9 Ottobre 2012. 10 Febbraio 2013.
Triennale di Milano
La mostra dedicata alle infrastrutture che si aprirà il 9 ottobre alla
Triennale di Milano ha per titolo: L’architettura del Mondo.
Infrastrutture, mobilità, nuovi paesaggi. Il titolo fa riferimento
esplicito a quelle opere che, come strade, ferrovie, aeroporti, più
contribuiscono a dar forma al mondo e ne permettono il funzionamento, e al loro
rapporto con funzioni e abitudini che cambiano e con un ambiente sempre più in
pericolo.
La mostra si compone di quattro sezioni di cui una, quella storica,
rappresenterà un elemento di continuità del percorso e le altre tre, in
successione, esporranno opere e progetti relativi a ciò che si produce al di
fuori del nostro paese, a ciò che stato realizzato o è in corso d’opera in
Italia e, infine, a ciò che inizia a presentarsi come un quadro geografico a
scala globale al quale le nuove grandi infrastrutture si rapportano.
La sezione storica, che riguarderà il Novecento, presenterà opere note come
i disegni di Le Corbusier per Algeri o Chandigarh, quelli di Saarinen per la
stazione di Helsinki o di Poelzig per la diga di Klingerberg, ma anche casi
che, ancora oggi, possono costituire un esempio per la capacità di creare
spazio pubblico e valore ambientale, come il metro di Mosca, la sistemazione
del lungofiume di Lubiana di Plecnik o il progetto architettonico di Rino Tami
per l’inserimento ambientale dell’autostrada del Ticino. Una sezione apposita
riguarderà, poi, la grande ingegneria italiana così come si è fatta conoscere,
in Italia e all’estero, tra gli anni ’50 e i ’70.
La sezione dedicata ad opere recenti prodotte al di fuori del nostro paese
si pone l’obiettivo di presentare un catalogo aggiornato di opere, suddivise
per temi, alcune delle quali possono costituire un modello per chi come
l’Italia deve recuperare un ritardo accumulato nel corso degli ultimi anni.
La sezione dedicata al panorama nazionale intende dar conto di quanto, pur
con discontinuità e contraddizioni, è in corso d’opera o è da poco stato
realizzato mettendo in luce, in particolare, alcune situazioni in cui il
rapporto tra infrastrutture, architettura, arte, paesaggio, città, ha assunto
un ruolo particolare sviluppando esiti interessanti e inediti come testimoniano
i casi di Reggio Emilia, Napoli, Perugia, Venezia o le opere intraprese da FSI.
Cambia drasticamente la scala dello scenario nell’ultima sezione della
mostra in cui oggetto dell’attenzione sono colossali opere a difesa delle
sabbie o del vento, destinate all’approvvigionamento idrico o energetico ad una
circolazione “globale”. Operazioni già da tempo in atto in Africa, in Cina o in
Sud America, a Bering o a Panama e che hanno i loro precedenti nel Novecento,
in operazioni storiche come quelle prefigurate dall’ Atlantropa di Herman
Sörgel, che prevedeva l’abbassamento del livello del Mediterraneo a scopo
agricolo e energetico, o le operazioni intraprese nella Russia di Stalin
o nell’America del New Deal.
All’interno del percorso sarà, inoltre, possibile incontrare approfondimenti
specifici come la presentazione in video di 45 report riguardanti
altrettante città del mondo, presentati da giovani architetti e ricercatori che
vivono e lavorano o hanno vissuto e studiato al di fuori del nostro paese pur
essendo di formazione italiana e che racconteranno, dal loro punto di vista, le
principali operazioni in atto. nel settore delle infrastrutture, nelle
principali città del mondo. O come lo spazio dedicato al tema della
permeabilità delle infrastrutture o alla nuova cartografia che rappresenta il
loro estendersi a scala globale.
Per concludere, se il tema generale affrontato in questa mostra è quello
delle infrastrutture, la questione vera che si intende porre all’attenzione dei
visitatori è come una progettazione attenta, basata sulla qualità
architettonica, sulla multi-funzionalità, sulla compatibilità ambientale,
possa attribuire a questi sempre più importanti protagonisti dello scenario
mondiale, un valore aggiunto che non ha più solo a che vedere con le funzioni che
ne hanno determinato l’origine, ma con il miglioramento estetico,
ambientale, sociale dei territori o delle città con cui entrano in
contatto.
Fonte: http://www.triennale.org
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Amalia Di Lanno