mercoledì 23 settembre 2015

Francesco Arena. Sette, uno, quattro



Tre progetti inediti ideati per i tre spazi espositivi. In tutte le opere e' presente il concetto di taglio e un costante riferimento temporale. Una riflessione sul concetto di monumento, sul suo essere e sulla sua funzione.


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La Galleria Raffaella Cortese è orgogliosa di inaugurare la nuova stagione espositiva con la personale di Francesco Arena. L’artista italiano realizzerà, per la sua prima mostra in galleria, tre progetti inediti e ideati per i tre spazi espositivi, il cui numero civico darà il titolo alla mostra: "sette, uno, quattro".

Nello spazio al n. 1 saranno in mostra tre sculture in bronzo lucidato, autoritratti dell’artista in cui viene sottolineata la lunghezza della sua barba dopo 57, 110 e 210 giorni di crescita. Il trascorrere del tempo è un elemento che ritorna spesso nella poetica di Arena e che in molti casi rimanda all’immaginario dell’artista o a eventi storici che hanno segnato il nostro passato recente. Nello specifico, 57 sono i giorni tra i due attentati di Capaci e via D’Amelio; 110 giorni è la durata dell’ultimo soggiorno di Nietzsche a Torino; 210 i giorni corrispondenti alla durata della prima guerra del Golfo.

Lo spazio al n. 4 sarà diviso da una nuova parete che creerà due locali separati. In ognuno dei due locali sarà presente solo una lastra di granito, incastonata a un’altezza di 2 m e 30 cm. Sulla lastra sarà incisa una scritta tratta da un pensiero di Susan Sontag (unremitting banality and inconceivable terror). In questa definizione –“interminabile banalità” e “inconcepibile terrore”– l’intellettuale americana sintetizza e profetizza la descrizione della nostra epoca. Francesco Arena dà forma al concetto espresso da Sontag attraverso questa scultura che divide e unisce al contempo i due ambienti dello spazio espositivo.

Infine, al n. 7 sarà ospitata un’installazione composta da numerose sculture in DAS, realizzate a mano da Arena, che rappresentano i 57 angoli e i 58 spigoli presenti nella sua casa pugliese. Ciascun angolo o spigolo è composto da tre segmenti. La somma della lunghezza di questi segmenti moltiplicata per il numero degli angoli e degli spigoli ha come risultato 91 metri che è la somma dell’altezza dei due Buddha di Bamiyan distrutti dai talebani nel 2001. L’utilizzo del DAS, materiale che si modella con le mani e che non va cotto, è un riferimento alle macerie delle sculture afghane, dalla mano dell'uomo costruite e distrutte.

Le tre opere ideate per la mostra, anche se apparentemente diverse, hanno dei punti di contatto sia formali che concettuali.

In tutte le opere è presente il concetto di taglio (nella tacca che segna la lunghezza della barba nelle sculture di bronzo, il taglio nel muro in cui è installata la lapide e l’idea di frazionamento degli spazi insita per natura negli spigoli e negli angoli) e un costante riferimento temporale (i giorni che passano nella crescita della barba; il tempo descritto dalla Sontag e l’eternità, purtroppo distrutta, delle sculture dei Buddha).
Inoltre i tre lavori sono una riflessione sul concetto di monumento, che da sempre interessa all’artista, una riflessione sul suo essere e sulla sua funzione, partendo dai materiali usati e dal continuo gioco di rimandi tra la sua storia personale e la storia universale che tutti noi conosciamo.

Francesco Arena nasce a Torre Santa Susanna, Brindisi, nel 1978. Vive e lavora a Cassano delle Murge, Bari.
Tra le sue mostre personali ricordiamo: 2014, 3 Ludwig reflections and 1 horizon, NoguerasBlanchard, Madrid; 2013, Onze mille cent quatre-vingt sept jours, Frac Champagne-Ardenne, Reims; 2012, Trittico 57, Project Room, Museion, Bolzano; Orizzonte con riduzione di Mare, Monitor, Roma; 2011, Com’è piccola Milano, Peep Hole, Milano; 2010, Art Statement, Art Basel, Cratere, De Vleeshal, Middelburg NL; 2008, 3,24 mq, Nomas Foundation, Roma.
Ha preso parte anche a numerose mostre collettive, tra cui: 2015, Triennale, Milano; Nero su Bianco, American Academy, Roma, Anche le sculture muoiono, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; 2014, Liberdade em movimento, a cura di Jacopo Crivelli Visconti, Fundação Iberê Camargo, Porto Alegre, Brasil; 2013, Vice Versa, Padiglione Italia, 55 Biennale di Venezia, Venezia; 2012, La storia che non ho vissuto. Testimone indiretto, a cura di Marcella Beccaria, Castello di Rivoli, Rivoli (TO), Sotto la Strada la Spiaggia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Lanza una roca y a ver que pasa / Throw a Rock and See What Happens, a cura di Juan Canela, La Casa Encendida, Madrid; 2011, Pleure qui peu rit qui veut – Premio Furla 2011, Palazzo Pepoli, Bologna.

