lunedì 7 aprile 2014

Io,Robot_Andrea Locci

Io,Robot
Miroslava Hajek
Nella storia europea si danno nomi descrittivi alle varie epoche, quando si parla di Secoli bui ci si riferisce all'epoca iniziale del Medioevo, il Cinquecento è il Secolo del Rinascimento, di meravigliose opere d'arte e di grandi rinnovamenti. Il Settecento viene chiamato Secolo dei Lumi, l'Ottocento è il secolo della macchina, delle invenzioni, della rivoluzione industriale.
In quest'ottica il secolo breve di Hobsbawn, quello appena passato, sarebbe forse meglio identificarlo come Secolo della cibernetica. È proprio in questo momento che si sono realizzate quelle innovazioni, che prima spesso sono state solo teorizzate. Il robot è un prodotto del ventesimo secolo anche come termine. Venne, infatti, inventato dallo scrittore ceco Karel Capek che concepì la parola derivandola dal termine robota che, in ceco, significa corvè.
I robot di Andrea Locci sembrano una sintesi tra i ricordi dei primi automi che sono apparsi nella storia, come per esempio il Golem di rabbino Loevi, e delle fantasie contemporanee di Robot che si compongono e scompongono, riuscendo persino ad auto ripararsi usando tutto quello che capita sotto mano.
Da più di dieci anni Andrea Locci, nel suo laboratorio accumula tutto quello che ha una storia da raccontare, migliaia di oggetti di uso quotidiano, buttati, dimenticati in qualche vecchio scantinato o rivenduti nel mercatino delle pulci di turno. Assembla, incolla, ricuce, ridando vita e senso a qualsiasi cosa che lo affascini. Il suo lavoro però non è legato a semplice riciclaggio di oggetti abbandonati, egli concepisce un universo benevolmente fantascientifico nel quale eserciti di robottini sbarcano nella nostra vita creando famiglie e costruendosi persino le loro città utopia.
Si tratta comunque di vere e proprie sculture dove solo alcune parti sono adattate e presi da oggetti di uso quotidiano. L'artista, forte della sua capacità creativa, combina le forme recuperate assieme a quelle concepite nella sua fantasia, riuscendo ad elaborare un'idea autenticamente coinvolgente, ottenendo di trasportarci nel suo mondo immaginario.
Andrea Locci, nato a Busto Arsizio il 5.4.1970, decide di trasferirsi dopo il Liceo Artistico e gli studi di grafica nel centro Italia. Nell’appennino tosco emiliano inizia una esperienza forte di vita comunitaria, legata alla ruralità con l’idea romantica di poter vivere puntando all’autosufficienza, una vita a metà tra agricoltura e artigianato. La comune fatta di tante persone e storie diverse, stimola sempre di più il suo modo di esprimersi. La sua capacità manuale comincia a trascendere i limiti dell'artigianato.
Nel 2000 ha l’occasione di spostarsi per un lavoro stagionale, la raccolta delle olive, nella provincia di Pisa. Innamoratosi del territorio, le colline di ulivi che guardano il mare e la vicinanza di Pisa cittadina apparentemente tranquilla, ma ricca di fermento decide di stabilirsi a Calci dove mette le radici. Attualmente divide la sua vita fra il lavoro artistico e la vita in campagna “coltivando” la consapevolezza che il rapporto con la natura colma l’altra sua metà che altrimenti non troverebbe equilibrio.

segnala:
amalia di Lanno