ALMA-TADEMA E I PITTORI DELL’800 INGLESE. COLLEZIONE PEREZ SIMON
dal 16/02/2014 al 5/06/2014
Non è un caso e non è da poco se Oscar Wilde
abbia raggiunto fama e popolarità tenendo nella Londra vittoriana e
bigotta conferenze sull’Aesthetic Movement. Più i nobili
si rinchiudevano nei loro manieri tappezzati dai Canaletto, più i
borghesi, nuovi ricchi e in linea con quel che stava diventando la Gran
Bretagna - prima potenza mondiale - apprezzavano i lavori di sir Alma Tadema, Edward Burne-Jones, John William Godward, Arthur Hughes, Albert Moore
e compagni, più compravano i loro quadri, arredavano le loro case
secondo i dettami del nuovo gusto; cercavano insomma una loro strada e
un’identità che desse aria e vita alla polvere puritana dell’Inghilterra
della regina Vittoria.
Il tempo si sarebbe dimostrato tiranno perché l’arte e il mondo
avrebbero cancellato, rimosso, stracciato i quadri di questo gruppo di
artisti per salvarne giusto le cornici. Ma il tempo è anche galantuomo e
da dimenticati, disprezzati e denigrati, hanno riconquistato estimatori
e fan. Tra questi il mecenate messicano Juan Antonio Pérez Simòn, ma
anche sir Andrew Llloyd Webber, il celeberrimo compositore di musical.
Della collezione di Pérez Simòn fanno parte le 50 magnifiche
opere che si potranno ammirare nelle sale del Chiostro del Bramante per un’esposizione che, reduce dal successo parigino, approda in Italia per volare poi a Madrid: ALMA-TADEMA E I PITTORI DELL'800 INGLESE. COLLEZIONE PÉREZ SIMÒN a cura di Véronique Gerard-Powell.
Dal 16 febbraio fino al 5 giugno 2014 il visitatore potrà riapprezzare o conoscere il mondo creato dai padri dell'Aesthetic Movement, accomunati da tendenze simili, ma ognuno con la sua personalità, i suoi temi prediletti, il suo personalissimo stile: da
Millais e Rossetti, i padri preraffaelliti, insieme al poco più giovane
Burnes Jones, fino al genio di sir Alma Tadema e le sue tele dedicate
al mondo della Grecia e della Roma Imperiale, che hanno
ispirato i film mitologici fino agli anni Settanta; ma anche i lavori di
sir Frederic Leighton, accademia pura nel miglior senso del termine, mitologia e introspezione profonda come nella magnifica "Antigone", che ipnotizzerà il visitatore;
ma anche John William Waterhouse, capace di unire lo stile
preraffaellita con l’impressionismo, il pittore di "La sfera di
cristallo", delle leggende celtiche e delle fiabe inglesi, dipinti di un simbolismo incantatore.
Sono tele, quelle in mostra, che ruotano intorno alla mitologia (come la
bellissima "Crenaia, la ninfa del torrente Dargle" di Leighton), al
Medioevo e ai drammi shakespeariani, ma anche a scene di apparente quotidianità che si trasformano in quadri di enigmatica bellezza come "Una nube passa" di Arthur Hughes fino all’apoteosi della storia antica che diviene leggenda, come nel capolavoro di Alma Tadema "Le rose di Eliogabalo",
una tela colossale esposta alla Royal Academy nel 1888 e ispirata sia
dalla Historia Augusta, sia soprattutto al romanziere Huysman, autore di
À rebours, destinato a sconvolgere una generazione di scrittori tra cui
Oscar Wilde, Gabriele D’Annunzio e Marcel Proust. In essa si vede il
crudele imperatore romano di origine siriana che schiaccia gli ospiti
sotto una cascata di rose. Decadente e al tempo stesso precisissima: la
sala dei banchetti è ispirata a una descrizione di Gibbon, il Bacco
sullo sfondo è quello dei Musei Vaticani, le rose dipinte con certosina
perizia e pazienza.
In ogni quadro di ogni artista al centro c’è sempre la donna:
muse o modelle, femmes fatales, eroine d’amore, streghe, incantatrici,
principesse; l’essere angelicato che può diventare demonio, la salvezza che può diventare tentazione. Perché la donna è soggetto principale dell’Aesthetic Movement.
Nelle opere di questi artisti il corpo femminile non è più prigioniero
come nella vita quotidiana, bensì denudato, e simboleggia una forma di
voluttà. Le donne sono tutte eroine dell’Antichità e del Medio Evo;
natura lussureggiante e palazzi sontuosi fanno da sfondo a queste figure
sublimi, lascive, sensuali.
Un contesto non immaginato né studiato sui classici perché i pittori
viaggiano in Italia, in Grecia e in Oriente e si impegnano a restituire
con precisione l’architettura dei templi egiziani, dei paesaggi greci e
dei bassorilievi persiani, per farne la cornice di episodi storici
celebri in un ambiente di vita quotidiana reinventato. Spesso i loro
viaggi erano finanziati dai mecenati, come nel caso dell’ingegnere e
deputato tory John Aird che comprò “Le rose di Eliogabalo” ad Alma
Tadema e ne fu così soddisfatto da invitarlo con lui in un viaggio in
Egitto.
Mecenati che erano appunto i nuovi ricchi delle manifatture e dei porti,
solidi borghesi di Liverpool, Manchester e Birmingham, golosi di scene
da antichità classica minuziosamente ricostruita con visite e visite al
British Museum, di nudi femminili solo ufficialmente casti e quindi
accettabili per il puritanesimo vittoriano, ma che tali non sono, se
solo si pensa alla citata "Crenaia" di Leighton che nulla ha da
invidiare alla "Giuditta" di Klimt.
Le sorti del destino però erano mutevoli e questi pittori conobbero il
disprezzo. Come scrive la curatrice Véronique Gerard-Powell: Pochi periodi hanno altrettanto sofferto dei diktat del gusto. Di questi diktat chi ha fiuto e non si fa travolgere dal gusto imperante, riesce anche a trarre profitto. E’ il caso del mecenate messicano Pérez Simòn, industriale colpito da 'insana' passione per l’arte che decide, circa 25 anni fa, di investire immense risorse economiche per l’acquisto di dipinti fino ad avere una delle raccolte private più importanti dell’America Latina.
Va sul sicuro con i Rubens e i Bronzino ma segue anche il cuore
acquistando opere che ancora non erano state riportate agli onori della
critica come quelle appunto dei pittori dell’Aesthetic Movement. La sua
passione è l’amore per la bellezza, oltre che la pittura raffinata. E
chi meglio di questi artisti riesce a unire in un connubio così
pregevole queste due passioni?
La mostra è un progetto di Culturespaces realizzato con il patrocinio di
Roma Capitale, in collaborazione con Musee Jacquemart-Andre, Chiostro
del Bramante, Museo Thyssen Boernemisza, e con il supporto della
Fondazione Japs, prodotta e organizzata da Dart - Chiostro del Bramante e
Arthemisia Group. Dopo la tappa romana l’esposizione sarà, a partire
dal 23 giugno fino al 5 ottobre 2014, presso il Museo Thyssen-Bornemisza
di Madrid.
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amalia di Lanno