GIULIO FRIGO
CHORA
Fino al 15 Marzo 2011
In questa sua prima personale alla galleria Francesca Minini, Giulio Frigo presenta Chora∗, una mostra pensata come una sorta di spettacolo di Illusionismo sullo stile di quelli che andavano di moda sul finire dell’800 paradossalmente in pieno spirito positivista. L'artista elabora il format di questo tipo di manifestazione sociale vedendo in essa una sorta di reazione al progressivo disincanto dell'esperienza quotidiana dell'uomo moderno e contemporaneo.
Un ultimo artificioso tentativo di salvaguardare la poesia dell'esperienza del mistero.
Ma in questa mostra anzichè trattare di illusioni ottiche o di trucchi di mani, si tratta di concetti filosofici legati in particolar modo alla pittura e ai suoi presupposti fenomenologici.
Una consolidata tradizione critica è solita distinguere tra le arti del tempo come cinema, teatro o musica e le arti dello spazio come pittura e scultura.
Apparentemente si tratta di una distinzione corretta, ma se ci si pensa a fondo e si considera
un'estensione temporale abbastanza estesa è evidente che questa distinzione è solo apparente.
Il tempo, pittore per eccellenza, lo dimostra in ogni secondo che passa. Dentro la Pittura, all'interno della materia stessa di cui è fatta, un brulichio molecolare continuo la attraversa e la trasforma.
La pittura è una sorta di gioco di prestigio con cui l'umanità da millenni continua a incantare se stessa.
Lo stupore per ciò che è immobile. Ma l'aria e la luce si sa, sono abrasive. È una mostra intesa come una sorta di spettacolo in cui però l’unico trucco è quello della pittura e l'unico mistero è ciò che si ha davanti agli occhi in ogni singolo secondo che esistiamo.
In questa sua prima personale alla galleria Francesca Minini, Giulio Frigo presenta Chora∗, una mostra pensata come una sorta di spettacolo di Illusionismo sullo stile di quelli che andavano di moda sul finire dell’800 paradossalmente in pieno spirito positivista. L'artista elabora il format di questo tipo di manifestazione sociale vedendo in essa una sorta di reazione al progressivo disincanto dell'esperienza quotidiana dell'uomo moderno e contemporaneo.
Un ultimo artificioso tentativo di salvaguardare la poesia dell'esperienza del mistero.
Ma in questa mostra anzichè trattare di illusioni ottiche o di trucchi di mani, si tratta di concetti filosofici legati in particolar modo alla pittura e ai suoi presupposti fenomenologici.
Una consolidata tradizione critica è solita distinguere tra le arti del tempo come cinema, teatro o musica e le arti dello spazio come pittura e scultura.
Apparentemente si tratta di una distinzione corretta, ma se ci si pensa a fondo e si considera
un'estensione temporale abbastanza estesa è evidente che questa distinzione è solo apparente.
Il tempo, pittore per eccellenza, lo dimostra in ogni secondo che passa. Dentro la Pittura, all'interno della materia stessa di cui è fatta, un brulichio molecolare continuo la attraversa e la trasforma.
La pittura è una sorta di gioco di prestigio con cui l'umanità da millenni continua a incantare se stessa.
Lo stupore per ciò che è immobile. Ma l'aria e la luce si sa, sono abrasive. È una mostra intesa come una sorta di spettacolo in cui però l’unico trucco è quello della pittura e l'unico mistero è ciò che si ha davanti agli occhi in ogni singolo secondo che esistiamo.
Orari: da martedì a sabato ore 11 – 19.30
∗ Concetto oscuro e sfuggente per definizione di cui le varie sfumature di significato possono essere tradotte con ”spazio",“luogo”, “posto”, “area”, “ricettacolo“, “regione”, “contrada”
Si fa spesso uso di metafore per riferirsi ad esso come quella della ricettività della cera oppure quella del foglio bianco o altri fondi della raffigurazione proprio per la loro caratteristica di scomparire nel momento in cui lasciano emergere una figura.
Si fa spesso uso di metafore per riferirsi ad esso come quella della ricettività della cera oppure quella del foglio bianco o altri fondi della raffigurazione proprio per la loro caratteristica di scomparire nel momento in cui lasciano emergere una figura.
Segnala:
Amalia Di Lanno