Space Losers /Mario Scudeletti
a cura di Pietro Di Lecce
testo critico di Elio Grazioli
Dal 13 Novembre - al 15 Dicembre 2013
dal Lunedì al Venerdì dalle 10:30 alle 19:00 (su appuntamento)
Vernissage dalle ore 18:30
The Workbench
via Vespri Siciliani 16/4 Milano
www.theworkbench.it
infotheworkbench@gmail.com
0039 3392224336
mostra con catalogo gratuito
Mario Scudeletti ricreerà una sorta di classe nello spazio milanese The Workbench, la mostra comprende diversi lavori dell'artista che vanno dalle installazioni alle foto, una rassegna di diverse tecniche che dialogano perfettamente fra loro, come ad esempio i banchi deformati, dove un banco fa il giro completo su se stesso, un altro ha una “triste erezione” – come dice il suo titolo –, un altro ancora si è allungato e all’altro capo ha sopra il piano la sedia più grande del maestro, ricoperta di un mucchio di sale grosso non raffinato, e così via. Ogni banco è uno scolaro e al tempo stesso tutti i banchi sono un unico banco, o meglio un unico scolaro. Quella di Scudeletti è una sorta di lezione in cui l’artista si è messo simbolicamente dalla parte dell’insegnante.
Alle pareti della “classe” troviamo poi altre opere. Da un lato abbiamo immagini di uno shuttle o astronavi tempestate di piume d’uccello disposte secondo una griglia geometrica, dall’altro fogli di carta millimetrata con piume e altri materiali, fra cui sempre il sale e poi frammenti di metallo, terra, cemento e altri materiali.
In una parte dello spazio è esposto un autoritratto fotografico con una sorta di aureola intorno alla testa – o di fascia come quella di Van Gogh dopo il taglio dell’orecchio – fatta di sale. È una sorta di icona dell’artista stesso, un dipinto agiografico che lo presenta come santo del gruppo. È chiaro che questo significa che l’idea di artista che egli ha è quella di una presenza eccentrica non allineata all’interno del gruppo, all’interno delle geometrie e delle simmetrie del “sistema”. L’artista è l’irripetibile. Per contrasto, invece, nelle carte millimetrate, se si considera la minuzia con cui ogni minimo frammento è posizionato nella gabbia geometrica, la geometria si trasforma in una sorta di mandala, in un rito in cui la ripetizione è trasfigurata in ascesi, in riscatto, in magia.
a cura di Pietro Di Lecce
testo critico di Elio Grazioli
Dal 13 Novembre - al 15 Dicembre 2013
dal Lunedì al Venerdì dalle 10:30 alle 19:00 (su appuntamento)
Vernissage dalle ore 18:30
The Workbench
via Vespri Siciliani 16/4 Milano
www.theworkbench.it
infotheworkbench@gmail.com
0039 3392224336
mostra con catalogo gratuito
Mario Scudeletti ricreerà una sorta di classe nello spazio milanese The Workbench, la mostra comprende diversi lavori dell'artista che vanno dalle installazioni alle foto, una rassegna di diverse tecniche che dialogano perfettamente fra loro, come ad esempio i banchi deformati, dove un banco fa il giro completo su se stesso, un altro ha una “triste erezione” – come dice il suo titolo –, un altro ancora si è allungato e all’altro capo ha sopra il piano la sedia più grande del maestro, ricoperta di un mucchio di sale grosso non raffinato, e così via. Ogni banco è uno scolaro e al tempo stesso tutti i banchi sono un unico banco, o meglio un unico scolaro. Quella di Scudeletti è una sorta di lezione in cui l’artista si è messo simbolicamente dalla parte dell’insegnante.
Alle pareti della “classe” troviamo poi altre opere. Da un lato abbiamo immagini di uno shuttle o astronavi tempestate di piume d’uccello disposte secondo una griglia geometrica, dall’altro fogli di carta millimetrata con piume e altri materiali, fra cui sempre il sale e poi frammenti di metallo, terra, cemento e altri materiali.
In una parte dello spazio è esposto un autoritratto fotografico con una sorta di aureola intorno alla testa – o di fascia come quella di Van Gogh dopo il taglio dell’orecchio – fatta di sale. È una sorta di icona dell’artista stesso, un dipinto agiografico che lo presenta come santo del gruppo. È chiaro che questo significa che l’idea di artista che egli ha è quella di una presenza eccentrica non allineata all’interno del gruppo, all’interno delle geometrie e delle simmetrie del “sistema”. L’artista è l’irripetibile. Per contrasto, invece, nelle carte millimetrate, se si considera la minuzia con cui ogni minimo frammento è posizionato nella gabbia geometrica, la geometria si trasforma in una sorta di mandala, in un rito in cui la ripetizione è trasfigurata in ascesi, in riscatto, in magia.
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amalia di Lanno