lunedì 1 ottobre 2012

Alimjan Jorobaev_Miraggi del Comunismo


 Tra i maggiori esponenti dell’arte dell’Asia Centrale, il fotografo kirghiso Alimjan Jorobaev apre la nuova stagione espositiva della Laura Bulian Gallery, con la sua prima personale italiana. Già presente alla Biennale di Istanbul del 2009 e a molte altre esposizioni internazionali, Alimjan Jorobaev (classe 1962) arriva in Italia con una mostra dal titolo I miraggi del Comunismo, curata da Marco Scotini. La fotografia di Jorobaev, dalla caduta del Socialismo in poi, raccoglie segni e tracce di storie contaminate, mixando sopravvivenze arcaiche con conflitti del presente, resti del comunismo con forme di neonazionalismo, ritorno delle identità religiose con nuove modalità di sopravvivenza.
Questo atlante dell’incongruo che Jorobaev colleziona e cattura, così come le narrative che ciascuna immagine fotografica riesce ad attivare, non sono altro che uno specchio fedele del passaggio dei tempi, dei continui mutamenti economico-politici nell’area centro asiatica. Si tratta, di fatto, del presente kirghiso: quello dove le più diverse forme di coesistenza sono diventate possibili. L’immagine di masse di uomini in preghiera rivolti verso la Mecca nella piazza centrale di Biskek, sotto la statua di Lenin ancora innalzata, così come il commercio illegale di sigarette West, prodotti alcolici e altra merce, sotto una vecchia jurta sono contraddizioni evidenti ma, allo stesso tempo, rappresentazioni potenti.
Una nota foto di Jorobaev del 1995 mostra un interno domestico come una natura morta in bianco e nero. Una cucina a gas a quattro fuochi in mezzo ad una cassettiera e a un frigorifero ricoperto con carta da parati ornamentale: al di sopra, una serie accatastata di stoviglie da lavare ricopre il piano di cottura. Sullo stesso piano poggia anche una tela capovolta con un ritratto ufficiale di Lenin: un chiaro riferimento all’89 e al tema dell’iconoclastia nel blocco orientale. Ma qui non si tratta dell’immagine consueta della statua scardinata dal suo piedistallo. In maniera totalmente inedita, ciò su cui quest’immagine si interroga è il modo in cui le trame del simbolico attraversano il politico e il privato: spiate dove meno le si aspetta, nei segni muti, nei gesti comuni.
Ancora le relazioni di potere sono al centro di un’altra serie fotografica a colori del 2011 che si insinua all’interno del carcere di Moldovanovka. L’oggetto di questa ricerca è il gioco silenzioso di sguardi, di specchi e diaframmi che fanno sì che il soggetto fotografato non sia mai presente nello spazio occupato da colui che guarda. C’è tutta una distribuzione spaziale che differisce la sua entrata in scena: tanto il carceriere che il carcerato sono catturati ogni volta da un dispositivo che li inquadra. Latente, mai totalmente presente, il soggetto di queste foto (indipendentemente dal suo ruolo) è sempre l’oggetto di una sorveglianza normalizzata.
Ma che cosa sono i Miraggi del comunismo da cui prende titolo la mostra milanese, oltre ad essere una serie fotografica sviluppata da Jorobaev tra il 1995 e il 2005? Qual è qui il rapporto tra fenomeno ottico e realtà? Quello che infatti, il realismo fotografico di Alimjan Jorobaev mostra, non è la prospettiva socialista. È piuttosto il presente che ha fatto seguito al suo fallimento del ‘91. Dalla insurrezione civile del 2010, che riuscì a destituire il presidente Bakiyev, fino alla Riforma del sistema penitenziario della Repubblica Kirghisa, ogni fenomeno è indagato senza essere giudicato: esso è la semplice apparizione di un segno (non importa se nuovo o vecchio) in un contesto estraneo, inappropriato.
Un bianco e nero straordinario mostra la prospettiva all’infinito di un asse stradale asfaltato in mezzo ad una superficie ampia e vuota che ricorda la steppa. Di fianco a sinistra l’insegna isolata, in cemento e a caratteri cirillici, della parola COMUNISMO che possiamo leggere solo rovesciata. Il rapporto tra le parole e le cose (potremmo dire) è qui un miraggio: l’effetto della differente rifrazione dei raggi luminosi. L’orizzonte su cui l’immagine si apre è, di fatto, quello naturale e immenso della catena del Tien-Shan.
 
