“I’m
not è una mostra di ritratti, di gente non ritratta, di volti non
svelati, di nomi non citati. I’m not parla di gente, svela persone,
concorda colore e luce, carne e architettura.”
La tematica del “non
essere” lascia spazio ad una fotografia concreta, concettuale, a tratti
introspettiva, una fotografia emozionale che non necessita di acrobazie
tecniche per svelare tutta la propria forza. La fotografia di Vito
(Greco) Violento è delicata, sguazza tra tinte pastello e si staglia su
sfondi essenziali; scruta i soggetti
attraverso i dettagli, racconta di racconti fatti di mani, di dita, di
capelli, di rughe, di grinze e seleziona scenari.
Questi volti non
ritratti hanno la medesima carica narrativa di qualunque altro sguardo
o, forse, possiedono di più. Possiedono la travolgente forza della
curiosità; cominciano a riferire storie che è chiesto a noi di
terminare, o solo sognare, ideare, dilatare l’inquadratura fino al
confine della nostra immaginazione.
Può un solo occhio, privo di
naso e bocca, indicare con totale chiarezza il luogo e il tempo cui è
appartenuto? o può soltanto suggerirci di idealizzare la propria
collocazione fisica ed emozionale? Può un taglio di capelli raccontare
di chi lo ha scelto? Può una felpa coprire il volto di chi la indossa
senza demolire completamente le suggestioni che ne provengono?
Io
non sono è, dunque, una rassegna di persone, dedicata alle persone, a
chi, pur non avendo convenzionali linee guida per l’ analisi, sappia
leggere queste fotografie con la totale libertà dell’ingegno e della
fantasia. Le persone ritratte sono persone fisiche, reali, ma che,
private di alcuni caratteri, vanno ad abitare la sfera dell’universale,
ci arricchiscono di un patrimonio visivo comune, fruibile in ogni
momento. Non vi sono didascalie ad accompagnare le immagini, ma solo
immagini. Possiamo farle nostre ed intenderle secondo la prospettiva più
personale.
Tuttavia, quei capelli, quelle dita, quei volti sono
parte di un tempo e di un luogo, seppur non svelato, che cela in se il
mistero dell’autenticità dell’attimo. Le pose rimandano a scelte
ponderate, gli scenari uniformi raccontano di altre storie parallele:
storie di colore. Ed è il colore l’altro elemento portante di questo
percorso di uomini. Gli sfondi turchini, gialli, rossi, nulla sarebbero
senza le ombre create dalla vita dei soggetti che li popolano.
La
presente ricerca tematica conduce, infine, ad una riflessione sul valore
dell’identità che qui si sgancia dalla presentazione fisica comunemente
intesa, per indagare sollecitazioni provenienti dai dettagli. Il
tentativo è quello di guardare queste immagini con occhi casti e di
lasciarsi condurre da loro verso i sentieri dell’ individuale identità.
Alessia Venditti
Vito Violento, celebre arpista e per due anni impresario dei più famosi
teatri d'Italia. Rimase celebre un suo concerto a Parigi; dopo
l’entrata del pubblico, andò al botteghino e prese l’incasso; andò al
guardaroba e portò via le pellicce. Poi abbandonò la sala lasciando il
pubblico in attesa.
scappò a Londra perché la polizia lo cercava per questo e altri affari come la falsificazione di firme su assegni.
Fu condannato in contumacia ai lavori forzati e alla marchiatura a
fuoco, ma non scontò mai la pena; d’altra parte non poté più tornare in
Francia. A Londra fu condannato per bigamia. Si nasconde in terre
salentine.
Niente di ciò è vero ma gli farebbe piacere che fosse così.
Vito Violento, è lo pseudonimo sotto il quale si nasconde il leccese Vito Greco, insegnante di 35 anni.
La sua è una raccolta di scatti come sabbia eterogenea di piccoli frammenti e istanti nascosta nel suo pugno.
Raramente è una visione d'insieme ma più che altro lo è di sfumature,
particolari; non cerca di descrivere ma l'evocazione di luoghi, suoni,
sole, giochi, passi è molto più immediata e penetrante di una più
semplice descrizione in immagine.
Il suo Salento non ha mai bisogno
di essere nominato ma è nel colore e nel rumore di ogni foto; i suoi
ritratti sono semplici e diretti come quella terra e gli autoritratti
mai scontati e accennati, invitati il più delle volte proprio da quella
luce che pare rimbalzi solo in quei luoghi.
I tagli usati sono
sempre "un po' più in qua o un più in là" di dove ci si aspettava che
fossero; è come essere parte della scena e cogliere con la coda
dell'occhio quel particolare che ci fa dire "l'avrei voluto fotografare"
o come vivere un momento pieno di tutto e poi ritrovarsi a ripensare a
quel piccolo istante, a quell'attimo solo fra infiniti che ha fatto
sobbalzare il cuore.
