Frigido -
Vita di un archivio. Oltre a una serie di frammenti colorati
incorniciati in telai e ad alcune proiezioni astratte, la mostra
comprende appunti, studi, strumenti e un video per svelare l'inedito
procedimento del suo lavoro.
comunicato stampa
a cura di Cristina Baldacci
In collaborazione con Kolima Contemporary Culture
La mostra ai Frigoriferi Milanesi è la prima presentazione di un progetto che si evolve nel tempo e segue il percorso ideativo e conoscitivo dell’artista. Oltre a una serie di frammenti colorati incorniciati in telai e ad alcune proiezioni astratte, Frigido. Vita di un archivio comprende appunti, studi, strumenti e un video che svelano l’inedito procedimento del suo lavoro.
Frigido (2012) riguarda la nascita e la vita dell’archivio di Alice e si presenta come il racconto di un processo creativo. Attingendo dal suo schedario fotografico, l’artista seleziona negativi di esperienze concluse, vecchi lavori, ricordi sbiaditi da cui sente che è arrivato il momento di separarsi. Immerge i negativi scelti nell’azoto liquido sottoponendoli a temperature bassissime e a un’irreversibile alterazione chimica che li rende simili a cristalli. Una volta estratti dall’azoto, procede alla loro distruzione. I negativi si frammentano, senza un reale controllo, in pezzi di diverse misure e cambiano sia aspetto, sia significato: hanno perso la loro funzione di matrici, e con essa l’immagine di cui erano portatori, assumendo un’accentuata matericità e un’altra forma (nonché valenza) come opere. Il passo successivo è la metodica archiviazione dei frammenti secondo un ordine di grandezza, gesto che segna la nascita di un nuovo archivio.
La ricerca di Alice Pedroletti si concentra sui molteplici aspetti dell’essere e della visione. I suoi lavori indagano la relazione tra uomo e ambiente con particolare attenzione all’abbandono e all’antropizzazione dei territori; la memoria personale e collettiva dei luoghi; lo spazio, sia come estensione del pensiero, sia come vuoto e assenza; il tempo – lontano dalla temporalità cinematografica, ma vicino al momento dialogico tra opera d’arte e pubblico –; lo studio etimologico e semantico delle parole che accompagnano il fare; l’archiviazione come disciplina individuale e come pratica artistica.
Negli ultimi anni, Alice Pedroletti ha partecipato a numerose collettive soprattutto con installazioni e progetti fotografici, ma anche con video e performance, tra cui: Ops, Senza Titolo, i(o 150 (2012); Metro (2001-2012); Città domotica, Scala di soglia (portatile), Katrina Backyard Memories (2011). Alcuni di questi lavori sono nati durante residenze d’artista, come il recente, e tuttora in corso, Senza Titolo (AKM0 art residency, Gozzano, 2012), con cui Alice, partendo dal suo archivio di famiglia e dal suo vissuto personale e arrivando alla collettività, ha cercato di ricostruire la memoria del Lago d’Orta e dell’azienda tessile Bemberg (oggi in disuso), dove sua nonna ha lavorato per più di trent’anni. Oppure, come l’ultima esperienza fatta in Florida, dove l’artista ha presentato un lavoro sulla “follia” di Henry Flager, il petroliere americano che, all’inizio del secolo scorso, fece costruire la strada che da Miami porta a Key West e con essa l’“Old 7Mile Bridge”. Questo colossale ponte, all’epoca considerato l’ottava meraviglia del mondo, dopo essere stato sostituito da un ponte più moderno che corre parallelo, ha suscitato nuovo interesse come monumento e attrazione turistica. Il rapporto uomo-ambiente-architettura è, anche in questo caso, il motivo principale dell’indagine di Alice, che si realizza con la raccolta di fotografie d’archivio e la produzione di nuove immagini e video.
