SABATO 2 APRILE INAUGURA AL PADIGLIONE DELLE ARTI LA MOSTRA
Ferruccio Bortoluzzi – Alle Radici della Materia
DEDICATA ALLO STORICO ARTISTA VENEZIANO,‘POETA DELLA MATERIA’, CHE CON LE SUE COMPOSIZIONI DI LEGNO E FERRO CONSUNTI DAL TEMPO E LE CARTE BRUCIATE DAL FUOCO, RAPPRESENTA UNA VENEZIA VISSUTA, MALINCONICA ED EMOZIONANTE.
Il Padiglione delle Arti di Marcon (VE) dedica una mostra antologica alle emozionanti opere dello scomparso artista veneziano: da sabato 2 aprile, sarà visitabile la mostra “Ferruccio Bortoluzzi – Alle Radici della Materia”, una panoramica sulle più significative creazioni dell’artista veneziano, a partire dagli anni Sessanta, caratterizzati dall’informale materico delle Composizioni, realizzate con materiali di recupero come legno e ferro, giungendo alla serie delleCarte Bruciate, a partire dagli anni Settanta, collage consumati e ‘dipinti’ dal fuoco.
La mostra “Ferruccio Bortoluzzi – Alle Radici della Materia”, ad ingresso libero, sarà aperta al pubblico da sabato 2 aprile al 26 maggio 2016, dal lunedì al venerdì 10:00 – 13:00 e 14:00 – 18:30; il sabato dalle 10:00 alle 18:00.
La mostra è curata da Willy Montini, Michele Beraldo e Nicoletta Pavan. Nel corso della serata di inaugurazione, saranno inoltre presentati il catalogo ed il video documentario inediti realizzati in occasione della mostra.
Artista veneziano autodidatta, fondatore del Centro di Unità della Cultura l’”Arco”, Ferruccio Bortoluzzi è figura carismatica, di grande originalità ed importanza nel panorama artistico veneziano del Novecento. Dedicatosi inizialmente alla pittura, dopo un periodo di intensa meditazione e di solitaria ricerca, alla fine degli anni Cinquanta Ferruccio Bortoluzzi inizia a lavorare alle Composizioni, assemblaggi realizzati con l’utilizzo di ferro e legno, avvicinabili all’ambito dell’informale materico. Tale ricerca, sviluppata in modo totalmente autonomo, non viene inizialmente compresa da pubblico e critica, nonostante la grande forza espressiva. I lavori che l’artista sperimenta sono composizioni realizzate con materiali recuperati direttamente dalla realtà: tavole di legno consumate dal tempo, chiodi, corde sfilacciate, catene, anelli, ferri arrugginiti. Materiali abbandonati, dimenticati, consunti, veri e propri relitti.
Tali opere manifestano grande forza e coraggio, messaggi di cui l’artista si fa interprete semplice e rigoroso. Pervase da simboli, lettere di un alfabeto segreto e personale, esse esprimono il sottile equilibrio – proprio della personalità e della poetica di Bortoluzzi – tra popolare e spirituale, decadenza e culto della memoria: sorta di reperti di un’epoca lontana, simili a reliquie sacre, oscillano tra suggestioni ora primitive, ora rurali, ora bizantineggianti.
A partire dagli anni Settanta, segnano una tappa fondamentale nel percorso dell’artista veneziano le Carte Bruciate, originali collages realizzati con carte strappate e consumate dal fuoco. Questi lavori permettono una nuova e singolare lettura della “materia” carta che, dopo la combustione, acquista suggestivi e drammatici toni bruni, che ne esaltano la fragilità, ricordando nei colori i materiali di legno e ferro, utilizzati nelle Composizioni.
BIOGRAFIA
Ferruccio Bortoluzzi nasce a Venezia nel 1920, dove vive un’infanzia segnata da diversi lutti e dalla povertà. Alla vigilia della guerra si arruola volontario in Marina, ma durante il servizio militare si ammala gravemente e viene congedato. La sua formazione artistica avviene da completo autodidatta; nelle prime opere degli anni ‘40 si avvertono chiaramente le suggestioni che la città lagunare suscita nel giovane artista: egli dipinge prevalentemente nudi, scorci di Venezia, rappresentazioni d’interni; le immagini sono sempre pervase da un malinconico senso di vuoto e solitudine, accentuato dai toni bruniti e dalle forme piatte e quasi cubiste. Nel 1943 espone per la prima volta presso la Fondazione Bevilacqua La Masa. Nel 1947 si diploma all’Istituto d’Arte di Venezia e successivamente insegna al Corso Superiore di Disegno Industriale con Giulio Ambrosini, Mario de Luigi, Giuseppe Mazzariol e Italo Zannier. E’ uno dei fondatori, insieme ad altri artisti e letterati veneziani, del Centro di Unità della Cultura l’”Arco”, che cercava di avvicinare la popolazione all’arte e alla grande cultura internazionale attraverso concerti, esposizioni, incontri con poeti e scrittori. Nel 1951 si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’ambiente artistico parigino e conosce Gino Severini. Dopo questo periodo d’intenso confronto, Bortoluzzi si isola nel proprio lavoro in una meditazione solitaria dalla quale scaturiscono immagini diverse e inedite che abbandonano la precedente ricerca: i soggetti prevalenti sono religiosi, come le Crocefissioni, e la bidimensionalità lascia spazio ad una nuova volumetria, resa anche attraverso il gessetto e i pastelli scuri. Agli inizi degli anni ‘60 Bortoluzzi raggiunge la piena maturità artistica; superate le esperienze figurative giovanili, sperimenta un nuovo ed originalissimo linguaggio espressivo: i quadri si trasformano in oggetti, in un processo di simbiosi tra pittura e scultura. Nascono così le Composizioni realizzate con materiale recuperato dalla realtà. Nel 1963 l’artista espone alla Galleria Obelisk, a Londra e partecipa alla XXXIII Biennale d’Arte di Venezia nel 1966; viene invitato a presentare i suoi lavori al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh nel 1967 e alla Biennale d’Arte di San Paolo nel 1969. Attorno agli anni ‘70 si dedica anche alla produzione di Carte bruciate, una serie di opere costituite da collages di fogli di carta strappati e parzialmente carbonizzati. Sempre in questi anni sperimenta la tecnica serigrafica, che meglio si presta a tradurre i collages strutturati in campiture di colori omogenei, forme geometriche in equilibrio dove un frammento, una lacerazione, una ferita divengono testimonianza esistenziale. Nel corso degli anni, importanti mostre antologiche a Venezia – patria di Bortoluzzi – hanno ripercorso la sua carriera artistica: la mostra al Museo Internazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro nel 1982, alla Fondazione Querini Stampalia nel 2001, nuovamente a Ca’Pesaro nel 2003 e a Palazzo Albrizzi nel 2013. Nel 2014, la Casa Editrice Electa ha edito il Catalogo Generale dedicato alle opere di Ferruccio Bortoluzzi, curato da Michele Beraldo, con introduzione di Enrico Crispolti.
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