Inaugurazione: 6 ottobre 2012 dalle 19 alle 22,30
Galleria PrimoPiano - Via Foria 118 Napoli
Info: www.primopianonapoli.com mob.3398666198
In occasione della 8^ edizione della Giornata del Contemporaneo la
Galleria PrimoPiano è lieta di presentare la personale di Marco Natale
dal titolo:
UNA VOLTA
Stati di rimozione (nel nome del padre).
di Antonio Maiorno
Marco Natale è artista che sovente sprofonda in una sorta di trance
indagatrice nella quale si impiglia avviluppandosi nelle maglie che egli
stesso tesse a dispetto del tempo e di quella contemporaneità che
pretenderebbe tempestività, visibilità immediata, sviluppo costante e
seducente. (L'arte ai tempi e ai ritmi che le invisibili reti impongono,
che il fagocitante mercato infligge). Ma la poesia ripugna il tempo e
di esso si beffa.
Anni ha impiegato l'artista a
percorrere i bui corridoi dove ad ogni passo v'era il possibile doloroso
agguato della memoria, le verità che ingombrano e si trasformano in
scandali alla luce ritrovata della coscienza. Lo scandalo, l'inciampo
del cattivo esempio. Natale non s'arresta, sebbene il respiro si faccia
corto e il petto si appesantisca ad ogni svolta, riprende il fragile
filo del passato e prova di continuo a riannodarlo all'apparente solido
capo del presente. Bisogna far quadrare i conti che mai quadreranno.
Necessita allora di ordine, di moduli ostinatamente costituiti, di
scatole per questo trasloco di una coscienza che il secolo non vuole
considerare nel suo fluire futuro, come se la si potesse per davvero e
per sempre rimuovere.
Siamo stanchi di memoria, sovraesposta e
invadente, ormai vuoto rituale come il sollevamento di un calice nel
nome del padre, un requiem senza il coro del libera eas de ore leonis.
Ci si appella alla memoria quasi fosse un inesauribile bacino di
originalità, una soluzione a qualunque impasse creativa, un ombrello
sotto al quale ci si ripara indugiando pericolosamente in
autocompiacimento.
Le opere di Marco Natale portano via
l'inganno, ci vincolano alla verità della memoria non al suo abuso
consolante e riparatorio. Quell'impigliarsi, del quale scrivevo
nell'incipit, può essere paralizzante e può impedire di investigare fino
allo stremo delle proprie possibilità e, non di rado, presta il fianco a
ri-soluzioni blande, ad un finale che ci riporta nel mare tranquillo
dell'oblio, perché è questo quel che accade quando la memoria è solo
spento ritorno al passato: ci aiuta a continuare a dimenticare.
Marco Natale non ha soluzioni programmate, colpi di scena al secondo
atto, chiusure concilianti, egli scava e riporta alla luce, non
archeologo della memoria ma pioniere di una nuova origine nella sua
accezione ontologica.
Osservando le opere di Natale, mi è subito
ritornato alla mente il suggerimento che il dottor S. dà a Zeno Cosini,
personaggio principale del capolavoro di Svevo, di scrivere la sua
autobiografia che diviene diario frammentato e frantumato di quella
identità che la psicoanalisi tenta di 'ordinare' e rassettare come fosse
una cucina a soqquadro. Questo di Natale è un diario scritto a quattro
mani diacronicamente, quello che egli ha ritrovato nelle immagini
dell'appassionato padre che si cimentava con la fotografia e che egli ha
proseguito recuperando quelle tracce e attraverso le stesse ha
ripercorso e indagato. Scavare senza lasciarsi portare a fondo dallo
scoramento, dalla resistenza che taluni ricordi impongono per un
naturale, eppur insano, bisogno di rimozione. I graffi, i violenti tagli
degli occhi, la volontà di rendere meno identitaria l'immagine
restituiscono a quelle lontane tracce un'identità collettiva.
Unavolta è un lungo taciuto urlo che trova una crepa nel silenzio degli
anni, delle storie e che finalmente si appropria dello spazio che gli
appartiene per raccontarci quanto sia necessario superare la rimozione
recuperando quell'infanzia, punto di partenza di Natale, la luce di
quella infanzia che Zeno Cosini non riesce più vedere perché sebbene
ancora riverberi essa è 'tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte
montagne: i miei anni a qualche mia ora.
con il sostegno di Cantine Astroni
Segnala:
Amalia Di Lanno