mercoledì 5 settembre 2012

Luca Vernizzi a cura di Alberto Agazzani


Luca Vernizzi è un pittore nel quale l’inesausta fede nel potere evocatore del disegno e della pittura appartiene alla sua stessa natura umana. Figlio d’arte di Renato, tra i più segreti ed insieme più autentici pittori del Novecento, Luca vive il fare arte, e il rivelare i segreti moti della condizione umana, come una necessità vitale. Nella sua quotidiana pratica artistica il disegno e il dipingere assurgono a linfa vitale, ad alimento e stimolo continuo della sua sete d’indagine e scoperta. L’assenza che
Vernizzi insegue, canta e fissa nel vuoto della tela è quello provocato dal trascorrere inesorabile del tempo, delle emozioni, dei sentimenti. La bellezza, valore così mortificato nell’epoca dell’apparenza, pare essere una di queste fulminee presenze-assenze. Così come pure lo sono altre situazioni ad essa strettamente correlate, come l’emozione di un incontro, di un carattere, di un oggetto evocatore che il pittore sente di dover “rapire” e “salvare”, trasportandolo nel non-tempo dell’arte: donare l’eternità ad un attimo che poi non sarà già più, divorato subitaneamente dalla voracità senza requie di Chrono. Vernizzi è pittore di grande sensibilità e dall’umanità ricca e attenta. Questo gli permette un esercizio di pittura assoluto, puro, con pochi eguali nel suo essere contemporaneamente necessità ed espressione. Nessun calcolo, nessuna strategia o scaltrezza, nessun ricorso alle scorciatoie di tanta figurazione a lui parallela. In ciò il pittore è certamente favorito da una felicità cromatica innata, ma sopra tutto da una mano veloce ed infallibile, che gli consente di evocare e rivelare il segreto di un tempo perduto con eccezionale rapidità.
Segnala:
Amalia Di Lanno


Alberto Agazzani