 
 The Kyrgyz photographer Alimjan Jorobaev, one of the major exponents of art in Central Asia, opens the new season at the Laura Bulian Gallery with his first solo exhibition in Italy. After appearing at the 2009 Istanbul Biennale and many other international exhibitions, Alimjan Jorobaev (born in 1962) comes to Italy with an exhibition entitled The Mirages of Communism, curated by Marco Scotini. Since the fall of socialism, Jorobaev's photography has collected the signs and traces of contaminated stories, mixing archaic remnants with present-day conflicts, vestiges of communism with forms of neo-nationalism, a return to religious identity with new ways of surviving.
This atlas of incongruity that Jorobaev collects and captures, and likewise the narrative that is sparked by each individual image, are nothing other than a faithful mirror of the passage of time, of the continuous economic and political changes under way in the central Asian region. Indeed this is present-day Kyrgyzstan: the most diverse forms of coexistence have become possible. The image of masses of men facing Mecca in prayer in the central square of Biskek, under a statue of Lenin that is still standing; likewise the black market for West cigarettes, alcoholic beverages and other goods taking place under the roof of a traditional jurt are glaring contradictions, yet at the same time potent illustrations.
A well-known photo by Jorobaev from 1995 shows a domestic interior in black and white, like a still life: a gas cooker with four rings set between some drawers and a fridge covered in ornamental wallpaper, a pile of unwashed dishes covering the hob. On the same top there is an official portrait of Lenin, the canvas turned upside-down, a clear reference to 1989 and the theme of iconoclasm in the eastern block. But this is not the usual image of a statue that has been ripped from its pedestal. In a most original manner this image questions how symbols weave their way through both the political and private spheres, caught where they are least expected, in mute signs and day-to-day gestures.
Power is also central to a series of colour photographs from 2011 that unfolds inside Moldovanovka penitentiary. The focus of this research is a silent game of glances, mirrors and diaphragms, thanks to which the subject being photographed is never in the same physical space as the observer. A whole system of spatial distribution deflects entry onto the scene: each time both warder and prisoner are captured through a device that is focused on them. Latent, yet completely present, the subject of these photographs (regardless of their role) is always the object of a normalised form of surveillance.
But, apart from being a series of photographs developed by Jorobaev between 1995 and 2005, what are the Mirages of Communism which provide the title for this Milanese exhibition? What is the relationship between the optical phenomenon and reality? Indeed, what Jorobaev shows with his photographic realism is not the socialist perspective. It is more the present which followed on the heels of its demise in 1991. Since the civil uprising in 2010, which toppled President Bakiyev, until the reform of the Kyrgyz Republic's prison system, every phenomenon is investigated without being judged: it is simply the appearance of a sign (whether old or new) in an estranged, inappropriate context.
An extraordinary black and white photo shows the vanishing prospective of a asphalted crossroads on a vast, broad open space which reminds us of the steppes. To one side a solitary cement sign in Cyrillic lettering reads COMMUNISM which we can only read in mirror image. We might observe that the relationship here between words and things is a mirage: the effect of the different refraction of light rays. The horizon onto which the image opens is the natural, immense Tien-Shan mountain chain.
 
 Laura Bulian Gallery
Viia Montevideo 11
20144 Milan, Italy
 
 
Segnala:
Amalia Di Lanno