La percezione
dell’ambiente antropizzato si è sviluppata attraverso il dominio del
senso della vista. Già Platone e Aristotele consideravano la visione
come la più importante facoltà dell’uomo perché più vicina
all’intelletto. Nel Rinascimento, la rappresentazione dello spazio
caratterizzata dall’invenzione della prospettiva ha fatto della vista il
cardine del mondo percepito... La riflessione pone l’accento sulla
relazione che interferisce tra occhio umano e architettura, intesa come
processo di trasformazione del territorio, esperienza estetica da vivere e fruire.
Confini tra il paesaggio costruito e il paesaggio naturale, sistema d'orientamento dello spazio abitato, fra la retorica del naturale e dell'artificiale. Contorno dello spazio dell'ambiente urbano e periurbano, relazione tra la conservazione della natura e l'innovazione antropica.
Oggi l’architettura si è trasformata in arte visiva ignorando, spesso, il rapporto tra la percezione del corpo e l’ambiente costruito.
Nella mostra “Life in the box” , i cinque fotografi indagano, con la profondità dell’occhio e la luce del pensiero, le interazioni /devastazioni che intercorrono nel rapporto tra uomo, natura e architettura.
Marcello D’Ascia pone la sua lente d’ingrandimento sulle periferie urbane sottolineando, con cromatismi violenti e indelebili contrasti, il senso di spaesamento dell’uomo, la solitudine metropolitana; un dialogo muto tra il viandante e le periferiche linee di demarcazione.
Yvonne De Rosa punta il suo obiettivo sulla battaglia tra natura e non architettura, la devastazione del cemento per mano dell’uomo sul paesaggio che, nonostante tutto, vince tra contrasti intensi e violenti.
David Fontani entra “letteralmente” nel corpus di un’archeologica industriale, uno “scavo antropologico” volutamente distorto dalla sua lente, luogo in cui la natura si è re-insediata quasi a voler rimarcare la proprietà di un territorio insulsamente espropriato…
Alfio Monti Samà ferma la sua fotocamera sulla terra : ground e underground.. metafora di coscienza e inconscio, un uomo corre incontro al suo destino, l'altro scende serafico nel ventre della sua terra madre.
Nico Vigenti vola al pensiero meridiano, pensiero del mezzodì e della luce, antitetico al pensiero delle tenebre. Il pensiero diviene una possibile alternativa alla decadenza, alla crisi della modernità e alle ombre di quest’ultima. L’intelletto umano scruta curioso oltre il muro, oltrepassa l’ imposto “arcaico confine” architettonico con la curiosità del suo sguardo, l’energia del suo desiderio.
Ugo Urali
Confini tra il paesaggio costruito e il paesaggio naturale, sistema d'orientamento dello spazio abitato, fra la retorica del naturale e dell'artificiale. Contorno dello spazio dell'ambiente urbano e periurbano, relazione tra la conservazione della natura e l'innovazione antropica.
Oggi l’architettura si è trasformata in arte visiva ignorando, spesso, il rapporto tra la percezione del corpo e l’ambiente costruito.
Nella mostra “Life in the box” , i cinque fotografi indagano, con la profondità dell’occhio e la luce del pensiero, le interazioni /devastazioni che intercorrono nel rapporto tra uomo, natura e architettura.
Marcello D’Ascia pone la sua lente d’ingrandimento sulle periferie urbane sottolineando, con cromatismi violenti e indelebili contrasti, il senso di spaesamento dell’uomo, la solitudine metropolitana; un dialogo muto tra il viandante e le periferiche linee di demarcazione.
Yvonne De Rosa punta il suo obiettivo sulla battaglia tra natura e non architettura, la devastazione del cemento per mano dell’uomo sul paesaggio che, nonostante tutto, vince tra contrasti intensi e violenti.
David Fontani entra “letteralmente” nel corpus di un’archeologica industriale, uno “scavo antropologico” volutamente distorto dalla sua lente, luogo in cui la natura si è re-insediata quasi a voler rimarcare la proprietà di un territorio insulsamente espropriato…
Alfio Monti Samà ferma la sua fotocamera sulla terra : ground e underground.. metafora di coscienza e inconscio, un uomo corre incontro al suo destino, l'altro scende serafico nel ventre della sua terra madre.
Nico Vigenti vola al pensiero meridiano, pensiero del mezzodì e della luce, antitetico al pensiero delle tenebre. Il pensiero diviene una possibile alternativa alla decadenza, alla crisi della modernità e alle ombre di quest’ultima. L’intelletto umano scruta curioso oltre il muro, oltrepassa l’ imposto “arcaico confine” architettonico con la curiosità del suo sguardo, l’energia del suo desiderio.
Ugo Urali
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Amalia di Lanno