Sopra: Polka Dots Lunares, Providence, Rhode Island, 1975-78, gelatine silver estate print
Sotto: Letizia Battaglia - Rielaborazione 2003, 40x50 cm
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio 68 – 25128 Brescia
tel.
030.383034 – fax 030.304638
www.galleriaminini.it
LETIZIA BATTAGLIA
FRANCESCA WOODMAN
"LETIZIA ha un nome di BATTAGLIA, e di fatto è una lottatrice.
L’ho chiamata un giorno, poco tempo fa, per passare a conoscerla. Un mito della
fotografia, Letizia, ma non pensavo di cacciarmi nel cratere di un vulcano. Un
vulcano siciliano, come si conviene, tra Etna e Stromboli; una fotografa di
delitti, di morti, di madri disperate e guardie del corpo con magnum e il colpo
in canna, di giudici riversi sui sedili, di galline e gatti sui tavoli. Letizia
respira per pochi momenti ogni giorno, per il resto fuma una sigaretta dietro
l’altra. È stata assessore alla cultura a Palermo con Leoluca Orlando, ma i
poeti non devono fare politica. È furba, svelta, delicata, tranchant, abituata a vedere la morte in faccia, cosa volete che
gliene importi delle menate del mondo dell’arte e della fotografia? Ho capito
che lei non è una fotografa: è un essere umano incazzato di vivere in un mondo
così sporco." MM
Letizia Battaglia (Palermo, 1935) inizia la sua carriera di giornalista nel 1969 lavorando per il giornale palermitano L'Ora. Nel 1970 si trasferisce a Milano dove collabora come fotografa con varie testate. Nel 1974 ritorna a Palermo e crea, con Franco Zecchin, l'agenzia Informazione fotografica. Nel 1974 documenta gli Anni di Piombo che sconvolgono la sua città natia, immortalando i delitti commessi dalla mafia, con la volontà di comunicare l’atrocità di quei gesti, sensibilizzando la coscienza umana. Diviene una fotoreporter di fama internazionale. Ma Letizia Battaglia non è solo "la fotografa della mafia". Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985 il Premio Eugene Smith a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Un altro premio, il Mother Johnson Achievement for Life, le è stato tributato nel 1999. Ha esposto in Italia, nei Paesi dell'Est, Francia, Gran Bretagna, America, Brasile, Svizzera, Canada. Il suo impegno sociale e la sua passione per gli ideali di libertà e giustizia sono descritti nella monografia delle edizioni Motta: Passione, giustizia e libertà.
Letizia Battaglia (Palermo, 1935) inizia la sua carriera di giornalista nel 1969 lavorando per il giornale palermitano L'Ora. Nel 1970 si trasferisce a Milano dove collabora come fotografa con varie testate. Nel 1974 ritorna a Palermo e crea, con Franco Zecchin, l'agenzia Informazione fotografica. Nel 1974 documenta gli Anni di Piombo che sconvolgono la sua città natia, immortalando i delitti commessi dalla mafia, con la volontà di comunicare l’atrocità di quei gesti, sensibilizzando la coscienza umana. Diviene una fotoreporter di fama internazionale. Ma Letizia Battaglia non è solo "la fotografa della mafia". Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985 il Premio Eugene Smith a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Un altro premio, il Mother Johnson Achievement for Life, le è stato tributato nel 1999. Ha esposto in Italia, nei Paesi dell'Est, Francia, Gran Bretagna, America, Brasile, Svizzera, Canada. Il suo impegno sociale e la sua passione per gli ideali di libertà e giustizia sono descritti nella monografia delle edizioni Motta: Passione, giustizia e libertà.
"Non ho potuto conoscere FRANCESCA WOODMAN, eppure ha abitato in
Italia, a Roma, per pochi mesi, tra ‘77 e ‘78. Andavo a Roma spesso per
incontrare artisti, amici, critici. Frequentavo il mondo dell’arte che allora
mi sorprendeva, visto attraverso gli occhi di colleghi che vivevano nel mio
stesso sistema. Giuseppe Casetti, ad esempio, o Ugo Ferranti che le
hanno dato le sue prime mostre e Giuseppe Gallo, Sabina Mirri. Ma so anche che
se l’avessi incontrata forse non avrei saputo riconoscerla. Incontriamo, noi
galleristi (allora ero un gallerista rampante), molti giovani che ci propongono
di guardare le loro opere. Di solito le osserviamo distrattamente, anche con un
po’ di sufficienza. Un artista che cerca di farsi notare viene abitualmente
guardato con sospetto. La domanda che fa l’artista (giovane) è: “ma allora come
possiamo fare?”. Domanda quasi senza risposta." MM
Francesca
Woodman (Denver,
1958 – New York, 1981) nasce il 3 aprile
del 1958 a Denver, nel Colorado. Suo padre è un pittore, sua madre Betty una
ceramista. Nel 1973 sceglie di iscriversi all’Abbot Academy di Andover, nel
Massachusetts, una scuola privata per sole donne, tra i pochi licei americani
con corsi d’arte. A partire da settembre del 1976 frequenta a Providence
un’Accademia di belle Arti: la Rhode Island School of Design (RISD). Nel 1978 è
in Italia con l’amica Sloan Rankin per seguire i corsi europei della Rhode
Island School of Design che a sede a palazzo Cenci, nel centro storico di Roma.
Segnala:
Amalia Di Lanno