Per informazioni: www.notalike.com, info@alike.it
Inaugurazione 20 febbraio, ore 18
Frigoriferi Milanesi
via G.B. Piranesi 14 - Milano
lunedì/venerdì h.15/19 - sabato/domenica su appuntamento
Ingresso libero, scaricando l'invito
In collaborazione con Kolima Contemporary Culture
La mostra ai Frigoriferi Milanesi è la prima presentazione di un progetto che si evolve nel tempo e segue il percorso ideativo e conoscitivo dell’artista. Oltre a una serie di frammenti colorati incorniciati in telai e ad alcune proiezioni astratte, Frigido. Vita di un archivio comprende appunti, studi, strumenti e un video che svelano l’inedito procedimento del suo lavoro.
Frigido (2012) riguarda la nascita e la vita dell’archivio di Alice e si presenta come il racconto di un processo creativo. Attingendo dal suo schedario fotografico, l’artista seleziona negativi di esperienze concluse, vecchi lavori, ricordi sbiaditi da cui sente che è arrivato il momento di separarsi. Immerge i negativi scelti nell’azoto liquido sottoponendoli a temperature bassissime e a un’irreversibile alterazione chimica che li rende simili a cristalli. Una volta estratti dall’azoto, procede alla loro distruzione. I negativi si frammentano, senza un reale controllo, in pezzi di diverse misure e cambiano sia aspetto, sia significato: hanno perso la loro funzione di matrici, e con essa l’immagine di cui erano portatori, assumendo un’accentuata matericità e un’altra forma (nonché valenza) come opere. Il passo successivo è la metodica archiviazione dei frammenti secondo un ordine di grandezza, gesto che segna la nascita di un nuovo archivio.
La ricerca di Alice Pedroletti si concentra sui molteplici aspetti dell’essere e della visione. I suoi lavori indagano la relazione tra uomo e ambiente con particolare attenzione all’abbandono e all’antropizzazione dei territori; la memoria personale e collettiva dei luoghi; lo spazio, sia come estensione del pensiero, sia come vuoto e assenza; il tempo – lontano dalla temporalità cinematografica, ma vicino al momento dialogico tra opera d’arte e pubblico –; lo studio etimologico e semantico delle parole che accompagnano il fare; l’archiviazione come disciplina individuale e come pratica artistica.
Negli ultimi anni, Alice Pedroletti ha partecipato a numerose collettive soprattutto con installazioni e progetti fotografici, ma anche con video e performance, tra cui: Ops, Senza Titolo, i(o 150 (2012); Metro (2001-2012); Città domotica, Scala di soglia (portatile), Katrina Backyard Memories (2011). Alcuni di questi lavori sono nati durante residenze d’artista, come il recente, e tuttora in corso, Senza Titolo (AKM0 art residency, Gozzano, 2012), con cui Alice, partendo dal suo archivio di famiglia e dal suo vissuto personale e arrivando alla collettività, ha cercato di ricostruire la memoria del Lago d’Orta e dell’azienda tessile Bemberg (oggi in disuso), dove sua nonna ha lavorato per più di trent’anni. Oppure, come l’ultima esperienza fatta in Florida, dove l’artista ha presentato un lavoro sulla “follia” di Henry Flager, il petroliere americano che, all’inizio del secolo scorso, fece costruire la strada che da Miami porta a Key West e con essa l’“Old 7Mile Bridge”. Questo colossale ponte, all’epoca considerato l’ottava meraviglia del mondo, dopo essere stato sostituito da un ponte più moderno che corre parallelo, ha suscitato nuovo interesse come monumento e attrazione turistica. Il rapporto uomo-ambiente-architettura è, anche in questo caso, il motivo principale dell’indagine di Alice, che si realizza con la raccolta di fotografie d’archivio e la produzione di nuove immagini e video.
Per informazioni: www.notalike.com, info@alike.it
Inaugurazione 20 febbraio, ore 18
Frigoriferi Milanesi
via G.B. Piranesi 14 - Milano
lunedì/venerdì h.15/19 - sabato/domenica su appuntamento
Ingresso libero, scaricando l'invito
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Amalia di Lanno