In occasione della manifestazione
“Il colore in giardino”
presso i Vivai Capitanio di Monopoli (Bari), la Fondazione Museo Pino Pascali presenta la mostra d’arte contemporanea
“Arte e natura sono un dio bifronte”
“Il colore in giardino”
presso i Vivai Capitanio di Monopoli (Bari), la Fondazione Museo Pino Pascali presenta la mostra d’arte contemporanea
“Arte e natura sono un dio bifronte”
Arte contemporanea nel Giardino Botanico “Lama degli ulivi”
La mostra, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, si compone di sculture e installazioni collocate in parte nelle cavità rupestri della lama (formazioni carsiche ipogee ampiamente diffuse nel territorio della Murgia), in parte all’esterno, lungo un percorso tra le piante ornamentali del celebre giardino. L’intervento degli artisti, entro il complesso scenario paesaggistico, definisce uno spazio di reciproca implicazione estetica e sensoriale tra opera e ambiente, una vera e propria ecologia della bellezza nella continuità tra artificio e natura.
Gli artisti invitati ad esporre sono: Dario Agrimi, Miki Carone, Maria Grazia Carriero, Daniela Corbascio, Claudio Cusatelli, Guillermina De Gennaro, Giulio De Mitri, Michele Giangrande, Iginio Iurilli, Pierpaolo Miccolis, Giampiero Milella e Luigi Morgese, Luigi Pinto e Martino De Palma, Massimo Ruiu, Giuseppe Teofilo.
APERTURA
31 maggio, 1 e 2 Giugno 2013, dalle ore 10.00 alle 19.30
INAUGURAZIONE
Sabato 1 Giugno, ore 11.00
Giardino Botanico ‘Lama degli Ulivi’ (sito nei Vivai Capitanio Stefano)
Contrada Conghia 298 Monopoli (BA)
Coordinate GPS: 40.903653 / 17.304325
Segue Mappa
Info: Fondazione Pino Pascali, tel: +39 333 209 19 20
Vivai Capitanio Stefano, tel: +39 080 80 17 20
Scheda delle opere
ARTE E NATURA SONO UN DIO BIFRONTE
Dario Agrimi, Gatto
2011, Tassidermia
Per Dario Agrimi la natura è un
dato naturalmente precario, instabile, aperto all’imprevedibilità
dell’evoluzione ma anche all’intervento artificiale e alla manipolazione
biotecnologica. L’opera mostra la deformazione di un gatto nero per effetto di
un grottesco allungamento longitudinale del corpo.
Miki Carone, Welcome
2012,
Bassorilievo con stelle marine
Miki Carone raduna le stelle
marine per comporre una stele di “benvenuto”, un bassorilievo di improbabili
fossili pop, impressi sulla roccia a
segnare il varco che conduce al giardino. L’artista, da tempo a lavoro su opere
dal carattere sedimentale con l’impiego di gusci e tegumenti di origine marina, ricompone con
ironia nuove organizzazioni formali a partire dalle superfici e strutture
spontanee rintracciabili in natura.
Maria Grazia Carriero, Senza
Titolo
2013, Pasta di
grano duro bruciata
Una lunga sequenza di tubetti
in pasta di grano duro bruciata discende dai rami di un albero quale protesi
artificiale del corpo vegetale. L’azione dell’artista si addentra nella
manipolazione di tessuti naturali raccordando ciclicamente natura, processo
industriale-produttivo e intervento artistico. L’opera è stata realizzata nel
corso del workshop tenuto dalla giovane artista al Museo Pino Pascali.
Daniela Corbascio, Sud
2006, Neon
Con l’opera “SUD” Daniela
Corbascio definisce un territorio, una traiettoria e un’identità. L’orizzonte
disegnato dalla luce del neon evoca le grandi, accecanti distese dei mari del
mezzogiorno, luoghi del confine e dell’immaginazione; come l’ago di una bussola
o come un riferimento celeste, l’installazione si colloca nel percorso della
mostra ad indicare una meta o una provenienza.
Claudio Cusatelli, Vorrei
tenerti per mano
2013, Incisione
su cera
Claudio Cusatelli costruisce
ipotetiche relazioni tra le piante, immagina e visualizza la complicità che le
connette e offre loro un linguaggio. Quattro tessere, collocate tra due palme,
mostrano la frase “Vorrei tenerti per mano ”, con parole che emergono da
incisioni e scalfitture impresse nella cera.