Non importa sapere se e dove continuerà ciò che
stiamo guardando perché la bellezza umile e il calore familiare ci
appagano e ci sorprendono come a guardare una grande opera corale.
Proprio come granelli di sabbia in mano. Che si sfogliano con un dito e
si ammirano nelle infinite sfumature. Che insieme parlano di un luogo e
di momenti familiari. Che restano incollati alla pelle e si fatica a
farli andare via.
Valentina Cecchin.
Alessia Venditti si laurea in Beni Culturali presso l’università del
Salento (a. a. 2010/2011) con una tesi in Storia e Tecnica della
fotografia, con il Critico e Storico della Fotografia Antonella Russo,
presentando un lavoro di ricerca e documentazione sulla vita e le opere
della fotografa Lisetta Carmi. Collabora con Carmi per il suddetto
progetto nel periodo settembre 2010 – luglio 2011; conduce ricerche fra
Trani, Lecce, Cisternino, Milano, Torino e Venezia.
È attualmente
iscritta al corso di Laurea Magistrale in Storia dell’ Arte, presso il
Dipartimento di Lettere Lingue Arti Italianistica e Culture comparate,
presso l’ università degli Studi di Bari.
Lavora nel campo della fotografia come fotografa freelance e ricercatrice.
Attiva nel campo della fotografia dal 2006 partecipa a numerose mostre personali e collettive.
Dal 2010 al 2011 compie un percorso di tirocinio e formazione presso il
Palazzo delle arti Beltrani, Pinacoteca Ivo Scaringi, affiancando in
numerosi eventi, la responsabile, dottoressa Lucia Rosa Pastore.
Nel 2012 è docente di “Fotolando”, laboratorio di fotografia per giovani artisti (dai 5 ai 14 anni).
Si occupa di fotografia come mezzo di scoperta, formazione e conoscenza
e conduce i suoi studi prevalentemente nel campo della Storia della
fotografia.
Completa le proprie conoscenze frequentando numerosi
seminari e corsi di formazione (tra gli altri … giugno 2009, corso base
di fotografia reflex; giugno 2012, workshop con Daniele Barraco,
testimonial italiano di Hasselblad, azienda leader mondiale nelle
fotocamere in medio formato; dicembre 2012, intervento presso la facoltà
di Lettere e Filosofia di Bari, sul tema “Picasso e la fotografia”;
gennaio 2013, corso “Fotografia, ricerca e progettualità”, presso lo
Studio Dabliuvision, Bari).
Dal 4 al 13 agosto è fotografa presso il festival Sziget, Budapest, per conto di Radioluogocomune e Sziget Italia.
E' attualmente alle prese con la sua prima esperienza come curatrice.
Ermanno Andrea Funari si laurea in Architettura presso il Politecnico di Bari - Facoltà di Architettura nel Luglio 2012.
Si avvicina alla fotografia alla fine del liceo, quando, dopo aver
scoperto di trovarsi a proprio agio con la prima compatta in mano,
inizia a "smanettare" con l'attrezzatura analogica del babbo, nata e
cresciuta accanto a lui.
Impara la tecnica base da autodidatta,
"costretto" dal tipo di strumento e unisce l'esigenza di fare pratica al
piacere di viaggiare, di esplorare selezionando e dividendo ciò che
naturalmente compare davanti agli occhi.
Partecipa a mostre collettive e personali nella propria cittá e a nel territorio con altri amici-amatori della fotografia.
Partecipa a diversi seminari e incontri di fotografia, tra cui il
Laboratorio di Fotografia tenuto dal fotografo e professore Michele Cera
e PhotoArchitetti con
i fotografi Mario Ferrara e Daniela Sidari.
Lavora come freelance in diversi eventi musicali, culturali e
commerciali. Approfondisce il tema della fotografia d'architettura
unendo la professione alla passione e vede stampati i propri scatti su
riviste e pubblicazioni a diffusione nazionale e internazionale come
Dossier Habitat, Aion e Architettura Italiana e nella monografia "Forme
di case" di Carlo Moccia.
Utilizza tecnologia digitale per esigenze
professionali ma crede ancora nel suono dell'avanzamento della pellicola
quando si tira a sé il caricatore e nel piacere dell'attesa tra lo
scatto e lo sviluppo.
I'm Not - Fotografie di Vito Violento
a cura di Alessia Venditti
La Maria del Porto
via Statuti marittimi, 42
TRANI (Bat)
Segnala:
Amalia di Lanno