JOACHIM SCHMID E LE FOTOGRAFIE DEGLI ALTRI
a cura di Roberta Valtorta
2 dicembre 2012 – 5 maggio 2013
Joachim Schmid dialoga con Simone Menegoi e Franco Vaccari
venerdì 30 novembre ore 18.30
Goethe-Institut Mailand, via San Paolo 10, Milano
venerdì 30 novembre ore 18.30
Goethe-Institut Mailand, via San Paolo 10, Milano
inaugurazione della mostra
sabato 1 dicembre 2012 ore 18 Museo di Fotografia Contemporanea
sabato 1 dicembre 2012 ore 18 Museo di Fotografia Contemporanea
Il Museo di Fotografia Contemporanea prosegue nello studio e nella
divulgazione al pubblico delle più significative trasformazioni dei
linguaggi della fotografia contemporanea con una mostra dedicata a
Joachim Schmid, realizzata con il supporto di Deutsche Bank. Schmid è un
artista tedesco che per l’originalità e l’attualità della sua opera e
del suo pensiero gode di grande notorietà a livello internazionale, ma
che è ancora troppo poco conosciuto in Italia.
La mostra è accompagnata da un volume che raccoglie scritti di
studiosi internazionali e da un importante progetto educativo dal titolo
Parlami di te, dedicato al dialogo tra generazioni diverse con
l’utilizzo delle immagini.
Joachim Schmid (nato a Balingen, Germania, 1955, lavora e vive a Berlino) lavora intensamente con la fotografia dai primi anni Ottanta, ma non è un fotografo in senso stretto. Infatti egli non fotografa e non produce alcuna immagine.
Joachim Schmid (nato a Balingen, Germania, 1955, lavora e vive a Berlino) lavora intensamente con la fotografia dai primi anni Ottanta, ma non è un fotografo in senso stretto. Infatti egli non fotografa e non produce alcuna immagine.
Nel 1989, in occasione del 150mo anniversario dell’invenzione della
fotografia, ha provocatoriamente dichiarato: “Nessuna nuova fotografia
finché non saranno utilizzate fino in fondo quelle già esistenti!”, una
dichiarazione alla quale è rimasto fedele fino a oggi.
La posizione di Schmid nasce dalla consapevolezza che la “civiltà
dell’immagine” vede una continua e sempre crescente produzione di
fotografie, in un vero e proprio processo di proliferazione, fino
all’assuefazione e alla saturazione, talvolta al non-senso.
Schmid decide dunque di sospendere la produzione e “si limita” a
cercare, raccogliere, riutilizzare fotografie già esistenti e scattate
da altri, ma anche figurine, inviti di mostre, manifesti, cartoline,
immagini stampate su libri, giornali, dépliant, trovate nei mercatini,
negli archivi, o prelevate da siti internet e social network. Le toglie
dunque dal grande flusso della comunicazione contemporanea, le archivia,
se ne appropria, le associa tra loro, talvolta le manipola, in cerca di
nuovi possibili significati. Egli è dunque non un fotografo, ma un
collezionista, un entusiasta del riciclaggio, un catalogatore.
E’ molto probabile che negli anni Joachim Schmid abbia visto ma
soprattutto utilizzato più immagini di ogni altro uomo al mondo. Nel suo
continuo lavoro di ricerca egli ha indagato tutte le pratiche
fotografiche diffuse a livello di massa e tutti i diversi linguaggi
della fotografia.
Fondatore nei primi anni Ottanta della rivista “Fotokritik”, nel 2009
ha creato la ABC Artists’ Book Cooperative, all’interno della quale si
dedica, insieme ad altri artisti, al self-publishing utilizzando le
tecnologie del print-on-demand. Sia come artista che come organizzatore
culturale ha contribuito anche in senso teorico al dibattito sulla
fotografia, sviluppando una forte riflessione che ha radici in due
questioni fondamentali dell’arte contemporanea: da un lato l’idea di
ready made, proposta da Marcel Duchamp, che ha cambiato i destini
dell’arte del Novecento e oltre, dall’altro quella della “morte
dell’autore”, così come Roland Barthes l’ha per primo formulata.
La vasta opera di Joachim Schmid rappresenta oggi un’idea postmoderna
profondamente presente nell’arte contemporanea: quella di
riappropriazione e di ridestinazione dei prodotti della cultura degli
uomini a significati sempre nuovi e diversi.
Il suo nuovo ironico motto oggi è: “Per favore non smettete di fotografare”.
Tra i suoi innumerevoli lavori più importanti Bilder von der Strasse
(1982-oggi), Archiv (1986-1999), Photogenic Drafts (1991), Belo
Horizonte (1992-1993), Statics (1995-2003), Arcana (1996-2008),
Photographic Garbage Survey Project (1996-1997), Decisive Portraits
(1998), The Face in the Desert (1999), Meetings (2003-2007), Untitled
Portraits (2007), e i recenti Other People’s Photographs (2008- 2011) e
Bilderbuch (2010-2012).
La mostra proposta dal Museo di Fotografia Contemporanea e realizzata
grazie al sostegno di Deutsche Bank, è composta da fotografie della
serie Bilderbuch (Libro di immagini) e comprende 60 immagini anonime e
40 libri nei quali sono presenti fotografie di temi e generi eterogenei,
raccolte da Schmid negli anni e organizzate in sequenza. Sia in mostra
che nei libri il pubblico si trova davanti a decine e decine di immagini
trovate, rimosse dal loro contesto originale e presentate senza alcun
commento, estranee tra loro, l’una accanto all’altra.
Il libro, che ha lo stesso titolo della mostra, Joachim Schmid. Le
fotografie degli altri, comprende un “saggio visivo” di Joachim Schmid e
scritti di studiosi internazionali, Mark Durden, Joan Fontcuberta,
Simone Menegoi, Franco Vaccari, Roberta Valtorta, John Weber, è edito da
Johan & Levi e sostenuto dall’Associazione Amici del Museo di
Fotografia Contemporanea.
Fonte: http://www.mufoco.org
Segnala:
Amalia Di Lanno