Diego De Dominicis
‘a seggiulell
a cura di Antonio Maiorino
opening: sabato 13 aprile 2013_ ore 18 >22
Galleria PrimoPiano _ Via Foria 118 Napoli
Orari di visita: martedì, mercoledì, giovedì dalle 15,30 alle 19,30
lunedì, venerdì, sabato per appuntamento.
fino al 4 maggio 2013
‘A seggiulell
(l’impagliatore e il filo)
Le immagini fotografiche di De Domenicis sono versi, anche nella loro accezione di direzioni, di linee; immaginate e costruite con una personale metrica del componimento, con le proporzioni che, scompaginando le relazioni e le dimensioni tra gli oggetti, trascendono il realismo. Ero a Napoli, stanco di camminare tra i vicoli di San Gregorio, pensai di comprare una sedia. Tornai a casa e non riuscii a sedermi.
La forza identitaria del villaggio, che si oppone alla volontà di sopraffazione della fagocitante modernità, è l’impianto di questa silloge di scatti, coriacei come una foglia di magnolia, che emanano il delicato profumo di pioli e asticelle per costruire sedie e, al contempo, quello penetrante dei fili di paglia umidi lasciati ad asciugare in prossimità di un camino acceso in una casa fra i monti.
Una sedia piccola come quel mondo, lontano dai clangori cittadini, dove i fanciulli fanno un lieto rumore.
Nella loro lingua gli inglesi usano la parola line per indicare il verso poetico, linea. La linea e il metro poetico, unità di misura e di architettura del pensiero, attraversano verticalmente l’artista e la sua fotografia, ed egli ci restituisce, nell’abbacinante bianco di luce solare al suo zenit, la nettezza ritmica di una canzone libera scritta talvolta con incalzanti settenari e altre volte con la pacatezza dell’endecasillabo.
De Dominicis declina in modo nuovo la fotografia conducendoci a un diverso livello dell’utilizzo del mezzo espressivo. È, la sua, una visione che diventa orizzontale solo dopo che essa lo ha segnato (e di-segnato) nel suo orientamento intimo partendo da quello zenit solare al nadir delle sue radici.
Una sedia piccola che è oggetto transizionale, che l’artista utilizza per costruire il contatto tra la sua interiorità e a quanto c’è all’esterno. Una sedia piccola che è un sabato del villaggio. È l’artista che ne costruisce il telaio di legno, che intreccia fuscelli, che annoda ogni singolo filo di paglia. Sceglie il ricordo come l’impagliatore il filo, con le mani lo stringe, lo intreccia e con uno scatto riesce infine a sedersi.
Le opere di Diego De Dominicis sono state stampate a cura di Luigi Fedullo di Fine Art Lab Napoli
Segnala:
Amalia di Lanno
‘a seggiulell
a cura di Antonio Maiorino
opening: sabato 13 aprile 2013_ ore 18 >22
Galleria PrimoPiano _ Via Foria 118 Napoli
Orari di visita: martedì, mercoledì, giovedì dalle 15,30 alle 19,30
lunedì, venerdì, sabato per appuntamento.
fino al 4 maggio 2013
‘A seggiulell
(l’impagliatore e il filo)
Le immagini fotografiche di De Domenicis sono versi, anche nella loro accezione di direzioni, di linee; immaginate e costruite con una personale metrica del componimento, con le proporzioni che, scompaginando le relazioni e le dimensioni tra gli oggetti, trascendono il realismo. Ero a Napoli, stanco di camminare tra i vicoli di San Gregorio, pensai di comprare una sedia. Tornai a casa e non riuscii a sedermi.
La forza identitaria del villaggio, che si oppone alla volontà di sopraffazione della fagocitante modernità, è l’impianto di questa silloge di scatti, coriacei come una foglia di magnolia, che emanano il delicato profumo di pioli e asticelle per costruire sedie e, al contempo, quello penetrante dei fili di paglia umidi lasciati ad asciugare in prossimità di un camino acceso in una casa fra i monti.
Una sedia piccola come quel mondo, lontano dai clangori cittadini, dove i fanciulli fanno un lieto rumore.
Nella loro lingua gli inglesi usano la parola line per indicare il verso poetico, linea. La linea e il metro poetico, unità di misura e di architettura del pensiero, attraversano verticalmente l’artista e la sua fotografia, ed egli ci restituisce, nell’abbacinante bianco di luce solare al suo zenit, la nettezza ritmica di una canzone libera scritta talvolta con incalzanti settenari e altre volte con la pacatezza dell’endecasillabo.
De Dominicis declina in modo nuovo la fotografia conducendoci a un diverso livello dell’utilizzo del mezzo espressivo. È, la sua, una visione che diventa orizzontale solo dopo che essa lo ha segnato (e di-segnato) nel suo orientamento intimo partendo da quello zenit solare al nadir delle sue radici.
Una sedia piccola che è oggetto transizionale, che l’artista utilizza per costruire il contatto tra la sua interiorità e a quanto c’è all’esterno. Una sedia piccola che è un sabato del villaggio. È l’artista che ne costruisce il telaio di legno, che intreccia fuscelli, che annoda ogni singolo filo di paglia. Sceglie il ricordo come l’impagliatore il filo, con le mani lo stringe, lo intreccia e con uno scatto riesce infine a sedersi.
Le opere di Diego De Dominicis sono state stampate a cura di Luigi Fedullo di Fine Art Lab Napoli
Segnala:
Amalia di Lanno