ultimi due anni, quadri, sculture ed installazioni, ma anche pezzi storici antecedenti.
Luigi Profeta, Cosmogonia e inconscio
L'arte di Luigi Profeta nasce da un rapporto fortemente dialettico (e a tratti conflittuale) tra elementi contrapposti: luce e tenebre, ordine e caos, forma e materia. Si tratta, come è facile arguire dalle coppie di elementi contrapposti, di un'arte che potremmo definire, senza tema di smentita, di matrice 'filosofico – cosmogonica', anche se poi i titoli delle opere ci rimandano ad origini di marca più spiccatamente personale e psicologica. L'autore stesso, parlando delle sue opere (che nella maggior parte dei casi più che quadri sarebbe il caso di definire più propriamente 'bassorilievi'), fornisce spiegazioni di tipo autobiografico e psicologico, attribuendo ad ogni segno ed elemento presente nell'opera il valore di metafora: metafore che scaturiscono per raccontare un proprio momento esistenziale, un proprio 'stato d'animo', l'emozione di un istante. E su tutto ciò nulla da eccepire. Ne prendiamo atto. Ma il fatto è che l'arte, quando davvero è tale, vive di vita propria, e le opere spesso travalicano le intenzioni stesse dell'autore. È questo il prodigio della 'creazione' artistica. Ed è questo il prodigio delle opere di Profeta, che pur nascendo come catarsi del tutto personale, privata e circostanziata, finiscono per farsi discorso assoluto (e problematico) si questioni cosmo – geniche, filosofiche, estetiche. Come non leggere in chiave 'Biblica' o più genericamente 'cosmogonia', ad esempio, lo scontro tra la luce e le tenebre che caratterizza tante opere di Profeta? Molte sono infatti le narrazioni mitiche sull'origine del Cosmo che vedono nella separazione tra luce e tenebre un momento essenziale. Allo stesso modo le sistematiche variazioni che regolano la giustapposizione tra forme geometriche (cubetti, parallelepipedi di legno, semisfere in rilievo) e materia informe (i fondi 'matrici' e dai colori cangianti) sembrano rimandare ad ercaiche questioni filosofiche come il rapporto di aristotelica armonia tra Forma e Materia, o più a moderni problemi psicologici come il conflitto tra Conscio ed Inconscio, o, se si preferisce, tra Ragione e Istinti profondi. Tutto questo espresso con un linguaggio personalissimo che riesce ad essere, al tempo stesso, arcaico e post – moderno e sottilmente ambiguo. Un linguaggio dove nulla è ciò che sembra: il legno sembra metallo, la tela sembra legno, ciò che è morbido sembra duro, e ciò che potrebbe rappresentare il pensiero razionale (i cubetti, i parallelepipedi) simboleggia invece l'inconscio (e viceversa). Nulla è ciò che sembra e tutto va interpretato.
Virgilio Patarini
In allegato la foto di una delle opere in mostra
Galleria Zamenhof, Via Zamenhof 11, 20136 Milano
Ingresso Libero
Dal Mercoledì alla Domenica, ore 15.00 – 19.00
Lunedì e Martedì chiuso
Tel. 02.836.608.23 – www.galleriazamenhof.com
e-mail: galleria.zamenhof@gmail.co
Segnala:
Amalia Di Lanno