Promossa dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design e Palazzo Reale, in collaborazione con Civita e GAmm Giunti, apre dal 16 febbraio al 20 maggio 2012, nella centralissima sede espositiva milanese, la mostra “Tiziano e la nascita del paesaggio moderno”.
Il percorso in Palazzo Reale, curato da Mario Lucco, da un progetto ideato da Tekne International, raccoglie cinquanta opere alla scoperta della nascita del paesaggio moderno nella pittura del cinquecento, ordinando nelle sue sale un selezionatissimo gruppo di straordinari dipinti dei grandi maestri.
Il Cinquecento è stato, nella pittura veneta, il secolo di Tiziano. A partire dalla lezione di Bellini e Giorgione, Tiziano ha avuto il merito di elaborare una nuova idea dell’ambiente naturale che, evolvendosi attraverso varie fasi e significati, lo portò a definire nella lingua italiana il termine stesso di “paesaggio” nella sua accezione moderna. La parola “paesaggio” compare infatti per la prima volta nel 1552, in una celebre lettera dello stesso Tiziano all’imperatore Filippo II, dando prova della consapevolezza di una novità piena e clamorosa. Ciò che si verificò in quegli anni, fu una vera rivoluzione poetica: dalla enunciazione di “paese”, talvolta espresso come “sfondo” non invasivo della raffigurazione, talvolta come racconto di spaccati di vita contadina in una natura ospitale, si passò a una diversa dichiarazione e quindi a una differente valenza. Il paesaggio si trasforma, perde attinenza con la realtà, si idealizza, diventa espressione, colore, poesia. Panorami inventati, fenomeni atmosferici impetuosi, vegetazioni spesso improbabili, tramonti fiammeggianti, notturni siderali, accompagnano le scene, finalmente, nel ruolo dell’attore e non della comparsa. Questa è l’invenzione, la moderna poetica del paesaggio.
Per costruire un percorso espositivo capace di far vivere questa svolta, Mauro Lucco, uno dei più importanti conoscitori della pittura veneta del ‘500, ha selezionato cinquanta capolavori, provenienti da alcuni dei maggiori musei americani – come il Museum of Fine Arts di Houston, l’Institute of Arts di di Minneapolis, l’Art Museum of Princeton University – ed europei – come la National Gallery di Londra, la Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda, il Szepmuveszéti Muzeum di Budapest, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, gli Uffizi di Firenze, complessivamente 37 diversi prestatori da tutto il mondo -, che saranno esposti a nella mostra a Palazzo Reale.
La mostra è aperta da due capolavori – la Crocifissione nel paesaggio di Giovanni Bellini e La prova del fuoco di Giorgione – che accompagnano un celebre dipinto giovanile di Tiziano, La sacra conversazione. Seguendo il modificarsi della funzione del paesaggio, il percorso si sviluppa poi attraverso le sale, in cui le opere di Palma il Vecchio, Cima da Conegliano, Veronese, Bassano – fino alla chiusura con lo straordinario Narciso di Tintoretto – sono accostate ad altri dipinti di Tiziano, chiaramente interpreti di questa novità, come L’Orfeo e Euridice, La Nascita di Adone, Tobiolo e l’angelo, L’adorazione dei pastori.
Il Cinquecento è stato, nella pittura veneta, il secolo di Tiziano. A partire dalla lezione di Bellini e Giorgione, Tiziano ha avuto il merito di elaborare una nuova idea dell’ambiente naturale che, evolvendosi attraverso varie fasi e significati, lo portò a definire nella lingua italiana il termine stesso di “paesaggio” nella sua accezione moderna. La parola “paesaggio” compare infatti per la prima volta nel 1552, in una celebre lettera dello stesso Tiziano all’imperatore Filippo II, dando prova della consapevolezza di una novità piena e clamorosa. Ciò che si verificò in quegli anni, fu una vera rivoluzione poetica: dalla enunciazione di “paese”, talvolta espresso come “sfondo” non invasivo della raffigurazione, talvolta come racconto di spaccati di vita contadina in una natura ospitale, si passò a una diversa dichiarazione e quindi a una differente valenza. Il paesaggio si trasforma, perde attinenza con la realtà, si idealizza, diventa espressione, colore, poesia. Panorami inventati, fenomeni atmosferici impetuosi, vegetazioni spesso improbabili, tramonti fiammeggianti, notturni siderali, accompagnano le scene, finalmente, nel ruolo dell’attore e non della comparsa. Questa è l’invenzione, la moderna poetica del paesaggio.
Per costruire un percorso espositivo capace di far vivere questa svolta, Mauro Lucco, uno dei più importanti conoscitori della pittura veneta del ‘500, ha selezionato cinquanta capolavori, provenienti da alcuni dei maggiori musei americani – come il Museum of Fine Arts di Houston, l’Institute of Arts di di Minneapolis, l’Art Museum of Princeton University – ed europei – come la National Gallery di Londra, la Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda, il Szepmuveszéti Muzeum di Budapest, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, gli Uffizi di Firenze, complessivamente 37 diversi prestatori da tutto il mondo -, che saranno esposti a nella mostra a Palazzo Reale.
La mostra è aperta da due capolavori – la Crocifissione nel paesaggio di Giovanni Bellini e La prova del fuoco di Giorgione – che accompagnano un celebre dipinto giovanile di Tiziano, La sacra conversazione. Seguendo il modificarsi della funzione del paesaggio, il percorso si sviluppa poi attraverso le sale, in cui le opere di Palma il Vecchio, Cima da Conegliano, Veronese, Bassano – fino alla chiusura con lo straordinario Narciso di Tintoretto – sono accostate ad altri dipinti di Tiziano, chiaramente interpreti di questa novità, come L’Orfeo e Euridice, La Nascita di Adone, Tobiolo e l’angelo, L’adorazione dei pastori.
Fonte: http://www.globartmag.com
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Amalia Di Lanno