martedì 28 febbraio 2012

LA SCRITTRICE ARGENTINA DAL CUORE ITALIANO PRESENTA A FIRENZE IL SUO LIBRO "IL CAMMINO E IL PELLEGRINO -



INTERAMENTE AMBIENTATO E DEDICATO A UNA FLORENTIA DEL '200 Vita quotidiana al tempo di Dante.

Il Presidente del Consiglio regionale della Toscana
Alberto Monaci
presentazione del libro
IL CAMMINO E IL PELLEGRINO – ED. MANNI
di
GLADIS ALICIA PEREYRA
Presenta
Eugenio Giani - Consigliere Regionale
Intervengono
Umberto Cecchi - Giornalista
Giovanna Querci Favini – Scrittrice
Sarà presente l’autrice durante la presentazione saranno letti dei brani del libro
da Ilaria Favini
Venerdì 2 marzo 2012 - ore 17.00
Sala delle Collezioni - Palazzo Bastogi
Via Cavour, 18 – Firenze
Quanta ricerca storiografica c’è dietro questo romanzo? E perché proprio il Medioevo?

La ricerca mi ha portato alcuni anni, ho una lunghissima bibliografia. Per la ricostruzione urbanistica della Firenze medievale mi sono valsa delle cronache dell’epoca e di una cartina ricavata nel Novecento da un catasto del XV secolo. Oltre alla parte storica del Comune, mi premeva ricostruire il quotidiano dei personaggi, devo dire che è stata la parte più interessante, ho consultato libri di cucina, i Consiglia di Taddeo Alderotti, i cronisti, moralisti come Francesco da Barberino, poeti, Guido Cavalcanti soprattutto, il Davidsohn e, ovviamente, Dante e l’Enciclopedia Dantesca tra tanti altri. L’idea originaria era raccontare la storia di una mistica. In quel periodo mi interessavo molto alla storia delle religioni e Il libro dell’esperienza di Angela da Foligno mi aveva affascinata. Era mia intenzione ambientare la vicenda in una città non identificata e nello stesso secolo di Angela, così ho cominciato la ricerca prendendo come riferimento Firenze e vi sono rimasta intrappolata. Il XIII secolo è stato un periodo di enorme ricchezza a ogni livello. Prima parlavo del genio italiano, credo che mai prima di allora si fosse a tal punto manifestato. C’era un tale fermento, una tale energia creativa che facevano di Fiorenza una delle più importati città europee; non dimentichiamo che il fiorino d’oro era un po’ l’euro dell’epoca e che i banchieri fiorentini finanziavano i re e persino il papa. Fiorenza aveva più abitanti di Parigi e il doppio di Londra. Era anche un tempo di grandi sconvolgimenti socio – politici con una sequela di sangue, incendi e distruzioni che, tuttavia, non fermavano la fioritura delle arti, della letteratura, dell’artigianato, del commercio. In quell’epoca affondano le radici della modernità.


Al centro della vicenda ci sono forti passioni: l’odio, la violenza, il dolore, ma soprattutto l’amore. Giudichi riduttivo definire Il cammino e il pellegrino innanzitutto una storia d’amore?

Difficile rispondere a questa domanda. Nel romanzo ho tentato d’indagare nei sentimenti, nelle pulsioni che agitano l’animo umano, indipendentemente dal periodo storico. Nel medioevo i freni inibitori dell’istinto erano più deboli e c’era una diversa concezione del bene e del male di quella odierna per questo le passioni venivano fuori con violenza a volte devastante, non che oggi non abbiano la stessa virulenza se lasciate libere di agire, basta leggere la cronaca, solo che oggi i freni della coscienza sono maggiori. Penso che l’amore sia la più potente remora agli istinti peggiori. Senza l’amore forse l’umanità si sarebbe autodistrutta. Detto questo, è probabile che il mio romanzo possa essere letto come una storia d’amore, ma le mie intenzioni andavano molto più in là; l’amore era soltanto un aspetto.

Sei d’accordo con chi ha fatto notare che il tuo sguardo su Firenze e sull’Italia è più sereno proprio perché sei straniera?

Non sono del tutto straniera, metà dei miei geni sono lombardi da generazioni; di là di questo, penso che persino un fiorentino si sentirebbe un po’ straniero nella Fiorenza del XIII secolo e ne rimarrebbe affascinato come me, solo che in lui scatterebbe l’orgoglio che in me manca. D’altra parte il mio sguardo non è sempre sereno, a momenti è appassionato, soprattutto nei tre primi capitoli dove non mi limito a raccontare Fiorenza, ma in qualche modo le rendo omaggio. Non escludo, però, che possa agire su di me il potere di attrazione che Firenze e l’Italia in generale esercitano sugli stranieri, di cui non tutti gli italiani sono consapevoli; non dobbiamo dimenticare il ruolo della cultura italiana nello sviluppo della cultura occidentale. Uno storico della Firenze medievale, cui è impossibile non fare riferimento, è un tedesco: Robert Davidsohn.

(Dall’intervista rilasciata a MANGIALIBRI)

Press-office Daniela Lombardi
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