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Galleria Raffaella Cortese is proud to open the new season with a solo show by Francesco Arena. For his first exhibition at the gallery, Italian artist will realize three new projects conceived and designed for the three exhibition spaces, whose street number gives the exhibition its title: "sette, uno, quattro" (seven, one, four).

In the space at n. 1 Arena shows three sculptures in polished bronze, self-portraits in which the artist emphasizes the length of his beard after 57, 110 and 210 days of growth. The passing of time is a recurring element in Arena’s practice and it refers often to the imaginary of the artist or to historical events that have marked our recent past. In this case, 57 are the days between the massacres of Capaci and Via D'Amelio; 110 days is the duration of the last stay of Nietzsche in Turin; 210 are the days corresponding to the duration of the First Gulf War.

The space at n. 4 is divided by a new wall into two separate rooms. Each room hosts only a granite slab, set at a height of 2 m and 30 cm. On the slab is an inscription coming from a thought by Susan Sontag (unremitting banality and inconceivable terror). In this definition American intellectual sums up and predicts the description of our era. Francesco Arena gives physical shape to Sontag’s concept through this sculpture that divides and connects at the same time the two rooms in the exhibition space.

Finally, at n. 7 is an installation composed of numerous sculptures handmade by Arena, made of DAS, which represent the 57 corners and 58 edges of his house in Puglia. Each corner or edge is composed of three segments. The sum of the length of these segments multiplied by the number of corners and edges is 91 meters, which correspond to the sum of the heights of the two Bamiyan Buddhas that were destroyed by the Talibans in 2001. The use of DAS, a material that is modeled with hands and that doesn’t need to be cooked, is a reference to the ruins of the Afghan sculptures, built and destroyed by men.

The three works conceived for the exhibition, though seemingly different, present both formal and conceptual contact points.

In all the works is the concept of cut (in the notch that marks the length of the beard in the bronze sculptures, the cut in the wall where the plaque is installed and the idea of splitting the spaces, which is proper of edges and corners) and a constant reference to time (the days that the beard takes to grow; the time described by Sontag and the eternity, unfortunately destroyed, of the Buddhas).
In addition, the three works are a reflection on the concept of monument, which has always interested the artist, a reflection on its essence and function, starting from the materials used and the continuous references between his personal history and the world history that we all know.

Francesco Arena was born in Torre Santa Susanna, Brindisi, in 1978. Lives and works in Cassano delle Murge, Bari.
Among his solo exhibitions we have: 2014, 3 Ludwig reflections and 1 horizon, NoguerasBlanchard, Madrid; 2013, Onze mille cent quatre-vingt sept jours, Frac Champagne-Ardenne, Reims; 2012, Trittico 57, Project Room, Museion, Bolzano; Orizzonte con riduzione di Mare, Monitor, Roma; 2011, Com’è piccola Milano, Peep Hole, Milano; 2010, Art Statement, Art Basel, Cratere, De Vleeshal, Middelburg NL; 2008, 3,24 mq, Nomas Foundation, Roma.
He also took part in several group exhibitions among which: 2015, Triennale, Milano; Nero su Bianco, American Academy, Roma, Anche le sculture muoiono, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; 2014, Liberdade em movimento, curated by Jacopo Crivelli Visconti, Fundação Iberê Camargo, Porto Alegre, Brasil; 2013, Vice Versa, Italian Pavillon, 55 Biennale di Venezia, Venezia; 2012, La storia che non ho vissuto. Testimone indiretto, curated by Marcella Beccaria, Castello di Rivoli, Rivoli (TO), Sotto la Strada la Spiaggia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Lanza una roca y a ver que pasa / Throw a Rock and See What Happens, curated by Juan Canela, La Casa Encendida, Madrid; 2011, Pleure qui peu rit qui veut – Premio Furla 2011, Palazzo Pepoli, Bologna.

Inaugurazione 24 settembre ore 19-21

Galleria Raffaella Cortese
via A. Stradella, 7 Milano
mar-sab 10-13 e 15-19.30
ingresso libero



FRANCESCO ARENA
dal 24/9/2015 al 21/11/2015
mar-sab 10-13 e 15-19.30


pubblica:
amalia di Lanno
art promoter - blogger