Una
mostra che fa dello sguardo, della visione e della percezione il punto
focale, per ripercorrere il percorso creativo dei due artisti attraverso
l'esposizione di piu' di 40 opere.
Aldo Consonni
Dadamaino, Gianni Secomandi: due artisti fuori dal comune, difficilmente ascrivibili
a una precisa corrente artistica. Due visionari, sperimentatori, con una straordinaria
sensibilità per il fattore percettivo, filosofi del fare arte, rigorosissimi nella ricerca e
nel suo progredire. Oggi molto nota e apprezzatissima tanto dalla critica quanto dal
mercato lei, ancora tutto da riscoprire nella sua reale portata storico-artistica lui. Due
personalità complesse, che con un po’ di coraggio vogliamo affiancare, mettendo in
dialogo i loro linguaggi. In dialogo, non a confronto: non intendiamo, infatti, tracciare
possibili parallelismi o trovare punti di accordo tra due artisti tanto autonomi, quanto
piuttosto lasciare che le loro opere parlino, trovando comuni spunti di riflessione o
chiarendo le molte distanze. Visivi è una mostra che fa dello sguardo, della visione e
della percezione il punto focale, per ripercorrere il percorso creativo e concettuale di
questi due artisti straordinari. In mostra sono esposte più di quaranta opere che ben
rappresentano le principali tappe evolutive della produzione dei due artisti, alcune
molto rare, in una panoramica esauriente sulla ricerca di entrambi gli artisti.
Cenni biografici
Dadamaino
Emilia Maino nasce a Milano il 2 ottobre 1930, figlia unica di Giovanni
Maino ed Erina Saporiti.
Negli anni Cinquanta comincia a frequentare il quartiere di Brera, allor
vivacissimo,
muovendo i primi passi nell’arte. Nel 1956 partecipa alle sue prime
mostre, con opere di
matrice informale; si fa chiamare Eduarda, ma per tutti è Dada.
Fondamentale è l’incontro
con Piero Manzoni, che le presenta Lucio Fontana. Dada comincia così a
relazionarsi con
un’arte diversa da quella da lei conosciuta fino ad allora: una
rivelazione che la spingerà
a sperimentare nuove tecniche. Nel 1959 espone a una collettiva di donne
artiste presso
la Galleria Brera: in catalogo viene pubblicata un’opera informale, ma
lei espone anche i
suoi Volumi, tele con grandi squarci ovoidali. Lo stesso anno si lega al
gruppo di Azimuth,
instaurando rapporti con alcuni gruppi internazionali d’avanguardia,
come i gruppi Zero,
Nul e Motus. Nel 1961, in occasione di una mostra in Olanda, decide di
firmarsi Dadamaino.
Negli anni successivi aderisce al Gruppo Milano 61, con Manzoni,
Castellani e Bonalumi (in
occasione dell’XII Premio Lissone) e a Nuova Tendenza. Intanto la sua
ricerca sulla percezione visiva progredisce dai Volumi ai Volumi a
moduli sfasati, agli Oggetti ottico dinamici e, più tardi, alla serie
della Ricerca del colore, delle False prospettive e dei Cromorilievi.
Segue poi un periodo legato all’uso del segno, negli anni di maggior
coinvolgimento dell’artista nelle contestazioni politiche della fine
degli anni Sessanta. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia, con
una sala personale. Negli anni successivi si succedono mostre in tutto
il mondo, l’ultima delle quali è la grande antologica che le dedica il
Museo di Bochum nel 2000. L’artista morirà nel 2003, dopo un periodo di
malattia.
Secomandi
Gianni Secomandi nasce a Vercurago nel 1926. Si forma all’Accademia
Carrara di Bergamo,
dove è allievo di Achille Funi, che lo indirizza a una pittura
figurativa classica. Alla fine
degli anni Cinquanta si avvicina ad altre forme espressive, passando da
opere di clima informale a lavori fortemente sperimentali, come la serie
degli Oggetti che ribattono la luce, delle Fumate con specchio e degli
Oscillogrammi. Il ruolo della materia e l’interesse per il cosmo
cominciano a emergere già da queste ricerche, per dichiararsi in modo
esplicito
visivi.
Inaugurazione 27 settembre ore 18:30
Spazio heart
via Manin 2, angolo via Trezzo, Vimercate
Orari di apertura:
venerdì, sabato e domenica 16.00-19.00
ingresso libero
pubblica:
amalia di Lanno
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