Rosaria Schifani
vedova Vito Schifani
Strage di Capaci
È la mostra della fotoreporter Letizia Battaglia che giovedì 18
ottobre apre il “Festival della Legalità”, che si tiene tra Bari e Adelfia fino
a domenica 21 ottobre.
È il 1974 quando all’età di 39 anni inizia a lavorare come fotoreporter per
L’Ora, quotidiano antifascista del pomeriggio. Il giornale le affida il ruolo
di responsabile del servizio fotografico. Sono gli anni in cui la mafia incalza
in un susseguirsi di azioni delittuose. La radio della redazione è sempre
sintonizzata sulle frequenze della polizia, e lei insieme al suo compagno
Franco Zecchin è sempre pronta a raggiungere a tutte le ore, a bordo della
vespa, i luoghi degli efferati omicidi. Scatto dopo scatto Letizia diventa
testimone di una guerra civile che produce ogni giorno nuove vittime. “Nei
corpi riversi di giudici, giornalisti, spacciatori, poliziotti, preti,
prostitute, bambini innocenti era difficile cogliere la speranza.” Queste foto
oltre a documentare un mondo in tragedia, esprimono la solidarietà verso la
povertà, la rabbia verso la corruzione e tutto quello che è prepotenza. Letizia
con la sua k1000 o con una vecchia Leica compone il diario visivo di donne e
uomini le cui esistenze sono state annullate dalla violenza mafiosa. Tra i
soggetti ritratti oltre le oscure pozze insanguinate ed disarticolati cadaveri
, dominano le donne, i bambini e le adolescenti che sognano la bellezza,
l’amore, l’autonomia…” Le donne sognano. Io sono stata una bambina felice fino
a 10anni, poi mi è stata tolta la libertà (…) Da allora cerco dentro di me
questa bambina.A proposito del ritratto della bambina con il pallone vorrei
condividerne il racconto del momento precedente lo scatto. “ Erano le due del
pomeriggio ed ero seduta al tavolino di un bar all’aperto vicino il porto di
Palermo. Da lontano noto questa piccola bambina che gioca da sola a tirare in
aria il suo pallone. Ero lontana almeno 20 metri. In lei, pallida con le
occhiaie i capelli lisci e magra, c’ è una di quelle bambine che cerco. Mi alzo
e la raggiungo. Senza parlare, con la mano la dirigo e con ferma dolcezza la
metto in posa addossandola al portone alle sue spalle. Non ha reagito. In
silenzio ho scattato”.
Le sue immagini non finiscono solo sul giornale, sono anche uno dei primi strumenti con cui decide di ribellarsi al potere culturale mafioso, ai soprusi e ai conniventi silenzi. Così alla fine degli anni ’70, attaccate le foto degli omicidi più cruenti e no su pannelli di compensato, per cercare di mobilitare e indignare le coscienze dei cittadini, le porta in giro nelle piazze dei piccoli paesi della Sicilia. Nascono le prime mostre itineranti.
Sono passati trent’anni e la forza di queste immagini e l’ urgenza della testimonianza continuano ad essere dominanti oggi come allora.
Le sue immagini non finiscono solo sul giornale, sono anche uno dei primi strumenti con cui decide di ribellarsi al potere culturale mafioso, ai soprusi e ai conniventi silenzi. Così alla fine degli anni ’70, attaccate le foto degli omicidi più cruenti e no su pannelli di compensato, per cercare di mobilitare e indignare le coscienze dei cittadini, le porta in giro nelle piazze dei piccoli paesi della Sicilia. Nascono le prime mostre itineranti.
Sono passati trent’anni e la forza di queste immagini e l’ urgenza della testimonianza continuano ad essere dominanti oggi come allora.
Letizia BATTAGLIA – Storie di mafia
Sala Murat
Piazza Del Ferrarese – Bari
18 – 31 ottobre 2012
Segnala:
Amalia Di Lanno