inaugurazione
sabato 26 novembre 2011 - ore 18
fino al 8 gennaio 2012
COMUNICATO STAMPA
Looking through the trees - A distorted diary 2010-2011 è un grande corpus d’opera, summa poetica e pittorica che potremmo paragonare a un visionario memoir.
Realizzati nell’arco di un anno, i dipinti insistono su un pallido tonalismo e una linea ferma, decisa, che conferisce compattezza e solidità alle immagini. Esiste in esse un ferreo silenzio, una calma assoluta che proietta le figure e il paesaggio in atmosfere (e)statiche. Tutte le figure hanno zigomi dolci, rilassati, sereni; il loro sguardo è elusivo, fissano intensamente il vuoto, quasi presentissero o intravedessero qualcosa. Ma per loro “scrutare” vuol dire “frugare” dentro se stessi, come in uno scrigno. Uomini e donne, vecchi e bambini sono impassibili, statuari: sono come cedri del libano, come sequoie immortali su cui attecchiscono gli oggetti – alla maniera dei muschi sulle cortecce degli alberi, o degli insetti invischiarsi nell’ambra.
I veri protagonisti di queste opere sembrano essere gli oggetti. Oggetti d’affezione, del desiderio, del ricordo, che non hanno nulla a che vedere con l’utilità: essi esprimono soltanto se stessi. Siano essi utensili di cucina o attrezzi da carpentieri, reperti o cimeli, tutti in egual modo costituiscono un arsenale iconografico che agisce sull’animo e sulla coscienza. Si tratta di forme più soprasensibili che sostanziali, quasi incorporee – fluttuano, brillano, vibrano – lasciando sospesi nel dubbio anche le figure. Non meno destabilizzante è l’incoerenza prospettica, quell’a[nta]gonismo dei piani in
MAX ROHR
Looking Through the Trees
A Distorted Diary 2010 - 2011
A cura di Alberto Zanchetta
Bonelli ArteContemporanea
Via Corrado 34 46100 Mantova
sabato 26 novembre 2011 - ore 18
fino al 8 gennaio 2012
COMUNICATO STAMPA
Looking through the trees - A distorted diary 2010-2011 è un grande corpus d’opera, summa poetica e pittorica che potremmo paragonare a un visionario memoir.
Realizzati nell’arco di un anno, i dipinti insistono su un pallido tonalismo e una linea ferma, decisa, che conferisce compattezza e solidità alle immagini. Esiste in esse un ferreo silenzio, una calma assoluta che proietta le figure e il paesaggio in atmosfere (e)statiche. Tutte le figure hanno zigomi dolci, rilassati, sereni; il loro sguardo è elusivo, fissano intensamente il vuoto, quasi presentissero o intravedessero qualcosa. Ma per loro “scrutare” vuol dire “frugare” dentro se stessi, come in uno scrigno. Uomini e donne, vecchi e bambini sono impassibili, statuari: sono come cedri del libano, come sequoie immortali su cui attecchiscono gli oggetti – alla maniera dei muschi sulle cortecce degli alberi, o degli insetti invischiarsi nell’ambra.
I veri protagonisti di queste opere sembrano essere gli oggetti. Oggetti d’affezione, del desiderio, del ricordo, che non hanno nulla a che vedere con l’utilità: essi esprimono soltanto se stessi. Siano essi utensili di cucina o attrezzi da carpentieri, reperti o cimeli, tutti in egual modo costituiscono un arsenale iconografico che agisce sull’animo e sulla coscienza. Si tratta di forme più soprasensibili che sostanziali, quasi incorporee – fluttuano, brillano, vibrano – lasciando sospesi nel dubbio anche le figure. Non meno destabilizzante è l’incoerenza prospettica, quell’a[nta]gonismo dei piani in
MAX ROHR
Looking Through the Trees
A Distorted Diary 2010 - 2011
A cura di Alberto Zanchetta
Bonelli ArteContemporanea
Via Corrado 34 46100 Mantova