Carlo
Battisti
Nugae
Bari 24 novembre/ 15 dicembre 2012
Museo Nuova
Era
Strada dei
Gesuiti, 13 – 70122 Bari – Tel. e fax 080.5061158
e-mail:museonuovaera@alice.it www.museonuovaera.it
dalle: ore
17- 20
chiuso la
domenica e giorni festivi
INAUGURAZIONE SABATO 24 NOVEMBRE 2012
presso Museo Nuova Era - Str. Dei Gesuiti 13
Si
inaugura sabato 24 novembre alle ore 18,30 la personale di
Carlo Battisti dal titolo Nugae.
Est modus in
rebus
di Ferruccio
Giromini
Carlo
Battisti, viareggino classe 1945, diploma di scultura presso l’Istituto d’Arte
di Pietrasanta e studi di scenografia all’Accademia di Firenze, poi a lungo titolare
di uno studio grafico e pubblicitario, è un artista di alta genialità – e di
eguale e contraria umiltà nell’apparire (ovvero nel mettersi in mostra) – che
ha adottato come cifra vistosa della propria espressività il rapporto con gli oggetti,
affrontati e considerati quasi cose vive, o perlomeno trasformati in
tale direzione, e nello stesso tempo ha ammantato i propri risultati di un velo
di mistero, chiedendo spesso al pubblico una divertita partecipazione diretta
per decifrare di volta in volta la regola del gioco e la sua interpretazione.
Sarà più
facile comprenderne l’universo di riferimento, estetico ed etico, guardando ad
alcune delle sue creazioni, molte delle quali in questa occasione troviamo
antologizzate per un godimento condiviso. Si può partire con quella Sveglia
che gioca subito la carta dello spiazzamento: il quadrante di questo classico
orologio da comodino conta dieci ore anziché le canoniche dodici; e quando ce
ne accorgiamo è inevitabile un attimo infinitesimale di vertigine (ma gli
attimi, come unità di tempo, si calcolano e dividono in base dieci, o base
dodici, ovvero ventiquattro?). Su questo genere di sorpresa Battisti torna con
risultato altrettanto efficace con il suo Orologio dall’apparenza del
tutto normale, tik, tik, tik… fino a quando scopri che le sue lancette
scorrono regolari all’indietro (kit, kit, kit…).
È così che i
misuratori ufficiali del tempo, accelerandolo o invertendolo, divengono
sabotatori della stessa dimensione temporale – o perlomeno della percezione che
noi ne abbiamo.
Ma alle
frammentazioni del tempo, lì dove con i ritmi naturali si incontrano quelli
artificiali della musica di produzione umana, Battisti è affezionato. Lo
dimostrano le sue sculture sonore, dove registrazioni di suoni naturali – il
frinire dei Grilli, gli stridii delle Rondini – danno voce a
delicati simulacri da tavolo; così come i richiami a musiche note, suggerite o
riprodotte da inediti interpreti (Fumo negli occhi, Usignoli, Guarda che
luna, Petite fleur) per una colonna sonora di artificiosa naturalità e
naturale artificiosità; ma poi pure una sorprendente partita virtuale di
ping-pong, giocata su uno schermo di laptop che ne batte e ribatte la misura
regolare; o perfino (in questa mostra presente solo in foto) l’imponente imbuto
denominato Orecchio di Demetra, posizionato in studiata corrispondenza
con un verde tappeto naturale per ascoltare nientemeno che il suono dell’erba
che cresce (“appoggiare con cura la testa sul bordo di feltro presente
all’estremità ad imbuto del captatore acustico facendo in modo che un’orecchia
ne sia contenuta; con una mano a coppa comprimere l’altra orecchia; chiudere
gli occhi e concentrandosi sull’azione, lenta ma costante, dell’erba che sta
crescendo, attendere di percepirne il suono”); non lungi dalla pura
astrazione di Imagination Music, risonante nella nostra testa siccome
nel ventre ideale di Madre Natura. La chiusura ideale del cerchio non può
essere dunque che la performance Apologia del silenzio.
In realtà,
al di là dell’abilità tecnica rigorosamente certosina e dell’anarchica
inventiva concettuale neodada (ma declinata con una ironia tutta patafisica – e
non a caso al Nostro bisognerebbe rivolgersi come Sua Sommità!), l’artefice
Battisti utilizza la parola come puro strumento poetico per sottolineare il suo
fare linguisticamente contaminante e il suo percepire (con i sensi e con la
mente) i rebus della realtà con sottile animismo panteista. Lo confermano uno
stampo d’aria e un pezzetto di nuvola, quattro mostre del tutto naturali,
l’infinito orizzonte in un nastro di Moebius, e perfino una pietosa bestemmia
da leggersi in alfabeto braille. Per avere il coraggio di guardarci negli occhi
e scoprire infine che tutto è il contrario di tutto.
Segnala:
Amalia Di Lanno