Le
opere in mostra, che appartengono alla serie "Tessiture", sono scatti
d'epoca e stampe su tela fine art modificate con l'ausilio di centrini,
tulle e passamanerie originali degli anni '30.
comunicato stampa
La mostra personale di Pietro Di Lecce, classe 1980, si concentra
sull’analisi culturale del popolo italiano nelle sue contraddizioni, nei
suoi pregi e nei suoi difetti.
Le opere in mostra, che appartengono alla serie Tessiture (serie che da il titolo alla mostra), sono foto d’epoca e stampe su tela fine art, modificate grazie all’ausilio di centrini, tulle e passamanerie originali degli anni ’30. Questi materiali sono stati cuciti in modo da sembrare sospesi sulla foto o sulla tela, creando un gioco di trasparenze o di annullamento di alcuni elementi del viso.
Alcuni personaggi immortalati nelle fotografie, sono stati protagonisti del mondo dello spettacolo e dell’arte italiana ma, poco alla volta, sono stati dimenticati dal pubblico e dalle nuove generazioni. Accanto agli eroi sommersi della cultura e dello spettacolo, l’artista propone una carrellata di ritratti di personaggi storici, di attrici e cantanti che hanno segnato profondamente la storia del nostro paese e che hanno rappresentato il volto della cultura italiana in tutto il mondo.
Nel caso dei personaggi dimenticati, la popolarità svanita è associata dall’artista a ciò che potrebbe accadere all’Italia se continuerà a non valorizzare le proprie grandi potenzialità artistiche; su queste figure l’artista cuce il tulle e su di esso una passamaneria rappresentata da un soggetto floreale o da un animale, in genere farfalle. Il fiore e la farfalla diventano quindi la rappresentazione del sogno svanito dopo la morte dell’artista deceduto prima di raggiungere i suoi obiettivi, lo stesso rischio che può correre il Paese escluso dal panorama artistico e culturale internazionale a causa di una politica dissennata e di un pubblico sempre più apatico e disinteressato.
Pietro Di Lecce vuole anche proporre l’aspetto positivo di ciò che fu questa Nazione nel mondo dell’arte cinematografica. In questa nota positiva, legata però al passato, l’artista prende in considerazione attrici come Monica Vitti, Sophia Loren, Anna Magnani, Claudia Cardinale, tuttora conosciute e rappresentative di un periodo di splendore culturale per l’Italia, non solo nazionale ma anche internazionale, e sui loro volti pone dei tulle ovali di svariati colori. In questo caso, il materiale tessile rappresenta la gabbia della creatività che lo Stato italiano pone in essere alle nuove menti artistiche o scientifiche, le cui doti innovative vengono riconosciute quasi esclusivamente all’estero.
L’opera viene inquadrata con una cornice barocca e di un gusto oramai passato.
All’interno della mostra, allestita in modo da ricordare gli interni tipici di una casa borghese del Novecento, è evidente l’allusione al concetto tradizionale di famiglia. Un concetto desueto, che non tiene conto delle evoluzioni sociali, che denigra i nuovi nuclei formati da rapporti di convivenza, famiglie allargate e coppie di fatto. Nella galleria saranno contestualizzati mobili in stile ottocento, oltre che a orologi a pendolo volutamente con un gusto provinciale. Questo tipo di mobilia rappresenta soprattutto lo status symbol della medio bassa borghesia.
Tra le opere in mostra compare anche una bandiera italiana, dalla quale escono fili di lana gialli che fanno pensare agli spaghetti. Quest’opera contiene chiari riferimenti ai cliché e ai luoghi comuni con i quali è sovente identificato il nostro paese all’estero.
Oltre al tema dell’obsolescenza del tradizionale concetto di famiglia, Pietro Di Lecce affronta il problema dell’influenza della religione cattolica nella società italiana. In questo senso, i riferimenti alla simbologia cristiana inseriti nell’ambientazione domestica borghese, diventano il pretesto per denunciare la mancanza in Italia di una cultura di matrice laica, capace di tutelare i diritti di tutti i cittadini italiani.