Guillermina De Gennaro, Neonature
X
2013, Installazione
Il
sentimento della nostalgia come memoria è alla base di molta della produzione
artistica di Guillermina De Gennaro, rivolta a una riflessione sull’identità
individuale e collettiva, muovendo dall’immagine femminile e dall’idea
contemporanea di bellezza, condizionata e distorta dalla società dei consumi.
Giulio De Mitri, Energia
2013, Tubo in pvc
trasparente e corpi illuminati di colore blu
Nell’ipogeo della lama, Giulio
De Mitri interviene con un’istallazione fragile e sensoriale, “Energia”, opera
che irradia di luce azzurra l’antro oscuro della grotta. Laddove la percezione visiva
dello spettatore si attenua nella penombra, emerge suggestiva, dal fondo, una
trama luminosa di profondità astrale.
Luigi De Palma e Martino Pinto, Libidoglossum
2013, Acciaio e
ceramica
“Libidoglossum”, opera di Luigi
De Palma e Martino Pinto, è la sintesi di quattro sculture metalliche dalle
sembianze antropomorfe, dalla cui congiunzione emerge visivamente un corpo
vegetale complesso, affine, nel tortuoso intreccio, ad un ulivo. Dalla sommità
di ciascun organismo/sagoma pendono lingue di un rosso smaltato, eccentriche e
voluttuose, come stami floreali o emergenze licenziose.
Michele Giangrande, Gears
(Ingranaggi)
2013, 18 scatole
Ha le sembianze di un grande
mulino di cartone l’opera “Gears” (Ingranaggi) con cui Michele Giangrande
irrompe nel giardino rievocando le gigantesche ruote dentate che solcavano un
tempo i fiumi ed i torrenti. L’opera è composta di 24 elementi, connessi ad
incastro senza il ricorso ad alcun legante.
Iginio Iurilli, Una
cotta per la rossa
2009, terracotta
Come efflorescenze dai colori
accesi e vividi, emergono dalla terra le sculture in terracotta di Iginio
Iurilli: una serie di grovigli che suggeriscono il moto ondeggiante della
vegetazione mediterranea e che racchiudono, nell’astrazione formale, un’armonia
che la scultura attinge da uno sguardo compiaciuto sulla natura.
Pierpaolo Miccolis, Evil’s
2013, terracotta
Pierpaolo Miccolis aduna tra
gli arbusti quattro grandi uccelli in terracotta, creature appena abbozzate
come fossero intuizioni o cenni di una vita assai selvaggia, inaccessibile.
L’artista, noto per l’accurata ricerca pittorica sulle metamorfosi animali,
adotta questa volta corpi involuti, fermi sul punto fetale di una gestazione
riconsegnata alla natura.
Giampiero Milella e Luigi Morgese, La Scala di Von Luschan
2013, tecnica
mista
Reperti fossili eppure
plastici, i 18 teschi che compongono l’opera "La Scala di Von Luschan” fanno
riferimento al controverso metodo di classificazione del colore
della pelle umana ideato dall’antropologo austriaco ed ampiamente
usato nella prima metà del XX° secolo per decifrare e distinguere le “razze
umane” sulla base del colore dell’epidermide. Questa volta i colori sono
riportati sui crani cromatici, a due a due, suggerendo convivenze impreviste
tra discutibili tassonomie di matrice culturale.
Massimo Ruiu, L’altra
natura
2013, Vaso di
terracotta, sabbia, carboncino su carta, cornice
“L’altra Natura” di Massimo
Ruiu è il compimento ironico di un innesto secolare, quello tra arte e natura.
L’artista pianta in un vaso l’immagine a carboncino di una palma contenuta
entro una cornice, simulando visivamente la contiguità tra la terra reale e la
vegetazione immaginata, ideata, ricreata.
Giuseppe Teofilo, Senza
Titolo
2013, legno
L’opera di Giuseppe Teofilo
trae principio dallo studio delle piccole imbarcazioni da pesca ormeggiate nei
porti mediterranei. L’artista esplora il profilo formale della prua progettando
una scultura in grado di simulare una rotazione di 360 gradi della stessa
attorno all’asse dell’orizzonte. Il risultato è una struttura concepita con la
tecnica costruttiva del gozzo (con le assi ricurve del lamellare incrociato) ma
in grado di assumere una forma inedita, circolare, compiuta e racchiusa su se
stessa.
ricevo e segnalo:
Massimo Nardi