Spazio Orlandi
via Vespri Siciliani, 16/4 - Milano
Le opere in mostra, che appartengono alla serie Tessiture (serie che da il titolo alla mostra), sono foto d’epoca e stampe su tela fine art, modificate grazie all’ausilio di centrini, tulle e passamanerie originali degli anni ’30. Questi materiali sono stati cuciti in modo da sembrare sospesi sulla foto o sulla tela, creando un gioco di trasparenze o di annullamento di alcuni elementi del viso.
Alcuni personaggi immortalati nelle fotografie, sono stati protagonisti del mondo dello spettacolo e dell’arte italiana ma, poco alla volta, sono stati dimenticati dal pubblico e dalle nuove generazioni. Accanto agli eroi sommersi della cultura e dello spettacolo, l’artista propone una carrellata di ritratti di personaggi storici, di attrici e cantanti che hanno segnato profondamente la storia del nostro paese e che hanno rappresentato il volto della cultura italiana in tutto il mondo.
Nel caso dei personaggi dimenticati, la popolarità svanita è associata dall’artista a ciò che potrebbe accadere all’Italia se continuerà a non valorizzare le proprie grandi potenzialità artistiche; su queste figure l’artista cuce il tulle e su di esso una passamaneria rappresentata da un soggetto floreale o da un animale, in genere farfalle. Il fiore e la farfalla diventano quindi la rappresentazione del sogno svanito dopo la morte dell’artista deceduto prima di raggiungere i suoi obiettivi, lo stesso rischio che può correre il Paese escluso dal panorama artistico e culturale internazionale a causa di una politica dissennata e di un pubblico sempre più apatico e disinteressato.
Pietro Di Lecce vuole anche proporre l’aspetto positivo di ciò che fu questa Nazione nel mondo dell’arte cinematografica. In questa nota positiva, legata però al passato, l’artista prende in considerazione attrici come Monica Vitti, Sophia Loren, Anna Magnani, Claudia Cardinale, tuttora conosciute e rappresentative di un periodo di splendore culturale per l’Italia, non solo nazionale ma anche internazionale, e sui loro volti pone dei tulle ovali di svariati colori. In questo caso, il materiale tessile rappresenta la gabbia della creatività che lo Stato italiano pone in essere alle nuove menti artistiche o scientifiche, le cui doti innovative vengono riconosciute quasi esclusivamente all’estero.
L’opera viene inquadrata con una cornice barocca e di un gusto oramai passato.
All’interno della mostra, allestita in modo da ricordare gli interni tipici di una casa borghese del Novecento, è evidente l’allusione al concetto tradizionale di famiglia. Un concetto desueto, che non tiene conto delle evoluzioni sociali, che denigra i nuovi nuclei formati da rapporti di convivenza, famiglie allargate e coppie di fatto. Nella galleria saranno contestualizzati mobili in stile ottocento, oltre che a orologi a pendolo volutamente con un gusto provinciale. Questo tipo di mobilia rappresenta soprattutto lo status symbol della medio bassa borghesia.
Tra le opere in mostra compare anche una bandiera italiana, dalla quale escono fili di lana gialli che fanno pensare agli spaghetti. Quest’opera contiene chiari riferimenti ai cliché e ai luoghi comuni con i quali è sovente identificato il nostro paese all’estero.
Oltre al tema dell’obsolescenza del tradizionale concetto di famiglia, Pietro Di Lecce affronta il problema dell’influenza della religione cattolica nella società italiana. In questo senso, i riferimenti alla simbologia cristiana inseriti nell’ambientazione domestica borghese, diventano il pretesto per denunciare la mancanza in Italia di una cultura di matrice laica, capace di tutelare i diritti di tutti i cittadini italiani.
Spazio Orlandi
via Vespri Siciliani, 16/4 - Milano
Segnala:
Amalia di Lanno